Rapporto sulla settimana di iniziative non violente in Palestina
di Ghassan H. Andoni
Sulla base dell'iniziativa del Centro Palestinese per il Riavvicinamento fra i Popoli
(PCR), dopo una manifestazione pacifica alla base militare [israeliana] di Beit Sahour, e'
cominiciata una campagna teas ad organizzare un'ondata di resistenza non violenta,
inaugurata dalla settimana di azioni non violente fra il 14 e il 18 Aprile 2001. Il
rimarcabile successo delle tre manifestazioni puo' fornire una solida base per un
movimento non violento piu' organizzato, efficace, e di massa nel contesto dell'attuale
Intifada palestinese.
Gli elementi fondamentali su cui si e' basata questa iniziativa sono:
1) Un interesse crescente fra i Palestinesi per intensificare e diversificare la loro
resistenza contro l'occupazione israeliana da una parte, e contro la segregazione e l'
apartheid che e' stata progressivamente imposta loro dall'altra.
2) L'esistenza di una forte solidarieta' internazionale con i Palestinesi. In molti hanno
manifestato interesse a partecipare personalmente alla resistenza non violenta.
3) L'esistenza di alcuni gruppi israeliani che hanno adottato un approccio di resistenza
attiva contro l'occupazione.
Sabato 14 Aprile, Palestinesi, Israeliani e Internazionali hanno manifestato al principale
posto di blocco [militare israeliano] di Betlemme, rivendicando il libero accesso a
Gerusalemme per tutti, Palestinesi compresi. Il gruppo, composto da 300 manifestanti
giunti da entrambi i lati del posto di blocco militare, ha forzato pacificamente le
barriere dei soldati, superandole. Mentre i militari hanno agito in maniera provocatoria,
i manifestanti hanno dimostrato di avere un altissimo livello di autocontrollo. Ancora piu
' impressionante e' stato il comportamento dei giovani attivisti palestinesi del PCR.
Tutti i tentativi dei soldati di imporre con la forza una distanza fra loro e gli altri
manifestanti sono falliti, poiche' i manifestanti hanno continuato a stare vicini. In
quell faccia a faccia [fra i militari e i manifestanti], i soldati non hanno potuto usare
i lacrimogeni o le bombe a suono contro quel gruppo pacifico ma determinato. I dimostranti
hanno insistito nell'attraversare il posto di blocco situato sulla strada per Gerusalemme
senza il permesso [che "normalmente" dovrebbero chiedere alle autorita' israeliane]
riuscendo a superare tre file consecutive di soldati. Alla quarta e ultima fila, visto che
i soldati provocavano sempre piu' i dimostranti e lo scontro sembrava inevitabile, i
manifestanti hanno deciso di terminare la loro protesta e tornare verso Betlemme. I
soldati sono pero' stati informati che presto i manifestanti torneranno, pronti questa
volta a entrare a Gerusalemme.
Lunedi' 16 Aprile 300 manifestanti palestinesi e internazionali hanno marciato verso il
blocco stradale militare [israeliano] di Atara. Questo blocco isola molti villaggi
palestinesi dalla citta' di Ramallah. Ancora una volta i dimostranti hanno cercato di
superare il blocco, pesantemente sorvegliato da decine di soldati. Ai manifestanti che
marciavano pacificamente verso il blocco e' stato dato il benvenuto con i gas lacrimogeni.
I dimostranti hanno continuato a marciare e si sono fatti strada attraverso il blocco
stradale sotto gli occhi di decine di soldati. Una delegazione di manifestanti aveva poco
prima parlato con i soldati e li aveva informati dell'intenzione del gruppo di
attraversare il blocco. Mentre i militari cercavano in ogni modo di provocare uno scontro,
i manifestanti hanno dimostrato un alto livello di autocontrollo. Dopo avere superato il
blocco, i dimostranti sono tornati al Municipio di Birzeit per riunirsi con gli abitanti
della citta'.
