CHIEDIAMO
LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE
IO, DONNA VADO IN PALESTINA
Interposizione nonviolenta in difesa della popolazione civile
Per il diritto alla vita, terra, liberta del popolo palestinese
Per la pace tra israeliani e palestinesi
Donne
in Nero -Donne Associazione per la pace- LUISA MORGANTINI
TEL. 0348-3921465- SEGRETERIA 06-69950217-FAX 06-69950200-EMAIL
lmorgantini@europarl.eu.int
GUSH SHALOM
INVITA A FIRMARE LA
PETIZIONE PER LA FORZA INTERNAZIONALE DI PROTEZIONE AI PALESTINESI
VOGLIAMO COMINCIARE A CHIEDERE AI PARLAMENTARI ITALIANI (almeno quelli
di sinistra) PERCHE' NON ORGANIZZANO UNA DELEGAZIONE NEI TERRITORI PALESTINESI
? si', iniziamo a farlo !!
In questa lettera:
Condanne a morte
Divieto di uscita
Nuovo rapporto B'Tselem
Democrazia e assassinii
Dalle Donne in nero
Anche in questa situazione non possiamo che condannare la decisione dell'Autorita'
Palestinese di eseguire la condanna a morte per due palestinesi ritenuti
colpevoli di collaborazionismo. La sentenza e' stata eseguita questa mattina.
Israele impedisce partecipazione dibattito televisivo al presidente di
un'associazione medica palestinese.
Le autorità israeliane hanno impedito al dr. Mustafa Barghouti, Presidente
dell' Union of Palestinian Medical Relief Committees ( Unione dei comitati
palestinesi per l'assistenza medica), di lasciare il paese. Il dr. Barghouti
era stato invitato dalla stazione televisiva franco/tedesca ZDF/Arte,
a partecipare ad un dibattito su Palestinesi/Israeliani in un programma
di tre ore che doveva essere trasmesso a Berlino la sera dell'11 gennaio.
Il dr Barghouti non ha potuto prendere parte al dibattito perché gli è
stato negato il permesso di uscita, che Israele richiede a tutti i Palestinesi
che vogliano lasciare il paese. Volgiamo ricordare che questa possibilita'
di restrizione nei movimenti e' stata spesso applicata da Israele anche
negli anni scorsi, durante gli "anni della pace" tanto ricordata dalla
israeliani e da alcuni .......italiani di sinistra.
L'associazione israeliana per i diritti umani B'Tselem ha pubblicato un
nuovo rapporto sulle restrizioni alla liberta' di movimento per i palestinesi,
da parte dell'esercito israeliano. Il rapporto si trova nel sito www.btselem.org
Le restrizioni colpiscono il diritto al lavoro, alla salute e ai trattamenti
medici, all'educazione. Le restrizioni colpiscono indiscriminatamente
oltre 3 milioni di persone. Israele usa 3 tipi di punizioni : la chiusura
totale (vietato entrare in israele; il safe-passage tra Gaza e Cisgiordania
chiuso, i confini internazionali e l'aeroporto di Gaza chiusi ad intermittenza);
la chiusura interna ai territori: assedio delle aree A con blocchi di
cemento e terra; il coprifuoco ( a Hebron H2 e' stato quasi continuo per
tre mesi- ed e' imposto per la convenienza dei coloni che ne sono esenti).
Le restrizioni sono apparse come gesti politici piu' che necessarie per
motivi di sicurezza. Inoltre sono discriminatorie tra le due popolazioni
che sono nei territori, palestinesi e ebrei. Spesso le esplicite motivazioni
delle restrizioni sui palestinesi sono per garantire liberta' di movimento
ai coloni ebrei. Infine nel rapporto si presenta il caso di una neonata
morta lungo la strada verso l'ospedale , perche' i soldati ad un posto
di blocco si sono rifiutati di far passare l'ambulanza.
Dan Meridor, presidente del comitato degli affari esteri e della difesa
del parlamento israeliano ha detto (Ha'aretz 4/1/2001) che "uno stato
democratico non puo' adottare una politica di liquidazione come forma
di deterrenza e punizione". Lo stesso ministro della giustizia Yossi Beilin
hanno chiesto che i servizi di sicurezza israeliani fermino gli assassiniii
degli attivisti palestinesi. beh, si vede che Israele tanto democratico
non e' !!!
Dalle Donne in nero
9 gennaio - VISITA ALLA CITTA' VECCHIA E INCONTRO AL QUARTIER GENERALE
DEL TIPH
.....Il carabiniere ci invita a visitare il quartier generale del TIPH
dove possiamo raccogliere informazioni piu' approfondite sul loro lavoro.
