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INFINITISMO

Linee culturali e  programmatiche

Il concetto di INFINITO si pone e propone come categoria espressiva e insieme comunicativa.

Nella in distinzione del CAOS, inteso quale fascio di energie cosmiche e psichiche in èra di composizione e passaggio al COSMOS, l’INFINITO  salvaguardia la DINAMIS in senso aperto.

Le potenzialità dell‘INFINITO come tensione creativa - creatrice si autopone in qualità di scaturigine e non esito contemplativo.

L’INFINITUDINE emerge non come TUTTO, bensì INSIEME DINAMICO in perenne fluire.

IL SACRO come cifra, costituisce un “AUFHEBUNG” aperto, da intendersi quale superamento che abolisce e conserva, tuttavia senza chiudere, mantenendo il “negativo” come molla mai completamente superata.
La sintesi viene  dunque a costituirsi in tale prospettiva come SOSPENSIONE e non come COMPIMENTO o ESAUSTIVITA’.

Nell’ESISTENZA si coglie, a livello di percezione totale, una sorgente che conferisce significato  alla vita, alla tritemporalità, passato – presente – futuro.
Qui si manifesta il senso del mistero, dell’eternità  e spiritualità della vita.

Conquistare il sentire dell’INFINITO è un atto di CULTURA, che si articola in conoscenze meditate, quindi sviluppate in molteplici frontiere creative.
Poiché da una conoscenza attraverso la MATERIA deriva la PERCEZIONE, l’ARTE  si configura  come IN- FORMAZIONE, in quanto processo ordinatore di sistemi percettivo – cognitivi.
Ne deriva  che l’ARTE assume i connotati di un SENTIRE che pone l’artista in una dimensione di centralità – COPULA, tra cosmo e universo comunicativo, esplorando in tale attività tutte le forme più adeguate.
Ciò fa dell’ ARTE un bene culturale, un VALORE non  quantificabile né mercificabile che sollecita, tutela e spiega lo sviluppo evolutivo del sentire dell’umanità.

==Linee estetiche==

L’ARTE FIGURATIVA, in particolare, assume il ruolo di TECNOLOGIA e TRASMISSIONE  di informazioni mediante le tecniche della VISIONE, implicante fisicità nella percezione, nei mezzi di comunicazione, nella esperienza di fruizione.

 La VISIONE rappresenta nel sentire artistico  il fondamento ontologico a cui le indagini filosofiche e scientifiche dell’Età Contemporanea hanno fornito un ampio bagaglio teorico e metodologico.

Il sistema informativo artistico – in cui l’artista funge da strumento e referente primario – si struttura organizzandosi in un “suo” sistema linguistico.

L’arte figurativa  si considera sempre più un sistema di informazione organizzato e riconoscibile attraverso la VISIONE costantemente adeguata alle strutture cognitive degli esseri biologici viventi.

L’INFINITISMO, poste tali premesse di carattere generale, si definisce secondo stilemi intesi come unità funzionalì.

Lo STILE è concepito innanzitutto come emanazione del SENTIRE INFINITO che comprende, nella bidimensionalità di SPAZI e FORME, una multidirezionalità visiva di forme centrifughe  mediante una compenetrazione di SEGNI e CROMATISMI in situazionalità di OSMOSI OTTICA.
La percezione psico – fisica nella prospettiva dell’Infinitismo implica, dunque,un poli-filtraggio di spazi, segni, forme, colori, nell’universo avente come baricentro percettivo l’Artista e la sua persona cultural meditativa, agente in una circolarità-circolazione di Simboli, Moduli e Tracciati Comunicativi.

Nei diversi linguaggi la VIRTUALITA’ è elaborata – non “sic et simpliciter” riprodotta  - dall’ARTISTA, anche in rapporti con le “macchine” e le loro possibilità medianiche.

L’INFINITISMO si pone, dunque in quanto tale, come “medium” dell’”HIC ET NUNC”, in cui l’artista assume nella fattispecie della conformazione il ruolo di termine che si identifica come “vedetta avanzata”, “scandaglio” DEL, NEL e OLTRE il TEMPO.

In tal senso, egli conferisce allo SPAZIO – di cui è parte e coscienza – la duplice connotazione di “terminus a quo” ed “ad quem”.