CHIEDIAMO
LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE
Un articolo
pubblicato sul "Canadian Globe and Mail", venerdi 9 Marzo, 2001 con una
risposta dello scrittore russo-israeliano Israel Shamir
(1) E' ora di finire l'Intifada Ariel Sharon
fu schietto come sempre quando salÏ al potere come Primo Ministro d'Israele.
Mentre prometteva di lavorare per la pace , diceva ai palestinesi che
non ci sarebbero stati nuovi dialoghi fino a quando l'attuale violenza
non fosse finita.
Quello È cio che dovrebbe avvenire. Dopo 5 mesi di spargimenti di sangue
duranti i quali pi˜ di 430 persone sono morte, un periodo di calma È vitale.
Finche le armi da fuoco non sono deposte e i sassi lasciati a terra, niente
puÚ essere conseguito al tavolo della pace.PerchÈ poi i palestinesi continuano
la loro rivolta? L'Intifada, come i palestinesi la conoscono, non ha portato
niente di buono alla causa palestinese. Al contrario, allarmÚ a tal punto
gli elettori israeliani che scelsero di votare la dura linea di Sharon,
un uomo che gli arabi considerano un aspro nemico. Come risultato diretto
dell'Intifada, le larghe concessioni offerte ai palestinesi dal predecessore
di Sharon, Ehud Barak, sono ora fuori dal tavolo delle trattative. I sassi
palestinesi (e qualche volta i proiettili) continuano ancora a volare.
Solo ieri, un leader palestinese ha detto che l'Intifada andrý avanti
finche l'occupazione israeliana avrý fine. "Noi dobbiamo mostrare agli
israeliani che Sharon non gli darý la sicurezza che vogliono", dice Marwan
Barghouthi, un leader di Fatah, l'organizzazione di Yasser Arafat. "Se
loro vogliono l'occupazione e gli insediamenti, devono rinunciare alla
sicurezza".Inoltre aggiunge al suo discorso "Noi non crediamo che senza
un'Intifada ci siano dei vantaggi nei negoziati. CosÏ l'Intifada È la
condizione perchÈ i negoziati abbiano successo. I negoziati non hanno
senso senza l'Intifada". In altre parole, mentre Sharon dice che le trattative
non possono iniziare se l'Intifada non finisce, Barghouthi dice che esse
possono iniziare solo se l'Intifada continua.CiÚ chiarisce le cose. I
leader palestinesi hanno sempre affermato che l'Intifada era un'eruzione
spontanea di rabbia contro l'occupazione israeliana, e che essa continuÚ
solo a causa della dura risposta di Israele.
Da Barghouthi essa suona pi˜ come una deliberata strategia designata a
rimuovere Israele dai territori occupati con la forza. Beh, ciÚ non funziona.
Gli israeliani girano sempre i carri quando si sentono sotto tiro, e questo
È esattamente quello che hanno fatto eleggendo Sharon. Invece di ritirarsi,
Israele È ora determinato a stringere il suo controllo nei territori e
a rispondere ad ogni attacco con forze uguali o piu potenti. Anche se
la violenza palestinese avesse qualche possibilitý di riscuotere successo,
essa sarebbe comunque sbagliata. Quando i leader palestinesi entrarono
formalmente nel processo di pace nel 1993, essi promisero di rinunciare
alla violenza. Gli israeliani furono definitivamente d'accordo con l'inizio
di un negoziato a partire dalla West Bank e dalla Striscia di Gaza.
Questo era l'affare: terra per la pace. Ritornando alla violenza i palestinesi
hanno rotto questo accordo. CiÚ poteva essere giustificabile solo se le
trattative di pace non stavano portando a niente di buono e l'occupazione
israeliana stava diventando pi˜ dura. Ma era vero l'opposto. Dopo molti
ritardi, le forze israeliane si erano ritirate da molte cittý palestinesi.
Barak aveva proposto le concessioni pi˜ generose mai annunciate da un
governo israeliano, inclusa l'offerta di cedere la sovranitý israeliana
su parti della santa delle sante, Gerusalemme. Due mesi pi˜ tardi iniziÚ
l'Intifada. PerchÈ poi ciÚ accadde È un mistero. E che ancora continua
È un crimine.
Risposta di Israel Shamir , inviata all'editore del Canadian Globe and
Mail 11 marzo 2001- Jaffa
(2) L'Intifada Ë come il grido di un bambino
maltrattato che da' un calcio alla porta della stanza buia dove i suoi
tormentatori l'hanno rinchiuso. Se non grida, rimarrý lÏ, nell'umida cella
con i topi, per sempre. La risposta palestinese alle nostre persecuzioni
Ë minima, e appena ci disturba, a noi ebrei israeliani. Loro tirano solamente
pietre nei sobborghi dei loro villaggi. I miei antenati, ebrei russi,
risposero alle restrizioni imposte agli ebrei dall'Impero Russo uccidendo
un paio di Zar, molti ministri e ufficiali ed infine uccidendo ed esiliando
la maggior parte della classe dominante russa. Una piccola lettura della
storia rivelerý un fatto spaventoso: le restrizioni e i pogrom degli Zar
erano modesti confrontati con quelli che noi, gli israeliani, imponiamo
ai palestinesi. C'È un modo per fermare la violenza nella Terra Santa.
I palestinesi cristiani e musulmani devono avere gli stessi diritti degli
ebrei. Se la proprietý ebrea È sacra, anche la proprietý dei gentili deve
essere tale. Se un ebreo È libero di spostarsi, cosÏ deve esserlo un gentile.
Se questo non viene superato, la rabbia dei vinti potrebbe rieccheggiare
in tutto il mondo. Potrebbe anche raggiungere Toronto. I palestinesi potrebbero
ricordare i passaporti canadesi concessi agli assassini del Mossad. Potrebbero
ricordare il "Parco del Canada" costruito da ebrei canadesi nell'area
di Emmaus, il villaggio palestinese dove Ges˜ condivise il pane con Cleopatra.
L'esercito israeliano lo distrusse nel 1967, e i suoi abitanti, discendenti
di Cleopatra, ora tirano pietre all'ingresso dei loro campi profughi.
Il quasi unanime consenso internazionale in sostegno ai diritti dei palestinesi
non e' per il momento ostile al Canada o agli ebrei in generale. Ma se
il sostegno per l'occupazione e per la segregazione razziale continua,
l'onda del castigo, che il Canada e noi ebrei potremmo un giorno dover
affrontare, È terribile da prevedere.
Dal JMCC
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