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Benvenuti
nel comune di
Samatzai
(Provincia di Cagliari)
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CENNI STORICI
Per quanto
riguarda la derivazione del nome di Samatzai esistono varie ipotesi: potrebbe derivare dal greco “ Samax “ cioè stuoia , o da ”Samas
“ Dio del sole dell’antico popolo mesopotamico e questa
denominazione
rispecchia la realtà che Samatzai ha ancora oggi, cioè che il
suo territorio è eccessivamente battuto dal sole, non essendoci una
vera macchia arbustiva.
Si presume che non sempre Samatzai abbia avuto questa denominazione,
infatti in un documento del 1219 riguardante la cessione di alcuni
territori della Trexenta dati in dote dal Re Torgotorio di Cagliari a
suo figlio Salucio di Lacon , si parla della cessione del villaggio di
“ Santu Maccari” risalente ai primi anni mille. Anticamente il paese
di Samatzai non sorgeva dove attualmente si è esteso, ma comprendeva
una serie di agglomerati sparsi un po’ ovunque tra cui Santa Barbara,
Amydala
( Bidda Mendula ),
Baralla, Oliri e Tradori. Non si conosce il motivo che ha spinto
la popolazione di questi villaggi
a riunirsi nell’unico villaggio di “ Santu Maccari “.
Nel medioevo gli abitanti di questo villaggio si misero sotto la
protezione del
“ Signore “ abitante nel palazzo sorto nella località “
Santa Lucia ”, di cui oggi resta ben poco.
Il paese di Samatzai nel 1355 passò dalla dominazione Pisana a quella
Aragonese quando il feudo fu ceduto dai conti della Gherardesca
alla famiglia De Ampurias .
Nel 1362 il feudo passò in proprietà della Signoria di Samassi sotto
il dominio di Antonio di Podio Alto ( De Puyalt ) ed
appartenne all’ antica Curadoria di Nuraminis.
Dopo la morte di Antonio di Podio Alto, Samatzai fu data alla figlia
Giovannetta, sposata con Mauro di Monteboi o Montebovino ( Montbuy ),
dal re Don Martino d’ Aragona.
Finchè nel 1450 fu venduta al Vice Re di Sardegna Don Francesco D’Heril
, che dopo soli tre anni di possesso della villa di Samatzai la vendette
a Don Filippo Cervellon. I baroni risiedevano in un palazzo il quale nel
periodo più antico aveva l’aspetto di un castello con un ponte levatoio sotto il quale passava un
fiumicello, all’interno del palazzo vi era una cappella e un carcere
sotterraneo e nel cortile vi era un capestro esposto a testimoniare
l’autorità degli spagnoli.
A
Don Filippo Cervellon , non avendo eredi diretti, successe sua sorella
Donna Maria Rita Cervellon sposata al nobile Don Francesco Maria Nurra
d’Arcais. La Marchese d’Arcais perse quasi immediatamente il
possesso del feudo in quanto ad una donna non era concesso di detenere
il potere, ad essa subentrò suo cugino Don Pietro Cervellon. Don Pietro
Cervellon morì senza avere discendenti diretti e il feudo passò nelle mani del Regno
di Sardegna, alla famiglia d’Arcais restò il possesso del palazzo e
delle terre perdendo il titolo di Baroni di Samatzai e mantenendo quello di Marchesi d’Arcais. L’ultimo
discendente un certo Don Francesco si sposò con Guglielmina Pettigiani
, la quale si risposò con Romolo Manassei, con la loro morte si estinse
il marchesato d’Arcais.
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MONUMENTI
(IL NURAGHE)
La rocca di Samatzai fu
certamente un luogo ricco di nuraghi e di altri antichissimi monumenti
litici o di pietra come le cosi dette “ perdas Fittas o perdas Longas
“. Queste
pietre erano alte qualche metro, messe
e piantate a due a due, una rappresentava l’uomo e l’altra la donna e
volevano simboleggiare l’amore con la fonte perenne ed eterna della
vita.Il
nuraghe di Samatzai su Nuraxi sorge in località Domu Is Abis è ben conservato, domina una vasta zona di territori e dalla sua
struttura a forma di fortezza si presume che ci fosse un villaggio
nuragico. Accanto al nuraghe è visibile un ara sacrificale circolare con
scolatoio scavato a basso rilievo nel filone calcare, denominato dai
locali sa “ Piscedda de su
casu “.
Di epoca prenuragica, sono le domus de janas in località “ S’Urri ”,
mentre ad epoca tardo romana è da riferire la necropoli di “ Bidda
Mendula “ in parte saccheggiata da scavi clandestini.
