Ragioniamoci anno IV, n.5 - giugno 1997


Visita ad Ortona: centro di recupero per tossicodipendenti

2° corso Post-diploma all'ITC: Assistenti ed animatori per il turismo

Anticipati i tempi del "Polivalente"
Accorpati Liceo ed ITC

Galleria dei viestani da ricordare: Enrico Bacco

Incontro ravvicinato
con due ex tossicodipendenti

Progetto 2000:
educazione alla salute,
disagio giovanile

La macchina antropometrica:
intervista ad un inventore particolare

Per la scomparsa di Marta Russo

Intervista ad una famiglia albanese
felicemente inserita a Vieste

Dall'ITC alla facoltà di Lettere:
Riflessioni su una scelta anomala

Maturità 97
Elenco delle commissioni d'esame a Vieste

Cosa fanno i nostri ex alunni
dopo il diploma

Il pensiero Forte ed economico:
La propaganda è l'anima del commercio

Voglia di poesia,
a cura di M. Rollo

Bentornata Marialina

Invito alla lettura:
Padre Padrone
di Gavino Ledda

Sport
Un meraviglioso anno
di intensa attività

Grazie,
Professor Soldano

Test: scopri la tua vacanza ideale

Beauty oroscopo

Barcellona 97

L'angolo della musica:
Hip hop

Progetto cineforum

Vieste, città pellegrina a Merinum

Il "sale" popolare
La fitoterapia nella tradizione viestana
(da una ricerca del Prof. Domenico Ragno)

Il grande inciucio

Visita delle quarte alla Comunità
Soggiorno Proposta di Ortona:
Cronaca di una giornata particolare
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Sabato 3 Maggio sono andata, insieme alla mia classe, la IV A, e alle altre due quarte dell'ITC di Vieste, a Ortona per passare un giorno nella Comunità Soggiorno-Proposta.
Ci hanno accompagnato i professori A. Piemontese, M. Di Stasio e V. Romano, oltre allo Psicologo A. Calderisi.
Arrivati a Ortona, ogni classe è andata presso la comunità assegnatale; la IV A è stata destinata a San Pietro (comunità centrale).
Appena scesi dal pullman, abbiamo salutato tutti i ragazzi e, dopo esserci presentati, abbiamo dato loro una mano nello svolgimento delle varie attività del giorno. Non è passato molto tempo prima che facessi amicizia un po' con tutti e così hanno fatto i miei amici di classe. Verso le 12:30 circa, abbiamo pranzato tutti insieme; quindi abbiamo discusso dei problemi dei giovani in generali e dei tossicodipendenti in particolare, seduti tranquillamente sotto gli alberi. Quando sono arrivate le altre classi a San Pietro, si è tenuto il dibattito con Don Gigi ed alle 18:00 siamo ripartiti.
Secondo me, senza esagerazioni, è stato un giorno memorabile, un'esperienza che non dimenticherò facilmente. Non ci sono parole per descrivere quei bei momenti.
Il luogo, in cui è collocata la Comunità, da dove si può ben osservare la Maiella e il Gran Sasso, è quasi un Paradiso, è soave e presenta un'atmosfera di tranquillità.
Ciò che mi ha colpito di più è stato il rapporto che c'è tra quei ragazzi, fondato sull'amicizia e sul rispetto reciproco, in quanto sono consapevoli di dover condividere e cercare di superare un problema comune, anche se poi non sono tutte rose e fiori.
Se devo dire la verità, la Comunità non me l'aspettato così: immaginavo che ci fossero più ragazzi e degli assistenti o qualcosa del genere; invece, tutte le attività sviluppate all'interno della comunità sono gestite dagli stessi ragazzi.
Comunque, a parte tutto, sia io che i miei amici non volevamo più andare via.
Un'altra bella occasione è stata quella di aver potuto conoscere Don Gigi, una persona formidabile, che si dedica giorno per giorno completamente alle tre Comunità: grazie a lui oggi la Comunità Soggiorno-Proposta è diventata importante e credibile.
Concludo dicendo che ognuno di noi ripeterebbe e rivivrebbe quest'esperienza!

Carmen Ranalli (4^A)


2° corso Post-diploma all'ITC "Vincenzo Giuliani"

Appena concluso il corso post-diploma di Assistenza per il turismo, l'ITC "V. Giuliani" é stato autorizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione, Divisione Tecnica, ad organizzarne un altro, per diplomati degli istituti di scuola secondaria superiore, che si preannuncia molto più interessante dell'altro, sia nella struttura del progetto e sia nella qualità. Il corso, dal titolo Assistenza e Animazione per il turismo, sarà diverso dal precedente perché deve dare maggiore spazio all'animazione turistica. E' per questo che é previsto l'insegnamento di nuove discipline: Animazione turistica, Tecniche della comunicazione turistica, che hanno lo scopo di preparare i giovani a saper assumere atteggiamenti disinvolti e spigliati nei confronti degli ospiti, in modo da promuovere la qualità dell' offerta turistica.
Il gruppo di Progetto, composto dal Preside, dalla Prof.ssa Di Vieste e da Mastromatteo Vincenzo (personale amministrativo), si avvale della collaborazione di persone che da anni lavorano nel mondo del turismo e che, perciò, offrono garanzia per un lavoro attento e qualificato.
Numerose sono state le domande di partecipazione, tanto che è stato necessario procedere ad una selezione, che ha permesso di ammettere a frequentare il corso N° 33 giovani in possesso del diploma di maturità.
Il Corso, iniziato il giorno 28 Aprile, dopo l’interruzione estiva, si concluderà entro il mese di Novembre.
I docenti, valenti professionisti forniti di un curriculum di comprovata esperienza, alterneranno lezioni teoriche e stages presso: Hotel degli Aranci, Spiaggia Lunga, Camping le Diomedee, Comune e Azienda per il Turismo.
Poiché la scuola interagisce col territorio, al termine di questo corso di specializzazione, la città di Vieste, a prevalente vocazione turistica, avrà a sua disposizione altri 30 giovani professionisti nel campo del turismo. La speranza è che i giovani possano al più presto essere inseriti nel mondo del lavoro, a dimostrazione che il possesso del titolo di studio è indispensabile e consente alla società di disporre di un servizio qualificato e di fare un salto di qualità.

Prof. Michele Impagnatiello


Anticipati i tempi del "Polivalente"
Accorpati Liceo ed ITC

Dall'anno scolastico 1997/98 l'ITC V. Giuliani di Vieste e il Liceo Scientifico Fazzini verranno accorpati e saranno coordinati da un unico preside. Il Provveditore, incalzato dai tempi, ha dovuto accelerare gli atti per la definizione della riorganizzazione della rete scolastica, per cui si è attenuto ad una procedura anomala, non coinvolgendo le autorità degli Enti Locali e i Distretti Scolastici, che improvvisamente, soltanto il giorno 22 Aprile u.s., sono venuti a conoscenza del provvedimento, che sarebbe stato discusso il giorno 24 Aprile in sede di Consiglio Scolastico Provinciale. Speriamo che questo accorpamento possa creare occasioni di ulteriore sviluppo delle numerose attività promosse dall’ITC ed ancora in corso di svolgimento. In questi anni, infatti, l'ITC di Vieste è cresciuto molto, soprattutto nella qualità del servizio che riesce ad offrire. Sono in atto le sperimentazioni Brocca e del Piano Nazionale dell'Informatica, all’interno dell’innovativo indirizzo IGEA, l'insegnamento di tre lingue straniere (Francese, Inglese, Tedesco), in risposta alla vocazione turistica di Vieste. In questi due ultimi anni scolastici gestisce corsi post-diploma per l'assistenza e l'animazione turistica, promuovendo la qualificazione dei giovani in questo settore tanto importante per il paese. La prima edizione del post-diploma, conclusasi nello scorso mese di Febbraio, ha riscosso plauso ed apprezzamento sia nel mondo scolastico che in quello dell'imprenditorialità. La Comunità Europea ed il Ministero della Pubblica Istruzione, tenendo conto di questi risultati, hanno ritenuto di avviare un secondo corso, iniziato a fine aprile, con la partecipazione di un elevato numero di neo-diplomati. A livello scolastico, il Collegio dei docenti è molto attivo e si preoccupa di offrire ai giovani svariate opportunità di professionalità e di incentivo per il mondo culturale. La scuola è sempre in movimento ed intraprende molte attività extra curriculari:
- pubblicazione di 5 numeri di Ragioniamoci, che si è occupato di tutti i fatti più rilevanti riguardanti la scuola ed i territorio di Vieste;
- Educazione ambientale, stradale, sessuale;
- Cineforum;
- C.I.C., Vieste Itinerari, visite guidate, Progetto Giovani 2000.

La Redazione.


Galleria dei viestani da ricordare:
Enrico Bacco

P. Marracci, in Biblioteca Mariana, tomo I, p. 551, sostiene che Arrigo Bacco non è uno scrittore napoletano, bensì tedesco, mentre V. Giuliani nelle sue Memorie Storiche di Vieste (pag. 144), dopo l'attenta lettura del capitolo Descrittione della città di Vesta inserito nella opera Il Regno di Napoli diviso in dodici Provincie, pubblicata nel 1618 (pp. 147-151), afferma che "sotto il nome [di Bacco] velasi un cittadino vestano".
Infatti Bacco, dopo aver riportato, forse per i creduloni, la leggenda, estrapolata da Istoria Illirica di Francesco Sacro e da Supplemento delle Croniche di Jacovo Filippo Bergamasco che vuole Vieste fondata da Noè e intitolata a Vesta (o Hesta), moglie di costui, con una breve disamina e con molta serietà, sostiene che le origini della nostra città sono antichissime e che il suo primo nome fu quello di Uria, riportato dai grandi storici greci e latini (Strabone, Erodoto, Plinio, Diodoro, Appiano Alessandrino, Dionisio e da altri). Oggi questa teoria viene condivisa, sostenuta ed avvalorata dai maggiori studiosi di Storia Antica, sia italiani che stranieri.
Con molta semplicità, ma con altrettanta eloquenza, fa poi una carrellata storica su Vieste, dalla dominazione romana fino ai suoi giorni, si sofferma sull'origine della Diocesi ed esalta l'elevazione a papa del vescovo Ugo Buoncompagni, che salì sul trono pontificio col nome di Gregorio XIII.
Grazie a Bacco noi veniamo a conoscere il primitivo nome della Cattedrale che fu quello di S. Maria Oreta e che, per iniziativa di Federico II, dopo il restauro del 1240, fu denominata Maria SS. Assunta in Cielo, titolo che conserva tuttora; e che le famiglie più in vista dell'epoca erano quelle dei Marielli, Urbino, Fasano, Carlucci, Santoro, Prudenza, Papalano, Caputo, Gatta, Maroldo, Tontomonaco, Ianula, Pinto, Fano, Colapaulo, Protontino, Vaccillera, Induccilo e Cotugno.
Accenna anche alle antiche rovine di Marino (oggi Merino) e alla festa di S. Maria del 9 maggio; alla permanenza a Vieste dei papi Alessandro III, in occasione del suo imbarco alla volta di Venezia per firmare la pace con Federico Barbarossa; e di Celestino V, quando tentò di raggiungere le coste della Jugoslavia dopo la rinunzia al Pontificato.
Solo un viestano poteva parlare con tanto ardore del suo paese precisando che "ha il territorio fertilissimo e ripartito dalla Natura in piani e colli con mirabile simetria; e per industria è adornato d'alberi fruttiferi in gran copia, e in particulare d'olive e viti di tanta perfettione, che togliono il vanto ai vini e ogli [olii] più celebrati dagli antichi. Nei boschi suoi più che in ogn'altro luoco si cava nell'estate dagli orni grandissima quantità di manna, la quale portata poi alle parti di Venetia, della Marca e di quel contorno apporta non poca utilità e guadagno ai cittadini".
E ancora "Tiene il mare molto abbondante di pesci, e in particolare vi si fa la pescagione delle sarde, alla quale nella primavera vi concorrono centinaia e centinaia di barche e sogliono le notti prenderne tanta copia che suol'eccedere ogni barca le sessanta e settanta migliara, quali poi salate sommistrano abondanza di esse a tutta la Provincia. Ha l'aria perfettisima e molto salubre, perilchè le donne particolarmente sono assai belle e hanno una venustà naturale molto notabile".
Con il dolore nel cuore, ricordando l'ultimo eccidio operato dalle orde barbaresche, di cui, forse, fu atterrito testimone, scrive: "Ultimamente, nell'anno 1554 del mese di luglio, non senza colpa dei Governatori Provinciali di quel tempo, dopo l'esser stata sette giorni assediata da Draguth con settanta galere dell'armata del Gran Turco (Solimano il Magnifico), fu ultimamente, non potendosi più difendere, saccheggiata, presa e abbruggiata con preda notabile di cittadini e ricchezze e con perdita di sette milia anime tra presi e morti". Dovette, con la famiglia riparare a Napoli, dove prese stabile dimora. Qui, infatti, lo si trova, 21 anni dopo (1575), prima garzone di bottega presso il libraio Orazio Salviani e, dopo la morte di questi, proprietario della stessa libreria.
Francesco Soria, nelle Memorie storico-critiche degli storici Napoletani (Napoli 1781) lo presenta come uno che "aveva una capacità assai superiore a questo basso mestiere e da libraio videsi trasformato in Istorico". Non godette apprezzamenti presso gli storici suoi contemporanei di Napoli e per evitare le aspre critiche, usò, sebbene invano, lo pseudonimo di Flaminio Rossi. Fra i maggiori denigratori vi fu Tommaso Costa, il quale lo accusò di pomposità nello scrivere e di essersi servito di "certe notizie tratte dalle sue opere, senza fargli l'onore di neppure nominarlo".
Enrico Bacco, morì dopo il 1607. Delle sue opere si ricordano:
- Effigie di tutti i Re, che han dominato il Reame di Napoli da Ruggiero I Normanno in fino a noi, cavate da diverse pitture, marmi ecc. con brievi notizie delle vite di essi (Napoli 1602);
- Il Regno di Napoli diviso in dodici Provincie
, che ha avuto diverse edizioni, con lui vivente, nel 1605 e 1606; successivamente a cura di Antonio Sofia nel 1618 e con ampliamento di Cesare d'Engenio nel 1622 e 1626 e infine con le vistose aggiunte di Giuseppe Mormile nel 1629.
- Teatro della nobiltà d'Italia, con lo pseudonimo di Flaminio Rossi (1607);
- Delle grazie e miracoli della B. Vergine del Monte Carmelo (1605);
- Vita di S. Martino
, vescovo di Tours e protettore di Martina, che ebbe una ristampa nel 1737.

