Gerusalemme Est, 13 novembre 2000


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13/12/2000
Oggi sembra che l'esercito israeliano abbia attuato quello che era stato annunciato qualche giorno fa: il divieto per i mezzi privati palestinesi di circolare per le strade della West Bank. Andando verso Hebron, non appena imboccata la strada che passa per i tunnel tra Beit Jalla e Gilo, le macchine hanno cominciato notevolmente a diminuire di numero. Passato il check point vicino a El Khader solo mezzi militari o autobus dei coloni. In corrispondenza dell'entrata a sud di Betlemme, ormai bloccata da piu' di un mese, i taxi collettivi non erano piu' fermi ad aspettare che le persone scavalcassero i cumuli di terra per fare la staffetta fino ai successivi blocchi. Di traverso in mezzo alla strada un pullmino-taxi aveva le quattro ruote sgonfie. Sulla collina vicina un carro armato israeliano tiene sotto tiro la zona sud di Betlemme. L'esercito israeliano ha rinforzato maggiormente i blocchi delle strade. La' dove fino a qualche giorno fa c'erano solo blocchi di cemento, oggi ci sono nuovi cumuli di terra (forse perche' ogni tanto i palestinesi si "azzardano" a spostare i blocchi di cemento con i trattori). Tutte le strade sterrate laterali che sono state aperte dai palestinesi in questi giorni per aggirare i blocchi maggiori sono state ancora una volta sigillate. Su una di queste ancora aperta i soldati bloccano un pullmino palestinese, fanno scendere il conducente e "pugnalano" piu' volte le quattro ruote. E' ormai normale vedere cingolati dell'esercito israeliano tenere sotto il tiro di una mitragliatrice i palestinesi che vengono fermati e perquisiti. Un leader di Hamas e' stato assassinato a sangue freddo dai soldati israeliani mentre si trovava sull'entrata del suo negozio. E i fatti di questi giorni fanno pensare che questo nuovo omicidio rientri nella strategia dell'esercito israeliano inaugurata il 9/11/2000 con l'omicidio da un elicottero da guerra dell'IDF di Hussein Abayat, leader di Fatah.
L'esercito israeliano individua i leader politico-militari delle fazioni palestinesi, soprattutto Fatah e Hamas, e li assassina a sangue freddo, senza che sia provato che abbiano fatto qualcosa o stiano facendo qualcosa . E' accaduto ieri a El Khader, dove Abu Swayeh, 27 anni, leader regionale di Fatah, e' stato ucciso davanti a casa sua. Alcuni testimoni oculari hanno dichiarato alla stampa di aver visto i soldati israeliani sparargli da una strada sotto il loro controllo militare, crivellandolo con 17 colpi. E ancora il giorno prima un ragazzo di 23 anni che stava entrando in una cartoleria e' stato raggiunto da 19 colpi di arma da fuoco sparati da militari israeliani. La "giustificazione" israeliana e' stata che si trattava di un esponente della Jihad (come se questa fosse una buona ragione per uccidere una persona senza che questa si trovi in una situazione che possa compromettere la sicurezza di alcuno). In altri paesi e in passato cio' veniva chiamato " assassinio di Stato ", comune nelle dittature, ma per Israele gli "occidentali benpensanti" continuano a dire che e' paese democratico e libero !!!!! Ormai la zona di Beit Jala esposta verso Gilo e' desolata. Non c'e' casa che non sia stata danneggiata e intorno sono svariate le auto distrutte. Giu' dai tetti sono caduti molti serbatoi dell'acqua, raggiunti dai colpi provenienti dall'insediamento del Gilo. Gli abitanti lasciano le case con trapunte, sacchi a pelo, coperte e materassi per andare a dormire in zone del paese piu' sicure.

Beit Jala: ancora violenti bombardamenti israeliani su tutta la citta' durante la notte tra l'11 e il 12 dicembre.
I colpi delle mitragliatrici pesanti e le cannonate hanno colpito ancora la Chiesa di S. Nicola e entrambi i cimiteri, cristiano e luterano, situati al centro della citta'. E' stato colpito inoltre anche il campo profughi di Dheisha a Betlemme con colpi partiti dai dintorni di Efrata, un insediamento situato ad almeno 5 Km. Halhoul: Questa mattina la chiusura soffocante intorno alla citta' di Hebron e dintorni, sembrava piu' dura del solito. Da piu' di due mesi tutta l'area e' completamente isolata. I palestinesi, che pur devono recarsi al lavoro (e quindi passare dalla strada israeliana) negli ultimi due giorni di pioggia passano in mezzo al fango provocato dai cumuli di terra e di pietre con cui l'esercito israeliano ha sbarrato le strade, ricavati quasi sempre dalle case e dai campi coltivati adiacenti alle strade, che sono stati dunque danneggiati. Oggi a nessuna macchina palestinese e' stato permesso l'ingresso sulla by-pass road. Le macchine palestinesi senza donne a bordo sono state sistematicamente fermate e perquisite, in base alla nuova regola introdotta dall'esercito per cui i soldati possono anche sparare su macchine con targa palestinese con soli uomini a bordo. Le strade, in particolare la seconda che porta ad Halhoul (gia' sbarrata e risbarrata ripetutamente in questi mesi ed ora bloccata da un cumulo alto 2 metri almeno), vengono interrotte anche con camion, pulmini e macchine cui i militari israeliani tagliano le gomme e poi lasciano li'. Oggi ce n'erano ben sei con tutte e quattro le ruote squarciate. Hebron: la notizia e' di mezz'ora fa e ce la riporta un nostro collega testimone oculare: un altro ragazzo e' stato ucciso nel centro della citta' a Bab az-Zawie, colpito alla testa da un proiettile sparato da un soldato israeliano che, secondo la nostra fonte, si trovava ad almeno 1 Km di distanza. In quel momento non c'erano scontri in atto. Ancora ad Hebron, da due giorni e' stato imposto nuovamente il coprifuoco totale su tutta la citta' vecchia che si trova in area H2 (che e', lo ricordiamo, sotto controllo israeliano dal 1997). Questo significa che nessuna persona puo' uscire dalla propria abitazione, nemmeno per comprare da mangiare, senza rischiare di essere colpita.

