LE SCELTE EDUCATIVE E DIDATTICHE

I rapidi cambiamenti che avvengono nella società contemporanea sollecitano di continuo le istituzioni scolastiche superiori a rinnovarsi profondamente e ad attuare un sempre più stretto legame tra educazione, istruzione e formazione professionale. L'educazione, l'istruzione e la formazione hanno come fine la valorizzazione e la crescita della persona, in modo che possa interagire positivamente con l’ambiente socio-economico e culturale, avendo sviluppato proprie attitudini mentali ed elaborato scelte valoriali che presuppongono una consapevole e critica visione della realtà.

La Scuola, pertanto, non può più richiamarsi ad una tradizione formativa ormai entrata in crisi che si occupava solo di trasmettere conoscenze disciplinari e nozioni, anziché concentrare le sue strategie sullo sviluppo di competenze operative necessarie ad affrontare i rapidi cambiamenti in atto, soprattutto nei settori tecnico-scientifici. Essa deve divenire un luogo di crescita reale e perciò riqualificare la sua proposta formativa e le sue strategie didattiche, anche al fine di ridurre al minimo i rischi di abbandono e di insuccesso.

Il progetto educativo e didattico del nostro Istituto pone al centro dei processi di apprendimento l’allievo non in quanto "acquirente" passivo di diversi saperi preconfezionati, ma come persona-agente, consapevole di doversi "attrezzare" culturalmente ad affrontare i mutamenti continui della società durante tutto l’arco della sua vita.

Per questo motivo anche nel nostro Istituto è vivo il dibattito e il confronto sulla struttura dei curricoli, avendo chiaro l’obiettivo della necessità di aprirli ai "nuovi saperi" (informatica e lingua inglese), ma anche, e soprattutto, di aggiornare criticamente i contenuti tradizionali, indirizzando ogni sforzo verso l’attuazione di un sistema formativo incentrato sui "saperi essenziali", che debba basarsi su processi di apprendimento non ripetitivi e inerti, bensì stimolanti e dinamici. Pertanto si rafforza sempre di più tra noi docenti la consapevolezza che non bisogna solo trasmettere conoscenze, ma che occorre utilizzare gli insegnamenti disciplinari come "mezzi di formazione", facendo propria una prospettiva didattica secondo la quale siano valorizzate quelle competenze e abilità che ciascuna disciplina può sviluppare.

Da qui nasce la necessità di superare le "divisioni" disciplinari, di integrare i saperi in un’ottica multidisciplinare, di sperimentare nella prassi didattica un lavoro per progetti tale da promuovere negli studenti capacità di autonomia e assunzione personale di responsabilità. Questo richiede sul piano metodologico e relazionale un coinvolgimento maggiore tra docenti e discenti: in altri termini il successo scolastico si raggiunge se l’allievo ha fiducia in sé e nelle proprie capacità, se è accolto in un clima sociale positivo che offre aiuto e garantisce collaborazione reciproca, se trova di fronte un interlocutore attento alle sue problematiche ed eventuali difficoltà, se viene coinvolto insieme ai suoi compagni nella programmazione, nella conduzione e nella valutazione delle attività didattiche, nonché nell’autovalutazione del suo impegno e della sua crescita culturale.

Quindi la Scuola deve valorizzare gli interessi e le attitudini individuali, costruire dei percorsi formativi flessibili e, se occorre, anche personalizzati, per cui l’azione didattica, intesa come scelta degli obiettivi essenziali da perseguire, selezione dei contenuti e individuazione dei metodi più efficaci, deve essere continuamente "sorretta" dalla motivazione degli allievi ad apprendere. Nelle nostre aule si deve sviluppare una vera e propria azione di con-ricerca attraverso la quale docenti e studenti attivino forme di insegnamento- apprendimento cooperativo, in modo che ogni aula diventi un mini-laboratorio di stimolanti e creative esperienze didattiche in cui siano coinvolti attivamente entrambi "i protagonisti" dell’azione educativa, che insieme devono progettare le attività da svolgere.

L’insegnamento-apprendimento non può quindi che essere fondato su obiettivi formativi intesi in termini di conoscenze, competenze e capacità (basti su ciò ricordare la normativa che regola il nuovo esame di Stato e quanto è riportato nell’art. 10 del Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche).

Pertanto come docenti siamo consapevoli della necessità di abbandonare la vecchia prassi didattica fondata sul "programma", cioè su una lista di contenuti da trasmettere a tutti i costi agli studenti, per acquisire con sempre maggiore cognizione e spirito collegiale le procedure educative di una programmazione "per obiettivi", i quali, se raggiunti, garantiscono il successo dell’azione didattica.

