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Spunti di riflessione: terra
 
Il vademecum cristiano del cardinale Tettamanzi: credere è ancora più bello che sapere, perché nell'atto di credere c'è molto amore
di Gian Guido Vecchi
(Corriere della Sera, 19 febbraio 2004)
 

Pisteuo eis ena theon, «credo in un solo Dio», già nella copertina il testo greco trapela dietro il titolo del libro, Questa è la nostra fede!, ed è come un segno della continuità nei millenni, della trasmissione della fede tra le generazioni: «Queste parole e questi contenuti devono costituire la nostra "tessera di riconoscimento", il nostro distintivo di cristiani, la nostra vera carta d'identità», scrive il cardinale Dionigi Tettamanzi.

Qui sta l'essenziale: nel fatto che l'arcivescovo della diocesi più grande d'Europa, il teologo morale che ha collaborato con Papa Wojtyla alla stesura di encicliche come la Evangelium vitae e la Veritatis splendor, abbia deciso di pubblicare un libro per ripartire dalle fondamenta e spiegare il «Credo». Nella sua prima lettera pastorale, il cardinale aveva parlato del «caso serio della Chiesa», senza pessimismo ma con quel «realismo disincantato» che gli faceva vedere i segni di «scristianizzazione e neopaganesimo» nel cuore dell'Occidente e lo portava a invocare una «nuova evangelizzazione».

Ora, nella sua prima pubblicazione inedita dall'arrivo a Milano (il libro uscirà lunedì: Edizioni Centro Ambrosiano, pagine 175, euro 10), Dionigi Tettamanzi cita il filosofo Jean Guitton: «Credere è ancora più bello che sapere, perché nell'atto di credere c'è molto amore» e «c'è più nell'amore che nella sola intelligenza». E spiega versetto per versetto quella «verità» che pare «un'affermazione sbalorditiva, tanto da sembrare esagerata e "fuori dal mondo", tentati come siamo dal relativismo e dall'indifferenza». Rivolto al grande pubblico, con stile semplice e piano, il testo contiene tuttavia riflessioni tutt'altro che scontate. Ad esempio: credere nella Chiesa «cattolica» e quindi «universale» significa «impegnarsi in un dialogo e una comunione universali, evitare ogni tipo di chiusura nella propria realtà di chiesa e ogni forma di particolarismo». Lo stesso «antico assioma» per cui «al di fuori della Chiesa non c'è salvezza», scrive, «non significa che Dio non voglia salvare le persone al di fuori dei confini della chiesa visibile» ma piuttosto che la Chiesa «possiede tutti i mezzi necessari a salvarci e pertanto non è bene abbandonare la propria casa per avventurarsi in lidi meno sicuri». E ancora: il Dio «creatore» non è in contrasto con la visione evoluzionistica, con buona pace dei fondamentalisti americani che rifiutano Darwin: «Non ha senso contrapporre creazione ed evoluzione» perché «confessare che Dio è "creatore del cielo e della terra" significa affermare che l'origine del mondo e dell'uomo non è governata dal caso» e quindi scoprirne il senso. Il senso del libro, alla fine, è l'invito a «centrare la nostra fede in Cristo, cuore della fede», il che significa anzitutto saperla vivere e testimoniare. La professione non basta: «Io vi ho "ri-consegnato" il Credo non perché esso sia scritto su un pezzo di carta, ma perché sia imparato a memoria, perché sia inciso non tanto nella nostra mente, quanto nella nostra stessa vita, fino a diventare carne della nostra carne».

 

 

Credere è più bello del sapere...
di Dionigi Tettamanzi
(estratto da "Questa è la nostra fede!" di Dionigi Tettamanzi, Edizioni Centro Ambrosiano, 2004, p. 14)
 
"Credere" è qualche cosa di diverso e di più bello e più grande del "vedere" e del "sapere". Come ha scritto un grande pensatore francese dell'ultimo secolo, «Sapere è più bello che vedere. Ma credere è ancor più bello che sapere, poiché nell'atto di credere c'è molto amore. Vedere è un'operazione fatta dalla volontà, anzi dal più alto grado della volontà, che è l'amore. Ebbene, c'è più nell'intelligenza che non nei sensi; e c'è più nell'amore che non nella sola intelligenza»1.
 
1 J. Guitton, Il mio piccolo catechismo. Dialogo con un bambino, Ed. Paoline, Roma, 1979, p. 47.

 

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