11 giugno 2004

 

 

MATERIAL RESEARCH AT O.M.A. [rotterdam]

 

 

 

Pianta del piano tipo

Prada Shop New York. L'edificio, nel progetto iniziale prevedeva tre piani. L'iter progettuale prende in considerazione l'utilizzo della tipologia del negozio usato sotto diversi aspetti. Le considerazioni per i progetti dei negozi Prada, partono dagli standard generali per poi specificarsi a seconda dei vari progetti e delle varie location. Per quanto riguarda gli oggetti esposti, questi potevano essere posti in diversi modi, e le possibilità sono state prese tutte in considerazione.

La soluzione finale vede tre spazi l'uno sovrapposto all'altro che compongono l'oggetto architettonico. Considerazioni particolari sono state fatte soprattutto sul livello strada, realizzato come il più aperto perchè in diretto contatto con il pubblico: così, l'entrata è senza facciata per mettere in relazione il negozio direttamente con la strada. Il box in alluminio, che costituisce l'edificio, di notte è completamente illuminato, tanto da risultare come un elemento attrattore sospeso nel vuoto. Il piano superiore e quello inferiore che delimitano l'edificio sono realizzati con un unico pannello di alluminio, il più grande mai realizzato, il quale msura ben 14mx4m.

Nel livello strada non vi sono le classiche vetrine verticali, ma queste sono collocate nel pavimento, poste in orizzontale e contengono le esposizioni.

Lo spazio pubblico è, allora, alla base della progettazione del Prada Shop. Gli elementi espositori-contenitori, sono sospesi in alto e le persone sono libere di muoversi nello spazio e di girargli attorno liberamente. L'espositore tradizionale, che caratterizza i negozi Prada, tripartito in questo particolare progetto è stato allungato, per avere un utilizzo più orizzontale. I fruitori, muovendosi nello spazio del primo piano vedono diventare le lastre di vetro da opache a trasparenti.

L' OMA spesso lavora con dei modelli in scala 1:1.

Molte delle pareti verticali, che fungono anche da contenitori, sono state realizzate in resina. Viene impiegato questo materiale anche per rispondere alle esigenze di essere facilmente tagliato per ricavare i pannelli. La matericità doveva tendere alla porosità di una schiuma.

Per realizzare i numerosi modelli di studio sono state fatte molte prove con diversi procedimenti: nei primi sono stati colati dei palloncini bianchi riempiti d'acqua nella resina per realizzare lo stampo. Successivamente è stato provato il processo inverso: colando della gomma sopra i palloncini e successivamente provando con diversi altri materiali: resina, silicone, cemento, gomma, etc. Ma il processo continuava ad essere antieconomico e non molto produttivo. Inizia così una sorta di processo di industrializzazione dei pannelli attraverso un diretto controllo dei vuoti all'interno del materiale. Per far questo è stato realizzato uno stampo in negativo con del silicone.

Ma anche questo metodo alla fine è risultato non conveniente, quindi si è optato per una progettazione del modello completamente digitale negli studi di Rotterdam e poi direttamente in California nei laboratori Prada. In maniera casuale, finalmente, era possibile rendere la casualità dei vuoti creati dai palloncini nel modo più naturale possibile. Lo stampo finale in alluminio misura 60cmX60cm.

Comunque anche questo sistema risultava parecchio dispendioso, quindi la produzione dei pannelli è stata spostata a Monza in una fabbrica specializzata. Si è iniziato a studiare, allora, il prospetto del singolo pannello ed è stato realizzato lo stampo in negativo direttamente da questo: ogni pannello era di dimensioni 3mX1.5m. Si è cercato, in generale, di lavorare in maniera artigianale per avere una maggiore naturalità: il processo di studio solo per quanto riguarda i pannelli è durato più di un anno ed ha coinvolto molte persone. Ma parallelamente all'impatto tridimensionale sono state svolte delle ricerche particolari sul materiale da impiegare: si è optato, in fine, per una resina che fosse il più possibile semitrasparente in modo da far passare la luce.

