STORIA

IL FATTORE TEMPO

All’inizio della I guerra mondiale, per liberarsi dall’accerchiamento territoriale dell’Intesa, i tedeschi cercarono di eliminare in poco tempo la Francia per poter poi dedicare più tempo alla Russia. Non potendo sfondare le fortificazioni sul confine franco-germanico decisero di aggirarle entrando in Francia da nord. Il fatto che dovessero attraversare il Belgio (dichiaratosi neutrale) non lì impensierì ne tantomeno li fermò. La manovra non conseguì però gli obiettivi che si prefiggevano: dopo una lunga, ma insufficiente, penetrazione in territorio francese, l’attacco fu bloccato e respinto, e inoltre l’invasione del Belgio squalificò la Germania agli occhi dell’opinione mondiale. L’Inghilterra intervenne subito a fianco della Francia, assicurando all’Intesa il controllo dei mari. Fallito così il piano Schlieffen, e con esso ogni possibile guerra di movimento, la Germania, bloccata via terra e via mare, dovette rassegnarsi ad un’amara sconfitta.

          Trincea Francese del 1915

I generali tedeschi avevano riposto ogni speranza in una veloce e indolore guerra lampo, e, come da previsione, la guerra di posizione si trasformò ben presto in una guerra di logoramento che portò l’Alleanza alla rovina. Il motivo principale del fallimento della guerra di movimento fu l’inadeguatezza dei mezzi: nonostante l’inferiorità militare, francesi e inglesi riuscirono a prendere per tempo le necessarie contromisure e arginarono così le perdite.

Al contrario durante la II guerra mondiale, la "guerra lampo" (Blitzkrieg) ottenne magnifici risultati. Infatti, se i tedeschi nel 1914 avevano precorso i tempi confidando in una tattica di movimento a cui non erano ancora pronti, nel 1940 francesi, inglesi e russi si affidarono a tattiche che si dimostrarono impotenti di fronte ai veloci attacchi tedeschi. Grazie all’utilizzo massiccio delle forze aeree (Luftwaffe) e delle grandi divisioni corazzate (Panzerdivisionem) in un paio di settimane l’esercito polacco fu cancellato e le truppe poterono essere destinate altrove. In poco tempo i tedeschi si assicurarono uno sbocco all’oceano e fortificarono il commercio con la Svezia occupando la Danimarca e istituendo un regime nazista in Norvegia.

I gerarchi tedeschi prepararono allora un piano di invasione della Francia molto simile a quello del precedente conflitto mondiale. Sul confine era stata costruita in quegli anni l’inespugnabile fortificazione "linea Maginot" dal generale che ne volle la costruzione: una piccola grande muraglia cinese che si estendeva dalla Svizzera al Belgio. I tedeschi aggirarono il problema passando da Nord e il loro blitzkrieg ottenne immediato successo: il 14 giugno 1940, un mese dopo l’inizio delle operazioni, le truppe tedesche marciarono in Parigi e di lì a poco fu firmato l’armistizio fra i delegati francesi e tedeschi nella stessa stazione e nella stessa carrozza dove era stata firmata la resa tedesca del 1918. Quando le tattiche di movimento, fino a quel momento così fruttuose, furono abbandonate, si compromise l’esito di una guerra agli inizi così promettente.

Ad esempio, un errore strategico fu commesso proprio durante l’operazione militare in Francia: a fine maggio 1940, 350.000 soldati inglesi e francesi si trovavano ammassati in un lembo di terra delle Fiandre in attesa di essere imbarcati alla volta dell’Inghilterra; erano chiusi su tre lati dal nemico e con alle spalle il mare: se i tedeschi avessero attaccato, sarebbe stato un massacro. Per qualche ragione non fu sferrato l’attacco decisivo: forse il Fürer sperava che anche il nuovo primo ministro inglese Winston Churchill cedesse di lì a poco alla forza tedesca, o forse riteneva più importante occupare prima l’intera Francia: nessuno lo sa. Fatto è che la marina inglese, utilizzando indifferentemente incrociatori e pescherecci riuscì ad evacuare tutti i soldati in sei giorni.

