Maglie - La facciata dell'ISISS.
Il
fondatore
EGIDIO LANOCE (1857 - 1927)
Riesce
estremamente difficile tracciare un profilo sia pure
lineare, di Egidio Lanoce, perchè, come spesso avviene,
quando si parla di uomini e di educatori della sua
statura , si potrebbe dare l'impressione di essere
scivolati nel tono encomastico-apologetico, mentre
invece, di lui, si finisce col dire poco, troppo poco,
per quante lodi gli si possano tributare.Tutta la sua
vita fu sostanzialmente da una profonda fede
nell'utilità e nella necessità di una scuola
particolarmente adatta alla classe operaia, quando a
Maglie, nell' 800 all'infuori delle classi normali e i
corsi serali, scarsamente frequentanti dai contadini, non
esisteva altra scuola che quella aristocratico-borghese:
il ginnasio.
Per questo, parlando di E. Lanoce, non si può non
parlare del fine principale della sua vita, della sua
creatura: la scuola popolare operaia di arti e mestieri,
una scuola che iniziò e si concluse coi lunghi anni del
suo insegnamento, perchè nessuno, dopo di lui, seppe
più combattere la dura battaglia del riscatto dellan
redenzione della classe artigianale, onore e vanto di
Maglie e del Salento.per questa scuola, da lui solo
creata e voluta e difesa dalle grinfie degli odi politici
dei partiti locali(P.Tamborino-zara da una parte e
Garzia-De Donno dall'altro), egli lottò sempre, con
abnegazione e sacrificio, per 46 anni continui di
servizio, finchè, colpito dalla paralisi, fu costretto,
a 70 anni, con profondo dolore, ad abbandonare la 2sua2
scuola.
Nacque a maglie il 9 agosto 1857 da Luigi e Chiara
Zara.Il padre, di professione caffetiere, un brav'uomo,
che riscoteva la fiducia della duchessa F. Capece, notato
il suo ingegno e la sua inclinazione per il disegno, lo
scrisse al R. Istituto 77, conseguì, con ottimi voti, la
patente di abilitazione all'insegnamento di disegno nelle
scuole tecniche, normali e magistrali, mostrando, sin da
allora, il suo talento eminentemente artistico.Dopo il
suo lungo servizio militare, tornato a Maglie, insistè
ad ottenere, nel 1881, di poter fondare, insegnando per i
primi anni gratuitamente, una scuola serale e domenicale
di arte applicata all'industria ai tempi della direzione
del Pellizzari.Si cominciò con 30 alunni, perchè l'aula
della 1°ginnasiale della vecchia costruzione a tetto non
ne conteneva di più.ma poi, quando gli alunni dei tre
corsi aumentarono( i soli magliesi erano 40) e si arrivò
a 65, la scuola si trasferì in via S.Giuseppe, nei
locali delle vecchie stalle dell'on.Tamborino, dove
stette pochi anni ed, infine quando furono istitutite
nel'98 le due sezioni diurne e serali, con 93 alunni, in
via C. Vanini, dove si fecero degli adattamenti alle
vecchie locande dell'Ente Capece.In un secondo momento fu
costruita l'officina per i lavori in ferro e con le
economie della scuola, il piano superiore ( due aule per
il disegno maschile e femminile e tre vani ).
Le principali arti, allora esercitate in Maglie, erano
quelle dei muratori (circa 200 ), dei falegnami (120),
degli ebanisti e dei fabbro-ferrai (100), dei sarti e dei
calzolai (200). I laboriosi operai magliesi, attratti da
quella scuola istituita a loro morale e materiale
vantaggio, frequentarono con assiduità gli insegnamenti
teorici 8disegno a mano libera, geometrico e
professionale e plastica) e pratici ( esercitazioni
pratiche di officina di intaglio su legno, ebanisteria,
scultura sulla pietra da costruzione per dettagli
architettonici, ferro battutto con lavori fucinati e a
lima).
