Questa bella favola ha costituito il motivo attorno al quale si è costruita la festa di fine anno scolastico alla Scuola Materna frequentata da nostro figlio Simone. Ci è sembrato bello riproporla per il messaggio positivo che trasmette, cioè l'impossibiltà di vivere senza sogni, da parte dei bambini come da parte dei grandi.Ve la riproponiamo tal quale ci è stata trasmessa, nella speranza che anche voi possiate apprezzarla.
C'era una volta una piccola città. Essa non aveva niente di speciale. Gli abitanti vivevano semplicemente, non erano nè ricchi nè poveri, non lavoravano troppo ma non erano neppure troppo pigri. Essi amavano molto i fiori e li coltivavano nelle aiuole, in vasi, in secchi e nei barattoli vuoti. Mettevano fiori ovunque: alle finestre, sui balconi, sui pianerottoli delle scale e nei cortili. Anche il distributore di benzina era pieno di fiori. Nella città c'erano anche tante stupende farfalle. Era una città coloratissima anche nei giorni di pioggia. I fiori irragiavano i loro splendenti colori, e le farfalle gialle, rosse e azzurre volteggiavano davanti ai muri grigi. Anche le notti non erano mai completamente buie. Gli abitanti di quella città facevano dei bellissimi sogni colorati che s'alzavano in volo, come farfalle luminose, nel cielo sopra le case.
Un giorno il sindaco fece un discorso. "Cittadini", disse. "State sprecando troppo tempo con i fiori. Dobbiamo invece dedicarci a cose più utili come costruire fabbriche, strade, parcheggi e negozi! Inoltre i bambini devono studiare più seriamente! E allora basta con i fiori! Basta con le farfalle! I sogni sono una cosa assolutamente inutile!" Così proibì subito di coltivare i fiori nei giardini, negli uffici, sui davanzali delle finestre, dietro gli sportelli dell'ufficio postale, ai distributori di benzina. E ordinò pure di catturare con i retini tutte le farfalle che volavano in città. Fu organizzato un gigantesco trasporto. Moltissimi camion uscirono dalla città, uno dopo l'altro, carichi di fiori, cespugli e alberi sradicati. Anche di farfalle non ne lasciarono nemmeno una.
Fiori, cespugli e alberi furono trapiantati in un campo lontano dalla città a tutto intorno fu costruito un alto muro perchè nessuno più potesse vederli. All'interno del muro furono appese delle cassette e in queste furono imprigionate, dietro vetri, le farfalle. Il "cimitero dei sogni" così gli abitanti della città chiamarono quel luogo. LA piccola città divenne triste senza fiori, nè cespugli nè alberi. Al loro posto furono costruite tante case alte. Le strade si riempirono di automobili rumorose, tutti avevano sempre fretta, s'ignoravano l'un l'altro e pensavano soltanto ai fatti propri. Nessuno sognava più e, senza sogni, le notti erano diventate completamente buie, sembravano lenzuola nere che calavano giù dal cielo avvolgendo tutto "Com'è diventata noiosa la nostra città" dicevano ora i bambini tra loro.
Erano sempre malinconici, non li si sentiva più ridere e correre insieme per le strade. "Senza più fiori nè farfalle nè alberi non è bello nemmeno giocare" disse Karin a Pietro mentre andavano a scuola..
"Dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi", rispose Pietro.
E proprio quella mattina il loro maestro scoprì tre fiori sulla lavagna. Qualcuno li aveva disegnati con il gesso. Il maestro si spaventò. "Basta con queste stupidaggini!" gridò stizzito. E in un baleno cancellò con la manica i fiori. Ma la mattina dopo, tra i numeri e le parole sulla lavagna, erano spuntati altri fiori. E la mattina dopo ancora il maestro scoprì su un foglio una farfalla. "E questa? da dove salta fuori?", chiese arrabbiato. "Ohhh...!" fecero stupiti i bambini vedendo la farfalla alzarsi in volo. "Oh, com'è bella!" esclamò una bambina. "Prendetela subito, non può stare qui!, urlò il maestro furibondo. Ma la farfalla fuggì attraverso una finestra e sparì lontano.

fiore

fiore Dopo la scuola Karin e Pietro seguirono il volo della farfalla e ad un tratto si ritrovarono davanti al cimitero dei sogni. Là vi era una sola guardia, poichè le altre erano a cena con il sindaco. "Come facciamo ad entrae?" si domadarono i bambini. Il cancello infatti era chiuso e sul muro erano conficcate taglienti schegge di vetro. In quel momento Karin vide un gatto uscire dal muro attraverso un buco. La bambina riuscì ad infilarvisi, spostò alcune pietre e aiutò Pietro a passare pure lui.
E appena passati di là rimasero a bocca aperta. Videro subito i fiori, i cespugli e gli alberi che il sindaco aveva fatto strappare e si accorsero che erano vivi e rigogliosi. "Questo non è un cimitero, è un vero giardino dei sogni! Oh, potessimo riportarli in città!". Trovarono anche le cassette piene di farfalle appese al muro. Pietro raccolse un sasso e ruppe tutti i vetri, poi riattraversarono il muro e corsero verso casa perchè avevano udito il brontolio di un temporale che si avvicinava molto rapidamente. Dietro di loro, sul giardino dei sogni si scatenò una grande tempesta. Il muro crollò, il vento scosse i fiori, i cespugli e gli alberi, li sollevò fino alle nuvole e svegliò le farfalle dal lungo sonno. Poi sospinse le nuvole fin sopra la città e fece piovere, piovere tanto sulla terra assetata e con la pioggia caddero i semi di tutti i fiori. Dopo qualche giorno nella piccola città cominciarono a spuntare dei germogli e presto fu tutto un fiorire e un verdeggiare nei giardini e negli uffici, sui davanzali delle finestre e ai distributori di benzina e in tutti gli angoli della città. Poi arrivarono, come una nuvola variopinta, anche le farfalle.
Le guardie, spaventate, gettarono via i loro cappelli e fuggirono. Gli abitanti della piccola città, per la felicità, fecero una grande festa dei fiori. I bambini ridevano e giocavano come una volta, e...
...la notte che venne fu nuovamente chiara, colorata dai sogni che salivano verso il cielo come mille farfalle di luce.

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