I dipinti di  E. Borri          


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LA PITTURA DI ENZO BORRI

Il Sogno della Verita’

Se ogni espressione artistica è essenzialmente autobiografica, se ogni dipinto narra anche la storia di chi l’ha eseguito, dovremmo dire che i quadri di Borri presentano, insieme a scenari primordiali, i lineamenti interiori di chi quesgli scenari mantiene vivi negli strati più profondi della memoria collettiva.

I suoi dipinti sono ad un tempo finestre aperte sull’alba del mondo e piccola stanza dell’Io col suo quotidiano spazio percettivo.

Questo cartografo dei primordi, questo cosmonauta della preistoria, traccia una natura ancora esente dall’opera dell’uomo, racconta un territorio inconquistato, ma anche una fabbrica del possibile dove sono latenti forme future e dove sempre nuovi innesti sono pronti a germogliare. E’ un universo ‘in fieri’, è la perennità del transito, il fiume eracliteo di un processo infinito. Quello che l’osservatore percepisce può essere compreso nello spazio tra un organismo unicellulare e la costellazione più remota, una dimensione immaginativa dove convivono i fondamentali elementi del creato: Acqua, Aria, Terra, Fuoco con tutte le loro implicazioni emblematiche. E’ stato detto che l’immaginazione non può che nascere da una meditazione tangibile sugli spazi della terra. E’ quanto dimostra l’opera di Borri.

L’artista materializza un sogno cosmico attraverso l’uso di colori forti, di cromie dense e intense che vanno dai verdi di tutte le gamme agli ocra, ai siena contrapposti ai turchese, terra bruciata, grigio antracite, vampe carminio e rosso-ruggine, lame di bianco, strati spessi di pigmento distribuiti con vigorose spatolate, striature, macchie, drippings, il tutto composto in un sorprendente contesto complessivo di grandiose forme mitiche, immagini che l’Universo ci invia: c’è il fuoco degli astri e quello ipogeo, crateri, rocce stratificate, cordigliere, cristalli e sedimenti che esprimono tempi di geologica lentezza, voragini senza confine, remote paludi, tutta una natura agli esordi, feroce e innocente. Si pensa ad una specie di "Catasto Magico", per usare un bel titolo immaginoso di Maria Corti, oppure al "Sogno di Adamo", sempre per prendere a prestito un titolo particolarmente adatto alla produzione di questo artista. Secondo la leggenda, quando Adamo si destò, trovò che il suo sogno era vero. E’ esattamente quanto prova chi osserva questi dipinti, grandiose raffigurazioni del mito più antico, quello delle Origini .Si pensa ad un arcano-arcaico archivio universale, a un paleo-palinsesto dell’essere e del divenire. Poco conta apporre alle opere di Borri un’etichetta stilistica come, per esempio, informale materico, o espressionismo astratto quando la ‘quest’ che impegna questo pittore riguarda la genesi dell’universo, le sue ciclopiche, solenni forme archetipe . Come sostiene Flaubert l’artista - soprattutto chi lavora con l’immagine - è uno straordinario strumento di ricezione: prova la sensazione inebriante di crescere come le piante, scorrere come l’acqua, vibrare come la luce, penetrare ogni atomo discendendo fino in fondo alla materia, essere la materia.

Borri, traducendo pittoricamente questi atti di empatia, ci rende partecipi di un’esperienza altrimenti incomunicabile


Ada Donati