LA SARDEGNA A CUBA. ICHNOS: SONIDOS DE SOLIDARIDAD
Ichnos, la manifestazione musicale che si svolge tutti gli anni
nella nostra isola (quest'anno alla quinta edizione) esce, per la
prima volta dalla Sardegna, per approdare nientedimeno che a
Cuba. Per chi non lo sapesse (e penso che in Sardegna siano
veramente in pochi) Ichnos è una manifestazione musicale che
rappresenta la parte migliore della musica etnica sarda
impregnata della vera cultura della nostra isola, che ha radici
tanto profonde che si perdono nella notte dei tempi. Gemellaggio
cultural-musicale, quindi, tra due isole che per certi versi
hanno aspetti in comune, nonostante la distanza: circa 9.000 Km.
Devo dire che sono rimasto subito affascinato da questo progetto,
che al di là dall'aspetto puramente musicale, può
sicuramente aprire nuove frontiere culturali, di confronto umano
e politico tra Italia e Cuba, ma soprattutto tra le due isole:
Sardegna e Cuba.
Ma cosa c'è in comune tra la Sardegna e Cuba? Per qualcuno,
probabilmente, sarà difficile trovare delle attinenze. Secondo
me invece ci sono parecchie cose che ci accomunano. Prima fra
tutte il sangue latino, che porta alla spontaneità, alla ricerca
dei sentimenti più puri: l'amicizia (intesa nel vero senso della
parola), l'ospitalità, la fratellanza e la lealtà. Ovviamente
non potrei affermare quanto dico se non l'avessi visto con i miei
occhi e sperimentato personalmente. Ma voglio, con questo mio
articolo, trasmettere, a chi non avuto la possibilità di essere
presente a La Habana (Capitale di Cuba, 2.300.000 abitanti
circa), in occasione di Ihnos, il più fedelmente possibile, le
emozioni e i sentimenti che hanno albergato in me durante il
viaggio e il soggiorno in questa meravigliosa isola: Cuba, la
perla dei Caraibi.
La carovana dei sardi (Musicisti, organizzatori, giornalisti,
politici e comuni mortali come me) parte dalla Sardegna, il 25
ottobre, con tre voli di linea Alitalia: da Cagliari, da Olbia e
da Alghero. Ci incontriamo tutti a Roma, all'aeroporto di
Fiumicino, ed è subito festa (nonostante alle già risapute
cinque ore di attesa, se ne aggiungano due di ritardo del boeing
726 che ci porterà a Cuba).
Incontrare, nello scalo internazionale , i Cordas et Cannas,
Piero Marras, i Tazenda, Orlando Mascia, i Mammutones di
Mamoiada, e sentir cantare a tenores il coro di Bitti, in attesa
del volo, penso che non sia cosa da tutti i giorni. Devo dire che
a me, e penso anche agli altri sardi, ha fatto scorrere il
classico brivido sulla schiena, che compare esclusivamente nei
momenti di massima soddisfazione interiore, legata alla felicità
di essere sardi: sardi che vogliono aprirsi al mondo; conoscere
altre culture; farsi conoscere e scambiare tutto ciò che si può
scambiare, sia a livello materiale che a livello puramente
culturale.
Finalmente si prende posto sul velivolo che ci porterà
lontano...che ci porterà in un altra realtà, in un mondo per
tanti sconosciuto. Molti assaporano il piacere dell'avventura, la
curiosità
di visitare il paese di Fidel, del mito Che Guevara, il paese
delle bellezze caraibiche, dell'allegria, della musica salsa, del
migliore tabacco del mondo e del rum; il paese comunista che tra
l'embargo degli Stati Uniti e la caduta dell'Unione Sovietica
stenta e annaspa per trovare una sua identità, una sua autonoma
economia e la propria combattuta e meritata dignità.
Lunga trafila all'imbarco con grossi problemi per l'eccesso di
peso nei bagagli, in modo particolare per i Mammutones di
Mamoiada, che si portano dietro qualche quintale di
pittiollusu (campanacci) , che serviranno per la loro
sfilata per le vie di l'Avana.
Il viaggio, nonostante noi sardi siamo abituati alle peripezie
che ci comportano le navi della Tirrenia e le Ferrovie sarde,
pesa: undici ore di volo in unica tirata da Roma a l'Avana, con
tutti i disagi del caso: assenza totale di malloreddus ,
porchetto e vino nostrano, sedili scomodissimi che ti spaccano la
schiena, fumatori alla disperata ricerca di una poltroncina in
prestito, dai detentori di posti per fumatori, per poter fumare
una tanto sospirata sigaretta; un servizio non proprio efficace
che non fa onore all'Air Europe, tutti ingredienti che
contribuiscono ad appesantire la transvolata oceanica. Ma il
sardo è abituato a soffrire. Lo sorregge la consapevolezza che
sta svolgendo una missione importante, che prima o poi darà i
suoi frutti: un interscambio culturale con gli amici cubani, che
il tempo ne confermerà la validità, nella sua intierezza.