Matteo Siena


Incontro ravvicinato
con due ex tossicodipendenti

Nell'ambito delle attività di educazione alla salute, è stato organizzato un incontro tra due ex-tossicodipendenti e le classi terze dell'I.T.C. Giuliani; sono intervenuti anche la dott.ssa Falcone, lo psicologo dott. Calderisi e alcuni docenti. A rompere il ghiaccio è stato Elia, che ci ha raccontato in breve la sua esperienza: Io ho incominciato a fumare a 15 anni, quando lavoravo in una panetteria con altri miei due amici, ora scomparsi. All'inizio non sapevo nemmeno dell'esistenza di quella sostanza che provoca dipendenza danneggiando così il sistema nervoso e l'organismo, ma vedendo i miei amici che, anche dopo diverse ore di lavoro, erano sempre agili e sorridenti, chiesi il perché; così loro mi invogliarono a fumare quella mia prima canna. Mi sentivo male, il battito del cuore accelerava, gli altri intorno a me ridevano, sentivo che stavo per soffocare, mi sentivo strano, avevo paura. Ora, pensando a quel gesto e al punto dove sono arrivato, traggo una sola conclusione: la canna è una fregatura, vi consiglio di non farvi trarre in inganno, altrimenti perderete gli anni più belli della vostra vita. Non bisogna farsi usare come hanno usato me e tanti altri, io mi sono pentito e vi dico che il pentimento è un grande dolore.
Ad Elia abbiamo chiesto:
Nel momento in cui ti bucavi, cosa provavi?
L'eroina è molto pesante. Si superano tutte le timidezze. Mi sentivo in una fase di esaltazione. Non era una situazione che durava molto, ma era provvisoria. La cosa che dura a lungo è vera e porta gioia, la cosa che è provvisoria porta sempre dolore o sofferenza.
Ora che sei uscito da questa esperienza negativa ti senti emarginato?
No, mi sento amato. Emarginato è solo chi non si sente amato e non sa offrire agli altri qualcosa di sè. Come si fa ad aiutare un cannaiolo?
Bisogna vedere se è disponibile. I tentativi devono essere fatti in continuazione. Non bisogna fermarsi al primo no.
Quali sono i motivi che spingono una persona a fumare?
Si inizia a fumare per curiosità, perché ci si trova in un gruppo che ne fa uso e bisogna così seguire e accettare le regole. All'inizio non si accetta il fatto che quella è una sostanza da cui è difficile liberarsi, si tende sempre a pensare che si può uscire quando lo si vuole, ma non è facile, si è sempre prigionieri fino a quando non si cerca l'aiuto della società.
L'altro ex-tossicodipendente, che è venuto a trovarci, si chiama Costantino. Anche lui come Elia ci ha raccontato la sua avventura:
Io ho frequentato l'Istituto alberghiero, è stato lì che ho fumato le prime volte, oggi mi ritrovo con sette o otto anni alle spalle vissuti da drogato. Io sono uscito da quattro mesi dalla comunità di don Gigi e oggi posso affermare con gioia che è bello vivere normale.
Quali sono i motivi di fondo che inducono a provare lo spinello?
I motivi sono individuali. A volte capita di trovarsi in una età in cui ci si sente vuoti, altre volte si fuma per divertimento.
A chi ti sei ispirato per uscire fuori dal tunnel della droga?
Ho pensato a me, tenevo a dirvi che, essendo stato in comunità, ho constatato che la maggior parte delle persone ha deciso di cambiare quando si è sentita da sola. Anche adesso io penso a me. Io devo essere sempre me stesso e devo sostenere sempre le mie idee. Ho scoperto il valore della vita, la cosa più bella è conoscere una persona interiormente, capire quindi quello che pensa in realtà. La famiglia e la scuola, non svolgono un'adeguata funzione: entrambe hanno sempre nascosto il problema droga.
Hai frequentato la comunità, come ti sentivi il primo giorno?
Il primo giorno di comunità mi sentivo nero, ma col passare del tempo ho scoperto altri colori.
In comunità ci sono diverse regole, tu come le hai seguite?
Si, in comunità ci sono delle regole e bisogna rispettarle. E' stato grazie a quelle regole che ho incominciato a leggere, una sfida con me stesso. Adesso leggo meno, perché ho poco tempo. L'interesse di fare qualcosa nasce frequentando la gente e parlandoci. In comunità all'inizio mi sentivo stupido, non avendo molte conoscenze. Oggi affermo che, confrontandosi con gli altri, si riesce a conoscere meglio se stessi. La maggior parte dei giovani ex-tossicomani non si accetta.
All'uscita dalla comunità come è stato l'impatto con la società?
Ci sono state giornate tristi perché mi sentivo solo, ero solo. In comunità per dieci mesi sono stato responsabile, dovevo aiutare i ragazzi appena entrati. Ci sono state giornate in cui volevo tornarci, li mi sentivo bene, mi sentivo da dio.
E' giusto che i giovani facciano delle selezioni?
Non è giusto, però in certi casi è necessario. Sono quattro mesi che sono alla ricerca di un vero amico, ho scoperto che ci sono diverse difficoltà nel fare amicizia, perché è insita la rinuncia da ambo le parti.
L'incontro con Elia e Costantino è finito con un applauso commosso. Essi sono e rimarranno nostri amici.
Quanti altri giovani come Elia e Costantino hanno iniziato con la semplice sigaretta, per passare poi allo spinello, sino al punto di drogarsi? Questi giovani vanno aiutati sul serio, non bisogna dire: Come mi fanno pena! Bisogna amarli, forse solo con l'amore e l'affetto non ci sentiremo vuoti e soli.

Giusy Lopriore (3^D)


Progetto 2000

Nell'ambito del Progetto giovani 2000 sono state programmate e sono in fase di svolgimento, numerose attività che riguardano l'educazione alla salute e la prevenzione del disagio giovanile. Il progetto è stato avviato dopo un'indagine volta ad individuare i fabbisogni formativi degli studenti; essi risultano essere la conseguenza del contesto socio-economico in cui i giovani vivono. La società viestana, infatti, pur essendo stratificata, è formata in prevalenza da un ceto medio che, in generale, ha sviluppato dei valori basati soprattutto sul fattore economico. Anche se il reddito pro-capite è abbastanza elevato, le dotazioni strutturali del territorio sono del tutto inadeguate, soprattutto in relazione alle necessità dei giovani. In particolare si rilevano carenze sia di strutture (persino la nostra scuola è ubicata in un edificio per civili abitazioni) sia di stimoli culturali (a Vieste manca addirittura una sala cinematografica). In un tale contesto appare evidente che la scuola debba rivestire un ruolo assai più importante che in altre realtà. Essa pertanto si pone quattro obiettivi:
1) la formazione culturale;
2) la formazione umana;
3) la formazione sociale;
4) la prevenzione e il recupero della dispersione scolastica, fenomeno, quest'ultimo, che indica chiaramente il disagio giovanile.
Alla formazione culturale concorrono sia gli insegnamenti delle singole discipline che le tematiche connesse alle attività extracurriculari.
La formazione umana è l'obiettivo principale delle discipline umanistiche, tuttavia essa può essere perseguita anche attraverso quelle attività che riguardano l'educazione alla salute, le quali favoriscono la crescita, l'acquisizione di sicurezza nei comportamenti, l'autostima, la fiducia, il senso di responsabilità, la disponibilità alla solidarietà ed alla collaborazione.
La formazione sociale è il fine precipuo dell'educazione civica che non può essere disgiunta dall'educazione alla salute. "Vivere bene con sé stessi per vivere bene con gli altri" potrebbe essere lo slogan di ogni uomo che sia anche un buon cittadini. Il fine della formazione sociale, pertanto, e dunque dell'educazione alla salute, è quello di abituare i giovani a vivere correttamente nella società, aprendosi alle problematiche del contesto sociale, indicando loro delle prospettive per un futuro inserimento nel mondo del lavoro, stimolandoli alla solidarietà, alla conoscenza dei fenomeni sociali, del territorio in cui vivono, rimuovendo gli ostacoli affinché possano raggiungere una maggiore conoscenza della propria identità, del proprio corpo, per acquisire un comportamento sano e costruttivo, che consenta un'adeguata vita di relazione e favorisca i rapporti interpersonali anche all'interno della scuola, in modo che questa non venga più considerata come luogo di mero apprendimento nozionistico, bensì come una comunità in cui tutte le componenti interagiscono per la crescita umana e sociale di tutti.
Educazione alla salute significa anche interpretazione di quelle esigenze che spingono il giovane a lasciare la scuola. Essa, pertanto, nella sua vasta articolazione mira alla prevenzione di quelle condizioni di disagio e disadattamento che sono, senza alcun dubbio di natura psicologica. L'età definita più a rischio è naturalmente quella adolescenziale. Il periodo, come si sa, è caratterizzato da frequenti crisi, da una scarsa stima della persona, dovuta ad una valutazione negativa delle proprie capacità; il tutto però unito anche alla voglia di crescere, di apparire grandi a tutti i costi. L'adesione a modelli inautentici, con la conseguente accettazione di comportamenti devianti, è uno dei rischi che è necessario prevenire, soprattutto perché la mancata realizzazione del modello prescelto genera quegli stati d'ansia che sono spesso la causa della dispersione scolastica; come pure il confronto con i compagni più intelligenti o più preparati, che nella scuola necessariamente si verifica e che prepara il giovane ad un confronto ben più difficile da sostenere, che è quello che si realizzerà un domani nella società, può diventare il banco di prova dello sviluppo, del processo di costruzione e di qualificazione del Sè. Vorrei citare le parole dello psichiatra, dott. Loiacono, che, parlando di disagio diffuso qualche anno fa, affermò che "...E' sempre più difficile una buona osmosi con l'esterno, la membrana che permette gli scambi è diventata piena di buchi grossi. E sempre più difficile diventa mantenere la complessità, l'entrare e l'uscire velocemente e sequenzialmente nei vari pezzi. E' proprio la separazione a cui i giovani non sono per niente abituati, mentre si tratta di una cosa ontologicamente fondamentale e insostituibile...siamo costretti, specie nel ruolo, a smontare domani quello che si è deciso oggi...quindi non c'è niente che dà una continuità stabilita...Ancora: difficoltà a strutturare comportamenti sperimentali, dei quali ci sarebbe molto bisogno...".
Tenuto conto di tutto questo e anche delle direttive e degli orientamenti dell'Organizzazione mondiale della Sanità, del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea, il progetto ha previsto, per l'a.s. 1996-97, lo svolgimento dei seguenti moduli progettuali:
A) Prevenzione dei comportamenti a rischio;
B) Conoscere il territorio e le sue potenzialità(ed. ambientale, "Vieste itinerari", ed. stradale, ed. all'imprenditorialità);
C) Educare all'immagine e alla comunicazione (arte, spettacoli, cineforum, manifestazioni varie, giornale d'istituto).
Per rendere un servizio individualizzato agli studenti che hanno urgente necessità di informazioni, è stato istituito, infine, il C.I.C.(Centro di informazione e consulenza).
Per ciascuna tematica è stata designata una commissione che ha steso il programma relativo alle attività e agli incontri con gli esperti.