Mercoledi' 18 Aprile Palestinesi, Israeliani e Internazionali hanno manifestato al blocco
stradale di Bidiah. Questo blocco rinchiude piu' di 30.000 Palestinesi: tutti privati dei
loro diritti e bisogni fondamentali. Il gruppo era determinato a rimuovere i blocchi
stradali e a riaprire la strada che collega i residenti in quei villaggi con le zone
circostanti. Mentre un gruppo di dimostranti si disponeva di fronte ai soldati, altri
lavoravano duro per rimuovere le enormi pietre e i cumuli di terra che bloccavano la
strada. Improvvisamente e senza alcun preavviso, i soldati hanno gettato una pioggia di
lacrimogeni e bombe a suono contro i dimostranti. Allo stesso tempo i soldati hanno
cominciato ad arrestare i dimostranti. Ahava, una dolce anziana signora israeliana, e'
stata gravemente ferita alla gamba destra, e 16 altri manifestanti sono stati arrestati e
condotti alla stazione di polizia nella colonia di Ariel. Tra gli arrestati c'erano dei
Palestinesi, degli Israeliani e degli Internazionali di 5 paesi diversi. I manifestanti
sono riusciti a controllare le loro reazioni e a fermare alcuni rari tentativi di lanciare
pietre contro i soldati. Ancora una volta e' stato chiaro chi e' all'origine della
violenza in questa crisi. Il gruppo ha continuato ad essere solidale quando gli arrestati
hanno insistito per non essere rilasciati senza che venissero rilasciati anche i
prigionieri palestinesi, e poi quando tutti loro hanno rifiutato di andarsene senza Neta
Golan, un'attivista israeliana che la polizia voleva trattenere in prigione. Intorno alle
22, dopo 4 ore di arresto, sono stati tutti rilasciati e hanno cominciato il loro viaggio
di ritorno verso casa.
La settimana di azioni non violenza si e' conclusa. Era proprio contro l'assedio
[israeliano] che il gruppo voleva agire. E' stato importante diffondere le azioni nel sud
(Betlemme), nel centro (Ramallah) e nel nord (l'area di Salfeet), per dimostrare che molti
Palestinesi di diverse aree geografiche sono interessati e coinvolti nella resistenza non
violenta. Nonostante ogni volta che il PCR agisce molti, incluso [il quotidiano
israeliano] Haaretz si riferiscono alle nostre attivita' rappresentandoci come una
"comunita' cristiana", questa volta abbiamo agito nelle zone di Betlemme, di Ramallah, di
Nablus [le ultime due a netta prevalenza musulmana]. Bisogna che tutti imparino la
lezione: la religione non divide i Palestinesi.
E' stato importante che dei gruppi israeliani che si siano uniti alla nostra iniziativa.
La crisi recente ha concluso tutti i tentativi di normalizzare le relazioni
palestinesi-israeliane nel contesto della dominazione e dell'occupazione. Ma ha anche
diffuso a macchia di leopardo un lavoro comune e genuine per la pace e la giustizia. E'
molto importante ritrovare questo elemento. Cosi' come e' stato importante che la
settimana di iniziative sia stata preparata interamente dai Palestinesi. Gli Israeliani e
gli Internazionali sono stati invitati ad unirsi ad essi in segno di solidarieta'.
Israeliani e Internazionali, infatti, non possono resistere al posto dei Palestinesi:
questo movimento puo' diventare davvero efficace e di massa solo se i Palestinesi ne sono
alla guida.
Questo tipo di resistenza contro l'occupazione e il razzismo puo' neutralizzare l'arsenale
militare israeliano, riportare la masse palestinesi nel campo della resistenza attiva, e
dare un'immagine veritiera della realta' all'opinione pubblica internazionale. Mentre la
brutalita' delle misure prese dall'occupazione [militare israeliana in un primo momento]
ha provocato una reazione violenta da parte palestinese, e' ormai tempo di lanciare una
resistenza di massa non violenta contro l'occupazione. La sfida agli strumenti dell'
oppressione imposti sul territorio, come i posti di blocco, i blocchi stradali, le basi
militari e gli insediamenti, dovrebbe essere il punto di svolta della resistenza non
violenta.
La settimana di azioni non violente e' solo un punto di partenza. Dopo avere valutato le
attivita' della settimana e avere imparato le lezioni necessarie, verranno organizzate
altre iniziative. Mentre e' indidpensabile aprire un dibattito pubblico sulla resistenza
non violenta, da parte palestinese e' importante mantenere vive le attivita', seppure con
piccoli gruppi di persone.
I piu' vivi ringraziamenti vanno al gruppo italiano [Donne in nero e non solo,
Associazione per la pace, e altri] guidato dalla europarlamentare Luisa Morgantini, la
loro solidarieta', dedizione e partecipazione sono state cruciali per il successo della
campagna. Tutto il nostro rispetto va inoltre alla Women's Coalition for Peace (Coalizione
Donne per la Pace), Gush Shalom (Blocco per la pace), all'Alternative Information Centre
(Centro di informazione alternativa), Committee against House-Demolition (Comitato contro
la demolizione delle case), Rapprochement-West Jerusalem (Riavvicinamento-Gerusalemme
Ovest), Christian Peace Maker Team (Squadra cristiana di fautori di pace), e ai tanti
meravigliosi attivisti, individualmente o in gruppo, il cui coraggio, impegno e dedizione
sono stati alla base del nostro successo.
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