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Cultura


ARCHEOLOGIA

ARCHEOLOGIA IN CINA
di Vincenzo Tusa
membro del Comitato d'onore
dell'Associazione Italia-Cina

Andai in Cina, per la prima volta, nel Maggio del 1972, vi ritornai poi altre due volte nel 1976 e nel 1981 : ricorreva, nel 1972, il decimo anniversario della fondazione dell'Associazione Italia-Cina. Il mio caro amico, l'on. Pompeo Colajanni, che organizzava quel viaggio, volle che io facessi parte della delegazione: io accettai con entusiasmo anche perche’ veniva da una persona che io stimavo moltissimo, e cosi’ partii con gli altri tre componenti la delegazione. C'era una sola compagnia aerea che allora andava in Cina, pakistana, se non ricordo male. Le tappe del viaggio furono le seguenti, da Palermo: Roma, Cairo, Atene, Kuala Lampur, Islamabad: da qui un aereo cinese ci porto’ a Pechino.

Qui fummo accolti molto gentilmente e cordialmente dal gruppo di persone incaricate di ricevere la nostra delegazione e poi, con gl'intrpreti, per la visita alle varie Istituzioni, fabbriche e scuole, sia a Pechino che in altre citta’ tra cui Shanghai, Nanchino, Canton e altre. Io ero molto interessato a conoscere la realta’ cinese nei suoi vari aspetti ma non potevo dimenticare di essere un archeologo: tra l'altro, come detto in una nota introduttiva ad un mio articolo che, in data 29/7/1973, e’ stato pubblicato sul Corriere della Sera, "Tusa e’ il primo archeologo italiano, ed uno dei primissimi europei, che abbia preso conoscenza diretta delle organizzazioni e degli uomini che, in Cina, si occupano dell’Archeologia".

In quella permanenza in Cina non erano previste visite a localita’ archeologiche, abbiamo visitato pero’ quel breve tratto della Grande Muraglia che si trova nei pressi di Pechino, in gran parte restaurata, e il Museo di Pechino, esemplare per l’ottima esposizione e le semplici e chiare didascalie ben comprensibili da parte dei molti visitatori che si aggirano nelle ariose e belle sale del Museo: qui ho visto, tra l'altro, uno dei due (l'altro era in mostra a Parigi) vestiti da migliaia (2690) di pezzi di giada appartenente al principe di Chungshan della dinastia degli Han d'occidente che governo’ la Cina dal 206 a.C. al 24 d.C.

Ho visitato anche i musei di Shanghai e di Nanchino e una tomba dei Ming. Ho avuto anche modo di intrattenere interessanti colloqui possibili per l'aiuto dell'interprete, il gentile Teu Cin Lu, con i direttori dei vari Musei: ricordo, in particolare, il Museo di Pechino che ha sede in uno dei palazzi della "citta’ proibita" dove ho incontrato Huang She Lin, un archeologo dell'Istituto di Archeologia dell'Accademia delle Scienze cinese: si era in un bel salone, addobbato con tipici mobili cinesi su uno dei quali spiccava, da un portafiori di porcellana, una bellissima rosa rossa.

Come dicevo sopra non era prevista alcuna visita a localita’ archeologiche; io pero’ tenevo molto a visitare Chou Kou Tien, quel sito archeologico dove, nel 1927 e in interventi seguenti, erano stati scoperti i resti dell'uomo piu’ antico di cui era rimasta qualche traccia, cioe’ il "Sinantropos pechinensis" risalente a 500.000 anni fa’ (dopo alcuni anni sono stati scoperti, sempre in Cina, a Lantian, resti umani che farebbero risalire di 100.000 anni la data sopra accennata). Espressi questo mio desiderio a chi si occupava di noi. Fui accontentato, e cosi’, con una macchina, con il caro interprete Teu Cin Lu, siamo andati a Chou Kou Tien che dista circa 50 Km. da Pechino: e una piccola cittadina dove sorge la collina denominata "Osso del Dragone", che comprende la grotta dove furono rinvenuti i resti del "Sinantropos pechinensis", e altri connessi con la sua presenza: sarebbe troppo lungo dire diffusamente di questo sito, desidero solo affermare che questa localita’ archeologica e’ uno dei punti fondamentali per la conoscenza dell’uomo, cioe’ di noi stessi. Concludendo questa breve nota desidero accennare ad un fatto, forse leggendario, ma, in nuce, forse non lontano dalla realta’. Si dice che, proprio a Chou Kou Tien, abbia avuto origine la terracotta, e in questo modo. In un acquitrino entro’, ad un certo momento, un uomo: i suoi piedi, ovviamente, sprofondarono e quelle sagome si riempirono d'acqua. L'acquitrino si prosciugo’ allo spuntar del sole, ma le sagome dei piedi continuarono a contenere l'acqua: il terreno sara’ stato argilloso e quindi un fatto naturale, ma nessuno, forse, se ne era accorto prima.

Se non e’ vera e’ bene inventata.

Se dovessi dire delle mie impressioni e del concetto che ho tratto dell'Archeologia cinese, sia a seguito delle mie visite sul posto che per quello che ho potuto apprendere da altre fonti, posso affermare che l'Archeologia cinese tende alla conoscenza dell’uomo la cui storia comincia con la presenza dell'uomo stesso sulla terra: a mio modesto giudizio proprio la conoscenza dell'uomo, per quello che questa conoscenza puo’ dare all'uomo di oggi, giustifica la ricerca e lo studio di quello che l'uomo di ieri ci ha lasciato. A questo fine, come ho potuto constatare avendo visitato e conosciuto alcune scuole cinesi, l'Archeologia vi s'insegna, insieme alla Storia, fin dalle prime classi.

Palermo, maggio 1999

© Vincenzo Tusa