POESIE

da Primo Vere di D'Annunzio
Da Gio una poesia di Gianni Rodari
Da Majakovskj
Una poesia da Marci
Credo di J.G. Ballard
da La voce degli spiriti eroici di Mishima
frammenti di Marci
una poesia da Max
Due poesie di Enrico Pieroni
Una poesia di Borges da Fabia
Una poesia di Neruda da Fabia
"Se avessi un pezzo di vita" di G.G. Marquez
Nevica su la neve. I vasti piani
sfumano a 'l guardo immensamente bianchi
sotto il cielo cinereo: radi surgono
i magri alberi in cerchio luccicanti
di scheggie cristalline:in fondo stanno
i monti immani coperti di ghiacci
come fantasmi: da lunge il vapore
tra i nugoli de 'l fumo li saluta
fischiando, e via scompare

I fiocchi girano
in un bizzarro ballo insiem co'l gelido
vento di tramontana, a vol s'inseguono
veloci, oscillando incerti, discendono
lenti aleggiando come una scherzosa
falange di farfalle. E via per l'ampio
fulgor dell'aere adamantino volano
con essi i miei pensieri, mentre a stormi
si spiccan da' comignoli fumosi
le pigolanti passere affamate
da PRIMO VERE di D'ANNUNZIO (by Gio)

Mentre sfogliavo un'agenda ho trovato trascritta questa poesia di Gianni Rodari:
QUESTO E' QUEL PERGOLATO
E QUESTA E' QUELL'UVA
CHE LA VOLPE DELLA FAVOLA
GIUDICO' POCO MATURA
PERCHE' STAVA TROPPO IN ALTO
FATE UN SALTO,
FATENE UN ALTRO
SE NON CI ARRIVATE
RIPROVATE DOMATTINA
VEDRETE UN POCO S'AVVICINA
IL DOLCE FRUTTO;
L'ALLENAMENTO E' TUTTO
Io credo che non bisogna mai arrendersi alle prime difficoltà, si deve tentare di ottenere ciò che si vuole, anche per non avere mai il rimorso di non aver fatto abbastanza by Gio

Consiglio di una lettura breve ma intensa: 18 Canti di libertà (Majakovskj). Con tutto il rispetto per d'Annunzio ma era un po' fascista:


Amare
           significa
                   correre in fondo
al cortile
          e sino alla notte corvina
con l'ascia lucente
               tagliare la legna
giocando
      con la propria
                   forza
          (lettera al compagno Kostròv da Parigi sulla sostanza dell'amore)

9/12/99

Ci svegliarono nella notte fuochi di bastardi. Nella porcilaia qualcosa che assomigliava a noi stessi nell'atto di sconvolgerci l'esistenza, o le nostre ombre cieche presenze di un'esteriorità gravida di anfratti. E se ne andarono via tronfi, dopo aver festeggiato per tutta la sera tra la puzza di alcool e un ultimo profilattico da usare con chissà quale altra puttanella (by Bonna)

Questa è in assoluto la poesia più bella che conosca. Nella mia personale graduatoria la superano solo i testi di alcune fra le più belle canzoni di Franco Battiato e Fabrizio De Andrè. L'autore è J.G.Ballard:

CREDO

Credo al potere dell'immaginazione per rifare il mondo, 
per sciogliere le redini della vrità dentro di noi, 
per ritardare la notte,
per trascendere la morte,
per ingraziarci gli uccelli,
per guadagnarci la fiducia dei pazzi.

Credo nella pazzia, nella verità dell'inesplicabile,
nel buon senso delle pietre, nell'umore lunatico dei fiori,
nelle malattie portate alla razza umana dagli astronauti della missione "apollo".

Credo nei dolori di testa, nella noia dei pomeriggi,
nella paura dei calendari, nel tradimento degli orologi.

Credo nell'inesistenza del futuro 
e nelle infinite possibilità del presente.

Credo nell'impossibilità dell'esistenza,
nello spirito delle montagne, nell'assurdità dell'elettromagnetismo,
nella farsa della geometria, nella crudeltà dell'aritmetica,
nel proposito assassino della logica.

Credo nell'alcoolismo, 
nelle malattie veneree,
nella febbre e nell'esaurimento.

Credo nel dolore.

Credo nella disperazione.

Credo in tutti i bambini.