Un materiale a parte è quello degli spogliatoi: un materiale gelatinoso fatto a bolle anche questo semitrasparente.

Nell'ultimo piano dell'edificio il pavimento è completamente in alluminio e la copertura è trasparente.

 

 

Auditorium, Boston. Questo porgetto è costituito da un blocco enorme di cemento posto tra una grande piazza ed un contesto più frammentato, costituito da piccoli edifici.

Il punto base di partenza è lo sviluppo, come è possibile notare dalla pianta, dell'area centrale attorno alla quale si sviluppano, in un secondo tempo, tutte le altre, dando così, forma al complesso generale. Il cemento, all'esterno mostra chiaramente il processo costruttivo, rivelando le tracce lasciate dalle cassaforme sulla superficie esterna.

Anche in questo caso, come per il progetto del Prada Shop, molte sono state le prove e le sperimentazioni, che si sono concluse con il test finale per l'acustica, consistito in un vero e proprio concerto "pilota" nella grande sala centrale. Lo studio dei diversi materiali, anche qui, ha portato alla luce nuove scoperte, come il particolare utilizzo, nella sala centrale di una sovrapposizione di più materiali per le pareti: questi vengono trattati allargando la trama del legno che li caratterizza di almeno cinque volte e successivamente subendo un processo di pixelaggio. Per la grande apertura, invece, è stato utilizzato un particolare vetro ondulato che conferisse rigidezza alla finestra senza l'impiego dei classici montanti. Questo vetro particolare ha anche un particorare effetto sull'estetica: guardando dall'interno all'esterno l'immagine appare come mossa.

 

 

 

Biblioteca pubblica, Seattle. Il tema fondamentale di questo progetto riguarda, in modo generale, proprio il concetto della biblioteca stessa, in questa occasione messa in discussione: Cos'è oggi una biblioteca dopo che la rivoluzione digitale ha rivoluzionato la libreria? Dalla ricerca di una risposta a questa domanda è emerso che i libri, nel contesto degli altri media in uso rimangono sempre l'elemento più importante e devono comunque avere un peso nella costruzione di una nuova biblioteca. La ricerca è stata indirizzata, allora, su spazi misti e specifici anzichè ad un unico complesso-->ecco allora dei box molto specifici con delle funzionalità dirette e poi degli spazi per gestirli: lo spazio interstiziale, solo così, diviene uno spazio molto fluido.

Lo spazio residuale è concepito come un elemento completamente aperto e flessibile: tutto questo dalla integrale traduzione del diagramma in architettura [vai all'approfondimento].

La facciata strutturale continua permette per forma di resistere alle sollecitazioni sismiche: essendo le facciate molto ampie e dovendo pensare al risparmio energetico, il vetro è stato intervallato con una rete metallica caratterizzata da disposizioni interne differenziate per produrre più o meno ombreggiatura, che è quindi differenziata a seconda del soleggiamento cui è sottoposta la facciata.

Nel primo piano della libreria è collocato lo spazio specializzato per i bambini, dove, i titoli dei libri sono stati riprodotti sulla pavimentazione in legno producendo un interssante effetto rilievo. In particolare in questo spazio vengono introdotti degli oggetti di piccola scala per rendere più familiare l'ambiente.

Nell'edificio vediamo un largo impiego di diversi materiali: legno, acciaio, vetro, reti metalliche. Su alcuni pavimenti sono riprodotte delle immagini che raffigurano ad esempio, delle immagini naturalistiche.

La sala rossa, riservata alle riunioni e ai convegni è rivestita di una resina rossa curvata in modo irregolare.

La numerazione a terra, in corrispondenza degli scaffali, accanto agli espositori può essere modificata in caso di cambi nelle disposizioni interne della distribuzione.

Interessante anche la copertura, realizzata in policarbonato, resistente e molto luminoso, per avere una condizione ottimale per leggere.

 

 

 

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