I dipinti di Francesco De Cicco | Indietro |
Francesco
De Cicco è nato ad Ancona nel 1946, dove attualmente risiede ed opera.
Amalgamato dal piacere di esternare ciò che fa parte del suo io più
profondo, iniziò fin da giovane a scrutare il mondo che lo circonda. Gli
incontri con altri artisti, che hanno contribuito
a far emergere nel
tempo una sua sempre più spiccata sensibilità
e identità culturale, si sono aggiunti quali esperienze feconde per
mettere a punto una particolare visione del tempo. De Cicco si avvicina
dunque sempre più all’interrogativo, al dilemma esistenziale, alla
ricerca più acuta della verità e del mistero, affinando un linguaggio
che costituisce di questa ricerca mezzo e contenuto.L’artista anconetano
inizia così il suo cammino creativo giovanissimo, ma gli studi e le
ricerche espressive lo portano a scrutare, ad impossessarsi della cultura
di altri artisti, esplorando il dadaismo, il futurismo a cui attinge
risposte, stilemi, interrogativi. Sperimenta
varie tecniche e nel tempo vede
nella ricerca cosmica “in fieri”, la cui attuazione lo affascina e
sprona a sempre nuove indagini. Giornali,
periodici e riviste specializzate del settore si sono interessate alla sua
prospettiva culturale decisamente di ampio respiro, alla tensione che
anima la sua proposta, all’energia della sua speculazione da cui è
sottesa ogni opera. Egli, anzi li cerca per misurarvisi e misurarli, ma anche superarli. Tuttavia
non disdegna mai la partecipazione del pubblico, bensì la provoca,
la tenta con calore, senza timori e pregiudizi. L’INFINTISMO presente nell’opera di De Cicco va individuato principalmente nella sua duplice natura di NON-FINITO e NON DEFINIBILE, diluendosi nella bidimensionalità di LUCE e MOVIMENTO. In De Cicco le luminosità
sono sideree eppure mirabilmente accessibili quanto capaci di svelare
l’essenza del cosmo. Quanto
al MOVIMENTO, il tratto di De Cicco colpisce per l’effetto a macchia
diffusa, avviluppante nel suo senso di vortice e velocità che trapassa in
un particolare trattamento del colore. Tutto questo è in perfetta rispondenza al suo sentire, che da intimità quotidianamente nutrita si proietta in un incessante OLTRE, nel tentativo cercato di carpire dallo spazio a-dimensionale un segreto, una luce, una soluzione pur sempre inesausta al dialogo tra l’esistenza e l’infinità dell’universo. |