FESTIVAL DI MUSICA ETNICA INTERNAZIONALE

OLBIA 27-28-29 DICEMBRE 1998

 

Lula Pena (Portugal) e il Trio Cocco di Narbolia (Sardigna)

Anche quest'anno, Organizzato da Emmas (Ethnic Meeting of Music and Arts in Sardinia), e in prima persona dal mitico Gesuino Deiana (chitarrista dei Cordas et Cannas), si è svolto a Olbia il festival internazionale di musica etnica.
Essendo, io, molto interessato a tutte le manifestazioni musicali che si svolgono in Sardegna (in modo particolare a quelle di musica etnica) ed essendo anche esposto in prima persona all'organizzazione del Meeting Musicale, che si svolge tutti gli anni a Ruinas, ho ritenuto opportuno (nonostante le date della manifestazione non fossero le più adatte alla mia disponibilità
di tempo) partecipare, in veste di auditore-osservatore, ad almeno una delle tre giornate, che hanno visto esibirsi artisti provenienti da varie parti del mondo.
Devo dire subito che il mio interesse per questo genere di manifestazioni, oltre alla passione per questo tipo di musica, è ulteriormente amplificato dal fatto che, come molti sapranno, è intenzione del gruppo organizzatore del Meeting Musicale e della Pro Loco di Ruinas, introdurre nella prossima edizione (La quarta) della nostra manifestazione, una specifica sezione di musica etnica sarda (Cori polifonici, a tenores, gruppi strumentali e vocali di musica etnica sarda, gruppi di musica Rap in limba ecc.) e inoltre alcuni ospiti stranieri; ciò a che ci sia un interscambio culturale fra diverse etnie e tradizioni, che talvolta sono agli antipodi, ma che sono fondamentali perché in tutti i casi hanno un denominatore comune: mantenere vive le proprie radici e le proprie tradizioni. Tutto ciò, inoltre, affinché la manifestazione permetta agli artisti emergenti sardi, che si occupano di questo genere musicale , di esibirsi, farsi conoscere e portare avanti un validissimo discorso musicale, che è importantissimo per impedire che le antiche tradizioni musicali sarde muoiano, anzi perché faccia in modo che si rinvigoriscano e trovino, in numero sempre maggiore, esponenti che le portino avanti e le diffondano il più possibile. L'introduzione della sezione di musica etnica nel Meeting Musicale servirà, inoltre, a coinvolgere nella manifestazione, quella parte di pubblico che non predilige il rock (genere musicale più rappresentativo nelle scorse edizioni della nostra manifestazione) ma è più interessato alla musica etnica in genere e a quella sarda in particolare.
Dopo questa doverosa parentesi, importante per introdurre tutto ciò che dirò in seguito, passo a fare per i nostri lettori una descrizione sullo svolgimento del Festival di Olbia, e a esprimere le mie impressioni sulla prima giornata di questo ormai collaudato Meeting internazionale di musica etnica, che quest'anno aveva come tema: Terra Mama.
La manifestazione, svoltasi nei locali della stazione Marittima di Isola Bianca, è stata allestita, in modo sobrio e funzionale allo stesso tempo, cercando di creare un piccolo panorama internazionale, sia musicalmente, che in termini espositivi di artigianato e materiale illustrativo attinente: con mostre di oggetti, fotografie, dipinti ecc., occupando i vari spazi della stazione marittima.
La parte musicale si è svolta su due palchi dislocati nel locale principale della stazione, più il palco principale per lo spettacolo serale (a pagamento) installato in un capiente locale dotato di un ottimo impianto audio-luci e poltroncine.
Il programma prevedeva, distribuite nei tre giorni, le seguenti partecipazioni (con artisti provenienti da dieci nazioni diverse):
Kilema (Madagascar), Gabriella Gambaru (Sardigna), Khayal (India, Persia), Tenores Corrasi (Oliena-Sardigna), Tenores Coine (Nuoro-Sardigna), Furias (Sardigna), Iscras (Sardigna), Lula Pena (Portugal), Su Cuncordu Lussurzesu (S.Lussurgiu-Sardegna), Trio Cocco (Narbolia-Sardigna), Larry Salsa (Cuba), Andrea Parodi (Sardegna), Sékou Kourouma (Cote d'Ivoire), Open Quintet (Sardigna-Italia), Beninterra (Sardigna).
