INEDITI POESIA

 

ALESSANDRA CAMPITELLI

 

Ciò che scrivo è la proiezione del mio vivere nella lucida follia.Scrivo per sentire e solo quando sento di sentire. Il parto non è indolore.E i miei parti sono vivi e doloranti con me.

 

 

Sono di carne e acetilene

 

Sono di carne e acetilene

Di paura e attesa

Ferita e recisa da lama_

Persa sulla via dei ricordi

Gremita da parole di fiore

Dimostrata ad acida realtà

Satura di fluorescenze

Mi ritrovo trasparente nella notte delle_

Divisioni della tua mente

Stella oltre il mio cielo

Supernova vischiosa

Riprendi i miei Brividi _

Seguirti_........................

Nel cammino senza di me

Luce che sfugge

Nel trasparente di ghiaccio

Opaco nel riscaldarlo

Nero di sorrisi diffusi

Reclusi confusi

Rimandami nell’errore

Di stringerti_

Le mie gambe intorno alla vita

A

Volerti mantenere a me ad ogni costo

Stralci di voce

Nascondi così

La paura

Tra le briciole della mia pelle

Recisa

Gremita

Mugolante

Nell’acuire dei ricordi.

 

 

 Iperestetica

 

Alterata sotto le immagini che scorrono

                    Iperestetica

              Spunta la tua lancia

       Armata sotto labbra di senso

              Ascolta il parlare

                                       Afono

       e             Scivolante

                                       Soffice

       e             Di denti

                                       Umido

       e                  

                        Fertile

     Per legarti sotto i miei affondi

          A spasmodica Ricerca

Infinita nel fine che ci lega

 

 

Angina differita sentimentale

 

Angina differita sentimentale
Allusiva sostanza cogitante
Accoglimi nei tuoi occhi ancora

Penetra
Stravolgi
Raccogli

Parola&ossessione
Brama&potere
Di donarmi&possedere

Fremente demistificante
Furiosa paura che mi ha portato
Al non “resta qui con me”

Non andare via

Quando sola le mie lacrime sul viso
Imploravano preghiera
Di danza di ventri e altalene

Ancora e ancora.

Quando le parole filtrate e cresciute nella nostalgia
Impastate alla paura di eccedere
Del troppo bello perché sia qui ancora

Mi lacero il viso nel gelido sapore della notte senza averti.

Accoglimi nel tuo grembo e caleida nei tuoi occhi il tempo concesso
Perpetua gioia e piacevolezza
Fare l’amore ancora un attimo

In quell’attimo diviso e reciso

Stemperare l’angoscia e l’Essere sola
Dagli sguardi velati
Dalle mie lacrime ovvie

Perditi nella mia carezza
Ferma l’attimo
Enuclea il temere di non restare sospesi ancora

In quella spiaggia
Triste e serena

Sotto la tua stretta sul mio dolore.

 

 

Dea all'infuori di me.Nessuna.

 

Amore mio dolce.
Lama a farfalla.
Pelle di miele.
Crisalide cresciuta nel sangue.
Nutrita di spasmi e nettari.
Vino e saliva.
Sperma e sudore.
Annientata sotto il tuo respiro.
Addormentata nella tua ombra.
Emanante adulante.
Esalante perversa follia.
Lucida cremisi voluttà.
Del mio sogno di stanotte.

Di annientarti e bruciarti.
Stuprarti e schiacciarti,
Per sentire.
Per godere.
Per essere la tua dea.
Dea all’infuori di me.
Nessuna.
Mentre la tua ombra addormentava altri respiri
Mentre il tuo sangue cresceva altra pupa.
Mentre mi annientavo aspettandoti.

La farfalla d’acciaio a prova d’ossidi
Insegnava alle mie dita vendetta
Non con il mio corpo
Non con la mente

Ma strumentale avvolta nell’inciso quasi di bisturi
Quasi di vetro

A lasciarti senza nulla a pensare.

E ora Dolce amore mio,
Farfalle
Metalliche
Incidono
Mentre ti stringo tra le mie cosce

Felide e blasfema
La tua pelle distorta

Morta e risorta sotto il mio corpo
Milioni di gemiti

Mota e sudore e gocciolante fluido
Ansimante in me
Descrivono orbite eccentriche laceranti la tua pelle fedifraga
Puttana di te
Puttana di lei che ti ha preso
Mentre tu eri il mio dio
Io che non credevo a dio
Io che ero la puttana di me
Disarmami
Se sei innocente

Lambisci le mie lacrime di vetro
Se riesci a liberarti dalla morsa del mio dolore

Del tuo rimpianto
E il sangue stillante dalla farfalla tra le mie dita
Altro non che patto a procedere
Sempre per sempre
Eliminando coazioni a ripetere
Possibili e accadibili.
Mio.

 

 

fendente la pelle

 

Fendente la pelle
Corazzata di fantasie e speranze
Linea continua di fluidi&paure

Maligna e lungimirante attesa
Disperata e fusa carne

Ogni senso si riempie di libere associazioni
A ripetere

A dimostrare

Madelenico sentore di te
Richiama atavica propensione

Pelle di serpente
Scuoiati

Spogliati

Distendi i tuoi tratti sotto l’aria delle mie mani
Richiama la mia anima

Richiama le mie parole attorno a te
Reincarnati nella mia pelle d’odori
Sciogli il temere sotto il mio fiato

Colla&catrame
Buio&luce

Incensi di rosa
Ginepro rosso
Candele strowberries scented

Millantare assordante
Lacrime sui sorrisi

Riscrivono le ferite
Adesso

Realtà contro sogno

I presentimenti divengono liquidi
Fondi l’aspettare

Impara a dimenticare il vissuto come propensione al divenire
Insegnami il tuo alfabeto

Lanciami nelle stelle del tuo cielo
Scorri le tue dita lungo i miei contorni
I miei capezzoli turgidi al sentire il tuo odore

E

Diveniamo insieme
Tutto al Nulla

Estetizzanti dicotomie cosa conta davvero
Nel catodico post tutto
Morbido dolore

Nulla

La notte che distrugge i giorni
E la notte che divide i giorni

Angosce demoscopiche
Scopi divelti come il mio letto stamattina dopo che ci sei passato tu
Nei miei sogni lucidi

Zattere per non affogare nell’empio dimostrare
Non ho nulla da dimostrare tutto da essere

Insieme con te

Perditi nel tutto che è tutto ciò che ho
Aprimi come mela di sangue

Nasce dalle mie labbra
Lamento e litania
Nenia cullante paura

Stringiti a me
Chiudi gli occhi assapora il mio respiro

E
Lanciati
Nella
Storia
Di
Noi
Senza
Temere

 

 

 


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