Il secondo gravissimo errore fu commesso in piena Operazione Aquila (nome in codice dell’attacco aereo contro l’Inghilterra) quando le forze inglesi stavano ormai per cedere. Alla fine dell’agosto 1940 alcuni bombardieri inglesi riuscirono ad aggirare il blocco tedesco e sganciarono le loro bombe su Berlino. Il Fürer rispose allora con questo comunicato: "Se gli inglesi moltiplicheranno gli attacchi contro le nostre città, noi raderemo al suolo le loro", e ordinò che i bombardieri non si occupassero più di fabbriche e vie di comunicazione, ma si concentrassero su Londra. Questa decisione, in linea con la politica di uno stato totalitario fondato sull’appoggio delle masse, non ottenne altro risultato militare se non quello di decimare la stessa Luftwaffe, e di consentire all’economia inglese di riprendersi.

Panzer tedesco in movimento sul fronte russo , 1941

Un altro compromettente ritardo nello sviluppo della guerra di movimento fu operato ai programmi dell’invasione del territorio russo, l’Operazione Barbarossa. Infatti Mussolini aveva di sua iniziativa attaccato la Grecia, ma le impreparate truppe italiane erano state bloccate e costrette a indietreggiare sui monti del Peloponneso. Alla Wermacht non restò altro da fare che deviare dalla rotta per la Russia e andare ad aiutare gli alleati italiani. Così, al ritardo accumulato per stroncare la ribellione iugoslava, si aggiunsero le 5 settimane necessarie a salvare la faccia a Mussolini. L’attacco alla Russia poté partire solo alla fine di giugno, e questo ritardo protrasse le operazioni fino ad inverno avanzato: dal dicembre 1941 i russi, più abituati dei tedeschi ad un clima così rigido, iniziarono il contrattacco decisivo che si protrasse fino al febbraio seguente quando la Wermacht dovette ritirarsi definitivamente.

Nel ‘600, con l’impiego in battaglia della polvere da sparo, la strategia di movimento fu abbandonata: con fucili e cannoni le operazioni militari si svolgevano prevalentemente senza il combattimento corpo a corpo. L’esito dello scontro era deciso unicamente dalla potenza e dalla gittata delle armi da fuoco ed era sufficiente occupare una favorevole posizione e distruggere le fortificazioni e le truppe nemiche dalla distanza.

L’invenzione dei carri armati e quindi la possibilità di poter spostare rapidamente la postazione d’attacco, rese di nuovo importante il fattore velocità. Questo si concretizzò in un ritorno alle strategie di movimento di cui i tedeschi per primi capirono l’importanza, e come si è visto seppero, almeno in un primo tempo, sfruttare al meglio.

L’avanzata americana

In alto si scorge il mare e i vari incrociatori utilizzati per lo sbarco

La zona riservata alle truppe canadesi

Movimenti delle truppe, scontri e "bagni di sangue" del 6 giugno 1944

Mappa disegnata dal maggiore C. C. J. Bond per l’opera "Official History of the Canadian Army in the Second World War", del colonnello C. P. Stacey. Ministero della Difesa Nazionale, Canada, 1966.

Il giorno più lungo

Due immagini dal grande repertorio del D-Day, il giorno del giudizio, ovvero lo sbarco in Normandia. L’operazione fu l’esito di una difficilissima coordinazione di truppe americane, inglesi e canadesi. Proprio per la diversità e la mancanza di coordinazione delle truppe, i risultati furono molto inferiori a quelli previsti: le perdite fra gli Alleati furono ingentissime, e la notte fra il 6 e il 7 giugno era stato conquistato appena un decimo di quello che ci si aspettava per la sera precedente. Durante la notte le truppe tedesche, colte di sorpresa, subirono molte perdite, ma con il mattino arrivarono anche i rinforzi che decimarono le forze degli Alleati. La seconda ondata americana, giunta nel tardo pomeriggio, riuscì però a risollevare la situazione e respinse i vari attacchi tedeschi. Si crearono allora varie zone "protette" dove si poterono effettuare con una certa sicurezza nuovi sbarchi di truppe che continuarono il combattimento nei giorni a seguire. Ci vollero più di due mesi per conquistare la sola Normandia e iniziare così la liberazione della Francia

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