Cenni storici 

 

 

L’origine del nome Procida deriverebbe dal greco Prochyta, che significa profusa”, ossia sollevata”, evidentemente dalla sua palese origine vulcanica; basta dare uno sguardo alla pianta, infatti, per notare chiaramente i resti di almeno quattro crateri corrispondenti alle attuali baie.

La storia è ricostruibile dall’intero scenario di colonizzazione greca nell’area flegrea e napoletana che inizia nel sec. VIII a.C. con l’insediamento dei Calcidesi, un popolo proveniente dall’Eubea, che all’epoca era famoso per il vasellame di terra e la lavorazione dei metalli; lo testimoniano i rinvenimenti archeologici sulla vicina Vivara.

In seguito fu colonizzata dai Siracusani, poi dai Greci di Cuma (sono state rinvenute alcune tombe a tetto spiovente) e successivamente dai Romani.

Nel V secolo d.C. cominciarono le prime invasioni barbariche ad opera prima dei Visigoti e poi dei Vandali di Alarico.

Fu tra le prime località del Napoletano a sottomettersi alla corona sveva, che successivamente la dispose in feudo ad una famiglia di origine salernitana che da essa prese il nome: i da Procida, appunto, il cui esponente più celebrato è Giovanni da Procida eroe della rivolta dei Vespri nel 1282.  

L’isola fu in seguito ceduta alla famiglia Cossa   di Ischia che ne tenne la signoria per circa due secoli, dalla prima metà del sec. XIV fino al 1529.

Vi successe la famiglia d’Avalos che però vide, durante il suo insediamento,  gravissime incursioni da parte dei Barbareschi e dei Saraceni.

Sentito il bisogno di torri di difesa, nel 1563 iniziò la murazione dell’antico borgo la Terra detta ancora oggi Terra murata dove si concentrò gran parte della popolazione, abbandonando le case sparse sul resto dell’isola e ricavando dal tufo di questa zona più alta le abitazioni per vivere in uno stato di assedio che mutò anche l’economia, che da marittima si trasformò in rurale.

Conclusa la dinastia d’Avalos, con una confisca da parte del Regio Fisco dopo un processo per debiti, l’isola fu governata per un breve periodo dalla Chiesa, prima di passare al Regno di Napoli, con Carlo III di Borbone e fino a Ferdinando IV, che la utilizzarono in pratica come riserva di caccia.

Prima fra i territori del Regno aderì alla Repubblica Napoletana del 1799, e pagò il suo tributo di sangue con 12 martiri il cui ricordo è ancora vivo nella piazza dove furono impiccati.

Dal 1806 le sue vicende coincidono con quelle della città di Napoli, con l’occupazione prima degli Inglesi, poi dei Francesi, quindi il ritorno dei Borbone, l’ Unità d’Italia ed il periodo fascista.