Maria Di Stasio
(docente referente dell'Educazione alla salute
e coordinatore dei progetti)


La macchina antropometrica:
intervista ad un inventore particolare

Signor Armillotta, ci vuole spiegare come è arrivato a ideare e a costruire la sua "macchina antropometrica"?
Nell'aprile del 1956, un vecchio maestro di sartoria mi indicò un punto particolarmente difficile per la confezione della giacca., che chiamava la morte del sarto. Affascinato da questo problema, ne cercai la soluzione sulle riviste e confrontandomi con altri sarti. Non riuscendo a venirne a capo, mi trasferii a Milano alla ricerca del punto strategico che mi permettesse di realizzare facilmente la giacca perfetta.
Ma l'unico passo avanti fu quello di capire l'importanza del movimento del corpo.
Nel 1972, tornato a Vieste, misi a frutto le esperienze maturate, non riscontrando, comunque, una totale soddisfazione nella mia clientela. Per questo non smisi mai la mia ricerca. Nel 1978, finalmente, sono riuscito a costruire un perfetto strumento di misura, che ho chiamato cabina antropometrica.
Ci può illustrare la sua invenzione?
Questo strumento, a forma di parallelepipedo, è composto da quattro piantoni, otto listelli e due stecche (antropometri) ad angolo retto per la misurazione dell'altezza, della profondità e della larghezza.
Come funziona?
Faccio entrare il cliente nella cabina e gli faccio poggiare le scapole sull'antropometro posteriore. Quindi sposto l’antropometro anteriore e lo faccio appoggiare sulla parte più sporgente del corpo e, con l’asticina, mi ricavo il diametro anteriore-posteriore. Dopo aver misurato i vuoti, sempre con le asticine, ottengo le due conformazioni: curve e rovesciate. Elaborando i dati ottenuti, realizzo l’abito senza fare prove sul cliente.
La svolta si è avuta agli inizi degli anni Ottanta, quando è cambiata la moda, che ha sostituito il pantalone a zampa di elefante con quello ad imbuto. I giovani reclamavano, dicendo che il pantalone confezionato risultava con una gamba più lunga dell’altra. Misurandole, invece, risultavano uguali. Approfondendo il problema coi giovani clienti, ho scoperto che avevano problemi ortopedici, per cui erano le loro gambe a non essere uguali. Il difetto, quindi, era dovuto all’anca, che faceva risultare la gamba lunga del pantalone corta e viceversa. Ciò mi fece capire che dovevo ancora approfondire la ricerca.
Nel 1981-82, immagazzinando vari dati presi dai neri africani nel periodo in cui loro avevano iniziato a portare le scarpe, ho capito quale è il nocciolo del movimento: l’area entro cui il corpo può effettuare movimenti, lasciando la massa entro la superficie di appoggio. Nel 1986, sperimentalmente, ho potuto constatare che l’altezza dell’arco plantare corrisponde allo spazio nocciolo del movimento.
Successivamente ho elaborato uno schema dell’evoluzione umana.
Vogliamo vedere questa evoluzione?
Partiamo dalla Fig. 2, che illustra l’inizio della trasformazione dal palmo al piede, che poi si perfeziona sempre di più (Fig. 3). Una volta alzatosi in piedi, il primate possiede i 6/7 corporeo nel nocciolo ed 1/7 fuori. Questo primate (Fig. 4), in seguito al disgelo, poiché deve muoversi su un piano fangoso, perde la fase di oscillazione corporea ed entra in quella di rotazione, per cui il restante 7° rientra nel nocciolo. Ne deriva il Praezinjanthropus (Principio dell’uomo, Fig. 5 ). Da questo momento l’ominide deve costruirsi gli oggetti con le proprie mani, come per esempio la palafitta e la scala, che gli serve per salirvi. Poggiando il piede sul piolo della scala, l’ominide provoca le due arcuature, portando il corpo in stazione eretta. Alla fine dell’evoluzione, l’uomo presenta 2 conformazioni, che portano squilibrio al suo corpo. Tenendo conto del fango e del piolo della scala, ho messo a punto una scarpa, già brevettata, che serve a portare il corpo nella giusta postura (Fig. 8), abolendo le due diverse conformazioni e adattando il corpo all’attuale piano di calpestio.
Utilizzando questo tipo di scarpa, si arriverà alla modificazione dell’osso cuboide (la tuberosità del cuboide, che si porterà verso la parte posteriore dell’asse tibiale e si andrà a collocare sotto la protuberanza dell’osso del calcagno. Vedere figg. 9 e 10). In tal modo finirà l’evoluzione del piede, facendo nascere l’Homo intelligens.

Annamaria Piemontese (1^B)


Per la scomparsa
di Marta Russo

Il Collegio dei Docenti del nostro Istituto ha rivolto un pensiero di riflessione alla tragica morte della studentessa romana Marta RUSSO.
I funerali, così toccanti e strazianti, hanno coinvolto tutti, spingendo ad interrogarsi sul decadimento dei valori umani e morali della società del benessere.
Gli insegnanti del "Giuliani" hanno voluto esprimere sentimenti di condanna per tanta inconsulta crudeltà, che investe l’intera società nazionale. Non è pensabile che in una Università, frequentata da giovani ansiosi di apprendere e di crescere culturalmente, si annidino personaggi che attentano alla vita altrui e sparano con tanta facilità.
L’Università, e la Scuola in generale, dovrebbe essere una comunità educante in cui la persona, attraverso lo studio, il dialogo, la partecipazione e la graduale assunzione di responsabilità, dovrebbe crescere e formarsi una coscienza libera e responsabile, capace di aprirsi agli altri e di collaborare con tutti alla costruzione della città dell’uomo, emarginando la cultura della "morte".
Ma i docenti, perciò, elevano un forte grido di condanna contro questo atto efferato ed auspicano che il sistema scolastico italiano riesca ad assolvere al compito di insegnare ai giovani ad apprezzare la vita e quei valori sani che la fanno gustare e spingono a viverla con gioia.
I docenti hanno anche sottolineato il generoso gesto d’amore, che contrasta in modo netto con l’odio folle di chi ha ucciso, del dono degli organi, voluto da Marta, che ne aveva parlato quando era ancora in vita e nulla le lasciava presagire una morte così prematura e tragica.
I Collegio auspica che il gesto straordinario di Marta spinga tutti, specialmente i giovani, a rinsaldare l’impegno a diffondere cultura, amore e fraterna solidarietà.

Il Collegio dei Docenti


L'Albania vista da qui:
Intervista ad una famiglia albanese
felicemente inserita a Vieste

In questo numero di Ragioniamoci vogliamo dare un nostro modesto contributo alla questione albanese. Perciò, con la collaborazione di Maria Latino e Filly Vescera, abbiamo intervistato una famiglia albanese, composta dal sig. Edmondo, dalla sig.ra Giulietta e dalla piccola Ersilia, nata circa due anni fa nel nostro paese. Questa famiglia vive felicemente a Vieste da circa 2 anni.
Leggete l’intervista e saprete il loro pensiero sulla situazione esistente nel Paese natìo.
Ci Raccontate la vostra vita in Albania?
Io ho lavorato per 10 anni in un cantiere navale; mia moglie, invece, avendo in mano un diploma da ragioniera, è stata impiegata in un ufficio di finanze.
Quali sono state le cause che vi hanno portato, ben sei anni fa, a scappare dal vostro Paese?
Siamo scappati perché ho visto il mio Paese andare allo sfascio per il cambiamento del regime, da uno comunista a questa nuova democrazia e, diciamolo pure, al capitalismo. Rimanendo lì, non restava altro, a me e alla mia famiglia, che finire in mezzo ad una strada, senza presente né un futuro. Così decisi di venire qui, anche se mi accorgo solo adesso che è molto diversa l'Italia da quella che mostrano in televisione.
Com'è stato il viaggio fin qui?
Per me è stato durissimo: quando sono partito con altra gente non avevo preso niente; avevo solo tanta voglia di scappare e per 40 ore circa non ho mangiato: l’ho fatto solo quando sono sbarcato a Brindisi. Per mia moglie non ci sono stati problemi: avevamo fatto il ricongiungimento della famiglia, per cui, con i documenti a posto, si è imbarcata su un comodo traghetto ed è giunta qui.
Come siete stati accolti da Vieste al vostro arrivo?
L'accoglienza che io ho ricevuto, ben sei anni fa, non la dimenticherò mai. Quando siamo partiti non avevamo nulla con noi, solo tanta, ma tanta speranza, che, incentivata dalla spinta dataci da voi viestani, ci ha aiutato ad andare avanti e superare tutte le difficoltà.
Come vi trovate ora?
Sinceramente ci troviamo bene: facendo il paragone tra l'inizio, che è stato difficilissimo, e adesso, devo dire che ci sono stati rilevanti miglioramenti.
Qual è stata la cosa più bella che vi è capitata da quando siete qui?
Sicuramente la nascita di Ersilia, il momento più bello della nostra vita. Ma anche aver incontrato della gente che ci ha aiutato, e continua a farlo ancora, è stato bello. Sono stati momenti stupendi, perché la gente non ci ha emarginato, anzi è diventata nostra amica.
E... il momento più brutto?
Il momento più brutto è stato all'inizio, quando io e mia moglie portavamo a casa solo £ 142.000 al mese. Ora le cose stanno migliorando, grazie soprattutto a Don Gioacchino e ai membri della sua Parrocchia.
Cosa pensate di quello che sta succedendo nel vostro Paese?
Veramente non ce lo aspettavamo. Certo, la democrazia è una cosa assai complicata, ma non credevamo che gli errori fatti portassero a una cosa di questo genere.
Qual è il vostro pensiero sugli aiuti che l'Italia ha mandato in Albania?
Ho visto l'Italia un po' divisa, ma comunque è stata pronta a dare tutto l'aiuto possibile all'Albania. Non lo ha fatto, però, solo per uno scopo benefico, ma anche perché ci sono di mezzo grossi interessi, sia italiani che stranieri.
Per quanto vi riguarda, tornerete nel vostro Paese o rimarrete qui a Vieste?
Noi pensiamo di non tornare più in Albania, ma nella vita non bisogna mai dire mai.
E... quando in Albania termineranno queste guerre fra bande, secondo voi, i profughi giunti sulle nostre coste ritorneranno indietro?
Forse la situazione albanese non è chiara quasi per nessuno, forse neanche per gli stessi albanesi. I profughi, che sono venuti qui, lo hanno fatto per salvare la propria pelle da proiettili vaganti, ma anche perché hanno un disperato bisogno di lavoro, che sperano di trovare, per potersi almeno sfamare. In Albania non c'è una situazione di guerra:si tratta solo di lotte tra bande criminali, che girano per le città con i kalashnikov sotto il braccio e non guardano in faccia nessuno. Il popolo albanese non deve arrendersi, non deve lasciare il proprio destino nelle mani di questi delinquenti.
Voi avete dei parenti in Albania e qual è la loro situazione?
Si, sono tutti in una situazione molto difficile: i nostri genitori, ad esempio, non ricevono la propria pensione da circa 3 mesi, perché come sapete, la vita economica lì è completamente paralizzata, così fanno fatica anche a comprarsi 1 kg di pane.
Infine, volete ringraziare qualcuno che, in modo particolare, vi ha aiutato ad inserirvi?
Si, vorremmo ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato e continuano a farlo e in special modo una signora anziana, che da 2 anni ci ha offerto la sua casa: dividendocela, ci facciamo compagnia a vicenda. Poi vorrei ringraziare don Gioacchino, che ha fatto tantissimo per noi, e ancora la città di Vieste e i suoi cittadini. Grazie!
Anch'io vorrei ringraziare don Gioacchino, che ha fatto da intermediario per questa intervista e anche anche i protagonisti dell'intervista. Sono lusingata di avervi potuto raccontare la vita di queste persone così gentili e simpatiche e mando un appello: perché tanta cattiveria, tanto male a questo mondo, se c'è così tanto spazio? Perché l'uomo continua a volersi tanto male? Io non riesco a capirlo. Forse voi? Ma chissà, anche sapendolo, sono sicura che l'uomo non cambierà mai!!

Annamaria Piemontese (1^B)


Dall'ITC alla facoltà di Lettere
Riflessioni su una scelta anomala

La scelta di iscrivermi ad un corso di laurea in Lettere è stata senz'altro audace, visto che ho frequentato l'Istituto Tecnico, che ha altre finalità. In effetti l'inizio non è stato dei più semplici, perché ho dovuto affrontare molte difficoltà, senza contare tutte le altre che verranno in seguito. Ma, quello che mi ha dato coraggio, nel continuare a portare avanti la mia scelta, è stato il considerevole numero di iscritti alla Facoltà di Lettere e Filosofia, di studenti provenienti da istituti tecnici o industriali. Certamente, se avessi frequentato il liceo, non mi troverei ad affrontare mille problemi riguardanti certe esami, soprattutto il Latino.
Altre difficoltà le ho incontrate per le carenze dell'Università di Foggia. Infatti, io abito nel nostro capoluogo, ma sono costretta a seguire a Bari, dove sono iscritta, quei corsi che a Foggia sono stati eliminati o che non ci sono mai stati.
Gli studenti, iscritti a Lettere, che frequentano i seminari a Foggia sono, comunque, molti di più degli anni precedenti. La maggior parte, però, provengono dai paesini della provincia e viaggiano tutti i giorni per poter seguire le lezioni. Ciò, ovviamente, è molto stressante; tuttavia, per questi ragazzi sarebbe impossibile fare lo stesso, se dovessero andare quotidianamente a Bari. Sarebbe, quindi, opportuno che a Foggia venissero istituiti più corsi per gli iscritti a Lettere, che vengono penalizzati rispetto a quelli di altre facoltà. Quello che, non solo io, ma tutti chiediamo è un po' più di riguardo nei nostri confronti. Non ignoriamo, certo, le difficoltà di dar vita ad una Facoltà di Lettere completa invece che pochi seminari. Ma, se si concentra tutta l'attenzione sugli studenti di Giurisprudenza, Medicina ed Economia e Commercio, noi poveri intellettuali che fine facciamo? Non penso che sia giusto dare solo ad alcuni delle opportunità che dovremmo avere tutti. Invece, a noi viene negata un'aula, mentre un'intera area dell'Università rimane chiusa, inutilizzata.
Sono problemi che il Comitato degli studenti sta cercando di risolvere. Io spero che ci riesca, perché oggi la situazione non è delle migliori. Noi, per il momento, ci limitiamo a studiare per superare gli esami, ricevendo uno stimolo determinante da questa situazione, in modo da dimostrare le nostre capacità e la buona volontà a chi ha il compito di prendere le decisioni: chissà, forse decideranno di guardare anche un po' più in basso, verso noi semplici studenti.
Con questo non voglio demoralizzare coloro che intendono fare una scelta come la mia: ci vuole, indubbiamente, una buona dose di pazienza e buona volontà, perché quello che conta più di tutto è la passione per la disciplina. Io penso che, se imparassimo a coltivare di più le nostre passioni, a dispetto di mille difficoltà, ci sarebbero meno studenti a spasso per il centro o eternamente rilassati sul muretto della villa. Per questo vorrei suggerire, soprattutto ai ragazzi che stanno per diplomarsi, ma anche agli altri, di sondare bene le proprie capacità e di non aver timore di sbagliare nello scegliere facoltà che non offrono molte possibilità di lavoro, se sono le più vicine alla propria personalità, perché domani potrebbero ritrovarsi ad essere brillanti avvocati o esperti ingegneri, ma con una importantissima pecca: non aver fatto qualcosa per sé e per la propria felicità.