Dopo le undici ore di volo siamo finalmente a destinazione. Dopo
due ore di fila al controllo di Polizia e l'espletamento delle
varie pratiche siamo pronti per raggiungere l'albergo: l'Habana
Libre, Hotel a 5 stelle (cinqo estrellas) uno dei migliori di
l'Avana. Per effetto del fuso orario ci sentiamo tutti un po'
fusi, al nostro arrivo. Ma tanta è la curiosità e
la voglia di nuovo che quasi tutti, una volta preso possesso
della propria stanza, si avventurano per le vie della città per
cominciare a far conoscenza con i simpatici abitanti di Cuba, il
tabacco, il rum e l'ospitalità locale.
Il concerto, che vedrà esibirsi gruppi sardi e cubani si
svolgerà il 31, quindi c'è una settimana a disposizione per
visitare l'Avana e il resto di Cuba. Una settimana sembra lunga
ma ci si accorge subito che il tempo passa, e che soltanto per
visitare questa città sarebbero necessari più giorni. Si va
quindi, con l'amico cubano Ramon che ci fa da cicerone, a vedere
le cose più imporanti: la vecchia città; la fortezza (dove
tutti i giorni alle 21 si spara un colpo di cannone); Plaza de la
Revolution, con l'immagine di Che Guevara sul grande palazzo, la
nuova torre dedicata a Jose Màrti, sempre nella stessa piazza;
il museo della Rivoluzione, il Capitolio, costruito dagli
americani in una copia perfetta di quello di Washington; la
cattedrale; la zona recentemente restaurata con la sua splendida
Boulevar; la Bodeguita del Medio (Tipico ristorante reso famoso
da Hemingwey); ovviamente soffermandoci ogni tanto a degustare un
Mojito (a base di zucchero di canna, rum limone e foglie di
menta), un Guarapo (Spremuta di canna da zucchero e rum) o un
Cuba Libre. Non poteva mancare un passaggio nella Habana Vieja
(La città vecchia), poco frequentata dai turisti, ma molto
interessante, almeno per me, per cercare di capire quale sia la
precarietà in cui vivono i cubani in questa parte della città.
Devo dire che sono rimasto molto impressionato per lo stato di
abbandono in cui versano gli edifici, che una volta erano
sicuramente molto belli e interessanti sotto l'aspetto
architettonico (tipicamente spagnolo).
Ovviamente non mi addentrerò nel merito delle cause che possono
avere causato questo degrado, anche perché le spiegazioni, che
potrebbero sembrare molto semplici, richiedono una analisi
approfondita e obiettiva, nonché una profonda conoscenza della
realtà di Cuba che, per quanto io mi sia sforzato di capire, una
settimana di soggiorno nell'isola non è
certamente sufficiente per poter esprimere un giudizio
incondizionato che non sia alterato da sentimenti o punti di
vista personali. Mi propongo comunque di approfondire il
problema, anche perché mi interessa in modo particolare, non
appena mi sarò documentato personalmente e riceverò
informazioni più precise da amici che ho avuto modo di conoscere
abbastanza a fondo a Cuba. Continuo quindi la mia piccola cronaca
di una settimana di soggiorno nell'isola caraibica. Non si poteva
soggiornare a Cuba senza fare una capatina nella Provincia di
Pinar del Rio e nella zona di Vignales, per ammirare le splendide
e particolari colline rocciose ricoperte di vegetazione
tropicale, le bellissime grotte presenti in questa zona, e
assaporare i piatti tipici cubani a base di carne di maiale, riso
e fagioli. Io e alcuni altri non abbiamo resistito alla
tentazione dei pesci e dell'aragosta, in particolare, nonostante
non siano piatti tipicamente cubani. C'è
anche da dire che il costo di queste pietanze è quasi proibitivo
per noi figuriamoci per gli abitanti del posto. Un piccolo
mistero per noi, visto che io e il mio compagno di viaggio Andrea
abbiamo acquistato due belle aragoste vive, al modico prezzo di 2
dollari, che abbiamo poi mangiato con i nostri amici cubani.
Altra immancabile tappa nel soggiorno a Cuba è sicuramente una
puntatina alla playa (la spiaggia) e devo dire che ce
ne sono di veramente belle; con una sabbia finissima e una
rigogliosa vegetazione tropicale che incanta chiunque. Il bagno
è
d'obbligo, anche se per i cubani, l'acqua, in questo periodo, non
è così calda. Per noi va benissimo.
