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Cultura


ETNIE

Fattorie Hakka
appunti di viaggio
di Alessia Lenzi e Gianluca Ianni

A poche ore di macchina da Xiamen, zona a statuto speciale che in virtù della sua vicinanza a Taiwan sta vivendo un rapido sviluppo economico, è possibile immergersi in una realtà agricola del tutto inusuale, affascinante non solo per la bellezza delle risaie e dei campi di tè e tabacco ma soprattutto per la particolarità delle abitazioni locali, imponenti strutture circolari in cui vivono decine di famiglie e i loro animali. Ci troviamo in una regione sulle coste meridionali della Cina, il Fujiang in cui aree in via di rapida industrializzazione coesistono con altre tradizionalmente rurali.

Fattoria Hakka"Le fattorie circolari" sono proprie del popolo Hakka, una minoranza di 60 milioni di persone che in tre maggiori ondate, nel IV, X e XIII secolo, emigrò dalle pianura del Fiume Giallo alle regioni meridionali del Guangdong e del Fujian. La loro storia è riflessa dal nome stesso che gli fu dato dalle popolazioni locali: il termine Hakka significa "famiglie ospiti". In seguito, nel XIX secolo- sempre sfuggendo alla fame e alla ricerca di maggiore prosperità, molte famiglie Hakka si disseminarono su tutto il territorio asiatico. E nei nostri giorni molti di questi cinesi d'oltremare, in particolar modo quelli residenti nei vicini territori di Taiwan, Hong Kong, e Macau, sono tornati ad investire nel loro paese d'origine, contribuendo al suo sviluppo economico.
Nel Fujian le case Hakka sono per lo più strutture collettive in cui alloggiano i membri di uno stesso clan. Vi sono anche delle case monofamigliari, disegnate secondo il modello cinese tradizionale delle case con cortile, che potrebbero essere state introdotte nella regione da ufficiali dell'imperatore ivi trasferitisi con le proprie fumiglie. Questa forma architettonica è presente in molte zone di insediameoto Hakka, tra cui anche i Nuovi Territori di Hong Kong. Di fronte all'entrata principale è possibile osservare un'aia per seccare i cereali e un laghetto semicircolare che, oltre a proteggere simbolicamente il benessere spirituale della famiglia, costituisce un importante serbatoio d'acqua.
Le strutture collettive sono delle vere e proprie fortificazioni volte a isolare e a difendere la comunità, rispecchiando la storia di quel popolo costretto in passato a continue migrazioni e, nelle regioni di adozione, pur sempre ospite e pertanto mai realmente integrato.
I muri esterni infatti sono spessi da uno a due metri e alti fino a dieci. Per la loro costruzione si utilizza una pasta in cui la terra è mischiata con argilla, liquido da canna da zucchero, impasto di riso, sabbia e frammenti di pietra e che, una volta secca, risulta dura come una roccia. Nei piani inferiori le finestre sono assenti o si limitano a semplici fessure. All' interno sono racchiusi i pozzi e gli animali domestici; i1 che, in caso di, assedio, rende gli abitanti autosufficienti per lunghi periodi. La porta di ingrresso è rivestita da una lastra di terra e tutte le sere viene chiusa mediante due sbarre in legno, incastonate nel muro. Si narra che siano stati proprio questi dispositivi difensivi a far desistere i pirati giapponesi, che durante la dinastia Ming infestavano la costa del Fujian, dal saccheggiarne anche le provincie interne.