Deborah Martella, ex V D


Maturità 97
Elenco delle commissioni d'esame a Vieste

Istituto Tecnico Commerciale:
Presidente: Gaetano Zenga, Preside dell'ITF Notarangelo, Foggia;
Italiano: Giovanna Lucatelli, IPSSAR Mattei, Vieste; Ragioneria: Caterina Moretti, ITCG Rodi G.co; Scienza delle Finanze: Antonio Conte, ITCG Rodi G.co; Geografia: Marcello Clemente, Scientifico Fazzini, Vieste.
Commissari interni: Francesco Marinelli, 5^A; Francesco Pastore, 5^B; Pasqua Papagni, 5^C.
Liceo Classico (aggregato al Liceo Virgilio di Vico G.co):
Presidente: Antonietta Liguori, Liceo Classico Lanza di Foggia;
Italiano: Michele Impagnatiello, ITC Giuliani, Vieste; Latino e Greco: Angela Sacco, Liceo Classico Tondi San Severo; Storia, e Filosofia: Lucia Dellisanti, Liceo Scientifico De Rogatis, Sannicandro G.co; Fisica: Pasquale Falcone.
Commissario interno: Lucia Stuccilli.
Liceo Scientifico:
Presidente: Pietro Tafaro, Liceo Scientifico Fermi, Bari.
Italiano: Maria Rosaria Testa, Liceo Classico Virgilio, Vico del Gargano; Matematica e Fisica: Maria Catena Ferrarello, Liceo Classico Virgilio, Vico del Gargano; Francese: Domenico Dell'Erba, IPSSAR E. Mattei, Vieste; Filosofia e Storia: Carmela Del Muscio, Liceo Scientifico Volta, Foggia.
Commissari interni: Girolamo Ruggieri, 5^A; Filomena Bonamassa, 5^B; Grazia Silvestri, 5^C (Peschici).
IPSSAR:
Presidente: Antonio Borda, IPSC Lecce, S. Giovanni Rotondo;
Italiano: Porzia Raspone, IPIA Marrone, Lucera; Organizzazione, Tecnica Aziendale e Statistica: Francesco Pecorelli, ITC Giuliani, Vieste; Diritto, Legislazione Sociale e Alberghiera: Giuseppe Serrano, Magistrale Carducci, Fano; Geografia Fisica, Politica e Turistica, Giuseppe Dimauro, ITCG Rodi G.co.
Commissari interni: Maria Luisa Labombarda, 5^Op. tur.; Filomena Vulcano, 5^A Att. Alb.; Filomena Doria, 5^B Att. Alb.


Cosa fanno i nostri ex alunni
dopo il diploma

"Quale scelta hai fatto dopo la maturità?"
Abbiamo posto questa domanda ad alcuni giovani diplomatisi l'anno scorso nel nostro Istituto. Abbiamo separato le risposte di coloro che si sono iscritti all'università da quelli che hanno cercato di inserirsi nel mondo del lavoro.
- Che facoltà hai scelto? E' di libero accesso o a numero programmato?
Candela Rosina (5^C): Giurisprudenza a Foggia, con libero accesso.
Cristino Nunzia (5^D): Giurisprudenza a Modena, con libero accesso.
Di Terlizzi Barbara (5^A): Ho scelto di frequentare il corso di Diploma Universitario per traduttori e interpreti, a Vasto. Per quest'anno il corso non è regolato da nessun test d'ingresso, in quanto è il primo anno che è stato attivato.
Monacis Antonia (5^D): Economia e Commercio a Milano, a numero programmato.
Pagano Leonardo (5^D): Conservazione dei Beni Culturali a Napoli, con libero accesso.
Notarangelo Giovanna (5^B): Ho scelto il Diploma Universitario per traduttori e interpreti, e, essendo il primo anno che l'università è aperta qui a Vasto, è a libero accesso.
Patrone Giorgio (5^A): La facoltà da me scelta è il Diploma Universitario di Terapista della Riabilitazione, della durata di 3 anni, quindi è un corso universitario paramedico che si tiene a Pescara, presso il centro di medicina sportiva "Le Naiadi", e dipende dalla facoltà di Medicina e Chirurgia di Chieti. Questo corso è a numero chiuso: gli aspiranti che devono superare test d'ammissione.
Patrone Raffaella (5^A): Ho scelto il Diploma Universitario per interpreti e traduttori a Vasto. Dato che è stato istituito quest'anno, è a libero accesso. A partire dal prossimo anno sarà a numero programmato.
- Ti sono utili gli studi che hai fatto?
Candela Rosina (5^C): Si, ma dipende.
Cristino Nunzia (5^D): Si, in particolare quelli di Diritto.
Di Terlizzi Barbara (5^A): Nel campo linguistico forse si, a livello di basi, anche se la lingua studiata riguardava l'ambito commerciale.
Monacis Antonia (5^D): Si, alcuni argomenti.
Pagano Leonardo (5^D): No.
Notarangelo Giovanna (5^B): Sinceramente gli studi che ho fatto non mi sono serviti affatto o solo relativamente, visto che la facoltà scelta si indirizza su tutta altra parte.
Patrone Giorgio (5^A): Di tutti gli studi fatti, solo l'Inglese mi è utile, perché qui le altre discipline sono di tipo scientifico.
Patrone Raffaella (5^A): Gli studi che ho fatto non sono propri inerenti; mi è utile la preparazione di base per quanto riguarda l'Inglese.
- Ti soddisfa la facoltà che frequenti?
Candela Rosina (5^C): No.
Cristino Nunzia (5^D): Non posso dare una risposta, perché sono all'inizio.
Di Terlizzi Barbara (5^A): Personalmente si, data la mia passione per le lingue straniere. Anche se un po' d'organizzazione interna maggiore alla facoltà è necessaria, va considerato il fatto che è il primo anno ed è comprensibile.
Monacis Antonia (5^D): Si.
Pagano Leonardo (5^D): No.
Notarangelo Giovanna (5^B): La facoltà che ho scelto mi soddisfa, perché ho sempre avuto una certa passione per le lingue, soprattutto l'Inglese, anche se mi aspetto molto di più dall'università per quanto riguarda le strutture, laboratori linguistici, per apprendere, nel migliore dei modi, una lingua. Invece, tutto ciò per adesso manca ancora.
Patrone Giorgio (5^A): Si, moltissimo. Infatti, risponde a quanto io avevo in mente di fare, perché, oltre alla teoria, abbiamo un certo numero di ore dedicate alla pratica presso gli ospedali convenzionati. Patrone Raffaella (5^A): Si, perché mi piacciono le lingue, anche se mi delude l'organizzazione interna dell'Università.
- Hai incontrato difficoltà nella città dove ti sei stabilito/a?
Candela Rosina (5^C): Non mi sono stabilita a Foggia, perché non frequento le lezioni.
Cristino Nunzia (5^D): All'inizio ho avuto qualche difficoltà, perché non conoscevo nessuno.
Di Terlizzi Barbara (5^A): No, mi sono ambientata e ho conosciuto molta nuova gente. Forse ho avuto un po’ di nostalgia appena arrivata.
Pagano Leonardo (5^D): Sì.
Notarangelo Giovanna (5^B): Sarà perché Vasto è una cittadina tranquilla, ma io mi sono ambientata sin dai primi tempi e non ho mai sentito nostalgia di casa. Come Vieste, anche Vasto è un paese balneare e spesso mi sembra proprio di stare a casa. Per quando riguarda le amicizie, non ho nessun problema: ne ho passate tante!
Patrone Giorgio (5^A): No, non ho incontrato nessuna difficoltà, perché Pescara si può considerare una cittadina dove ci sono tutti i servizi, dove le distanze non sono enormi e c'è un buon servizio di automezzi urbani ed extra-urbani.
Patrone Raffaella (5^A): No, Vasto è una città tranquilla e mi sono subito ambientata.
- Pensi che ritornerai a Vieste?
Candela Rosina (5^C): Sì.
Cristino Nunzia (5^D): Sì.
Di Terlizzi Barbara (5^A): Non so.Tutto dipenderà dalle occasioni di lavoro che Vieste mi potrà offrire. Comunque Vieste rimane sempre la mia città.
Pagano Leonardo (5^D): Sempre, ma solo dopo un'adeguata preparazione professionale.
Notarangelo Giovanna (5^B): Mi sono prefissa di lavorare fuori dal mio paese almeno per i primi tempi, ma nulla toglie che, dopo gli studi, tornerò a Vieste, purché cambino le prospettive nel mondo del lavoro.
Patrone Giorgio (5^A): Certamente dopo aver finito gli studi, sarò impegnato con il servizio militare: poi farò dei corsi di perfezionamento, cercherò lavoro altrove ed in seguito proverò a venire a Vieste.
Patrone Raffaella (5^A): Dipende dalle possibilità che Vieste potrà offrirmi, se cambierà qualcosa nei prossimi anni.
- Quale scelta hai fatto dopo la maturità?
Calabrese Rosa (5^D): Ho deciso di non continuare gli studi.
Pecorelli Rosalia (5^D): Ho deciso di lavorare.
- Che tipo di lavoro svolgi?
Calabrese Rosa (5^D): Consulente del lavoro.
Pecorelli Rosalia (5^D): Rappresentante.
- Realizza le tue aspettative?
Calabrese Rosa (5^D): Non proprio.
Pecorelli Rosalia (5^D): No.
- Vorresti fare altro? Che cosa?
Calabrese Rosa (5^D): Si, se ci fosse la possibilità, ma di preciso non so.
Pecorelli Rosalia (5^D): Si, qualcosa di più utile.
- Lo studio ti aiuta nel lavoro?
Calabrese Rosa (5^D): Si, mi aiuta.
Pecorelli Rosalia (5^D): No.

Stefano Patrone (3^A) Anna Maria Simone (3^A)


Il pensiero Forte ed economico:
La propaganda è l'anima del commercio

Sappiamo noi propagandare il nostro prodotto? A parità di condizioni, è il nostro prodotto migliore degli altri a parità di prezzo?
La risposta penso che sia unanimemente no. Perché?
1) mancano i collegamenti;
2) il prodotto offerto, ossia le prestazioni che si danno al turista, sono inferiori al prezzo pagato. Analizziamo i collegamenti. Nel Sud c'è la mentalità di "voler cambiare tutto a patto di non cambiare nulla" (Lampedusa, Il Gattopardo).
Quando ero in provincia di Milano e nel Nord Italia si procedeva sempre così prima di fare una qualsiasi costruzione: prima si portava la corrente elettrica, poi l'acqua, si faceva la strada e poi si iniziava la costruzione.
Quindi la questione delle infrastrutture non è solo una questione turistica, ma di mentalità. Vieste ha bisogno di vie di comunicazione: aeree, superstrade, strade a scorrimento veloce, porto funzionante e altri collegamenti.
Vieste, per propagandare il prodotto, ha bisogno di agenzie turistiche.
"Quando arriva la mietitura, o la fai direttamente o assumi la mano d'opera (uguale trebbiatrice)".
In un precedente articolo ho già spiegato che i collegamenti tra Vieste e Foggia e Vieste con i paesi limitrofi hanno un altissimo costo per la collettività per un servizio quasi insufficiente.
Questo problema, però, più che essere degli operatori turistici, è un problema degli amministratori (ossia della sovrastruttura), che potrebbero essere candidati a Stoccolma per il Nobel per l'imbecillità.
Vieste ha avuto anche parlamentari a Roma, alla Regione e alla Provincia, i quali hanno sempre ignorato il problema dei collegamenti da Foggia e Vieste (lato Nord e lato Sud).
Raramente, quando si affronta il problema della strada Vieste-Foggia (lato Sud), si accentua soltanto la negatività: ossia il pericolo della delinquenza.
Esiste anche la tecnologia per combattere la delinquenza.
A Montecarlo non esistono furti perché l'amministrazione ha installato nelle principali arterie delle video-camere a circuito chiuso.
Qui non si capisce che, purtroppo, il turismo della terza età è il prevalente, escludendo luglio e agosto, in tutte le parti del mondo. Se si dice ipoteticamente all'anziano tedesco, svizzero o austriaco che l'ospedale è a 85 km da Vieste, il turista rinuncia a venire a Vieste per ovvi motivi.
L'economia ha bisogno di fatti e non di parole, di comportamenti e non solo di critiche contemplative. Così il turismo ha bisogno di comportamenti concreti e non solo di promesse. Vieste, in poche parole, ha bisogno di collegamenti.
Nel prossimo numero vedremo le forme di collegamento.

Vieste, aprile 1997.