Frequentatissima era sopratutto la sezione di ebanisteria
in cui insegnavano esperti maestri intagliatori, come il
Moroni lo Sberna e il Castrucci, e quella di plastica in
cui insegnava G. Manzo di Lecce. nel 1907 nella scuola fu
istituita pure una sezione femminile frequentata da 40
alunne con lezioni serali di disegno applicato alla
lavorqazione delle trine e merletti. I buoni frutti di
questo insegnamento modesto, ma profiquo, umile, ma ricco
di entusiasmi e di riconoscimenti, non mancarono: lo
attestano i rapidi progressi della scuola, classificata
nel '19 di 1°grado e le numerosissime medaglie d'oro,
d'argento e di bronzo che questa per diversi anni meritò
alle Esposizioni generali di Torino, di Monza, di
Firenze, di Napoli, di Palermo, di Roma, di Parigi, di
S.Louis, i lusinghieri giudizi di ispettori, di deputati,
di senatori, i pregevoli lavori d'intaglio, tra i quali
ricorderemo il Trono episcopale il legno di noce,
commisionato alla scuola da S. E. Mons. Ricciardi,
vescovo di Nardò, giudicato, per la perfezione e la
bellezza dell'opera, un gioiello d'arte, degno di
appertenere ad un monumento nazionale.
E che dire degli ambitissimi premi, delle molteplici
onorificenze, delle medaglie d'oro e d'argento conferiti
personalmente ad E. Lanoce?
La sua specialità consisteva nell'eseguire ritratti di
squisita fattura su pergamena di vitello con inchiostro
di china, a penna ed aquarello, leggermente colorito per
ottenere la tinta calda della fotografia (v.i quadri
donati a Crispi, ad Umberto I, alla Repubblica di San
Marino, alla regina margherita, al Papa Pio x, che lo
ricevette in particolare udienza e gli donò un astuccio
con tre medaglie, onorificienza accordata solo i sovrani
che andavano a fargli visita e ad eminenti artisti).
Ma egli era anche un felicissimo paesaggista delle nostre
marine, un abile calligrafo, un vottimo scultore,
conferenziere, articolista, corrispondente per molti anni
del "Corriere meridionale". Conobbe e trattò
con ispettori, con senatori, con i ministri (Laccava,
Arlotta, Crispi, Nitti, Salandra) dai quali veniva
accolto con molta deferenza e ai quali si rivolgeva ogni
volta che la scuola correva il rischio di essere
soppressa come avvenne, quando dopo la disfatta di Adua,
s'impose la necessità di ridurre i capitali di spesa nei
singoli Ministeri. Nel '93 Ufficiale dell'ordine della
corona d'Italia.
La scuola, che era riuscito a portare ad un grado di
prosperità da essere quotata una delle prime d'Italia,
ha reso, sempre, grandi benefici alla classe operaia
della nostra città: Tra la numerosa schiera dei suoi
discepoli, che hanno fattob onore alla scuola di Maglie,
ricordiamo: F. Santoro, G. Toma, G. Rainò, I. Negro,S.
De Marco, P. Piccinno, che nel 1907 vinse a Parigi un
dificilissimo concorso internazionale, i fratelli
Piccinno e Ricci, S. De Gioia, lo scultore Frassanito, G.
Peluso, il prof. Portaluri, l'artista L. Montefusco, S.
Micolano; F. Treglia, D. De Donno, lo Giannaccari, il de
Pascalis e lo Zappatore, capi d'arte, quest'ultimi tre,
delle nostre scuole, Pietro Romano, GiuseppePanarese e i
fratelli Conte, ingegnosi ed abilissimi artigiani, e
moltissimo altri, di cui qui ci sfugge il nome, che hanno
lasciato un segno della loro operosità, della loro
valentià
E. Lanoce, oltre ad essere uno dei rappresentanti più
benemeriti dell'insegnamento industriale nel Mezzogiorno,
fu pure un uomo di grande dirittura morale, che non si
piegò mai a compromessi servili, neanche quando a Maglie
era pericoloso contrastare il passo alla classe
padronale, un uomo tenace, che lottò sino alla fine per
salvare la scuola degli operai, un uomo di singolare
coraggio, tanto da meritare anche una medaglia d'argento
al valor civile nel'87, quando trassde in salvo, con
rischio dalla vita, un operaio travolto sotto le macerie
di due volte crollate dela trappeto sotteraneo di P.
Donateo.
Questo è E. Lanoce, che noi oggi, a distanza di
cinquant'anni,vogliamo ricordare.
Pagina
realizzata da: Fabrizio Marrocco
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