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MONUMENTI
(CHIESA PARROCCHIALE)
La
chiesa parrocchiale di Samatzai risale al XV ° secolo , dedicata San Giovanni
Battista sorge sul punto più alto del paese. Essa è cambiata molto col
trascorrere del tempo, ma nonostante
questo ha mantenuto intatta la
bellezza e lo splendore originario.
Nella chiesa sono ancora oggi conservate statue di Santi interamente in
legno molto antiche, a cui si aggiunge una splendida croce astile in argento massiccio del XVI ° secolo. La chiesa è
di impianto gotico aragonese , con copertura lignea sorretta da archi
ogivali traversi, presenta un’unica navata con una serie di cappelle
laterali di cui una coperta da una piccola volta a crociera. La cupola
più recente è emisferica e il campanile, del secolo XV, ha una campana
datata 1579.
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CHIESA DI SANTA BARBARA
All’interno
del centro abitato oltre alla chiesa parrocchiale, è da ricordare un’altra
chiesa intitolata a Santa Barbara il cui ultimo impianto risale al XVII°
secolo, essa presenta un prospetto semplice, con piccolo portale sormontato da
una finestra e campanile a vela.
Il tetto è a due falde e la copertura a capriate lignee, all’interno
sul pavimento di pietre squadrate, si individuano sei sepolcri chiusi da
lastre di ardesia, mentre l’altare maggiore in pietra è in stile tardo
rinascimentale. Di grande importanza un’acquasantiera, in pietra, con la
parte inferiore baccellata e l’interno del bacile decorato da una figura
umana in piedi su un disco. Sino al 1933 lo spazio circostante la chiesa era
utilizzato come area cimiteriale.
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CHIESA DI SAN MARCO e SAN PIETRO
Una delle chiese più antiche della Sardegna era
quella di S. Marco infatti le sue rovine sorgevano nelle campagne di Samatzai
in località Tradori in cima al colle dal quale prese il nome cioè San Marco.
In questa località sorgeva un piccolo villaggio, che venne distrutto assieme
alla chiesetta, dalle invasioni saracene che si lasciarono dietro solo
cadaveri e rovine. La natura lentamente riprese possesso di quei
territori ricoprendo tutto con uno strato di fertile terra, finchè
nel maggio del 1625 alcuni operai incaricati dal comune e dalla
parrocchia di svolgere dei lavori portarono alla luce le spoglie di tre santi
martiri BERTORIO, GIUSTINO e FEDELE, identificati grazie all’iscrizione su
una lapide marmorea.
San Bertorio è un Santo locale, essendo sconosciuto in quasi tutto il resto
dell’isola sarda. Secondo la tradizione, San Bertorio fece parte di quell’eletta
schiera di vescovi africani che furono esiliati in Sardegna dall’Africa, dal
re dei Vandali Trasamondo. Il compito che venne assegnato ai tre Santi
fu quello di convertire pacificamente le popolazioni abitanti il colle di San
Marco. Essi fondarono vicino al villaggio di Amydala un monastero dedicato a
Sant’Agata e cominciarono la loro opera di redenzione. Dopo stenti e fatiche
i tre Santi morirono. Il giorno 27 o 28 maggio 1625 giorno del ritrovamento
dei loro resti, racchiusi in tre urne di noce essi furono trasportati sino
alla parrocchia di San Giovanni Battista in Samatzai accompagnati dai
canti e dalle preghiere dei fedeli. Le tre nicchie furono poste in un unico
loculo dal fronte marmoreo che si trova oggi nella cappella a destra adiacente
l’altare maggiore e qui riposano ancora oggi. Attualmente nel colle di San
Marco si sta procedendo alla realizzazione di una chiesetta dedicata a San
Bertorio, Giustino e Fedele.
Nelle campagne circostanti il paese in località Oliri sorgeva un antico
agglomerato di epoca medioevale , di questo agglomerato ci rimane la
chiesetta di San Pietro, il cui primo impianto risale al XIII° secolo, negli
anni ottanta la chiesetta venne completamente ristrutturata.
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MONUMENTI
(MONTE GRANATICO)
Il monte granatico
del 1700, a pianta irregolare e copertura lignea, è un interessante esempio
di architettura rurale. Anticamente la sua funzione era quella di deposito per
il grano, da cui deriva il nome.
Di recente è stato ristrutturato ed è diventato sede della Biblioteca
Comunale e una parte di esso viene utilizzata come sala riunioni.
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