Articolo di Naomi Chazan



sul Jerusalem Post
Parlamentare israeliana del Meretz
tra le fondatrici del Jerusalem Link - Bat Shalom
(traduzione a cura Donne in nero)

Questa settimana la politica israeliana di blocco dei villaggi e città della West Bank e Gaza ha raggiunto livelli pericolosi e terrificanti. Dall'inizio dell'Intifada di al-Aqsa Israele ha sempre impostato la sua politica su chiusure, assedi ed embarghi, ma mai prima d'ora la loro attuazione era stata così crudele e insensata.

I residenti nei territori non hanno potuto uscire dai perimetri limitati delle loro case. Ai bambini è stato impedito di andare a scuola, la gente non può andare a lavorare, gli ammalati rimangono senza cure mediche. I rifornimenti di cibo, già scarsi stanno diminuendo. La gente soffre.

La punizione collettiva di civili è una grossa violazione dei diritti umani. L'imposizione di una "chiusura soffocante" o di una "chiusura che toglie letteralmente il respiro" ( si noti l'insensibilità della terminologia ufficiale) sta effettivamente strangolando milioni di Palestinesi e creando un'immensa miseria umana.

Le finalità della politica di chiusura sono tanto ambigue quanto controproducenti.
Apparentemente, il blocco dei Palestinesi si propone di frenare gli atti di terrorismo.
Fonti della Difesa si sono vantate di aver impedito un determinato attacco all'inizio della settimana (sebbene non siano noti gli attentatori) . A un livello pił ampio,se qualche opinionista politico ritiene veramente che l'immobilizzazione collettiva possa mettere fine alla violenza in cambio del pane, la solidarietà mostrata dai Palestinesi di fronte al crescente impoverimento dovrebbe togliere ogni illusione. In realtà come semplice equivalenza la chiusura dei territori ha con ogni probabilità ottenuto il risultato opposto: un crescente desiderio di combattere contro coloro che umiliano, opprimono e violentano. La chiusura è una bomba a tempo che può esplodere in qualsiasi momento.

Altri hanno suggerito che l'intenzione sottesa alla chiusura è la crescita dell'opposizione all'Autorità palestinese e il minarne la leadership, nella speranza di forzare un cambio nella politica palestinese. In altre parole sigillare i civili palestinesi è vista come una via per spezzare la loro volontà.

E' ben poco chiaro che ciò stia succedendo. Al contrario , la disperazione è un potente cemento che stringe insieme i palestinesi contro l'occupazione.
Se il fine è provocare il collasso dell'Autorità palestinese, allora forse è venuto il momento di analizzare le implicazioni dell'anarchia nei territori. Per Israele il crollo delle istituziini palestinesi significa niente altro che un improvviso disastro. Gente senza niente da perdere, i cui leader sono attivisti locali e signori della guerra, e che non hanno autorità centralizzata, costituiscono un evidente e reale pericolo per Israele e per ogni vivibile futuro.

Gli avvenimenti degli ultimi mesi avrebbero dovuto far capire che Yasser Arafat e il PLO, sebbene problematici e incostanti , mantengono un certo controllo nella West Bank e a Gaza. Sono, bene o male, avversari di Israele e i soli partner per un negoziato praticabile.

Forse, in fondo, il blindare i palestinesi significa mostrare agli Israeliani confusi e impauriti che qualcosa è stato fatto per combattere il terrorismo e mettere fine alle violenze. Ma queste sono misure a breve termine per placare temporaneamente le emozioni pił crude. Non risolvono il problema e, miopi come sono, non aiutano a governare il conflitto in queste difficilissime circostanze.

La punizione di un popolo innocente per raggiungere obiettivi malconcepiti non può che ottenere un ritorno di fiamma.

In effetti, le immediate reazioni del Primo Ministro Sharon e del Ministro della Difesa Ben-Eliezer implicano, ancora una volta, che le azioni armate possono aver sostituito una definita e accorta politica. In ogni paese, anche per un governo in transizione, tale vuoto è intollerabile. Questo è ancor pił vero per Israele oggi.

Il danno causato dalla chiusura è inesprimibile e inqualificabile. Israele si è esposto a una giustificata condanna internazionale. Ha aggravato la situazione alla vigilia del summit arabo. Ha provocato ciò che cercava di prevenire: l'intervento internazionale nel conflitto.

Inoltre, israele ha direttamente causato un'incalcolabile miseria umana. Finché i territori occupati nel 1967 sono sotto controllo israeliano, Israele porta la totale responsabilità per ciò che accade in quelle aree. Malgrado le proteste, la paralisi dei palestinesi è un'azione di Israele,è un peso morale di Israele, in verità Israele porta un peso vergognoso ed eticamente indifendibile. Non dovrebbe essere né scusato né perdonato. Il blocco deve essere tolto e la politica delle chiusure deve essere fermata ora. Una tale azione è imperativa per la sicurezza di Israele, la sua posizione internazionale, la sua moralità, e la sua umanità.

Naomi Chazan. Jerusalem Link e parlamentare del Meretz.

torna indietro