Le attività programmate ad inizio anno scolastico, sia da parte dei gruppi disciplinari prima che dei Consigli di classe dopo, sono rivolte a definire un percorso didattico organico e unificante, centrato sugli obiettivi di apprendimento da perseguire in linea con le finalità specifiche delle singole discipline e del progetto educativo dell’Istituto, considerando la scelta dei contenuti e dei metodi di insegnamento come "strumenti" idonei a raggiungere tale scopo. Ciò significa che il percorso formativo dell’Istituto identifica come necessari lo sviluppo e il potenziamento di obiettivi trasversali inerenti al possesso di abilità linguistiche, di capacità logico-operative, di comprensione, di applicazione, di analisi, di sintesi e di valutazione critica delle conoscenze acquisite, che devono essere collegate in un quadro unitario al patrimonio culturale già posseduto dagli allievi, i quali devono saper argomentare validamente le proprie opinioni e riuscire a comprendere i cambiamenti nei settori professionalizzanti per poter interagire con essi. Si avrà cura perciò che l’allievo sia messo nella condizione migliore per "imparare a imparare", cioè che possegga gli strumenti conoscitivi e operativi per essere autonomo nelle sue scelte, quindi capace di orientarsi e di inserirsi responsabilmente nella vita sociale e professionale.

Il nostro progetto educativo e didattico vuole rispondere anche ai bisogni adolescenziali, per cui non può che essere flessibile e concreto: lo sviluppo dei processi cognitivi e delle attitudini degli allievi si realizza soprattutto se il Consiglio di classe, nella sua collegialità, riesce ad individuare le strategie e gli strumenti idonei per insegnare "ad apprendere e a fare", creando una sorta di processo a spirale in cui le conoscenze, le competenze e le capacità possedute da ciascuno, interagendo tra di loro, si rafforzano e si arricchiscono.

La classe deve conoscere il percorso formativo elaborato collegialmente dai docenti e quindi le conoscenze essenziali che ciascuno deve possedere in modo consapevole, relative ai contenuti disciplinari ma anche a quelli multidisciplinari, quali concetti, tematiche, argomenti, termini, princìpi, teorie, regole, procedure, metodi, tecniche applicative. Nello stesso tempo ogni allievo deve essere messo nella condizione favorevole di saper utilizzare e applicare in concreto le conoscenze acquisite, per risolvere, ad esempio, determinati compiti, o per produrre testi specifici, ecc. Ma il soggetto deve essere logicamente in grado di riflettere su ciò che "sa e sa fare" e di rielaborarlo criticamente, quindi deve possedere quell’insieme di capacità che gli consentono di operare scelte corrette, di affrontare situazioni particolari, di trovare risposte intelligenti a problemi nuovi, al fine di acquisire quella capacità di autoapprendimento trasversale che costituisce uno degli obiettivi più alti che un corso di studi deve perseguire.

Le scelte metodologiche di ogni disciplina, finalizzate al conseguimento degli obiettivi prefissati, debbono essere protese a valorizzare in modo appropriato la centralità dell’allievo, il quale va incuriosito e stimolato intellettualmente per sentirsi protagonista attivo dell’apprendimento. Il docente, nel momento in cui valorizza l’apporto reciproco di ogni componente della classe, assume una funzione tutoriale e di guida: egli sul piano etico si pone come esempio per i suoi studenti, i quali a pieno titolo sono "persone" che nella Scuola trovano un luogo privilegiato per la loro crescita culturale e civica.

E’ necessario perciò che la programmazione dell’attività didattica privilegi l’aspetto qualitativo della formazione che non quello della quantità delle informazioni e dei contenuti da svolgere, anche perché va utilizzato in modo oculato il tempo a disposizione per i necessari interventi di approfondimento, di orientamento, di motivazione allo studio e di recupero delle carenze di base. Inoltre, man mano che aumenta la complessità dell’offerta formativa e delle prestazioni richieste, occorre evitare che prevalgano visioni settoriali, in quanto lo studio dei contenuti pregnanti di ciascuna disciplina va affrontato con un approccio sistemico, per necessità aperto al rapporto con le altre discipline, soprattutto con quelle della stessa area. Per garantire una visione globale dei processi di apprendimento dei "saperi essenziali" è utile che l’insegnamento sia condotto attraverso un approccio problematico, in modo da mettere in luce analogie e connessioni tra argomenti appartenenti a sfere disciplinari diverse. Per facilitare poi l’integrazione delle conoscenze e una loro acquisizione consapevole, il docente partirà il più possibile da situazioni reali e concrete sulle quali gli allievi hanno già acquisito conoscenze e competenze adeguate, per giungere ad un progressivo processo di generalizzazione e di astrazione logica.

