04
Febbraio 2001
PETIZIONE DI GUSH SHALOM PER FORZA INTERNAZIONALE DI PROTEZIONE AI PALESTINESI
PETIZIONE
DI ASSOPACE AL PARLAMENTO ITALIANO
In questa lettera :
Manifesto degli ebrei belgi Sondaggio congiunto israelo-palestinese
Ci e' pervenuta via email questa dichiarazione collettiva di ebrei belgi
che mettiamo a disposizione di tutti.
Manifesto per una giusta soluzione del conflitto israelo-palestinese.
Ebrei belgi si sentono coinvolti e spiegano le loro posizioni.
(traduzione dal francese)
Noi cittadini del Belgio, abbiamo deciso di esprimerci in quanto ebrei
sugli avvenimenti che coinvolgono il Medio Oriente. In quanto ebrei, sentiamo
il dovere di condannare la politica portata avanti dai governi israeliani
nei confronti del popolo palestinese, in disprezzo sia delle risoluzioni
delle Nazioni Unite che dei diritti elementari dell'Uomo cosi' come dei
diritti dei popoli all'autodeterminazione. Esprimendo la nostra opposizione
a questa politica, contestiamo la pretesa dei dirigenti israeliani di
rappresentare il popolo ebraico.
Vogliamo altresì testimoniare la diversità di opinioni degli ebrei del
Belgio nei confronti di Israele, contrariamente a quanto certi rappresentanti
della comunità ebraica cercano di affermare. Noi rifiutiamo in maniera
categorica di lasciarci chiudere in una logica di risposta settaria che
cerchi di distogliere le coscienze e gli atteggiamenti dal sostegno ad
una giusta causa: quella di una pace fondata sul riconoscimento di uno
stato palestinese sovrano e autonomo, accanto ad uno stato di Israele
con Gerusalemme capitale dei due stati.
Noi crediamo che la lotta del popolo palestinese per la propria indipendenza
nazionale sia legittima. L'occupazione di più di trent'anni, in violazione
dei principi del diritto internazionale, così come l'esilio forzato nel
quale sono tenuti i profughi palestinesi durano da troppo tempo ormai.
Ogni occupazione presto o tardi trova la resistenza di coloro che la subiscono.
Il clima di violenza nel quale oggi si trovano bloccati palestinesi ed
israeliani è il frutto di questa lunga occupazione: le radici di questo
scontro sono essenzialmente politiche e non religiose.
Proclamare il sostegno ad una pace nella quale ancora tutto si debba definire
non basta. Prima è necessario definirne le condizioni necessarie.
* Si devono innanzitutto applicare le decisioni del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare la risoluzione 242 che impone
il ritiro di Israele dai Territori occupati nel 1967. Noi riteniamo infatti
che uno stato palestinese non sarà mai autonomo se Israele manterrà la
sua sovranità sulle colonie in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, illegali
secondo il Diritto Internazionale. L'annessione di Israele della maggior
parte della loro terra, ove queste colonie sono situate, non può portare
che ad uno spezzettamento del futuro stato palestinese; la mobilità tra
una città palestinese all'altra e verso l'estero dipenderebbe solo dalla
benevolenza delle autorità israeliane. Come potrebbe accettare una soluzione
simile uno stato sovrano? E in effetti è questo che è stato proposto ai
palestinesi a Camp David nel Luglio 2000.
* E' importante inoltre che l'autonomia e indipendenza del futuro stato
palestinese sia garantita da misure che favoriscano il suo sviluppo economico
e l'accesso alle risorse di acqua, condivisa su un principio di uguaglianza
con i paesi vicini.
* La sorte attuale dei profughi palestinesi è un altro dei maggiori ostacolo
al raggiungimento di una pace vera tra i due popoli. Il movimento sionista,
dopo duemila anni ha istituito per gli ebrei il diritto al ritorno. Dopo
cinquant'anni i palestinesi non hanno diritto di esigere il diritto al
ritorno dei profughi su quelle terre dalle quali sono stati cacciati oppure,
per coloro che vi vorranno rinunciare, il diritto al risarcimento per
i beni di cui sono stati spogliati? Il riconoscimento di questo diritto
da parte di Israele infine renderà giustizia al popolo palestinese e aprirà
la porta ad una vera riconciliazione.
Gli accordi di Oslo avrebbero potuto portare per fasi ad una soluzione
del conflitto se le dinamiche della pace avessero avuto il sopravvento
sulla politica dei fatti compiuti portata avanti da quel momento in poi
da parte di Israele.