Credo nelle mappe, nei diagrammi, nei codici,
nel gioco degli scacchi, nei rompicapo, 
negli orari e nelle tabelle degli aeroporti.

Credo a tutte le scuse.

Credo a tutte le allucinazioni.

Credo in tutti i casini.

Credo a tutte le mitologie. 
A ricordi, menzogne, fantasmi, evasioni.

Credo nel mistero dei grandi supermercati dopo il tramonto.

Credo ai prossimi 5 minuti

                            (by Matteo)

Da "La voce degli spiriti eroici" di Yukio Mishima:

Ora non tutte le onde
dei quattro mari sono tranquille,
ma nella terra di Yamato,
ove sorge il sole,
i ventri sono sazi, ci si dedica ai piaceri.
Sotto la virtuosa guida di Sua Maestà
regna ovunque la pace.
Pigri e calmi sorrisi si scambia la gente,
commerci si intrecciano,
si stringono accordi con i nemici,
si corre, spinti da danaro straniero.
Chi più non desidera combattere
indulge nella viltà:
la guerra, divenuta un fastidio,
ormai aligna nell'ombra.
Svanita è la fiducia fra sposi, fra amici,
è in auge la falsa democrazia,
invaso è il mondo
dell'ipocrita armonia familiare.
Deviate le energie, spregiati i corpi,
i giovani sono stretti alla gola
da inerzia, droga, ambizione, 
e come pecore in gregge avanzano
verso mediocri desideri
privi di speranza.
Anche i piaceri hanno perso
il loro gusto,
e la lealtà il suo vigore.
Tutte le anime sono bacate,
e diffusa dai vecchi con il nome di etica
ovunque regna una vile volontà
di affermare sè stessi
e una spregevole sicurezza.
Negata è la verità,
languono i veri sentimenti,
la speranza non anima più 
i passi di chi cammina,
le risa degli idioti risuonano ovunque, 
su ogni fronte è scritta 
la morte dello spirito.
Gioia e dolore subito svaniscono,
venduta è la purezza,
persino la lussuria si esaurisce:
soltanto al danaro si pensa,
il suo valore è superiore a quello
degli esseri umani.
Anche chi si rivolta
cerca a modo suo
astutamente una quieta dimora,
chi è all'apice della fama,
pago di sè,
gonfia oscenamente le gote.
Una decadente bellezza 
invade il mondo,
soltanto le ignobili verità sono credute,
cresce delle automobili il numero
e l'insulsa velocità frantuma le anime.
Si costruiscono edifici immani,
ma crollano le grandi cause,
le finestre sono rischiarate da luci al neon
dei desideri insoddisfatti,
un mattino dopo l'altro
sorge un sole opaco di smog,
ottusi sono i sentimenti,
smussati gli angoli acuti.
Le anime appassionate e virili
abbandonano la terra,
torbido sangue ristagna nella pace,
secco e inaridito
non zampilla più nella sua purezza.
Chi volava nel cielo ha le ali spezzate,
mentre le termiti dileggiano
la gloria immortale.
In simili giorni,
perchè mai Sua Maestà
diviene un uomo comune?
(by Bonna)

Alcuni frammenti di poesia da Bonna (pubblicati su "Anni 2000:esemplari del linguaggio poetico contemporaneo", ed. Libroitaliano)

19/11/95
Come schegge impazzite
le vite umane
si sparpagliano per i campi
di questa mera terra desolata
battuta dai venti,
dall'uragano,
dall'odio dell'uomo.

Suona un flauto
sulla collina,
tra gli sterpi,
le ceneri.

Eterne grida di morte.


24/10/96

Tu vendi illusioni.


20/01/97

Nella sua stanza d'albergo
si divertiva ad accendere e spegnere la luce,
mentre la sua immagine
compariva e scompariva sul vetro della finestra.
Era posto di fronte ad una decisione difficile.
Ogni sua azione era condizionata da una scelta,
ma ogni scelta implicava una rinuncia
e ogni non-scelta lo imprigionava nel dolore.
La notte penetrava la pelle in attesa della mattina.
Ogni mattina era un ricordo della notte precedente.

3/02/97

Diagonale Temporale.


15/03/97

Con schemi precisi
costruimmo castelli di sabbia,
ma il mare ce li portò via.


29/04/97

Oggi ci scommettiamo l'esistenza di Dio.