Veniamo accolti da Sacha Alderisi, Community Relations Officer, del contingente
svizzero, a cui si aggiunge successivamente il colonnello Carlo Fazzina,
comandante del contingente italiano e vice comandante della missione.
Questa missione internazionale e'ad Hebron dal 1997, in seguito al massacro
di 29 palestinesi dentro una moschea da parte del colono Baruck Goldstein.
Allora Arafat chiede l'intervento dei caschi blu dell'ONU, ipotesi rifiutata
dagli israeliani; su proposta norvegese e' stata costituita una presenza
internazionale, costituita da osservatori, senza potere di intervento.
Il TIPH e' composto da circa 100 membri di 6 nazioni (Norvegia, Svezia,
Danimarca, Svizzera, Turchia e Italia), ed ha il compito di osservare,
documentare, riportare alle autorita' militari israeliani e palestinesi
le situazioni problematiche (restrizioni delle liberta' di movimento individuale,
monitoraggio dei check points, abusi dei militari, ecc.), ma non ha il
potere di intervenire, ne' di investigare sulle irregolarita' commesse
dalle autorita' militari che sorvegliano Hebron.
Secondo i due rappresentanti, tuttavia, la missione ha funzione deterrente:
infatti i morti nella citta' di Hebron sono in numero inferiore a quelli
delle altre citta' palestinesi. A loro giudizio il modello del TIPH e'
esportabile anche in altre zone della Palestina, perche' gli osservatori
sono disarmati e fungono solo da testimoni, anche se il mandato e' molto
debole e dovrebbe poter permettere loro di intervenire quando vengono
rilevate irregolarita'. Siamo rimaste molto colpite nel sentire, nel corso
di questo colloquio, ammettere da una persona con tanti anni di esperienza
alle spalle in zone di conflitto di non aver mai visto in pieno centro
di una citta', in mezzo alla gente, carri armati, elicotteri e proiettili
traccianti. Periodicamente il TIPH, l'autorita' militare israeliana e
la polizia palestinese si incontrano e si discutono i rapporti, i filmati,
le foto riguardanti situazioni problematiche. Dall'inizio della seconda
Intifada questo e' l'unica istanza ad Hebron dove ci sono regolari contatti
tra israeliani e palestinesi. I rapporti scritti dal TIPH sono confidenziali,
ma vengono inviati anche ai governi dei 6 paesi membri della missione.
Come vengono utilizzati questi rapporti? In un caso l'ambasciata svedese
ha ufficialmente protestato con il governo israeliano per gli atteggiamenti
dei loro militari, ma non risulta che il governo italiano sia mai intervenuto.
Inoltre non c'e' nessun accordo secondo il quale il nostro governo debba
mantenere il segreto su questi rapporti. Allora perche' non li rende pubblici,
o quanto non ne mette a conoscenza il Parlamento? Su questi punti crediamo
che i nostri parlamentari possano e debbano fare interpellanze. Quando
torneremo in Italia porremo loro la questione.
IL RIENTRO A GERUSALEMME
Al ritorno ci accompagna Nidal fino al blocco stradale vicino al villaggio
di Al Hul. Li' apprendiamo che il taxi che doveva venirci a riprendere
da Gerusalemme e' bloccato a Betlemme, e prendiamo un altro taxi. Lungo
il percorso incontriamo 7 check-point, riusciamo a superare il primo grazie
all'accreditamento stampa di Gianna, ma i successivi 6 ci costringono
a deviazioni attraverso villaggi, campi, strade sterrate, cortili di case
e persino orti privati. A Betlemme lasciamo il nostro taxi (che non puo'
portarci fino a Gerusalemme perche' ha una targa palestinese) e camminiamo
a piedi per oltre due chilometri, passando davanti al checkpoint della
tomba di Rachele, terreno di molti scontri e del ferimento di una giornalista
americana il mese scorso. La strada e' deserta e il posto ha un aspetto
spettrale (immaginate Castel S.Angelo circondato da garritte, filo spinato
e fessure nei muri da cui poter sparare). Dopo circa mezz'ora raggiungiamo
un nuovo taxi, che ci riporta in albergo attraverso la Gerusalemme "israeliana"
: luci al neon, negozi illuminati, ampie strade, gente che cammina tranquilla,
"inconsapevole" di cio' che accade a pochi chilometri di distanza da li'.
Di nuovo proviamo sulla nostra pelle l'umiliazione a cui sono sottoposti
i palestinesi nella loro vita quotidiana. E l'assurdita' di due "mondi
a parte".
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