Dal Gruppo delle "Donne in nero" riceviamo:

Giornata del 11 Dicembre 2000
Cosa abbiamo fatto
Incontro al Ministry of Planning and International Cooperation della Palestinian National Authority a Ramallah con Zahira Kemal (Gender Planning), Dr. Ahmed Soboh (Director General Assistent to the Minister for the International Cooperation) ,Samia Y. Bamieh (Director of UN and International Organizations Department) . All incontro partecipava anche Abeer (una giovane donna palestinese per la quale le donne in nero si erano mobilitate quando era in carcere.) Ci viene fatto un resoconto approfondito della storia dei negoziati , profondamente critico della politica di Barak e del fatto che qualsiasi proposta di riduzione quantitativa della presenza israeliana sul territorio della West Bank (15% contro l85% lasciato ai palestinesi) nasconde il dato qualitativo di questa presenza che viene usata in funzione di controllo della vita dei palestinesi, sul modello in atto ad Hebron. Si rileva la debolezza del processo negoziale totalmente affidato ai capi di governo anziche a negoziatori che potrebbero riferirsi ai leaders politici in caso di stallo del negoziato.
Zahira ci accompagna al Abu Raya Rehabilitation Center dove la Patients Friends Society di Ramallah gestisce un ospedale modello di riabilitazione . Nato dopo la prima Intifada, il centro si era specializzato nella riabilitazione dei casi di spina bifida (particolarmente diffusa sul territorio) diventando un punto di riferimento per tutto il medio oriente. Ora cura nuovamente i feriti dellIntifada, per lo piu giovani, e affronta anche, sul territorio, i gravi problemi di mobilita di pazienti e personale. Si prosegue con la visita alle case bombardate di Beit Jalla e allostello che accoglie 17 famiglie rimaste senza tetto. Zahira ci lascia perche viene convocata per incontrare la missione "Mitchell" a Gaza.
Raccogliamo testimonianze drammatiche e indignate per essere fatti oggetto, inermi, di un devastante tiro al bersaglio da parte dei militari israeliani. Un uomo,. proprietario di una delle case colpite, costruita con 14 anni di lavoro allestero, rimane a discutere a lungo con noi . Rimpiange di essere tornato a casa dopo un lungo periodo di emigrazione in Sud America , ma si dice determinato a restare. Alla domanda "Che cosa vedi per il futuro?" , risponde che una coesistenza e possibile. "Non pensi che i sentimenti di vendetta la renderanno impossibile?" "No, risponde, la vendetta non spetta a me. I morti sono cura di Dio, se vado al cimitero ringrazio i morti che rendono possibile la liberazione" Infine incontriamo un rappresentante dellorganizzazione Re approachment Between People a Beit Sahour che ci racconta la lunga storia di incontri, dapprima segreti, tra palestinesi e israeliani, compresi alcuni coloni "sempre irriducibili, anche se con argomentazioni e sfumature diverse" Incontriamo anche una giovane architetta di Beit Sahour laureatasi a Venezia con una tesi sulla "urbanistica dellintolleranza a Gerusalemme" . Fissiamo con lei un incontro per il prossimo sabato.

Osservazioni

Centro di Riabilitazione/ Grande attenzione alla cura del luogo nonostante lemergenza.Consapevolezza delle difficolta di reinserimento in mancanza di welfare e servizi domiciliari e conseguente aggravio del lavoro di cura nelle case. Lavorare su una nuova percezione della disabilita nella societa palestinese. Beit Jalla . La sproporzione tra i bersagli umani e le loro case e la potenza delle armi impiegate in una strategia di intimidazione e controllo che appare insensata alla popolazione . Una giovane donna che vive in una delle case piu volte colpite dice con fierezza che cio che rivendicano e il diritto di vivere. Qualcosa che non si puo piu negoziare. Gli spostamenti sono stati molto difficili perche, come sempre, I blocchi sono stati molti, imprevedibili e arbitrari.

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