15/11/97

Nel mio viaggio dall'anarchia
al governo istituzionale,
mi accorsi dei vagabondi
ed imparai ad evitarli.

13/02/98 Sarebbe bastato solo un dado in bilico nell'angolo per sconvolgergli l'esistenza. 23/09/98 Solo qualcosa di ancestrale avrebbe glorificato la nostra esistenza. 1/10/98 Superati i bisogni primari non abbiamo fatto altro che prolungare il pensiero della morte e il nostro affanno quotidiano perpetrando il dolore. 20/12/98 E l'ideologia si inginocchiò all'egocentrismo. 27/01/99 Soffriamo per l'assenza del dovere imbottiti di diritti incapaci di cogliere prospettive future vagabondi nella nostra ignoranza storica nel primitivismo della tecnica moriremo viziati.

19/03/99 Dominati da poteri occulti Che ridicolizzano Dio E confermano la nostra debolezza.

Ancora da Marci:

Un cosa che scrissi qualche tempo fa...racchiude il momento attuale che
sentivo già in me...


27/10/00

Facoltative presenze
cadenzate dagli spostamenti di denaro.

Orge di lavoro
mutanti il suo naturale concepimento
per la costruzione dell’esistere quotidiano
in puro strumento di difesa
proiettato nelle viscere occidentali.

Nel marasma artificiale
una disarmonica concezione del tempo,
la distruzione dello spazio intermedio di convivenza,
tanta colpevole indifferenza.


Cercavo solo una qualche donna da infrangere,
ma ogni erezione nascondeva una sua utopia di fondo
o una bottiglia di alcool entro cui nascondersi. *

Ne rimangono solo travi portanti
che non sorreggono più nulla.

Il vento non può soffiare
dove sussiste una pur vaga assenza di rilievi.


Per cui me ne andai
mai transfuga delle vie dismesse,
carico di fisionomie contadine
e di tante piccole inerzie da portare a compimento:
pane di montagna, farina di castagne,
odore di legna umida e di pareti affumicate,
borbottio di vecchio.


 * (metaf. Del sistema sovietico)
    (metaf. Altri sistemi mondiali antiocc.)
Una poesia da Max:

AMICIZIA

Molte persone entreranno ed usciranno dalla
tua vita, 
ma soltanto i veri amici lasceranno impronte
nel tuo cuore.
Per trattare te stesso usa la testa;
per trattare gli altri usa il tuo cuore.
La (parola) collera è più corta soltanto di
una lettera di pericolo.
Se qualcuno ti tradisce una volta, 
è un suo errore;
se qualcuno ti tradisce due volte,
è un tuo errore.
Grandi menti discutono d'idee;
menti mediocri discutono di eventi;
piccole menti discutono di persone.
Chi perde denaro, perde molto
chi perde un amico, perde molto di più;
chi perde la fede, perde tutto.
Giovani ragazzi belli sono casi naturali,
ma persone anziane belle sono lavori d'arte.
Impara dagli errori degli altri.
Non puoi vivere così a lungo per farli tutti
da te.
Amici, tu ed io..
tu portasti un altro amico..
e così fummo in tre..
Iniziammo il nostro gruppo
il nostro circolo di amici..
e come il cerchio
non c'è inizio o fine..
ieri è storia.

Due poesie da Enrico Pieroni:

1992, Cannibalismo

Nei piatti 
lucide ossa spolpate 
tondeggianti e rosate 
ammiccano 
sulla linda tovaglia 
gocce di sangue si allargano 
lo schermo lampeggia mentre 
sgranocchiati 
alla luce soffusa di lampade 
teneri corpi di bambini deformi 
ormai vuoti di carne 
gridano un interminabile silenzio. 
Addormentate le coscienze 
si adagiano molli 
su soffici poltrone 
mentre lo stomaco 
sazio 
digerisce.
1992, The burned turkey
Sulla strada Bassora – Kuwait City

Che la memoria conservi 
Quanto l’anima ha cancellato 
Un cielo stupefatto 
del suo colore brillante 
e dolcemente cullato dai 
tenui fili di luce 
tracciati dal sole in una 
trama segreta, 
rossa e riarsa la terra assiste al 
gioco e bramosa partecipa l’aria 
col suo lieve tremore. 
Adesso saette impazzite percorrono 
l’aria e rombi accompagnano 
Il fuoco, 
una lunga striscia di nere formiche 
dall’antico, ormai vago, profilo 
umano 
osserva immobile 
il suo ultimo alito 
gelato liquefarsi e dilavare la terra. 
Nessuno 
può guardarle negli occhi, 
forse per questo scuri uccelli 
spazzini 
han beccato e scavato 
le orbite ora lucide. 
Vorrei, ipocrita, esser fra loro 
per non guardare me stesso 
all’infinito 
annerito e riverso.
by Enrico

