ARTE

SALVADOR DALì

Alle 8:45 dell’11 maggio 1904 accadde l’evento più significativo della vita di Salvador Dalì: in seguito dirà di aver subito "l’orribile trauma della nascita". Tre anni prima era morto suo fratello, il primo figlio della famiglia Dalì, anch’egli di nome Salvador. I genitori dimostrarono verso questo secondo figlio un attaccamento quasi maniacale, viziandolo all’indefinibile: era "il sovrano assoluto della casa" e ne era a conoscenza. Allo stesso tempo si sviluppò in lui un’anormale suscettibilità e una ossessiva ricerca della solitudine. Come rivela Freud proprio in quegli anni, conoscendo l’infanzia si conosce tutto di un uomo; infatti la sua vita adulta sarà il riflesso delle paure e dei problemi nati in quei suoi primi anni di vita.

Il gioco lugubre, 1929

Cercherà sempre l’attenzione dei media e ci riuscirà ogni volta grazie ai suoi modi stravaganti e soprattutto al suo innovativo metodo pittorico. Così lo descrive lui stesso: " Fissavo per ore la tela ininterrottamente da mattina a sera, e a volte mi alzavo la notte per osservarla al chiaro di luna. La guardavo come un medium in trance per vederne sorgere gli elementi della mia immaginazione. Quando finalmente le immagini si collocavano esattamente nel quadro le dipengevo immediatamente, a caldo". Il suo genio si dimostrò all’età di otto anni quando compose le prime opere pittriche. Frequentò l’Accademia delle belle arti di Madrid, ma non completò gli studi, perché dopo un paio d’anni capì che quei maestri non avevano più nulla da insegnargli e si fece espellere per cattiva condotta.

La sua produzione, inizialmente di carattere impressionista e post-impressionista, passa attraverso cubismo e futurismo, fino ad approdare al surrealismo. La sua prima importante opere surrealista è Il gioco lugubre del 1929; l’opera fondamentale, grazie alla quale Dalì è conosciuto in tutto il mondo, risale al 1931: La persistenza della memoria [che ho riprodotto in copertina].

Il durevole fascino generato da questa immagine è dovuto al modo in cui fonde banale e fantastico, simbolico e irrazionale, che genera tutt’oggi diverse interpretazioni. Secondo l’artista gli "orologi molli non sono altro che il tenero, stravagante e solitario camembert paranoico-critico del tempo e dello spazio".

In tutta la giornata era riuscito a dipingere solo lo sfondo e aveva poi atteso invano l’ispirazione. Prima di coricarsi gettò un’occhiata al dipinto; all’improvviso gli venne in mente il camembert appena mangiato e lo unì all’idea di orologi (la moglie era uscita e lui si stava chiedendo a che ora sarebbe ritornata).

Subito trascrisse l’immagine risultante: l’orologio sul ramo d’ulivo. Gli altri elementi rappresentano come questa idea irrazionale è stata poi ampliata. Il feto sulla sabbia è un riferimento ai ricordi intrauterini professati dall’artista e rimanda al trauma della nascita. Gli altri due orologi evocano l’assenza di tempo associata alle esperienze prenatali. Il titolo stesso si riferisce alla persistenza di questi ricordi precedenti alla nascita e il suo soggetto è "l’orribile trauma della nascita per il quale siamo cacciati dal paradiso".La curvatura degli orologi allude anche alla curvatura dello spazio-tempo della teoria della relatività, che viene tradotta con un’immagine nuova e suggestiva. Da quel momento gli orologi deformati compaiono anche in altre opere, fondendo l’interpretazione scientifica alla visione inquietante dello scorrere del tempo. Nella Persistenza della memoria il tempo viene fermato, l’attimo diviene eternità; la tensione accumulata esploderà in un famoso rifacimento dell’opera, a distanza di anni: La disintegrazione della persistenza della memoria. Da un lato la teoria fisica ha dato origine all’incubo della bomba atomica; dall’altro, il vuoto temporale porta alla scissione dell’io e alla dissoluzione del filo della memoria.

Disintegrazione della Persistenza della Memoria, 1954

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