A Vieste mancano le infrastrutture turistiche. L'esperienza mi ha insegnato che quando si parla troppo di un problema o il problema nono esiste oppure esiste, ma non si vuole risolverlo.
Molte volte ho assisto a dei dibattiti tra operatori turistici e forze politiche, in cui si parlava sempre dei meriti propri o delle colpe degli altri o cose che gli altri dovevano fare.
E' sempre vero quel proverbio che noi guardiamo sempre con la lente di ingrandimento i pregi della persona amata e i difetti della persona odiata o disprezzata.
In un mercato, quando si parla di prezzo, si esprime il punto di equilibrio della domanda e dell'offerta, ossia di ciò e si dà e ciò che si riceve.
Solo alcune volte sento parlare di strutture. In verità sarebbe opportuno parlare di strutture, sovrastrutture e di infrastrutture.
La struttura è il complesso degli elementi che costituiscono l'ossatura di qualcosa. Esempio, la struttura della nave è in metallo o di altro materiale.
La sovrastruttura è ogni elemento costruttivo innalzato al di sopra di un'altra struttura, che funge da sostegno. Mentre l'infrastruttura è il complesso degli impianti che costituiscono una base a priori, ossia l'insieme delle strutture che rappresentano gli antecedenti logici di uno sviluppo economico (strade, porti, aeroporti, collegamenti, banche, agenzie di cambio ecc..).
Il collegamento è il mezzo con cui si collegano due o più cose.
"Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo" (Archimede).
Ogni sviluppo economico-scientifico-culturale è sempre derivato dai collegamenti.
La più antica, in assoluto, forma di collegamento l'abbiamo avuta con l’ invenzione della ruota (forse circa 4000 anni fa). La seconda ci è pervenuta dalla scuola di Alessandrina (Alessandria di Egitto dal 300 la 50 a.C.) con l’invenzione del mulino. Dopo circa 1000 anni, vale a dire nel Medioevo, si è avuto un perfezionamento del timone nelle barche, che agevolò non poco li scambi marittimi.
Sono dovuti passare ancora 800 anni circa per l'invenzione della macchina a vapore e, quindi, della locomotiva e del motore a scoppio.
All'inizio del secolo l'invenzione dell'aereo ha significato la più veloce forma di collegamento nello spazio.
Dopo gli Anni Trenta abbiamo avuto l'invenzione di radio senza fili, telefono, televisione e, infine, computers.
Trasporto di mezzi, trasporto di idee, trasporto di civiltà (e purtroppo qualche volta anche di inciviltà).
Giustamente il mio bravo lettore mi dirà: "Che cosa c'entrano le invenzioni con i collegamenti e con il turismo? Noi vogliamo solo sapere se l'estate prossima arriverà più o meno gente degli anni scorsi. Noi vogliamo sapere, con una certa approssimazione, se, una volta diplomati, troveremo un posto di lavoro o meno. Non vogliamo sapere altro. A noi interessa se, una volta diplomati, resteremo a Vieste oppure dobbiamo preparare i bagagli e partire per il Nord o per l'estero".
L'errore, cari alunni, sta proprio in questi termini: il maggior provento per Vieste è rappresentato dal turismo e il turismo non è come una pianta nel terreno, dove una volta seminata o piantata, c'è solo l'influenza del terreno e del clima: al resto ci pensa la natura. Il turismo può anche nascere spontaneo come una pianta, ma, per svilupparsi, ha bisogno dei collegamenti. Nella pianta è la natura che pensa a tutto, mentre nel turismo la natura occupa una percentuale inferiore al 50%, perché per il resto è tutto opera dell'uomo. E' l'uomo che deve saper presentare il prodotto; è l'uomo che deve convincerti che quel prodotto momentaneamente, a parità di condizioni, è il migliore offerto sul mercato; è l'uomo che ti convince dell'affare, come qualsiasi altro contratto. E' l'uomo che ti deve dare l'illusione che, facendo quel particolare contratto, esso è il migliore che tu possa fare.
Quindi, il turismo, oltre che corporale, è una scelta psicologica, perché il turista, prima di venire a Vieste, dev'essere convinto che, per quel prezzo, ha ottenuto la migliore vacanza.

Athos.

Risposte ai lettori

1) Un alunno della 3^A chiede: Perché non separiamo il Gargano dall'Italia? Caro alunno, francamente la tua domanda è la prima in assoluto che sento di questo genere. Con la concordia i piccoli stati progrediscono e con la discordia i grandi Stati di dissolvono. Noi stiamo per entrare in Europa e dobbiamo rivolgere l'attenzione verso l'unione, verso la collaborazione e la cooperazione e non a rifare tanti staterelli. Poi, abbiamo altri problemi connessi ai dazi, all'autosufficienza ecc... Il Gargano non è autosufficiente. Oggi gli Stati autosufficienti tendono all'unione e noi, con nessuna indipendenza economica, non possiamo assolutamente pensare alla divisione. E non facciamo quel discorso semplicistico: si stava meglio quando si stava peggio. Nel periodo dei Vassalli e Valvassini si stava certamente peggio di adesso. E si stava ancora peggio nel periodo fascista. Ci vollero gli Americani per debellare, con il DDT, i pidocchi e la malaria. A proposito, lo sai che fino a 15 anni fa Vieste era considerata sede disagiata e i militari di tutti i corpi percepivano l'indennità della malaria? Hai mai considerato cosa noi potremmo guadagnare (in cultura, in economia, nei rapporti sociali ecc..) e cosa potremmo perdere con la separazione dall’Italia? Hai mai considerato che, nel secolo scorso, il Gargano era infestato da briganti e, subito dopo l'unificazione dell'Italia, si voleva fare un codice penale solo per il Gargano? Cerca di essere più realista e vedere in avanti e non indietro.
2) Una collega mi dice: Non condivido affatto la tua opinione sulla missione in Albania, perché, tra l'altro, avremo anche un arresto all'esodo.
Cara collega,
io ero, sono e sarò contrario alla missione in Albania per questi motivi:
1) fino a quando non vi sarà un ordine interno, ogni ingerenza esterna è solo marginale o tendente a zero;
2) fino a quando non vi sarà un ordine interno, ogni aiuto andrà a finire quasi esclusivamente alla delinquenza organizzata;
3) perché l'Italia farà la stessa fine degli USA nella guerra del Vietnam;
4) perché, per ristabilire un ordine in Albania, saranno necessari anni e non tre mesi;
5) perché l'Albania è un ricettacolo della delinquenza pugliese e della Sacra Corona Unita;
6) perché gli albanesi, al 40-50%, sono zingari e delinquenti e non vogliono lavorare;
7) perché gli albanesi hanno ricchezze interne e nel sottosuolo (petrolio), energia elettrica, ecc...;
8) perché i militari italiani non hanno alcun mandato per ristabilire l'ordine interno;
9) perché i nostri militari saranno solo un facile bersaglio della delinquenza locale, che è armata e super equipaggiata;
10) perché è un business per i militari, che prenderanno da 100 a 250$ al giorno, e per altri imprenditori commerciali;
11) perché, per mantenere per un anno il contingente italiano ci vorranno da 3.000 a 5.000 miliardi di lire;
12) perché probabilmente ci sarà una manovra aggiuntiva per sovvenzionare il contingente e gli aiuti in Albania;
13) perché l'esodo non si ferma con i militari impotenti, ma creando economie interne.
14) Ecc...
Mi dispiace collega, che sei anche insegnante di lettere: studia bene la storia e vedrai che l'Italia considera l'Albania come una vecchia colonia da riprendere (dai Romani, dalla Serenissima, per finire con Mussolini). Il problema non è solo spendere i soldi in aiuti, che non servono a nulla, ma in aiuti che portano a risultati concreti. Se non c'è l'ordine interno, ogni aiuto non solo è vano, ma anche troppo dispendioso per le nostre tasche. Il problema, cara collega, oggi non è solo l'Albania, ma che i ricchi costruiscono le loro ricchezze basandosi sull'inferno dei poveri e se si vuole il paradiso dei ricchi è fatto con l'inferno dei poveri. Dobbiamo cambiare tutti noi la mentalità: non è giusto che, nell'Occidente si butti più cibo nella pattumiera e in altri paesi ci siano milioni di persone che muoiono di fame.

Cordialmente, Athos (15/05/97)


Voglia di Poesia
a cura di Michele Rollo

Era potuta sembrare, per certi versi, una operazione di semplice evento narrativo o riempitivo, se non di sfogo romantico per il curatore stesso.
Voglia di poesia ha generato, invece, un certo consenso da parte del lettore grazie al fascino della novità e alla intesa di emotiva suggestione che ha trasfigurato le cose di ogni giorno in emozioni.
Con la ricerca del gusto, di preziosità o comunque del semplice e del genuino, i nostri "poeti" hanno affrontato con vivace impetuosità l'impegno collaborativo, dando sfogo, con connotazioni semantiche, allitterazioni, semplici rime e a willing of suspension of disbelief, a quei reconditi sentimenti che tutti ci portiamo dentro.
Al di là del mero sentimentalismo e di un lessico che può dare adito a divergenze e contrasti ai perbenisti della purezza linguistica, resta, per i nostri, un dato di fatto: il coraggio di farsi ascoltare!

No!

Follia, follia, follia.
Il rumore che invade ogni dove,
il silenzio che uccide ogni cosa,
il buio che penetra in te...

...un fiore che nascerà magari
col sole che sorgerà domani,
fragranze nuove, soavi, delicate,
giungono da luoghi lontani, nascosti.

Cristallino il cantico del fiume,
fluida l'aria dell'alba,
vivace il pensiero che vola,
frizzante il colore che voglio.

Il sole che forte,
sorrisi che belli,
la luce s'espande,
il calore t'accoglie.

Ma il calvario è in agguato,
il sole andrà via,
morirà il bel fiore
tornerà il dolore!

Paura, paura, paura!
La vita giuoca spensierata
e il buio torna con una risata,
il silenzio, il rumore, follia!

A.M.A. Feb.'94 (Albertina Aellen Muniz)

CANZONE D'AMORE

Sogno di una sera d'inverno
sereno e sfuocato
di una mente innamorata
e un cuore bruciato.
Bruciato d'amore
d'amore felice,
che non spera, ma ama
felice d'amare
l'anima e lo spirito.
Spirito soave di una
canzone d'amore
cantata con dolci parole,
parole che vanno al cuore,
arrivano alla mente
rendendo l'anima
soave e splendente.

Isa Cariglia (5^B)

NOI

Noi angeli del cielo
prigionieri di un universo
brutto e corrotto.
Noi piccoli delfini
persi nell'egoismo
del popolo marino.
Noi fiori selvaggi
bruciati dalla violenza
del fuoco.
Noi teneri amanti,
emarginati, dall'indifferenza
dell'uomo che non ama.

Isa Cariglia (5^B)

QUANTE VOLTE

Quante volte mi son detto
deve finire!
Ma non ho mai trovato
il coraggio di farlo.
Mi bastava vedere il tuo
sorriso, i tuoi occhi grandi
e ti amavo più di prima.
Adesso di te mi rimarrà
solo il ricordo che io
scriverò nel mio cuore.
M. Grazia Magnifico (1^C)

IO TI AMO

Quando ti vedo
non riesco a fermare
il mio cuore
perché batte all'impazzata.
A volte vorrei dirti:
ti amo!
Ma in me c'è qualcosa che si ferma.
Quando mi sei lontano
non faccio altro che
pensare ai bei momenti
passati insieme, specialmente
quando stavamo seduti vicino
e non riuscivamo a parlarci
e poi quando il ghiaccio si rompeva
dalle nostre labbra uscivano
solo parole dolci.
Ma ora è finito tutto!
Anche se i nostri sguardi
s'incrociano,
dopo, tutto cade nel nulla.
Per strada un semplice ciao,
quando capita, un sorriso e
dopo, ancora un altro sguardo.
Mi accorgo che
nei nostri occhi c'è tanta
amarezza e capisco che non
c'è più niente da fare.
Ma come posso dirti che
io ti amo!!
Solitro(1^B)

WS

Quasi aggrappata
a un'idea sbiadita,
la mia mente,
stanca di pensare,
si sofferma a guardare
un mondo
stranamente
indefinito.
Nino Abatantuono

CRESCI, CRESCI RAGAZZINA

L'età raccoglie il tuo corpo
e agli occhi della gente
sei già grande.
Ma chi ti conosce sa che sei
ragazzina con il tuo comportamento
da bambina. Innamorata
follemente lasci il tuo amore facilmente
e basta appena un mese per fargli
capire le tue spese.
Cresci, cresci ragazzina
meno fisicamente e più
mentalmente e non confondere
il bene col male, la verità e
le bugie come fanno le tue
fantasie e la tua sciocca gelosia
per una storia già finita.
Cresci, cresci ragazzina
sempre più bella, sempre più carina
sempre più donna non più bambina
perché in fondo alla tua vita
un qualcuno ti cercherà.
Selvaggia '82 (1^C)


Bentornata Marialina

Ho fatto parte della Redazione del Giornale per circa un anno e il mio compito era quello di scrivere poesie, tanto che molti amici mi chiamavano poetessa. Non ero Pascoli, tanto meno Leopardi, ma scrivere poesie era ciò che amavo di più al mondo: passavo ore ed ore chiusa in camera a pensare, a riflettere. Scrivendo poesie non facevo altro che manifestare i miei sentimenti, ciò che avevo dentro e non riuscivo a comunicare diversamente. Tutti si complimentavano e ne ero lusingata: forse era questo lo stimolo che mi faceva andare avanti. Era una soddisfazione sapere che nel diario di molte ragazze c'erano le mie poesie e che qualcuno condivideva i miei pensieri.
Ma, col passare del tempo, la voglia di scrivere è andata man mano diminuendo, fino a svanire del tutto. Avevo perso la voglia di vivere e, rileggendo le poesie, le trovavo superficiali, banali, non mi riconoscevo: non esprimevano più i miei stati d'animo. Ho iniziato così a trascurare tutto e tutti, volevo stordirmi, divertirmi. Ho conosciuto tante persone diverse, troppo diverse da me, con altri interessi, delle quali però non potevo fare a meno, perchè mi distaccavo dai miei problemi reali. Ma poi, quando sono sorte le prime difficoltà, con cattivi risultati a scuola, perdita della fiducia dei genitori, di molti amici seri, ho iniziato a riflettere a riordinare le idee. Il divertimento è necessario certo, ma bisogna divertirsi non annullarsi.
Da questa esperienza breve, ma istruttiva, ho imparato soprattutto che non bisogna mai rinunciare a fare ciò che si ama. Ho sbagliato e me ne rendo conto, ma talvolta sono proprio gli errori che ci maturano. Voglio, quindi, ritornare a scrivere poesie e disegnare, ritornare quella ragazza sensibile di un tempo. E' per questo che ho deciso di riprendere la collaborazione con il Giornalino, pardon! Giornale, altrimenti il Prof. Ragno va su tutte le furie. Spero comunque che il Prof. Piemontese riaccolga volentieri questa Marialina nuova, più matura, ma più desiderosa che mai di impegnarsi seriamente.
MEGLIO TARDI CHE MAI!
Marialina Costantino(3^B)