Fattoria HakkaLe fattorie circolari disseminate nella provincia di Yongding sono 368 La loro architettura è piuttosto semplice, trattandosi in sostanza di una serie di centri concentrici. Le cinte esterne, la cui altezza può variare dai due ai piani, ospitano al primo le cucine, al secondo i magazzini alimentari e ai successivi piani le camere da letto. Tutte le stanze danno sul cortile interno e sono collegate tra di loro da un corridoio in legno, accessibile da più rampe di scale. Nel cortile le costruzioni sono più basse, generalmente uno o due livelli, ed ospitano le stalle, le camere per gli ospiti e, al centro, la sala degli antenati. Questa sala è il centro della vita collettiva: gli abitanti vi si radunano quotidianamente a discutere e a giocare, vi celebrano occasioni importanti come i matrimoni e soprattutto vi conservano le tavolette ancestrali grazie alle quali è possibile rintracciare la genealogia delle singole famiglie. La posizione centrale della sala ancestrale ribadisce l'importanza del culto degli antenati nella tradizione confuciana. L'archittetura delle case circolari rifìette la ricerca confuciana del massimo equilibrio attraverso criteri di progettazione quali l'orientamento Nord-Sud e la simmetria attorno ad un asso centrale.
Nelle strutture quadrate l'allocazione degli spazi è simile ma rispetto ad esse le strutture circolari offrono una maggiore esposizione al sole ed una maggiore ventilazione. Inoltre queste ultime si sono rivelate antisismiche; nel 1940, un terremoto aprì una grossa crepa nella fattoria circolare Huanji, costruita nel XVIII secolo, e in seguito i muri si rinsaldarono da soli.
La più grande fattoria circolare, soprannominata Shenyuan, ha un diametro di 80 metri ed ospita 600 persone. Chengpi, "il re delle fattorie circolari in terra", è stato costruito nel 1709 , durante la Dinastia Qing, ha un diametro esterno di 73 metri ed ospita 400 persone. Le stanze in cui abitano le famiglie sono piccole ma funzionali: 8 metri quadrati in cui troneggia un grosso letto di legno.
Più recente ma più sofisticato è Zhencheng costruito, all'inizio del secolo, da un ricco commerciante di tabacco. A differenza degli altri questo edificio è di pietra. Data l'assenza di strade carrozzabili le colonne della sala principale dovettero essere portate a spalla dalla cava cosi come la ringhiera appositamente costruita a Shanghai. Si tratta di due cerchi concentrici, alti quattro e due piani, che racchiudono un palcoscenico teatrale. La sua struttura riflette il simbolo taoista degli Otto Trigrammi, simbolo della trascendenza e della divinazione.
A parte queste strutture di particolare bellezza e dimensioni, i tre quarti delle fattorie circolari sono a tre piani ed ospitano un centinaio di persone Esistono poi delle strutture più piccole, alte due o tre piani e costituite da un unico cerchio di mura.
Il popolo Hakka ha mantenuto le tradizioni e lo stile di vita delle Pianure centrali. Si pensa che sia proprio per preservare la propria che esso abbia deciso di emigrare al momento dell'arrivo di tribù nordiche.
Gli Hakka si considerano il ceppo primitivo dell'etnia Han a cui appartiene il 90 per cento della popolazione cinese. A dimostrazione di ciò continuano scrupolosamente a tenere traccia della propria genealogia per mezzo delle tavolette custodite nella hall ancestrale.
Essi possiedono anche una propria lingua, parlata da trentasette milioni di persone e pertanto il quinto dialetto della Cina, che, secondo alcuni studi, era la lingua ufficiale del Regno di Mezzo. Difatti molti poemi dell'epoca non rimano se non pronunciati in Hakka.
Date le loro abitudini migratorie alle donne fu risparmiato l' usanza dei piedi bendati, "i loti d'oro dalla lunghezza di tre pollici", considerati dai cinesi un particolare di irresistibile bellezza e soprattutto un sgno inequivocabile della ricchezza della famiglia che poteva permettersi una scarsa mobilità delle sue componenti femminili.
Gli usi e costumi Hakka sono stati tramandati fino ai tempi nostri. Nei villaggi i matrimoni avvengono ancora secondo la tradizione. Si tratta di una cerimonia elaborata, ad alto contenuto simbolico , che si tiene presso la comunità della sposa. Al centro della sala ancestrale viene posto un barile di riso in cui bruciano due candele rosse e che contiene, in segno di auspicio, un righello, per misurare le spese famigliari, un paio di forbici, per i lavori di cucito e uno specchio, per percepire e delineare eventuali macchie di disgrazia. Gli oggetti della dote vengono poi fatti passare, ad uno ad uno, al di sopra di un setaccio che le sorelle dello sposo fanno poi roteare tre volte attorno alle candele rosse per scacciare la cattiva sorte. La sposa, vestita di rosso, viene portata a spalla nella sala ancestrale dove il capo cerimoniale le pettina tre volte i capelli, gli lava tre volte la faccia e le fa mangiare tre manciate di riso. Questo rito simboleggia la fine della sua infanzia. Un parente rovescia poi una bacinella di acqua di fronte all'uscio e solo allora essa con il marito potrà partire per la sua nuova casa.
Oggigiorno gli Hakka vantano una importante comunità all'estero. Probabilmente è stato il loro passato di continue migrazioni ad avere aperto le strade del mondo al loro spirito intraprendente e coraggioso. Non è certo un caso che gli Hakka abbiano annoverato e annoverino tra loro tuttora personalità di grande rilievo.

© del testo e delle foto di Alessia Lenzi e Gianluca Ianni