Questa occasione sfortunatamente è stata perduta.
Tenendo conto del rapporto di forza esageratamente sbilanciato tra le
due parti e dell'appoggio di cui Israele beneficia da parte degli Stati
Uniti, i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi hanno avuto poche
occasioni di concludersi senza le pressioni che poteva esercitare la Comunità
Internazionale e in particolare l'Unione Europea. Il persistere dell'attuale
situazione costituisce una grave minaccia per la pace e la stabilità di
tutto il Medio Oriente. Duqnue noi chiediamo ai nostri governanti belgi
ed europei di far prevalere il diritto internazionale e di agire con determinazione
affinché Israele vi si adegui. Teniamo allo stesso tempo a ribadire l'appello
di quelle organizzazioni che, in condizioni estremamente difficili, militano
all'interno del Blocco della Pace israeliano. Noi condividiamo le convinzioni
di numerosi israeliani che aspirano alla pace con i loro vicini palestinesi
e ammettono il loro diritto ad uno Stato sovrano e autonomo. Essi sanno
che questa è la migliore garanzia per vivere sicuri nel loro stesso paese
e preservando i loro valori democratici. Per parte nostra riteniamo di
doverci mobilitare fino al raggiungimento di una soluzione giusta e equilibrata
che ponga fine ad un conflitto che ha prodotto sofferenze e desolazione.
seguono 160 firme al 29 gennaio 2001
SONDAGGIO condotto dal JMCC (Jerusalem media
Communication center) e lo Steinmetz Center for Peace Research dell'Universita'
di Tel Aviv.
Il JMCC ha sondato i palestinesi di Cisgiordania e Gaza e lo SCPR gli
israeliani ebrei e arabi. Il sondaggio si e' svolto tra il 21 e 24 dicembre
2000. Su un campione di 1199 palestinesi e 1004 cittadini israeliani oltre
i 18 anni. I palestinesi sono stati intervistati di persona , gli israeliani
tramite telefono. La scelta del campione palestinese e' stato effettuato
con il metodo KISH. Il margine di errore e' del 3%.
Sono state poste 14 domande. ( i risultati sono in percentuale)
Prima
parte:
1) Si sente ottimista sulla possibilita' di accordo di pace tra palestinesi
e israeliani?
Molto ottimista
israeliani ebrei 6.4;
israeliani arabi 8.1;
palestinesi 1.0 ;
Ottimista
israeliani ebrei 41.2;
israeliani arabi 41.5;
palestinesi 31.7;
2) Sostiene questo processo negoziale?
Lo sostengo molto
israeliani ebrei 10.5;
israeliani arabi 20.9;
palestinesi 2.6;
Lo sostengo
israeliani ebrei 51.5;
israeliani arabi 55.2;
palestinesi 43.2;
3) Ritiene che l'accordo di Oslo portera' alla pace tra palestinesi
e israeliani nei
prossimi anni?
Lo credo molto
israeliani ebrei 7.6;
israeliani arabi 10.8;
palestinesi 3.1;
Lo credo
israeliani ebrei 34.6;
israeliani arabi 41.4;
palestinesi 25.6;
4) C'e' la possibilita' che il processo di Oslo portera' ad una vera sovranita'
di uno Stato palestinese?
Sicuramente SI
israeliani ebrei 25.4;
israeliani arabi 11.7;
palestinesi 5.7;
probabilmente SI
israeliani ebrei 43.1;
israeliani arabi 42.1;
palestinesi 33.3;
5) Tra le diverse soluzioni prospettate quale preferisce?
- 2 stati per 2 popoli
israeliani ebrei 69.2;
israeliani arabi 70.5;
palestinesi 47.0;
- 1 stato bi-nazionale con pari rappresentanza istituzionale senza contare
il numero reale della popolazione
israeliani ebrei 18.1;
israeliani arabi18.1;
palestinesi 20.3;
- altre soluzioni
israeliani ebrei 5.0;
israeliani arabi 2.3;
palestinesi 15.7;
- non ci sono soluzioni
israeliani ebrei 4.2;
israeliani arabi 4.0;
palestinesi 10.9;
6)Con l'accordo 2 stati per 2 popoli ci sara' la fine del conflitto storico
?
Sicuramente SI
israeliani ebrei 9.7;
israeliani arabi 21.9;
palestinesi 3.6;
Probabilmente SI
israeliani ebrei 34.8;
israeliani arabi 33.4;
palestinesi 21.6;
--- Fine prima parte ---
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