Invito alla lettura:
Padre Padrone
di Gavino Ledda

Nato a Siligo nel 1938, Gavino Ledda è diventato noto col romanzo autobiografico Padre Padrone, in cui narra la dura condizione dei pastori sardi chiusi nel loro mondo, al punto di sacrificare ad esso persino l'istruzione dei figli.
I personaggi di questa storia sono: il piccolo Gavino (protagonista principale), il padre, il cane Rusigabedra, la mamma e qualche amico pastore.
Nel romanzo, l'autore descrive come si liberò dall'ignoranza e dalla solitudine della sua condizione di pastore e dal giogo dell'autorità assoluta del padre.
Il 7 Gennaio 1944 iniziò per Gavino l'esperienza scolastica, che, contrariamente alla volontà sua e della maestra, durò poco più di un mese e cessò molto prima che egli divenisse un alunno. La maestra si era molto affezionata: e già molti compagni e compagne lo prendevano in giro nei primi giorni di scuola.
La storia, però, stava tramando ai suoi danni in modo implacabile come lo scorrere del tempo. Una mattina di Febbraio, mentre la maestra si sforzava di farlo scrivere alla lavagna, il padre, sostenuto dalla convinzione morale di essere il suo proprietario, con lo sguardo terrificante di un falco affamato, dalla strada fulminò la scuola. La raggiunse con impeto fragoroso, piombando in classe. Avanzò fino alla cattedra, senza far parola e salutando la maestra con un secco "Buongiorno". Alla sua vista, gli scolari zittirono tutti sui banchi. Venne subito al sodo dicendo: "Sono venuto a riprendermi il ragazzo, perché mi serve a governare le pecore e a custodirle... E' mio, disse, e sono solo". Aggiunse anche che non poteva lasciare il gregge incustodito, quando lui andava a Siligo a portare il latte in caseificio, e disse anche che Gavino pure se era ancora piccolo, doveva imparare a custodire le pecore mentre lui lavorava la terra. In poche parole, Gavino era il sostentamento dei suoi fratelli piccoli. "Dopo tutto", affermò, "Gavino è mio figlio!"
La maestra non volle intervenire, così il padre se lo portò via.
Seguirono per Gavino giorni duri. Non voleva rimanere in campagna e molte volte sentiva il bisogno di tornare a Siligo per giocare con i suoi amici. Invece, il padre lo costrinse a non tornare più tanto spesso in paese, dove andava sempre solo.
I primi giorni furono durissimi, poi venne l'inverno "freddo", che portò Gavino ad ammalarsi. Il padre pensava che fosse una malattia passeggera, e invece no, Gavino era seriamente ammalato. Lo portò in paese, dove la mamma chiamò il dottore, che col tempo lo guarì. Finita la malattia, Gavino dovette ritornare in campagna, dove, col passare del tempo, imparò sempre di più ad accudire gli animali e la sua terra, conobbe tutti gli amici pastori del vicinato, che lo rendevano più felice nelle giornate brutte.
Spesso succedeva che, quando Gavino rimaneva solo perché il padre andava a Siligo, non lavorava, ma quando il padre tornava e non trovava il lavoro finito, il ragazzo veniva picchiato fino a rimanere ferito gravemente.
Col passare degli anni, Gavino divenne sempre più un pastore come il padre, molto abile e deciso nel suo lavoro, ma, a un certo punto volle cambiare vita. Decise di arruolarsi come volontario sottufficiale nell'esercito; quindi dovette abbandonare la terra e il bestiame e per Gavino lì "furono lacrime".
Però, dopo un po’ di anni il padre andò a riprendersi il figlio a Siena, dove si era arruolato da diverso tempo, ed aveva finalmente cambiato vita, ma lui non volle andarsene, così che il padre arrivò a picchiarlo e a dire: "Io sono il padrone, sono tuo padre!".

Giuseppina Vescera (4^A)


Sport
Un meraviglioso anno
di intensa attività

Al termine di questo anno scolastico possiamo ritenerci assai soddisfatti del lavoro svolto, soprattutto per il notevole entusiasmo mostrato da quanti hanno preso parte alle iniziative sportive intraprese dal nostro Istituto.
L’ITC Giuliani di Vieste, nonostante la storica mancanza di strutture ed impianti, alla fine dei campionati studenteschi, è risultato l’Istituto superiore della provincia più impegnato e presente nelle varie manifestazioni, sia distrettuali che provinciali:
- la corsa campestre, dopo la fase d’Istituto, che si è tenuta a Vieste nel campo sportivo comunale, ha avuto una larga partecipazione dei nostri ragazzi alla fase provinciale, che si è svolta a Lucera;
- ottimi i risultati ottenuti nell’atletica leggera (corsa veloce, staffette, getto del peso, corsa ad ostacoli, salto in alto, salto in lungo e 1000 metri) nella fase provinciale tenutasi a Foggia, con il terzo posto a squadre, evidenziando pregevoli individualità;
- il calcio ha avuto una massiccia partecipazione dei ragazzi, sia agli allenamenti che alle gare ufficiali, con tre squadre, allievi e juniores maschili e allieve femminili, arrivata alla finale provinciale con l’Istituto Tecnico femminile di Trinitapoli, vero fiore all’occhiello, non solo del nostro Istituto, ma della città;
- la pallavolo, con le sue due squadre allievi maschile e femminile, ha ottenuto apprezzabili risultati, raggiungendo, con quella femminile, la semifinale provinciale a Foggia con l’ITC Fioritto di Sannicandro G.co, dopo aver vinto a punteggio pieno la fase distrettuale;
- una nota a parte merita la squadra di pallacanestro maschile, che, al di là dei risultati, è quella che ha mostrato il più grosso margine potenziale di miglioramento, facendo crescere l’entusiasmo non solo dei nostri ragazzi, ma anche quello dei giovani di altri istituti, premessa positiva, si spera, della crescita nella città di una squadra di basket che possa far lievitare la cultura cestistica;
- la vera novità si è rivelata la disciplina del pugilato educativo, che, dopo aver vinto la fase regionale tenutasi ad Ascoli Satriano, con le coppie maschile e femminile, ha partecipato successivamente alle fasi nazionali, che si sono tenute a Numana (Ancona) il 17 e 18 maggio ottenendo significativi risultati;
- il tiro con l’arco si è fermato, quest’anno, al solo livello dimostrativo e divulgativo, rappresentando, per la nostra città, una novità assoluta ed ha avuto il momento più importante con una lezione pratica che il vice campione italiano Mario Casavecchia, prossimo olimpionico, ha tenuto nella nostra palestra lo scorso mese di aprile.
Significativo è l’invito alla gita alle isole Tremiti, fatta dal Distretto Scolastico, di tutti i ragazzi che hanno preso parte ai campionati studenteschi, a conclusione delle manifestazioni. Al viaggio premio hanno partecipato, inoltre, le autorità scolastiche locali e provinciali, seguite, successivamente, dalle premiazioni.
La sola cosa che ci sentiamo di augurare, raccogliendo il caloroso invito degli studenti, è che queste manifestazioni abbiano un seguito negli anni prossimi, dando continuità a quella tensione esistente, non solo a livello tecnico, ma anche e soprattutto a livello educativo. In conclusione, sento di dover ringraziare il Comune di Vieste, che ci ha permesso, mettendoci a disposizione i pullman, di affrontare 13 trasferte fuori città, senza nessun onere a carico del nostro Istituto.

Prof. Paolo Soldano


Lettera alla Redazione
GRAZIE PROFESSOR SOLDANO

Nel corso degli anni precedenti, in questo Istituto non abbiamo mai compreso quanto sia importante l'attività sportiva. Ed è proprio in questo momento che, avendo trovato tale valore, non vorremmo perderlo. Grazie al Prof. Soldano abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con altre scuole, di passare giorni indimenticabili, di crescere insieme. Da tutto ciò è derivata l'idea che lo sport ci arricchisce come studenti, ma soprattutto come persone che hanno voglia di novità. Infatti, in questi mesi passati insieme siamo riusciti a creare attorno a noi quell'atmosfera che serve per andare avanti in un'attività sportiva. Credendo in noi, nelle nostre capacità, anche se non siamo riusciti a vincere sempre, abbiamo imparato ad avere più fiducia nelle iniziative scolastiche e nel rapporto col Prof. Soldano, provando nuove emozioni. Egli, infatti, ci ha fatto capire quanto anche noi siamo stati importanti per lui, visto che ha abbandonato impegni pressanti per dedicarsi a noi.
Questo ringraziamento non è solo un modo per chiedere al Prof. Soldano di rimanere con noi, ma anche per ribadire quanto è stato importante per noi, che teniamo sempre presenti le sue parole: "Nei giochi studenteschi l'importante è partecipare, ma è necessaria la voglia di vincere".
Perciò noi lanciamo un urlo disperato al Prof. Soldano: "Paolo rimani con noi e grazie di esistere!".

Donatella Sciarra,
Libera Maria Vescera,
Mariangela Langianese,
Libera Troccolo


Test
Scopri la tua vacanza ideale

Qual è il richiamo dell'estate? Sei pronta per farti un viaggio avventuroso in un paese esotico, oppure organizzerai con i tuoi amici una vacanza tutto divertimento, colorata di notti folli e di sole? O magari non vedi l'ora di vivere una storia travolgente e romantica, tipica delle spiagge brucianti d'agosto? Scopri che tipo sei e dove andrai in vacanza!

1. L'aggettivo esotico, che richiama alla mente sensazioni particolari, ti fa pensare a:
A) un profumo intenso
B) un frutto dolce amaro
C) un paese caldo

2. Con gli amici organizzi più volentieri:
A) una cena
B) una gita al mare
C) una partita al pallone

3. Ti sentiresti finalmente libera se:
A) tua madre ti lasciasse in pace
B) non avessi ancora il ragazzo
C) avessi tanti soldi

4. Quale esperienza vorresti fare prima dei trent'anni:
A) vivere per un mese su un'isola deserta
B) lanciarsi con un paracadute
C) girare l'Europa in treno

5. Bisogna imparare a vincere
A) la timidezza
B) l'abitudine
C) la paura

6. Non c'è viaggio che non sia:
A) stressante
B) divertente
C) interessante

7. Si dice "compagno di ..."
A) scuola
B) avventura
C) sventura

8. Al mare preferisci fare:
A) una passeggiata sul bagnasciuga con un'amica
B) la spola tra la gelateria e l'ombrellone delle amiche
C) un'immersione con maschera e pinne.

Annamaria Piemontese (1^B)


Calcola 1 per ogni risposta A, 2 per B, 3 punti per C. Da 0 a 9 punti: sei un tipo riservato in cerca di sicurezze; in questo periodo gli imprevisti ti mettono in agitazione. Il mondo dell'avventura non fa per te. Probabilmente ti conviene organizzare qualcosa di rilassante e di molto romantico in compagnia degli amici più cari. La montagna offre paesaggi da sogno dove fare lunghe passeggiate respirando aria buona. Da 10 a 19 punti: non ti ferma proprio nessuno! Appassionata e avventurosa, sei in cerca di forti emozioni e sicuramente il momento più propizio per dare sfogo alle tue energie è l'estate. In banda o da sola, la parola d'ordine è: divertimento e sfida! Sei estroversa e non troverai difficoltà a coinvolgere i tuoi amici nelle tue imprese spericolate ed emozionanti. Da 20 a 28 punti: la vacanza ideale per te è sicuramente un viaggio all'estero: qualsiasi cultura ha per te un fascino irresistibile. La vacanza è divertente quando diventa interessante. Sei un'attenta osservatrice e restano impresse nella tua mente le atmosfere e i colori di terre sconosciute. La scoperta è uno stimolo vitale che illumina la mente e il tuo spirito un po' vagabondo.


Beauty oroscopo

Sta per avvicinarsi la bella stagione e bisogna scoprirsi per ottenere una bella abbronzatura.
Seguite i miei consigli, segno per segno, e non avrete più paura di apparire brutti e con un fisico orribile!

ARIETE: Farete scelte innovative; un look agguerrito, con tutto l'entusiasmo tipico del vostro segno.
TORO: Pettorali, collo e peso corporeo saranno i punti ai quali dedicare più attenzione.
GEMELLI: Affronterete una dieta o farete più sport, pur di garantirvi o di mantenere un aspetto longilineo.
CANCRO: Sul fronte psicologico combattete la vostra insicurezza: è il peggior nemico della vostra bellezza.
LEONE: Vi interesserà molto di ciò che dicono o fanno gli altri.
VERGINE: Rinuncerete ai piatti più golosi, pur di arrivare al peso forma che vi siete prefissati.
BILANCIA: Non avrete bisogno di sforzarvi troppo: il fascino e la malizia saranno sempre con voi.
SCORPIONE: I cambiamenti strettamente legati al look potranno essere drastici e d'effetto.
SAGITTARIO: Voi del Sagittario, che siete già dotati di ottimismo, sarete affascinanti, seducenti, pieni di vitalità.
CAPRICORNO: Massaggi, applicazioni, trattamenti estetici, week-end salutari, il modo migliore di spendere i vostri soldi.
ACQUARIO: Siete tra i segni più favoriti per tutto ciò che riguarda la forma fisica, il look, la bellezza.
PESCI: Riuscirete a vincere i conflitti tra voi e lo specchio, solo nel periodo estivo.

Annamaria Piemontese (1^B)


Barcellona 97

Il viaggio d'istruzione in Spagna ha suscitato varie emozioni. Abbiamo raccolto alcune impressioni.