Una poesia di Borges da Fabia

Se io potessi vivere nuovamente la mia vita nella
prossima cercherei di commettere più errori.
Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei
di più sarei più stolto di quello che sono stato, in
verità prenderei poche cose sul serio.	
Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più
montagne, contemplerei più tramonti e attraverserei
più fiumi, andrei in posti dove mai sono stato, avrei
più problemi reali e meno problemi immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che vivono
sensatamente, producendo ogni minuto della vita.
E’ chiaro che ho avuto momenti di allegria, ma se
tornassi a vivere, cercherei di avere soltanto momenti
buoni.
Perché di questo è fatta la vita, solo di momenti da
non perdere.
Io ero una di quelle persone che mai andavano da
qualche parte senza un termometro, una borsa d’acqua
calda, un ombrello e un paracadute: se tornassi a
vivere, viaggerei più leggero.
Se io potessi tornare a vivere, comincerei ad andare
scalzo all’inizio della primavera e continuerei così
fino alla fine dell’autunno.
Girerei più volte nella mia strada, contemplerei più
aurore e giocherei di più con i bambini.
Se avessi un’altra volta la vita davanti... 
Ma, vedete, Ho ottantacinque anni e non ho un’altra
possibilità.
l. Jorge Borges

CHI MUORE Ode alla Vita (da Fabia)

Lentamente muore chi diventa schiavo 
dell'abitudine, 
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, 
chi non cambia la marca, 
chi non rischia 
e non cambia colore dei vestiti, 
chi non parla a chi non conosce. 
Lentamente muore chi fa della televisione il suo 
guru. 
Muore lentamente 
chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" 
piuttosto che un insieme di emozioni, 
proprio quelle che 
fanno brillare gli occhi, 
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, 
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore 
e ai sentimenti. 
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, 
chi è infelice sul lavoro, 
chi non rischia la certezza per l'incertezza, 
per inseguire un sogno, 
chi non si permette almeno una volta nella vita di 
fuggire ai consigli sensati. 
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi 
non ascolta musica, 
chi non trova grazia in se stesso. 
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
 chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
 o della pioggia incessante. 
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, 
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, 
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. 
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre 
che essere vivo 
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del 
semplice fatto di respirare. 
Soltanto l'ardente pazienza porterà al 
raggiungimento di una splendida felicità.
Pablo Neruda

Se avessi un pezzo di vita
Il saluto di Gabriel Garcia Marquez

"Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi regalasse un pezzo di vita,
probabilmente non direi tutto quello che penso, ma sicuramente penserei molto a quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di piu';
capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce.
Mi attiverei quando gli altri si fermano, e mi sveglierei quando gli altri si addormentano.
Ascolterei quando gli altri parlano e mi godrei un buon gelato di cioccolata.

Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei in maniera semplice, mi sdraierei beato al sole,
lasciando allo scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l'uscita del sole.
Dipingerei sulle stelle un sogno di Van Gogh, una poesia di Benedetti, e una canzone di Serrat;
sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Annaffierei con le mie lacrime le rose,
per sentire il dolore delle loro spine e l'incarnato bacio dei loro petali...

Dio mio, se avessi un pezzo di vita...
non lascerei passare un solo giorno senza ricordare alla gente che le voglio bene, che l'amo.
Convincerei ogni donna e ogni uomo che sono i miei preferiti
e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano nel pensare che si smette di innamorarsi quando si invecchia,
senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.
Ad un bambino darei delle ali, ma lascerei che impari a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.

Tante cose ho imparato da voi, uomini...
Ho imparato che tutto il mondo vuole vivere in cima alla montagna,
senza sapere che la vera felicita' e' nella maniera di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato prende col suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre,
l'ha afferrato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro uomo dall'alto,
soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, anche se piu' di tanto non mi serviranno,
perche' quando leggerete questa lettera staro' morendo, infelicemente".

Gabriel García Márquez
by Paolo