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Cultura


GIARDINO CINESE

L’arte del giardino cinese è la più antica nella storia dei giardini. La sua formazione, i prodromi della sua evoluzione si rivelano già attorno al XV secolo a.C. come testimonia l’ideogramma ripetuto quattro volte del carattere "mu" (il cui significato italiano è: albero) rinvenuta su tamburi di pietra risalenti a quell’epoca e il cui significato attribuito è appunto "giardino" o "parco".

Cosa rappresenta in sostanza il giardino cinese? Il giardino è a tutti gli effetti un’opera d’arte, un manufatto, con un creatore o artista; ma allo stesso tempo i suoi elementi sono indipendenti dall’uomo, dall’artista, in quanto posseggono vita propria e vivono di vita propria e possono avere un corso evolutivo diverso rispetto all’idea ispiratrice originaria.

Secondo Dusan Pajin, dell’Università di Belgrado in Gardens, il giardino è creato all’interno di forme e convenzioni ma, come in parte testimoniato dall’evoluzione del paesaggio pittorico, può esistere in ultima istanza anche in natura, di suo, senza l’intervento umano.

Il giardino cinese è, secondo Pajin, disegnato per essere percepito come esperienza estetica, per la produzione di un piacere estetico. Il piacere è il risultato complessivo della singola valutazione di ogni oggetto, nella contemplazione del sapiente, di colui che individua i segni della conoscenza e che entra in comunione con le forze misteriose presenti nel giardino e nella sua architettura.

Posizione simile in Parchi, del Politecnico di Milano:

Dal momento che uno dei principi fondamentali è la naturalezza, la non attività contro la natura, armonizzarsi significa permettere all'ordine naturale delle cose di permanere, mutandolo il meno possibile. Questo principio si riferisce soprattutto alle "vene del drago", le correnti d'acqua nel terreno, e alla costruzione delle abitazioni degli uomini in modo tale da tener lontana la cattiva sorte. Di conseguenza le case erano collcate vicino all'acqua, orientate verso sud e adattate al sito.

Nel corso dei secoli, la vita in Cina è stata piena di incertezze, vide invasioni, vuoti e lotte di potere; fu questo il motivo per cui le persone cercarono sede sulle montagne, in luoghi di particolare bellezza, tali da favorire il ritorno alla natura.

Nei giardini cinesi, l'osservatore può decifrare tutta una serie di messaggi visivi diretti o indiretti; ogni cosa è sistemata in modo tale che ogni angolo il giardino abbia qualcosa da dire. L'abbondanza di immagini che avvolgono il visitatore suscita impressione tenendo costantemente desta la sua attenzione.

L'architettura cinese è senza eccezioni rigorosamente geometrica, mentre il giardino è composto da forme libere ed organiche.

Ogni giardino ha un nome come ogni opera d’arte. Nei giardini più grandi, normalmente separati in settori, ogni settore ha un proprio titolo indicativo. L’attribuzione del nome segue un metodo definito, preciso, che prende spunto da fatti letterari, filosofici, e dell’arte tradizionale.

Il riferimento all’arte tradizionale, così come il concetto di variazione e copia nell’arte cinese, influenzano anche alcune progettazioni di giardini: all’interno di essi possono coesistere citazioni o copie in miniatura di giardini antichi o più famosi, in un gioco caleidoscopico di rimandi.

In questo senso anche il concetto dell’osservatore diventa parte attiva, in un gioco di rimandi rispetto al punto osservato. Come riassume Maurizio Paolillo, citato in Garden, del Politecnico di Milano, il punto di osservazione in movimento si associa ad un oggetto fisso, mentre al contrario un oggetto mobile (una sequenza, un viale, un paesaggio in movimento) è associato ad un punto di vista fisso e stabile. Il tutto a simboleggiare l’intrinseca unione uomo-natura, in una profonda fusione contrassegnata dall’inscindibilità del rapporto ma variata in una continua mutazione anche attraverso lo spostamento dell’oggetto-soggetto.

Per definire i criteri estetici di valutazione del giardino cinese, gli studiosi hanno delineato due coppie di concetti fondamentali: sostanza (chih) e ornamento (wen); creatività artistica (kung-fu), e spontaneità (tzu-jan).

Spontaneità (tzu-jan) e autenticità (chen) sono gli ideali che ispirano l’artista. Nel giardino cinese l’autenticità è rappresentata dalla roccia. Sin dalla metà dell’epoca della dinastia T’ang (VIII secolo) la roccia erosa dall’acqua diviene un importante elemento del paesaggio. Le rocce poste in posa verticale costituiscono dei veri e propri monumenti, come delle statue, spesso poste isolatamente su piedistalli, diversamente dalle rocce poste in modo orizzontale o sovrapposto.

La funzione dell’acqua e del suo lavoria di scavo sula roccia è identificata con il concetto di potenza, come nel Tao: "Nulla sotto il cielo è più molle e inconsistente dell’acqua. Ma quando incontra oggetti duri e resistenti nessuno di essi le può resistere". (LXXVIII).

In Cina si svilupparono sostanzialmente tre tipi di giardino.

Quello esteso, vario ed esotico, spesso con effetti caleidoscopici, attiene maggiormente alla sfera imperiale e dell’alta corte o di ricchissimi uomini di commercio.

Un secondo tipo di giardino è legato a templi anche complessi, o a parchi scenografici.

Un terzo infine, forse più interessante e vario, raggruppa il giardino di studio, a partire dal giardino privato fino al giardino luogo di incontro e palestra di letterati, ufficiali di corte o artisti.