La scuola dell’Infanzia deve essere: - una
scuola formativa che salvaguardi il pluralismo culturale, deve essere una scuola del
sapere essenziale ma trattato efficacemente; ciò attraverso lo sviluppo delle capacità
personali e la conquista della strumentalità di base, la nascita della curiosità, la
pedagogia del dubbio e del perché, lo spirito di ricerca; - una scuola senza premi, senza
etichette, dove il bambino deve stare bene, sentirsi bene, vivere sereno, e con una gran
voglia di saperne di più. OBIETTIVI Operare in modo che il bambino:
· impari
a gestire se stesso in un contesto sociale ed in un ambiente diverso da quello familiare;
· acquisisca
l’autostima che gli servirà da stimolo per un sempre maggior impegno ad operare
utilizzando al meglio le proprie capacità;
· acquisisca
maggior consapevolezza delle proprie potenzialità: ciò l’aiuterà a superare i
limiti e le eventuali carenze;
· impari
a non dipendere dal giudizio degli altri al fine di acquisire una sempre maggior libertà
di pensiero e, conseguentemente, un crescente senso di responsabilità riguardo ai
risultati del proprio operato;
· impari
a rispettare il punto di vista degli altri nel rispetto delle reciproche diversità per
crescere nel confronto con gli altri;
· acquisisca
informazioni e adotti modelli comportamentali senza dare, però, alcunché di scontato:
tutto deve passare al vaglio della comprensione razionale, della valutazione critica;
· Impari
a riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, a rispettarli, a potenziare quelli
positivi ed ad accettare quelli negativi per imparare a controllarli.
PER IL RAGGIUNGIMENTO DI TALI OBIETTIVI OCCORRE:
A - creare
presupposti ambientali per stimolare e promuovere un stato di benessere psico-fisico . Per
presupposti ambientali si intendono tutti quegli elementi strutturali e non che mettono
l’insegnante in condizione di realizzare gli obiettivi prefissati e cioè:
- sistemazioni logistiche (materiale di lavoro, materiale
ludico…);
- organizzazione del tempo lavoro che tenga conto di tante
variabili la più emergente delle quali è, senza dubbio, il rispetto delle
caratteristiche individuali che permettono ad alcuni di reggere tempi più o meno lunghi
situazione statiche e/o di attenzione;
- offerta di stimoli per favorire il sorgere nel
bambino della disponibilità ad accettare le attività proposte.
B - usare strategie
affinché si crei un rapporto affettivo, un rapporto di stima e fiducia fra insegnate e
bambino e fra bambino e bambino. Il rapporto fra insegnante e bambino è un altro elemento
fondamentale affinché il bambino sia disponibile ad accettare le varie proposte e gli
stimoli offerti. Nessuno può insegnarci a far scaturire questo rapporto affettivo che
nasce solo e quando sappiamo dare amore e rispetto. Inoltre, quando l’insegnate
riesce a relazionarsi con ogni bambino tenendo presente le peculiarità di ciascuno, viene
facilitato l’instaurarsi di un rapporto più sereno e rispettoso anche fra i bambini
stessi.
C - creare spazi
nel quale il bambino, attraverso stimoli diretti o indiretti possa parlare delle sue
esperienze. Attraverso la conversazione quotidiana si possono raggiungere più obiettivi:
- aiutiamo il
bambino ad acquisire una migliore capacità espressiva e di ascolto,
- lo mettiamo in condizione di far scaturire ed esternare
sue problematiche che a volte interferiscono non solo con il profitto puramente
scolastico, ma anche e soprattutto, con la sua crescita psicologica equilibrata,
- l’insegnante ha maggiori elementi per comprendere
certe dinamiche che una pura osservazione dei fatti non sempre permette di rilevare per
cui la valutazione del bambino potrebbe essere più vicina alla realtà.
D - stimolare
l’autostima e l’autocritica favorendo l’autovalutazione. Se l' obiettivo
dell'intervento educativoè quello di mettere il bambino in condizione di imparare :
- a ragionare,
- a leggere criticamente la realtà che lo circonda,
- ad accettare di poter sbagliare senza che subentrino
frustrazioni ma, anzi, utilizzare l'errore come motivazione per capire meglio,
- a chiedere senza la paura di essere considerato meno di
altri, è bene ricordare che è nostro compito valorizzare la volontà di
fare,l’impegno nel fare, il desiderio di imparare, aldilà di qualsiasi possa essere
il risultato. Il bambino viene a scuola per imparare ad amare la cultura, viene a scuola
per imparare tecniche di lavoro, per imparare a studiare, per imparare a vivere e a
lavorare in gruppo, ed è quindi scontato che possa sbagliare.. L’autostima, ed il
piacere dell’apprendere può essere stimolato nel bambino se consideriamo
l’errore solo un passaggio inevitabile e se si punta a valorizzare le sue le
potenzialità piuttosto che sottolinearne le carenze. Anche i genitori vanno educati a
questa diversa ottica. L’autovalutazione, aiuta il bambino a divenire sempre più
indipendente dal giudizio degli altri, ad analizzare il proprio impegno, a capire la
connessione fra impegno e risultato, ad esaminare con più oculatezza i propri elaborati,
a "far bene" per il proprio piacere e non per far contenti gli altri. E questi
sono presupposti vitali, indispensabili per un futuro adulto che voglia vivere la
"sua" vita libero, il più possibile, da condizionamenti, da paure di essere
giudicati, da sensazioni di inadeguatezza, da insicurezze.
E - Stimolare la collaborazione, l’aiuto reciproco
e la solidarietà. Collaborazione non significa solo semplicemente imparare a fare un
lavoro di gruppo o studiare insieme, ma imparare a superare il falso orgoglio che frena
l’impulso a dichiarare la propria incapacità la richiesta d’aiuto, imparare la
disponibilità ad offrire aiuto nella consapevolezza che oggi sono io a dare, domani sarò
io a ricevere. Sarà proprio l’assenza del giudizio negativo
dell’adulto che aiuterà il bambino a vivere con semplicità e con sano spirito di
competizione rapporti di interscambio per il conseguimento di un obiettivo comune. Questo
atteggiamento mentale lo aiuterà, un domani, ad instaurare rapporti sociali sani e
trasparenti.
F -
Instaurare rapporti con le famiglie.
Perché il compito educativo raggiunga gli obiettivi
prefissati, è importate che scuola e famiglia instaurino rapporti di sincera
collaborazione. Ciò è possibile attraverso un dialogo aperto durante il quale
l’insegnate illustra obiettivi e metodologia evidenziando che il centro di tutto
il processo educativo è il bambino e che, quindi, è necessario che la linea di
condotta sia comune, condivisa e seguita. Inoltre i genitori devono essere educati a
vedere non più il proprio figlio come individuo a sé stante, bensì come parte di un
gruppo che acquista una sua fisionomia attraverso la crescita individuale che avviene
proprio all’interno del gruppo stesso.
GLI INSEGNANTI Questo percorso educativo presuppone che gli insegnanti
del team condividano obiettivi e linea di condotta,ma, soprattutto, che fra loro si sia
instaurato un rapporto di stima, fiducia e dialogo. La consapevolezza che
l’evoluzione personale non ha mai termine, che non esistono risposte assolute,porta
ogni individuo a mettersi sempre in discussione sia perché i rapporti interpersonali (
fra adulto e adulto e fra adulto e bambino) non sono mai statici, sia perché è
attraverso l’interesse, lo spirito di ricerca e la pedagogia del dubbio che continua
la crescita psicologica, culturale ed emotiva che determina poi la maturità
dell’individuo stesso e quindi la professionalità dell’insegnante.
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