Apre la rassegna il percussionista, proveniente dalla Costa d'Avorio, Sékou Kourouma, che con un suo personalissimo modo di suonare le percussioni (con la grinta che lo contraddistingue e il ritmo incalzante tipico della musica africana) lascia subito intendere che in questo festival si ascolterà della musica molto interessante. Segue un gruppo sardo che mi ha impressionato tantissimo: il Trio Cocco di Narbolia. Il trio di chitarre formato in famiglia Cocco (Il padre e due figli), che esegue in modo magistrale musica sarda, con la tecnica della chitarra pizzicata (Ormai quasi in via di estinzione), ha dato dimostrazione di grande tecnica e originalità nelle sue esecuzioni. Onorevole, quindi la loro esibizione che ha avuto un proseguo anche nella parte serale del concerto. Mi auguro che i componenti di questo bravissimo trio possano avere un grande futuro musicale e che abbiano la possibilità di farsi conoscere sia in Sardegna che all'estero perché sono veramente bravi! La loro musica, in quanto vera espressione della musica etnica sarda e messaggio di cultura della nostra isola, ha suscitato lunghe ovazioni tra il pubblico, conscio di ascoltare dei musicisti che rappresentano la Sardegna in modo veramente degno.
Sempre in uno dei due palchi minori si è esibita portoghese Lula Pena. La bravissima cantautrice, che si accompagnava molto bene con la chitarra acustica, ha fatto sfoggio di una bellissima e delicata voce, cantando delle canzoni molto belle e di grande impatto. Si è quindi esibito l'Open Quintet, che con le loro chitarre hanno simulato in modo molto credibile il suono delle launeddas. Il clou della serata è stato raggiunto con l'esibizione, nella sala principale, di altri artisti, tra i quali il Trio Cocco e il mitico Andrea Parodi, da molti attesissimo, non foss'altro perché tanti (compreso il sottoscritto) non avevano avuto occasione di risentire la sua voce da quando si è separato dal gruppo dei Tazenda. È stato quindi per lui una sorta di banco di prova, davanti a un pubblico quasi “togato” che dava l'impressione di giudicare se il suo divorzio dai Tazenda sia stato un bene o un male, per lui e soprattutto per la musica sarda. Da parte mia, dopo aver assistito alla sua esibizione, ho avuto la netta impressione che la separazione (non so se consenziente) tra Andrea Parodi e i Tazenda, abbia danneggiato soprattutto il gruppo, che come ho avuto modo di giudicare dopo il loro concerto a Cuba, sono rimasti orfani di quella che era la loro peculiarità: la bellissima ed estesissima voce di Andrea. Questa divisione ha sicuramente danneggiato, in termini economici, entrambi; ma questo non sembra preoccupare più di tanto il cantante, che infischiandosene, comunque, dei guadagni più facili ha voluto intraprendere tutto un lavoro di ricerca e di esecuzione di musica sarda, quella più antica e maggiormente significativa dal punto di vista etnico: una musica priva di contaminazioni, interpretata e personalizzata esclusivamente dalle sue ormai note escursioni vocali di grande resa e piacevolissimo ascolto. Per l'occasione Andrea Parodi, (Accompagnato alla chitarra da un classico suonatore di gare di canti sardi, proveniente da Portotorres) ha proposto una carrellata dei tipici canti a chitarra: dal “Canto in re” ai “Muttos”, alla “Corsicana”; ciliegina sulla torta una dolcissima canzone eseguita senza accompagnamento musicale, nella quale le sue doti di grande vocalist sono emerse prepotentemente, in tutta la sua potenza e la sua ampiezza. Conoscendo Andrea Parodi, sono sicuro che in futuro ci riserverà molte sorprese con la sua musica e le sue canzoni. Per il momento, il giudizio, almeno da parte mia, non può che essere positivo.
In sintesi il festival internazionale di musica etnica che si svolge a Olbia è sicuramente una delle realtà più importanti, nel suo genere, che si concretizzano in Sardegna; c'è da sperare che altre manifestazioni (Inclusa la nostra) crescano e acquistino l'importanza che meritano, non foss'altro per la nobiltà del fine che si prefiggono: la diffusione della nostra musica, della nostra cultura e la ricezione di quelle che sono le espressioni delle varie culture musicali etniche, da qualsiasi parte del mondo esse arrivino.
Ringo

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