Nicola Pagano: Questa gita, oltre a farci divertire, ci ha fatto conoscere realtà turistiche diverse dalle nostre, che dovremmo prendere come esempio.
Michele Disanti: Le patate spagnole sono buone in tutti i sensi.
Gaetano Dimauro: Tutto è stato stupendo: torno a Vieste contento. Ho conosciuto finalmente la Spagna. Mamma mia come si mangia! Ho visto la Sagrada Familia, che per alcuni aspetti all' ITC somiglia.
Alessandro Maiorano: Un'esperienza indimenticabile. La Spagna è tutta da scoprire e offre tante possibilità a noi giovani amanti del divertimento.
Luciano Caputo: Dovremmo partire per la Spagna muniti di provviste alimentari, perché quelle dateci ad Alassio non erano delle migliori.
Carlo Cariglia: Chiunque va in Spagna deve pensare soprattutto al divertimento. Mi raccomando il pigiama di sera va di moda.
Troiano Giuseppe: Se dovete andare in vacanza, andate in Spagna perché è molto bella proprio come il metro di birra bevuto a Laigueglia.
Michela Mattera: Di questa gita avrò sicuramente un bellissimo ricordo, per questo, se avrete anche voi in futuro l'opportunità di andare in Spagna, non perdete una stupenda occasione.
Giuseppe Leone: La Spagna oltre a farmi perdere la testa mi ha fatto perdere il bracciale.
Antonella Facciuto: La Spagna è veramente stupenda! Ma non parlatemi più di patatine fritte.
Barbara Pagano: Questo viaggio è stato bellissimo. Peccato che una settimana sia stata troppo breve per godersela a pieno; mi auguro di poterci tornare un giorno, e perché no, con i miei amici di classe, per sballarci davvero senza scrupoli.
Sonia Cariglia: La Spagna è bellissima, ma gli spagnoli sono troppo appiccicosi.
Lucia Cariglia: I ragazzi italiani sono più belli.
Cristian Schinosi: Che dire, la gita è stata stupenda: tanto divertimento tante cose nuove scoperte; ma c’è da dire che la cucina italiana e sempre la numero uno.
Gaspare Granatiero: Tutte le gite sono divertenti e interessanti, non tanto per il posto in cui si va, ma soprattutto per l'affiatamento che si viene a creare fra i partecipanti. E diciamocelo, questa è stata l'ultima gita e credo che sarà indimenticabile.
Laura & Felice: La gita si è rivelata come tutti ci aspettavamo: un’esperienza unica e indimenticabile. Spagna e Liguria sono state invase da un gruppo insuperabile pronto a tutto. Adesso rimane tanta malinconia e la difficile realtà da affrontare; però noi saremo sempre uniti, come in questi lunghi e meravigliosi cinque anni.
Michele Sciarra: Consiglio a chiunque voglia andare in Spagna, di prendere di tutto, ma non la pizza, perché ve la dovrete condire voi.
Maurizio Sindoni: Il gelato somministratoci all' albergo di Alassio pareva fatto col detersivo... Mastrolindo, bagno al limone.
Michela Clemente: La Spagna è immensa da visitare e sei giorni sono pochissimi. E' bellissima e offre molte attrattive per i giovani ed ha in questo campo un'organizzazione impeccabile.
Merina Maiorano: La Spagna è un posto bellissimo da visitare per monumenti, discoteche, locali, ma la cucina spagnola è pessima ( ho perso tre chili).
Michele Sicuro: Della Spagna mi ha colpito la cattedrale di Barcellona con le sue grandi dimensioni: la cosa che mi ha deluso è stata la cucina del posto.
Munno Lucia: La Spagna è veramente stupenda per una vacanza tra amici, ci si diverte tantissimo. L'unico inconveniente è nell'avere problemi di fegato, perché il fritto è presente in ogni loro piatto.

Gaetano Dimauro (5^C)

Intervista a Michele Notarangelo, alunno di 5^C.

Fra i partecipanti al viaggio in terra spagnola, la presenza più significativa, per chi non lo conosceva, è stata quella di Michele Notarangelo, costretto a vivere su una sedie a rotelle. Per gli alunni ed i docenti dei corsi A e B è stato scioccante ed emozionante vedere con quanto amore e dedizione la mamma ha aiutato Michele, caricandoselo sulle spalle, per fargli vedere luoghi e monumenti incontrati nei giorni del viaggio. E’ stata una lezione severa per tutti quelli a cui la natura non ha sottratto nulla, ma che, spesso, si abbandonano a lamentele veramente ingiustificate. Forse solo chi è stato provato così duramente può apprezzare la vita nelle sue bellezze e ricchezze, altrimenti sconosciute.
Per questo abbiamo deciso di fare a Michele una breve intervista.
Cosa ti è rimasto impresso dei giorni passati in gita?
I sei giorni della gita sono stati indimenticabili, anche se il viaggio è stato un po’ logorante. Nonostante ciò, le cose che mi hanno colpito sono stati soprattutto i monumenti di Barcellona: La Sagrada Familia, il Pueblo Espanol, la statua di Cristoforo Colombo, etc.
Quali difficoltà hai incontrato?
Le prime difficoltà sono state le vie di accesso della discoteca dove lunghe scalinate impedivano una facile entrata; però il problema è stato risolto grazie agli uomini della sicurezza. Mentre al Pueblo Espanol la maggior parte dei posti visitati erano ostacolati da scale, come anche la Fontana Monumentale, dove, solo con l'aiuto dei miei amici di scuola, sono riuscito ad oltrepassare le cosiddette "barriere architettoniche".
Sei giunto finalmente alla fine del corso di studi dell' I.T.C. Come ti sono sembrati questi anni passati nel Giuliani?
Finite le scuole medie, credevo che le superiori servissero per approfondire quelle nozioni che avevo appreso. Invece, dopo il primo anno di superiori, capii che la carenza di strutture mi avrebbe dato ben poco. Col passare del tempo ci feci l'abitudine. Tutto sommato, il resto degli anni sono trascorsi molto velocemente, senza quasi accorgermene, anche se è stato molto difficile l'accesso ai vari locali adibiti a laboratori d' informatica etc... Per fortuna ho trovato sempre la disponibilità dei miei amici di classe.

Diario di viaggio

Partiti da Vieste alle ore 06:00, dopo 14 ore di viaggio, ad Alassio abbiamo consumato una cena memorabile: una finta bolognese, con sapore misto tra brodo di pollo e sciacquamento di pentola al ragù, una finta milanese, in realtà una fettina di prosciutto cotto, e per dolce una mousse fatta con albume montato a neve e una goccia di limone.
Il 29 aprile, muniti di cestino da viaggio con la famosa frittata alle erbe, dopo altre tante ore di viaggio siamo arrivati finalmente a Lloret de Mar in Spagna. Dopo cena siamo andati al Tropics, una discoteca molto bella e grande con la musica al massimo.
Il 30 siamo andati in giro per Lloret facendo compere. La maggior parte delle ragazze è tornata a pranzare con l'orecchino al naso, con grande disappunto del Prof. Facciuto, riluttante ad accettare che la figlia Antonella facesse parte della tribù dei nasi forati. La sera appuntamento con Barcellona by night: abbiamo visto la statua di Cristoforo Colombo posta in una piazza che da una parte guarda il meraviglioso porto pieno di navi transoceaniche e dall'altra la Rambla, la locale via Veneto.
Il primo maggio a Barcellona abbiamo visitato: la Fontana Monumentale, con stupendi effetti di acqua; il Pueblo Espanol, dove sono stati riprodotti i più significativi edifici antichi della Catalogna; qui abbiamo pranzato al Tip Top; quindi abbiamo ammirato la Sagrada Familia, iniziata da due secoli e non è ancora ultimata. E’ bellissima e grandissima.
Il 3 maggio alle ore 12:00 abbiamo raggiunto Pisa dove abbiamo visitato: Piazza dei Miracoli con la famosa Torre, la Cattedrale, il Battistero e il Camposanto Monumentale. Alle ore 2 del 4 maggio: terra! Di nuovo a casa.

Myriam Dimauro


L'angolo della musica
Hip hop

Sono un ragazzo di 19 anni e tengo a precisare che vivo l'hip hop come stile di vita e come moda. Io credo che l'h.h. sia completa ed assoluta libertà e come tale vada interpretata: è un canale, una via, un mezzo con cui esprimersi e le macchine , se l'h.h. fosse una strada, sono la musica rap, i graffiti, e la Break Dance, nessuno ti impedisce , anzi meglio per te, di stare su tre macchine contemporaneamente. L'importante è prendere le curve......
Per me la cosa più importante nella vita è potersi esprimere: tutti cerchiamo di farlo, come i cantautori quando scrivono una canzone o i professori che spiegano una lezione: li vediamo intenti ad esprimersi al meglio per farci capire.
Il modo migliore per esprimere il mio essere ed il mio pensiero è disegnare. Disegnare qualcosa che non mi è stato imposto e disegnarlo a seconda del mio stato d'animo: se oggi sono incazzato disegno un puppets con in mano delle armi, una frase con qualche parolaccia contro qualcuno che non mi va a genio; invece, se sono di buonumore, disegno qualcosa di ironico, di piacevole da vedere sempre nell'ambito dell' h.h..
Con il disegno si può anche protestare: basti vedere il muro di Berlino, pieno di scritte. Io non ne conoscevo il significato, ma qualcuno le ha tradotte per me, e vi assicuro che sono frasi di protesta contro il sistema che in quel periodo non funzionava. Ebbene quelle scritte, in gergo H.H., vengono chiamate Murales ed esistono tutt'oggi, solo che c'è stata una forte evoluzione nel bombying da allora ai giorni nostri.
Vediamo questi murales dappertutto: sotto i ponti, sotto i portici, sui muri, sui treni e sulle serrande dei negozi e spesso non riusciamo a decifrarli, dando un giudizio negativo su quel disegno o su chi l'ha fatto.
I writers agiscono di notte, sia per mantenere l'anonimato, sia perché è più tranquillo, nel senso che ci sono meno pinguini in giro. Si, si rischia di essere arrestati, se ti beccano. Però ci sono molti paesi d'Europa dove disegnare sui muri è legale e a me piacerebbe molto vivere in uno di questi.
Purtroppo la realtà non è questa, quindi mi limito a disegnare su fogli di carta e sui banchi di scuola, reprimendo le mie espressioni. Comunque resto sempre dell'idea che un muro graffiato è sempre meglio di uno bianco, che è inespressivo, non ti dice niente, quasi non lo noti.
Con il disegno si può fare tutto: puoi far capire la tua approvazione o il tuo dissenso. Come i poeti che dedicano una poesia alla loro amata, tu puoi dedicarle un disegno: basta essere fantasiosi e saper cogliere da quanto ci circonda l'essenza di ciò che ci serve per fare un disegno. Come una caricatura, che esagera il difetto di una persona (naso grosso, denti storti, occhi languidi) cosi mi sfogo con ciò che disegno.
Col disegno cerco di comunicare, ma molti criticano questo genere di comunicazione perché c'è molto conservatorismo, c'è paura di sperimentare, di fare cose nuove.
Andare avanti per me vuol dire misurarsi con cose nuove, nella vita in generale e pure nella musica rap, nei graffiti e nella Break Dance. Con i graffiti abbiamo una delle armi più potenti per far conoscere ai ragazzi di oggi cosa non va, meravigliarli con un bel disegno e, nello stesso tempo, farli riflettere con il messaggio che è sottinteso.

Antonio Troia (5^ C)

Per saperne di più

Dei problemi dei giovani d’oggi si parla già abbastanza, quindi non ho nessuna intenzione di scavare nei meandri delle loro menti per scoprire chissà quale trauma o repressione, ma mi limiterò esclusivamente a chiarire qualche lieve imperfezione dell’articolo riguardante la musica ed in questo caso l’Hip Hop.
Caro Antonio, nonostante non ti conosca di persona, sento di dirti poche parole solo per definire alcuni punti in cui ti sei un po’ perso. E’ sicuramente ammirevole il tuo modo di gestire la vita, l’H.H. è indubbiamente un’ottima ancora di salvezza per moltissimi ragazzi che, come te, vogliono evadere dalla monotonia della società, sicuramente molto meglio di altre strade abbastanza pericolose, e che vedono in esso uno stile di vita da abbracciare. Ma, come dicevo nel mio precedente articolo, ho accettato di fare il critico musicale solo perché sono cresciuto in questo senso ed ho qualche conoscenza ed esperienza che mi permette di farlo, per cui il primo punto su cui volevo riprenderti è che nel tuo bellissimo articolo hai solo parlato di H.H. nel campo grafico (disegno) tralasciando tutto ciò che l’H.H. racchiude. Certamente l’H.H. è nato per dare sfogo alle repressioni della gente oppressa (soprattutto neri) che con il Rap cantano ciò che altrimenti non potrebbero dire, per cui non è altro che la commercializzazione (scusate la parolaccia) di questo loro modo di voler esprimersi. Infatti molti dei più celebri testi Rap sono anche alcuni dei più potenti messaggi politici in America. Da ricordare quelli dei Public Enemy, ICE Cube ed ICE T.
I Public Enemy sono stati il primo gruppo a sostenere la Nation of Islam, ma dell'attrazione dell'Hip Hop per il nazionalismo nero è piena la storia. Molte star dell'Hip Hop sono venute fuori come sostenitori della Nation of Islam, dopo la rivolta di Los Angeles del 1992. Per questi cosiddetti attivisti Rap, letture, comizi, tour e progetti per la comunità sono complementari alla loro musica. Ad esempio un pezzo come Meaning of the 5% dei Brand Nubians, nel quale Farrakhan parla sopra un base H.H., evidenzia tutta la potenzialità che viene data alla Nation of Islam di estendere il messaggio ad un pubblico molto distante dalla loro abituale membership.
Una delle più famose caratteristiche dell'Hip Hop, quindi, è di abbracciare settori totalmente distanti.