Le attività saranno variate in funzione delle fasi di lavoro e delle opportunità argomentative offerte da ciascuna unità didattica, avendo cura di evitare la monotonia e di non far perdere organicità ed efficacia al dialogo educativo. Per stimolare negli studenti l’attitudine alla curiosità intellettuale, alla ricerca personale, all’autonomia di apprendimento e per accrescere il loro senso di responsabilità e il coinvolgimento nel percorso formativo, si ritiene indispensabile, anziché l’uso frequente della lezione frontale, utilizzare metodologie attive, quali discussioni, dibattiti, lavori di gruppo, risoluzione di problemi, esercitazioni e ricerche collettive, raccolta , elaborazione e interpretazione di dati, simulazioni di casi aziendali e di questioni professionali con produzione di relazioni e tesine, attività progettuali anche extracurricolari su temi diversificati. Queste novità nel campo della didattica potranno anche richiedere un cambiamento nell’organizzazione del lavoro dei docenti, introducendo elementi di flessibilità nella struttura dell’orario di lezione e prevedendo per determinate attività multidisciplinari di particolare spessore culturale la compresenza di due docenti.

In una Scuola che cambia, anche gli strumenti di lavoro si rinnovano: accanto al libro di testo usato in maniera critica, si utilizzeranno saggi, giornali, riviste specializzate, altri testi per operare opportuni confronti, audiovisivi, materiali multimediali, lavagne luminose, strumentazioni tecniche e professionali. I laboratori informatici non saranno frequentati solo dai docenti delle discipline tecnico-scientifiche , ma anche da quelli dell’area linguistica e storico-letteraria, così come la biblioteca, appena sarà terminato il suo allestimento, diverrà uno spazio polivalente per accrescere i momenti di ricerca e l’interesse per la lettura, che dovrà sedimentarsi anche al di fuori dell’ambito scolastico.

In realtà, gli arricchimenti del processo formativo sono già presenti negli indirizzi sperimentali Igea e Brocca, i quali prevedono nel loro curriculum l’attuazione di "un’area di progetto" di natura pluridisciplinare da svilupparsi nell’ultimo biennio di studi, al fine di concretizzare il principio dell’unitarietà del sapere e di valorizzare una "didattica per problemi". La scelta del tema da proporre come ricerca e la sua "analisi di fattibilità" devono rappresentare una simulazione di una situazione reale, attraverso la quale i giovani possono individuare un settore nel mondo del lavoro di potenziale utilizzo futuro delle conoscenze, competenze progettuali e capacità intellettive acquisite.

L’area di progetto, elaborata dal Consiglio di classe con il pieno coinvolgimento di tutti gli studenti, consente un’articolazione flessibile dell’orario di lezione delle discipline (non meno di tre) coinvolte nella ricerca, fino ad un massimo del 10% del loro monte ore. Essa rappresenta un’esperienza didattica particolarmente significativa perché consente di sviluppare negli studenti attitudini mentali e capacità orientate alla risoluzione di problemi e favorisce l’interiorizzazione delle conoscenze acquisite attraverso una loro applicazione pratica. Inoltre sul piano comportamentale potenzia la capacità di lavorare in équipe in modo produttivo, contribuendo a sviluppare il senso di responsabilità degli allievi rispetto agli impegni assunti, favorisce i collegamenti tra la formazione scolastica e il mondo del lavoro nell’ambito dei profili professionali specifici.

Anche sul piano metodologico l’area di progetto rafforza lo spirito di collaborazione reciproca attraverso i lavori di gruppo, i momenti di studio e di dibattito seminariali: la funzione del docente diventa quella di aiutare gli allievi a mettere "a fuoco" il problema per riuscire a organizzarsi, di fornire il proprio specifico apporto solo se strettamente indispensabile, di monitorare l’intero svolgimento della ricerca, che potrà trovare un valido supporto anche nella consulenza di esperti esterni alla scuola.

I docenti che operano nel nostro Istituto riconoscono l’importanza fondamentale e strategica di lavorare in gruppi, sia disciplinare che di progetto, assumendo la collegialità come modello organizzativo delle proprie attività, nell’ottica di una Scuola che si pone come servizio sociale rivolto a soddisfare le richieste di istruzione e di formazione dei giovani provenienti dalla comunità civile. Sicché per costruire nella Scuola le basi di un sentire condiviso occorre gradualmente porre mano a una dimensione organizzativa nella quale delle persone fortemente motivate, che isolate non produrrebbero risultati significativi, possano con fiducia diventare un gruppo operativo, imparando a condividere finalità, linguaggi, valori e istanze di trasformazione del quotidiano operare.

 

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