Lezione del 26 aprile 2004

 

 

RASTER

 

 

 

C=convenzione

c/raster/bn/640x480

Se dovessimo, ai tempi di Leonardo, mandare delle informazioni a colori, dovremmo inserire necessariamente un nuovo codice seguito da delle altre informazioni. Abbiamo perciò bisogno di un sistema oggettivo che ci permetta di trasmettere queste informazioni. E' possibile avere vari rapporti di colori RGB, con questa sigla si da per scontato che i colori nascano dalla combinazione di Red, Green, Blu. Attraverso una percentuale variabile a nostra discrezione, possiamo attribuire ad ogni colore un numero che sta ad indicare le percentuali dei tre colori primari che lo copongono e lo caratterizzano. Il colore è, così, individuato all'interno, ad esempio, dei 256 colori e in tal modo è possibile trasmettere le informazioni a proposito di un colore specifico e non di un altro.

Inizialmente gli schermi bitmappati erano unicamente in bianco e nero. Il programma Photoshop nasceva come un'idea di fotoritocco per immagini acquisite tramite uno scanner. Uno dei concetti più importanti, innovativo per il tempo, era quello del plug-in, sottoprogramma attraverso il quale era possibile attivare funzioni molto specialistiche: era il 1987. Dal 1987 il programma si è evoluto tantissimo oggi è fortemente ibridato.

Lavorando esclusivamente per il web, e di conseguenza, con destinazione schermo, si lavora sempre a 24 bit e 72 dpi, risoluzione che coincide con quella dello schermo. Mentre la modalità 48 bit serve solo in caso di stampa. Se il prodotto, invece, deve avere delle uscite che non sono solo lo schermo, come nel caso della stampa, è bene utilizzare 150 dpi oppure 300 dpi, definizione oltre la quale difficilmente è possibile stampare. Questi numeri che vengono utilizzati e che individuano la risoluzione, sono dei numeri quadratici, come quelli che identificano la grandezza di un qualsiasi file. Salvando il disegno, se si salva in formato JPG avremo un file più compresso e meno professionale di uno con estensione TIFF oppure Photoshop, formato che permette, tra l'altro di poterlo rimaneggiare in seguito in termini di distinzione dei vari layer che lo compongono. La dipendenza tra risoluzione del file e la grandezza del disegno deve essere evidente: mandare un disegno a risoluzione maggiore ma di minori dimensioni, è la stessa cosa che mandare un disegno di dimensioni maggiori ma di minor risoluzione: la grandezza del file è esattamente la stessa. Le stesse considerazioni valgono per quanto riguarda l'acquisizione di immagini a mezzo scanner e macchine fotografiche digitali.

La profondità di lettura. La risoluzione di uno scanner è il tipo di griglia che si può sovrapporre all'immagine da acquisire. I valori che vanno da 8bit --> 16bit rappresentano la capacità di raffrontare un dato colore esterno con una palette di colori (qualità di ripresa).

Il mondo dello schermo è basilare per i sistemi operativi Windows e Mac. Ogni oggetto sullo schermo può essere copiato ed esportato. E' possibile copiare porzioni di schermo ed esportarle anche su internet. In questo modo posso copiare quasi tutte le informazioni che transitano sullo schermo appiattendole in bidimensionale ma a scapito di una grave perdita di possibilità di manipolazione. Questo rappresenta la forza e la contemporanea debolezza peculiari del sistema raster.

Trasparenza/opacità. Nel mondo degli schermi attraverso un idea di spazio senza ombra, di sola luce --> ecco il concetto di trasparenza in chiave completamente differente da quello che è il suo utilizzo nel linguaggio del Movimento Moderno: il mondo attraverso la trasparenza fluisce dall'interno all'esterno e viceversa.

Luminosità/contrasto. Una delle prime manipolazioni comuni, attraverso programmi, avviene proprio per regolare la luminosità ed il contrasto. Jean Nouvelle Institute Du Monde Arabe, trasferisce in superfici bidimensionali tutto questo. Queste sono manipolate e manipolabili poichè si fanno diaframmi deformabili.

Pixel. Il pixel costituisce un rimando al mondo dell'arte. Jean Nouvelle Cartier Foundation, gli schermi vengono adoperati in maniera illusionistica: questo diviene un elemento di ricerca architettonica che non ha nulla a che vedere con l'oggettività. Toyo Ito Media Building, Presenta un'ibridazione tra architettura e tecniche di proiezione per indirizzare i messaggi in maniera mutevole e trasgressiva allo stesso tempo.

 

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