Questa leggenda è molto comune nelle zone montane, spesso coperte da boschi fitti e misteriosi, che lasciano presagire chi sa quali incontri; viene talvolta raccontata dalle nonne ai nipotini per scoraggiarli dall'uscire la sera da soli; abbiamo trovato in un bel libro della Mondadori (Il piccolo popolo, di Francesca Lazzarato, edizione 1994) questa versione, che abbiamo un po' adattato, e che vi presentiamo.

Viveva un tempo su queste montagne un re di nome Guorfaldo, che amava a tal punto la caccia da passare gran parte del suo tempo occupato in questa attività; con un gruppo di amici percorreva in lungo e in largo boschi e pascoli, calpestando con gli zoccoli dei cavalli i raccolti dei contadini e spaventando loro le bestie con il suono del corno. I contadini si lamentavano, ma il re non sentiva ragioni, e continuava imperterrito le sue scorribande. Non aveva rispetto neanche del re degli gnomi, che viveva sotto la grande montagna dove la neve non va mai via.

Fu così che il re degli gnomi decise di invitare re Guorfaldo ad un grande banchetto nella sua dimora sotterranea; Guorfaldo accettò lusingato, perchè pochissimi mortali potevano vantarsi di aver incontrato il piccolo re della montagna.

Il banchetto era sontuoso, e Guorfaldo e i suoi amici mangiarono e bevvero a sazietà, fino al mattino successivo. Venuto il momento di congedare gli ospiti, il re degli gnomi li pregò di accettare quale pegno di amicizia dei magnifici cavalli bianchi, una muta di cani da caccia bianchi con le orecchie rosse, un corno ed un grosso e feroce mastino bianco. Il re degli gnomi chiese però a Guorfaldo se poteva soddisfare un suo piccolo capriccio; Guorfaldo, lusingato da tante attenzioni, non potè rifiutare, ed il re degli gnomi gli chiese di far salire il mastino sulla sella del suo cavallo, e gli fece promettere di non scendere da cavallo prima che fosse sceso il cane.Guorfaldo le trovò richeste un po' strane, ma accondiscese di buon grado e ripartì felice alla volta del suo castello.

Giunto che fu alla sua dimora, quale non fu la meraviglia nello

 

scoprire che il suo castello non era nient'altro che un ammasso di rovine coperto di edera. Fermò un contadino che passava li accanto e gli chiese se sapeva che cos'era accaduto. Il contadino gli rispose che quel castello era disabitato da cent'anni, e che un tempo si diceva vi abitasse un re di nome Guorfaldo, sparito chissà dove.

Guorfaldo capì di essere stato giocato dallo gnomo, e che il tempo nella sua casa sotto la montagna passava in modo diverso che nel mondo reale; uno dei suoi amici pazzo di terrore scese dal cavallo, ma fu immediatamente trasformato in pietra; allora il cane parlò con la voce dello gnomo e disse :"Ti ho ingannato; io scenderò di qui solo il Giorno del Giudizio!".

Il re, impazzito, si mise a ridere e spronò il cavallo, seguito dai cani e da tutti i suoi amici; e così cominciò la Caccia Selvatica di Guorfaldo, che cavalca cavalca per pascoli e boschi, seguito dai cani al suono del corno; e non smetterà mai di cavalcare, fino al Giorno del Giudizio. Perciò attenti bambini a non uscire nei boschi di notte: potreste incontrare Guorfaldo col suo seguito, ed essere portati via anche voi !

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