Mario Iceman Destasi


Progetto cineforum

Considerazioni sul film Il giurato.
Un boss mafioso, sotto processo, assolda un delinquente affinché gli assicuri l'assoluzione, corrompendo un membro della giuria. La scelta cade su una donna nubile, che vive insieme e suo figlio di dodici anni. Il giurato si ritrova con le spalle al muro, perché è in gioco la vita di suo figlio, a cui lei tanto tiene...
La mafia vive solo di ricatti e di paure. Quando una persona è coinvolta in una associazione mafiosa, l'unica soluzione per uscirne è la via della giustizia, ma non sempre è così, perché le intimidazioni mafiose sono tante.
R. Tantimonaco (2^B)

Il giurato per alcuni rappresenta la corruzione e l'omertà, perché non si è affidata alla giustizia; per altri si è comportata bene, in quanto la giustizia non dà all'interessato la giusta protezione contro la mafia. Così la protagonista (un membro della giuria) corrotta, spaventata dalla mafia, finge di affidarsi ad essa per aver salva la vita...
Io ho molti dubbi e non saprei valutare giustamente il suo comportamento. Infatti, riceve delle minacce con la certezza di perdere suo figlio. Quindi queste minacce le fanno cambiare opinione sul conto del giurato. Secondo me, la donna doveva accettare l'aiuto della giustizia e confidare tutto l'accaduto ad essa. Col suo modo di agire è stata una delle tante vittime della mafia e non ha dato, a mio avviso, il buon esempio.
M. Trotta (2^B)

Il problema della mafia è molto pericoloso e bisogna stare attenti, perché ognuno di noi può esserne coinvolto. Dobbiamo andare avanti superando i problemi sia economici che sociali, senza prendere scorciatoie, perché anche una sola può costare la vita.
L'antimafia del nostro Paese cerca di eliminare questo problema, ma molte volte vengono coinvolte vittime innocenti, come Falcone e Borsellino.
Lo Stato ha preso provvedimenti, ma di fronte alla mafia si è mostrato debole nel rispetto della vita civile.

N. Pagano (2^B)

Ognuno di noi ha un punto forte e uno debole. Quando andiamo incontro a un problema, dobbiamo mettere in funzione il nostro punto forte e dimostrare che non ci arrendiamo di fronte a nessun ostacolo. Purtroppo, non tutti reagiscono allo stesso modo e i deboli soccombono.
Io sono un tipo che si abbatte facilmente, per cui, in una difficoltà, reagirei con la morte. Perciò auspico una associazione di persone coraggiose ed oneste che cooperino per debellare la mafia.
R. Vescera (2^B)

Un pomeriggio al cinema in un piccolo paese

Un'occasione per trascorrere un pomeriggio diverso in un paese senza sale cinematografiche, come Vieste, è stata offerta dall'I.T.C "Giuliani".
Tra i film proposti anche Nell. Protagonista è una ragazza selvaggia, che, con l'aiuto di due medici, riesce a trovare la sua felicità: diventa autonoma ed evita di essere portata in una casa di cura.
Nell rappresenta tutte quelle persone che, per una serie di circostanze, sono diverse da noi, ma che ugualmente meritano rispetto e comprensione.
Mi rendo conto di vivere in una società che disprezza, che offende e che punisce ingiustamente, per cui l'esempio e la sensibilità devono partire proprio da noi ragazzi. Dobbiamo considerare che l'amico che ci sta accanto, magari nello stesso banco di scuola, deve avere la possibilità di farsi strada da solo, di essere felice. Teniamo presente che la vita è un diritto di tutti e che il disabile, più di noi, apprezza questo dono del Signore.
Egli è speciale: nonostante i suoi limiti, ha imparato a convivere con la malattia, dimostrando una grande forza d'animo. Offriamo, quindi, anche a lui la possibilità di usufruire alla stessa maniera dei benefici che ci offre il progresso, non neghiamogli di vivere una vita sociale gratificante, dignitosa, serena, con i nostri sciocchi pregiudizi. Impariamo ad accettare realtà diverse e ad aiutare chi si trova in difficoltà, senza cadere nell'egoismo, con obiettività. Vedremo allora il disabile inserito nella società, dedito a cose a lui congeniali e ne saremo soddisfatti.
Leopardi, Beethoven, Van Gogh, Tolouse Lautrec ce lo dimostrano.
Ringrazio l'I.T.C. per la valida iniziativa, che ogni scuola dovrebbe tener presente, perché motivo di confronto e di riflessione tra i giovani.
Teresa Medina
1 B Liceo Scientifico "Lorenzo Fazzini"


Vieste, città pellegrina a Merinum
di Michele Rollo

Non è inusitato parlare, alle soglie del terzo millennio, dell'esistenza di fratture nette e spesso dolorose di ordine sociale, ideologico e spirituale che determinano quella decadenza di valori di cui tanto si è soliti discutere in riferimento ad altri tempi.
Eppure ogni mese di maggio, il giorno nove, si insinua tra le grosse problematiche, una festa che fa rivivere nella sensibilità del popolo viestano quei vincoli di una antica e vera cristianità che si concretizza nel cuore di tutti. Essa non è semplicemente una festa, ma un ritorno alle origini per far rivivere quei valori autentici di appartenenza ad una civiltà unica, estesa a tutti i popoli, basata su una fede di solidarietà e di carità, di cui il servizio cristiano non conosce frontiere, né distinzioni di ceto.
Tutti come protagonisti e testimoni partecipiamo alla Festa Patronale di Santa Maria di Merino.
Essa si presenta come un cammino, che dal paese, per strade e sentieri, si snoda per raggiungere un agreste sito, a cui fa riferimento questa avventura dell'anima.
Con la statua della Madonna a spalla, come Paolo, apostolo camminatore, che porta la Parola di Dio, così il Viestano porta la sua protettrice, riscoprendo, nei canti e nelle preghiere che l'accompagnano, il significato profondo della catechesi della Chiesa, come un popolo in cammino.
Questo pellegrinare verso il santuario, sede d'attesa del trionfo mariano, scopre connessioni con un messaggio non soltanto devozionale, ma certamente di tipo ideologico, con cui il nativo, come homo viator, prefigura il compimento della vita terrena.
Tante sono le motivazioni che spingono il viestano e i suoi ospiti ad andare verso Merinum in questo giorno; motivazioni certamente personali e complesse. C'è chi va per voto, per penitenza, ma soprattutto per devotionis causa. Tutti, sentendo fortemente una sorta di legame personale con la propria protettrice, vanno alla casa della propria Santa, il luogo in cui si percepisce la manifesta potenza di Maria, madre di un popolo che a Lei ricorre: "... e siamo i pellegrini, e siamo i figli tuoi, Santa Maria di Merino prega per noi". Ecco, è con questo canto , con questi versi che il Viestano, pauper et peregrinus, partecipa alla festa come momento aggregante di fede illuminante.
Anche l'ospite, che il più delle volte partecipa per curiosità, diventa testimone ed interprete di una pratica religiosa finalizzata alla formazione spirituale di colui che compie questo cammino. Certamente potrà sembrare una attitudine in contraddizione, ma esso fa parte di quella schiera di pellegrini-operatori culturali che trasmetterà e racconterà quel bagaglio di informazioni che daranno alla sua esperienza un significato diverso, di una fede a carattere popolare di rilievo eccezionale, in cui fede e cultura vanno di pari passo. Questa Festa, insomma, per chiunque la vive, diventa una esperienza sempre più nuova e sconvolgente: una esperienza che inizia con la netta frattura dalla vita ordinaria al momento della partenza, con il sortire dalla quotidianità familiare per entrare in una realtà che ha ritmi, esigenze, significati diversi. Il distacco non è soltanto fisico, ma soprattutto psicologico, reso emotivo dall'importanza del momento, in quanto il pellegrino vede nel percorso che sta per intraprendere, un momento liturgico teso alla formazione spirituale di se stesso in comunione non solo con Maria, Regina e Madre, ma con tutto un popolo, popolo di Dio, che segue una strada che progressivamente conduce alla conversione e ad una fede di cui si rende protagonista e umile testimone.

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1 Maggio 1997: all'età di 78 anni si è spento serenamente don Mario dell'Erba

La morte di un sacerdote costituisce sempre un avvenimento di carattere cittadino, ma quando la partecipazione alle esequie diventa tanto numerosa, da destare meraviglia, significa che quel defunto aveva un posto particolare nella stima e nell'affetto di tutto un popolo.
Questo faceva pensare la fiumana di gente accorsa nella Concattedrale per stringersi attorno alla bara del Vicario Episcopale di Vieste, Mons. don Mario dell'Erba, deceduto improvvisamente alle prime luci di giovedì 1° maggio. Nel giorno seguente si sono svolte le esequie con la partecipazione dell'Arcivescovo, dei sacerdoti viestani e di tanti altri convenuti da vari paesi dell'archidiocesi.
Don Mario è stato un sacerdote che ha veramente meritato di essere amato e rispettato, perché la testimonianza da lui data ha caratterizzato il suo ministero, sempre inteso come servizio totale e disinteressato al bene delle anime. Lo studio attento della storia locale, soprattutto dell'aspetto religioso, ha fatto di lui un punto di riferimento per quanti intendevano accostarsi alla conoscenza di questa disciplina. Da viestano autentico, nutriva una profonda devozione alla Vergine Santissima di Merino, protettrice della città: non è solamente un caso che il suo pio transito sia coinciso con l'inizio del novenario della Madonna.
Il tempo inesorabilmente cancella dalla memoria gli avvenimenti umani, ma è certo che i viestani non scorderanno la figura emblematica di don Mario dell'Erba e lo additeranno alle generazioni venture come un personaggio da affidare alla storia viestana.

don Francesco Jannoli


Il "sale" popolare
La fitoterapia nella tradizione viestana (2)
(da una ricerca del Prof. Domenico Ragno)

Favo (cravugne)
impiastro ('mpiastr) Schiacciare delle foglie di malva bollite e applicarle sul favo. Fasciare con un fazzoletto. Rinnovare il medicamento ogni quattro cinque ore fino alla fuoriuscita del pus dal favo. malva (mavele)
Malva silvestris L.
impiastro Schiacciare delle patate appena bollite con tutta la buccia e applicarle sul favo. Fasciare con un fazzoletto. Rinnovare il medicamento dopo alcune ore fino alla fuoriuscita del pus dal favo. patata (patene)
Solanum tuberosum L.
impiastro Applicare sul favo una foglia intera o schiacciata di piantaggine e fasciare con un fazzoletto. Rinnovare il medicamento dopo alcune ore fino alla fuoriuscita del pus dal favo. piantaggine (cinghe nèrve)
Plantago media L.
impiastro Schiacciare due o tre foglie di rovo e applicarle sul favo. Fasciare con un fazzoletto. Rinnovare ogni giorno il medicamento fino alla fuoriuscita del pus dal favo. rovo (revetèle)
Rubus fruticosus L.
impiastro Applicare sul favo una foglia intera o schiacciata di piantaggine e fasciare con un fazzoletto. Rinnovare il medicamento dopo alcune ore fino alla fuoriuscita del pus dal favo.
impiastro Schiacciare due o tre foglie di rovo e applicarle sul favo. Fasciare con un fazzoletto. Rinnovare ogni giorno il medicamento fino alla fuoriuscita del pus dal favo.
impiastro Applicare sul favo una foglia intera o schiacciata di piantaggine e fasciare con un fazzoletto. Rinnovare il medicamento dopo alcune ore fino alla fuoriuscita del pus dal favo.
impiastro Schiacciare due o tre foglie di rovo e applicarle sul favo. Fasciare con un fazzoletto. Rinnovare ogni giorno il medicamento fino alla fuoriuscita del pus dal favo.
Porro (purre)
impiastro Applicare sul porro alcune foglie di parietaria schiacciate e fasciare. Tenere per tutta la notte. parietaria (èrve de vinde)
Parietaria officinalis L.
impiastro Bagnare il porro con latte di fico due tre volte al giorno fino a soluzione. fico (fiche)
Ficus carica L.
Callo (cadde)
impiastro Applicare sul callo un lampascione schiacciato caldo e fasciare. Rinnovare ogni giorno il medicamento. lampascione (lambasciòne)
Muscari comosum
Orzaiolo (cresciùle)
Passare dolcemente alcune foglie di parietaria sui foruncoli un paio di volte al dì.
Scottatura
Applicare la polpa di ficodindia sulla pelle ustionata e fasciare. ficodindia (fichedigne)
Opuntia ficus-indica
Infezione intorno all'unghia del dito (n'dornadite)
Sbucciare una cipolla cruda, bagnarla con una goccia d'olio. Scaldare con cenere calda, applicare sul dito e fasciare. cipolla (cepodde)
Allium cepa L.
Ferite
Applicare sulla ferita una fava secca sbucciata che aderisce immediatamente. fava (fève)
Vicia faba L.
Applicare sulla ferita l'infiorescenza della mazza sorda. mazza sorda (povele de sande Lazzere)
Tifa latifolia


Il grande inciucio
di Italo Ragno

La figura riportata qui a fianco è il risultato della composizione di sette parti di altrettante teste politiche di levatura nazionale. Più precisamente le parti da individuare sono:
1) Metà fronte (e capelli) in alto a sinistra;
2) occhio sinistro;
3) metà sinistra del mento;
4) metà destra del mento;
5) occhio destro;
6) Metà fronte (e capelli) in alto a destra;
7) bocca e naso.
Destra e sinistra vanno intese dalla parte di chi guarda l’immagine.
A prima vista questa figura crea qualche disagio e, forse, anche qualche inquietudine di carattere politico. Speriamo che questa sorta di ciambotto non abbia mai a realizzarsi e che ci sia un Governo che governi ed una Opposizione che faccia opposizione.
In ogni caso, vogliamo dare a tutti un piccolo indizio-aiuto: c’è un solo politico in gonnella, giusta la proporzione tra maschi e femmine nel parlamento italiano.