Prefazione

 

E' la pittoresca sorte comune che serba tante possibilità per chi ha qualità o, forse, fortuna. Si va avanti. E anche il tempo va avanti, finché scorge dinanzi a noi una linea d'ombra che ci avverte che la regione della prima gioventù, anch'essa la dobbiamo lasciare indietro". (J. Conrad).

 

Sensazioni personali, sentimenti intensi, una linea d'ombra attraversa il romanzo di Paolo Papotti.

Forse la rappresentazione di una generazione spesso raccontata senza desideri, senza volontà precise, senza parole; che invece suona, recita, fotografa, dialoga e a volte scrive. Che qui appare in continua ricerca di una verità, loquace, ricca di domande, ma priva di un oracolo a cui porle. Oracolo che se c'è, risulta bizantino, incomprensibile, tanto da far porre nuovi e irrisolvibili interrogativi.

Il pregio di "In cerca di" sa nella volontà di comunicare tra realtà diverse, con miti generazionali apparentemente inconciliabili ma che vanno confrontati; nella voglia cioè di capire attraverso il dialogo tra giovani, attraverso l'avventura di gruppo, quali sono le strade da seguire per un'esistenza migliore. Il difficile "mestiere di vivere" esige dei convincimenti personali che a Paolo Papotti non sfuggono, anzi, li cerca affannosamente anche quando pone in opera il confronto con i coetanei, mettendo in discussione quel canto delle sirene che spesso assorda tanti giovani, ridotti a vivere al buio un'esistenza che potrebbe essere illuminata, forse da un amore o forse da una spiritualità che tanto manca ai ragazzi di oggi. Allora i luccicanti riflessi di sofisticate carrozzerie d'automobili, il sesso come ricerca affannosa di un confronto fisico che lascia vuoti, falsi miti che fanno cattiva musica; contrapposti a spettacolari paesaggi naturali, a lunghi dialoghi notturni immersi nei silenzi di un bosco, al bisogno di confrontarsi sull'esistenza di un Dio, con magari il sottofondo del rock vero dei Cure.

Il tutto condito da ottime trovate che rendono la scrittura originale, fresca e godibile. Non una semplice esposizione di intrattenimento letterario, ma un riuscito messaggio, quasi informatizzato, che vuole dire al mondo: i giovani hanno voglia di comunicare, di raccontare e raccontarsi, soprattutto di conoscere e di conoscersi, come tre millenni fa Socrate aveva già detto.

 

Fabio Croce

Primo capitolo del romanzo

 

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