Quindi la settimana a Cuba è trascorsa, di giorno, tra visite
alla città, ai ristoranti, e ai posti tipici, documentata da una
lunga serie di fotografie; la sera, nei locali dove si ascolta e
si balla la coinvolgente musica salsa e si conosce tanta
simpaticissima e bella gente.
29 ottobre giorno di Ichnos.
Non capita certo tutti i giorni di vedere nella hall di un Hotel
a cinque stelle i Mammhutones di Mamoiada completamente vestiti
con il loro costume tradizionale, compresa la maschera in legno e
una quantità enorme di campanacci sulle spalle. La clientela
dell'albergo è rimasta a dir poco allibita vedendo questi
sardo-marziani, comparire all'improvviso fendendo energicamente
la formalità che aleggia in quel posto.
Questo è stato il segnale che ha sancito l'inizio ufficiale di
Ichnos, che ha portato, tra lo stupore enorme dei passanti, le
maschere barbaricine dall'hotel Habana Libre alla piazza
antistante l'Hotel Nacional, luogo in cui si è svolto il
concerto.
Si pranza in fretta perché l'inizio del concerto è previsto per
le due di pomeriggio, questo per una questione di disponibilità
del satellite, che consentirà ai sardi, in Sardegna, di vedere
in diretta televisiva tutto il concerto.
Al nostro arrivo nella piazza provo una piccola delusione vedendo
la scarsa affluenza di pubblico a una manifestazione che
sicuramente avrebbe meritato molto di più. Insieme a circa 160
sardi, sostava nella zona il piccolo pubblico cubano, che è
andato a crescere durante lo svolgimento del concerto. La scarsa
affluenza di pubblico può, secondo me, avere molteplici
spiegazioni: la scarsa diffusione della notizia, l'eccessivo e
forse troppo pignolo controllo da parte delle autorità e
l'orario di svolgimento della manifestazione che, svoltasi sotto
il sole cocente, ha scoraggiato sicuramente molta gente. Ma a
prescindere da questo, penso che Ichnos abbia sicuramente
centrato il suo obiettivo: aprire un dialogo culturale, musicale,
e di solidarietà con Cuba, destinato a durare nel tempo.
Tutto è pronto per l'inizio del concerto: tecnici e fonici
sardo-cubani si aggirano fra le strumentazioni; operatori tv
delle televisioni sarde e cubana sono alle prese con le
telecamere; sul palco il direttore artistico di Ichnos Giacomo
Serreli che, insieme alla bellissima collega cubana Arletty,
condurrà il concerto.
Dopo una presentazione in ottimo spagnolo di Serreli e della
collega cubana, apre il concerto (che durerà cinque ore) un
bravissimo gruppo cubano che provvede a scaldare subito
l'ambiente, coinvolgendo e facendo ballare tutti. Seguono i
tenores di bitti che stupiscono i cubani per l'originalità di
questo modo di cantare unico al mondo e per la loro bravura. Si
alternano quindi i migliori gruppi cubani, Vocal L.T., Jovenes
Classicos del Sol (tutti molto bravi), con la migliore
rappresentanza della musica etnica sarda. Dopo alcune esibizioni
è subito Cordas et Cannas, che con la loro penetrante e
coinvolgente musica riescono a far muovere i primi passi di ballo
sardo ai cubani. Gesuino, Francesco, Bruno, Sandro, Lorenzo e
Raffaele, in splendida forma nonostante il caldo, riescono a
farsi apprezzare e a entusiasmare sardi e cubani che li accolgono
con un boato e uno scrosciare incredibile di applausi. Come
sempre Francesco, con la grinta e la bravura che lo
contraddistingue e la sua armonica fa il miracolo: sardi e cubani
si cimentano in uno sfrenato ballo sardo congiunto che mi ha
commosso non poco; Abba a Bula è il massimo, con la mitica
chitarra di Gesuino e il giusto ritmo dei compagni, l'entusiasmo
dei cubani e alle stelle. Si esibiscono altri gruppi cubani tra i
quali uno bravissimo, Anaconas, formato esclusivamente da Chicas
(Da ragazze) che sono state eccezionali sia, dimostrando grande
tecnica vocale e strumentale, che facendo ballare in modo
sfrenato i cubani, e le cubane che sono una delizia vederle ballare.
