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Spunti di riflessione: cielo
 
La Stella Polare ha cambiato aspetto, adesso brilla di più
di Giovanni Caprara
(Corriere della Sera, 2 giugno 2004)
 
Era considerata l' astro «costante»: ma la luminosità supera di 2,5 volte quella percepita dai Romani.

La Stella Polare, che per definizione è il punto di riferimento più costante, è in realtà soggetta ad anomalie che hanno sorpreso gli astronomi. «Negli ultimi cinquant'anni - ha riferito a un importante convegno Edward F. Guinan, di Villanova University - è diventata il 10% più luminosa rispetto ai decenni precedenti». Tornando indietro nei secoli, secondo i nuovi calcoli, oggi la Stella Polare sarebbe due volte e mezza più brillante di quella che vedeva Giulio Cesare, duemila anni fa: «E ciò è strano - ha commentato Guinan - perché non dovrebbe essere cambiata così in fretta». Le indagini hanno anche dimostrato che l' astro è più vicino alla Terra di quanto si pensasse: solo 310 anni luce, invece di 430.

Come individuare la Stella Polare

Figura 1: Come individuare la Stella Polare

Costante come la Stella Polare non si potrà più dire. La suggestione spesso entrava nei versi dei poeti e ancor più di frequente emergeva dal linguaggio della quotidianità. Ma scrutando con maggior precisione l'astro del Nord celeste al quale si sono aggrappati i navigatori nei secoli, ora gli astronomi hanno scoperto delle anomalie, dei cambiamenti che hanno sorpreso. «Negli ultimi cinquant'anni è diventata il 10 per cento più luminosa rispetto ai decenni precedenti» ha raccontato al New York Times Edward F. Guinan di Villanova University durante un meeting dell'Astronomical Society a Denver, in Colorado. Stupefatto dal risultato il collega Scott Engle ha cercato allora di ricostruire le tracce lasciate da altri osservatori nei secoli passati. Così ha trovato che nell' Ottocento la sua luminosità era del venti per cento inferiore ad oggi e, risalendo nel tempo, ha visto che nel 1500, secondo le preziose testimonianze del grande astronomo danese Tycho Brahe, doveva apparire addirittura ancora più debole. Usando la scala delle magnitudini ideata dal greco Ipparco nel 120 avanti Cristo (dava sei valori e 1 corrispondeva alla stella più brillante del cielo) Tolomeo, capace di percepire nelle stelle persino un'armonia musicale, la definiva di terza magnitudine. Ora invece è di seconda magnitudine: più il valore diminuisce, più luminosa è la stella. In conclusione, secondo i nuovi calcoli oggi la Stella Polare sarebbe due volte e mezzo più brillante rispetto a come la vedeva Giulio Cesare, duemila anni fa. «E ciò è strano - commenta Guinan - perché non dovrebbe essere cambiata così in fretta». Rendendosi però conto che le osservazioni di Tolomeo potevano forse peccare di qualche imprecisione Scott Engle ha compiuto una verifica con altri documenti lasciati dall'astronomo persiano del decimo secolo al-Sufi. Ma anche lui scriveva lo stesso valore del greco. Le novità non sono soltanto queste. Le indagini, infatti, dimostrerebbero pure che l'astro è più vicino alla Terra di quanto finora si pensasse. «Comunemente lo ritenevamo distante 430 anni luce - aggiunge David G.Turner della St.Mary' s University, a Halifax (Nuova Scozia) - invece le mie misure dimostrano che si trova a soli 310 anni luce». La Stella Polare appartiene alla famiglia delle cefeidi, celebri nel firmamento proprio per la loro vita regolare trasformandole in «candele di riferimento», come le hanno battezzate gli astronomi, preziose per misurare le distanze cosmiche. La loro luce brilla con un ritmo esatto, una pulsazione con un massimo ed un minimo che per la Polare è di circa quattro giorni. Ma anche qui si è colta un'anomalia: questo periodo si sta allungando di circa otto secondi all'anno. Dunque le teorie che spiegano il comportamento dell' astro dei naviganti devono essere riviste - notano gli studiosi - mentre la sua fama di inalterabile costanza risulta intaccata. Le discussioni sono limitate alla luce mentre per il momento la sua posizione rimane inalterata. Ma non sarà sempre così. A causa del movimento del nostro asse terrestre che traccia un cerchio nel cielo, muta ovviamente la stella di riferimento. Nel Seimila circa avanti Cristo la Polare era la stella iota della costellazione del Dragone, nel Tremila avanti Cristo era Thuban della stessa costellazione. Ai tempi della Grecia Classica appariva Kochab dell'Orsa Minore (Piccolo Carro) mentre fra duemila anni sarà la stella Vega. Ma siccome il cerchio si chiude, i nostri discendenti, fra 26 mila anni, torneranno a navigare, allora sicuramente con le astronavi, guardando di nuovo la nostra stella.
 
La Stella Polare nella poesia nei secoli:

SHAKESPEARE: Ben potrei essere commosso se fossi come voi Se sapessi pregare per commuovere, le preghiere mi commuoverebbero Ma io sono costante come la stella del Nord, che per la sua fissità ed immobilità non ha compagna nel firmamento.

KEATS: Luminosa stella! fossi io fermo come te non in solitario splendore sospeso in alto nella notte e guardando, con palpebre eternamente spalancate, come l' Eremita della Natura, quieto e sempre vigile, le acque in movimento nel loro impegno come un prete.

DANTE: Né già con sì diversa cennamella cavalier vidi muover né pedoni, né nave a segno di terra o di stella (Inferno) Del cor de l' una le luci nove si mosse voce, che l' ago a la stella parermi fece in volgermi al suo dove (Paradiso).

PASCOLI: Dove serene brillano le stelle sul mar di nebbia, sul fumoso mare in cui t' allunghi in pallide fiammelle tu, lento Carro, e tu, Stella polare, passano squilli come di fanfare, passa un nero triangolo di gru.

 

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