Un nome ben scelto, perché quello che più colpisce il visitatore sono le sconfinate distese che caratterizzano questo paese, quelle della savana che la luce trasforma in una tavolozza colorata, quelle della costa lunga 1500 km e del deserto del Namib, quelle dei grandi fiumi il Cunene e l'Okavango.
In Namibia la natura ha dato libero sfogo alla sua creatività ed è per questo che è una delle mete preferite per un primo approccio all'Africa, grazie anche alle sue notevoli strutture di accoglienza ed alla facilità negli spostamenti.

Dal 1990 la giovane repubblica ha già bruciato le tappe, diventando famosa per le sue aree protette tra cui spicca il parco di Etosha, con i suoi 22.000 kmq è una delle più importanti aree protette. La sua peculiarità sono le diverse pozze d'acqua, la maggior parte artificiali, luogo ideale per osservare gli animali selvatici, nei tre campi principali le pozze la notte sono illuminate. Ai margini del parco gli alberi Moringa, una leggenda dei Boscimani narra che Dio si accorse che nella creazione aveva dimenticato un fascio di questi alberi, li scagliò e caddero su Etosha con le radici rivolte verso al cielo.

Il parco Namib-Naukluft racchiude uno dei deserti più antichi della terra. Questo mare di sabbia che occupa la parte centrale del paese, racchiude al suo interno delle gigantesche dune color albicocca alte fino a 300m nella zona di Sossuvlei, che contrastano con il verde azzurro delle lagune e i profondi canyon e il bianco delle depressioni saline.

Chiesa di Windhoek


 
Il parco ospita numerose specie animali e vegetali come la Wewitschia mirabilis, una pianta fossile che raggiunge i 1500 anni di età.
Sulla costa degli scheletri, chiamata così per i relitti delle navi incagliatesi nella sabbia per le forti correnti. A Cape Cross, un cippo di pietra ricorda lo sbarco nel 1485 del navigatore portoghese B. Dias, poco distante che una delle più grandi colonie di otarie dell'Africa australe, più di 90.000 esemplari, le mamme con i cuccioli ammassati gli uni contro gli altri.
In Namibia la densità della popolazione è molto bassa, i pochissimi centri urbani superano i 15.000 abitanti, tranne la capitale Windhoek con 200.000 circa. Quello che stupisce è la varietà delle differenti culture che dopo il lungo periodo coloniale sembrano convivere in armonia.
Gli Herero che rappresentano la maggioranza numerica le cui donne indossano abiti di stile vittoriano; gli Himba i pellerossa d'Africa che vivono nella zona nord-occidentale ( Kaokoland ) che usano ungersi il corpo con un misto di ocra e burro di capra; gli Ovambo e i Kavango vivono a nord e gli ultimi sulle rive del fiume Okavango, sono pescatori e pastori e degli ottimi intagliatori di legno.
La regione del Damaraland sbalordisce per i suoi paesaggi che a volte ricordano quelli dell'Arizona, qui qualche secolo fa i Boscimani hanno lasciato impresso nella roccia pitture e graffiti rupestri, simboli enigmatici del loro esile passaggio, a Twifelfontein e nel massiccio del Brandberg i siti sono interessanti. In Namibia si può viaggiare da soli, rispettando alcune regole come quella di non eccedere con la velocità nei lunghi tratti rettilinei, organizzando molteplici itinerari; per questo ci limitiamo a consigliarvi un percorso fatto nel 1995 nella regione del Kaokoland. Obbligatorio essere almeno due veicoli fuoristrada ed essere autosufficienti in tutto per almeno 5 giorni. 
* da Kamanjab una pista costeggia il bordo occidentale ( chiuso ai turisti ) dell'Etosha e prosegue a nord fino a Ruacana ( ultimi rifornimenti ), quindi si costeggia il Cunene a destra e a sinistra le Zebra mountains e la pista si fa brutta. Primi villaggi Himba e arrivo alle cascate di Epupa, luogo paradisiaco ai confini con l'Angola, anche se adesso sta diventando un pò affollato. Da qui inizia un circuito alla ricerca di villaggi Himba passando per Okongwati -Etengwa - Otjitende ( attenzione alla pista difficile che rallenta l'andatura ), e ritorno per Opuwo via Etanga.