CONCEPT

 

" La sala di Terragni affianca una di Sironi e determina nel visitatore un contrasto molto forte perchè dal primitivismo cupo del pittore si passa al costruttivismo futurista dell'architetto. Terragni, che come pittore produceva tele novecentistiche, qui padroneggia un linguaggio dinamico e avvolgente basato su andamenti obliqui, sulla ripetizione seriale e ossessiva delle immagini, sugli andamenti a spirale che annullano i confini e i riferimenti cartesiani dello spazio anche grazie alla rifrazione del pavimento in linoleum nero e del rame nei pannelli. "

da Antonino Saggio, Giuseppe Terragni Vita e Opere, Editori Laterza

Roma-Bari, 1995 p.37

 

Il viaggio mentale per arrivare alla soluzione potrebbe avere questo, come punto di partenza: l'assumere Giuseppe Terragni, citando Luigi Cosenza(*), come "esempio da seguire", come "meta da raggiungere" e come "esperienza da conquistare" da parte nostra come fu per la nuova generazione che allora nasceva e si formava. Intraprendendo un approfondito studio, per la realizzazione della mostra, non solo della sala "O" del 1922, esempio di allestimento che direttamente da lui ci proviene, e di conseguenza di tutti quegli elementi che in quella realizzazione sono presenti, ma tenendo ben presenti anche tutti gli altri temi come la trasparenza, l'asimmetria, la tensione tra i volumi e tra le parti, la profondità della superficie, etc. tanto cari a Terragni e che egli sviluppò e portò avanti durante la sua breve carriera, con l'esperienza di una vita, nelle sue opere realizzate e non. Tutto cio' con l'intento di gettare le basi per un ponte temporale che con continuità permetta di far vivere l'opera dell'architetto nel futuro; poichè la guerra è in grado di annientare delle vite ma non le idee, che proprio attraverso l'impegno costante ed il lavoro delle generazioni future possono perdurare.

(*): Cosenza 69- Luigi Cosenza, Relazione, in Architettura 69, p.31.

 

 

 

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