E' il momento del nostro migliore cantautore:
Piero Marras che dopo una commovente introduzione in spagnolo da
il via alla sua esibizione, supportato da sei splendide ragazze
(Tersicorea) che hanno rappresentato teatralmente e in modo
spettacolare le canzoni di Piero. Giustamente acclamato e
applaudito Piero a regalato momenti magici con Mere
mannae altre canzoni che hanno conquistato il pubblico. Non
meno stupore e meraviglia ha provocato l'esibizione di Orlando
Mascia, che con le sue launeddas a fatto restare a bocca aperta i
cubani per l'unicità dello strumento e la sua incredibile
bravura. Ma l'esibizione di questo
profeta-musicista-polistrumentista sardo continua a regalare
momenti d'incanto con l'organetto e su sulittu
, che seguitano a far ballare sardi e cubani, con il coro di
Bitti in costume che crea un bellissimo contrasto con le
splendide cubane che ballano insieme a tutti noi.
Tra le bandierine con la scritta Ichnos, sventolate dai bambini e
dalle bambine cubane, (Dopo l'esibizione di Piero Marras) si fa
notare un ottimo cantautore cubano, che esegue delle bellissime
canzoni. Intanto il sole tropicale volge al tramonto, riportando
la temperatura a livelli accettabili e rendendo l'atmosfera molto
piacevole.
E' l'ora dei Tazenda. Il gruppo propone tra gli altri brani
Nanneddu, ottenendo ottimo riscontro da parte dei
sardi e dei cubani. Ovviamente, a noi, vedere Gigi Camedda e Gino
Marielli senza Andrea Parodi, lascia un po' di vuoto interiore,
abituati com'eravamo a sentirli cantare in trio con la splendida
voce di Andrea Parodi. Bravi comunque.
L'ultima esibizione ufficiale è tutta per uno dei più famosi
gruppi cubani, I Moncada, che ha fatto impazzire tutti i
presenti, facendoli cantare e ballare come non mai. Il gruppo,
che tra l'altro, è stato molte volte in Italia ha dimostrato una
bravura incredibile, regalando momenti bellissimi e facendomi
apprezzare moltissimo la vera musica cubana. Grazie Moncada.
Siamo ormai giunti al termine, e i nostri artisti decidono di
concederci il momento più sublime e commovente della serata:
tutti insieme cantano in coro l'Ave Maria, con le parti soliste
interpretate meravigliosamente da Francesco Pilu dei Cordas,
Piero Marras e sa Oghe dei tenores di Bitti.
Con qualche poco velata lacrima di commozione si chiude questa
meravigliosa parentesi Sardo-Cubana: Ichnos, ovvero Sonidos
de Solidaridad. Grazie Cuba per averci accolto con tanta
ospitalità.
L'auspicio mio, e penso di tutti i sardi presenti, è che questo
gemellaggio continui e porti a maturazione questo giovane frutto
intriso di solidarietà e disponibilità verso i nostri fratelli
cubani. Il mio auspicio personale è
che i cubani possano restituirci la visita venendo in Sardegna
per la prossima edizione di Ichnos. Ciao Cuba ti aspettiamo! Hola
Cuba te esperamos!
Epiologo di un singolare viaggio nei Caraibi.
L'ultima notte a l'Avana la trascorro insieme ai miei amici in
giro per la città. La malinconia comincia a prendere il
sopravvento. Si avvicina il momento in cui dovrò salutare i miei
migliori amici cubani: Ramon e Lisa che mi hanno reso questo
soggiorno a Cuba indimenticabile. Gracias Ramon, gracias Lisa.
Il mattino che precede la partenza lo passiamo a fare gli ultimi
giri in città e ad acquistare i souvenir da portare con noi.
Pranzo veloce con gli amici e saluti finali. Attimi di grande
commozione con la promessa che ci rivedremo. Il bus che ci
riporterà all'aeroporto di La Habana è già pronto. Ultimi
abbracci e qualche lacrima che compare sui visi di tutti noi.
In aeroporto si chiude nel migliore dei modi questo nostro
soggiorno a Cuba. Con Orlando Mascia all'organetto si improvvisa
un enorme ballu tundu che blocca pacificamente tutte
le attività del bar e delle donne che vi lavorano e che fanno le
pulizie. Lasciano per un po' il loro lavoro per buttarsi nella
mischia di questo ultimo momento di festa, di solidarietà e di
fratellanza reciproca, tutto ciò fatto con spontaneità e
allegria che soltanto sardi e cubani riescono a mettere insieme.
......Dall'alto, a bordo del boeing, sopra le migliaia di piccole
luci de La Habana, salutiamo, con una buona dose di malinconia,
ma contenti nel cuore e convinti di aver aperto una strada molto
importante: la strada Sardegna- Cuba.
Amici cubani vi lasciamo le launeddas per il vostro
museo degli strumenti musicali, quale simbolo della nostra musica
e di un popolo che vi vuole bene: il popolo dei sardi.
Ciao Cuba! Asta la vista!
Ringo