LATINO

SENECA Il tempo che abbiamo non è poco, è che lo sprechiamo

Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus. Satis longa vita et in maximarum rerum consummationem large data est, si tota bene collocaretur; sed ubi per luxum ac neglegentiam diffluit, ubi nulli bonae rei impenditur, ultima demum necessitate cogente, quam ire non intelleximus transisse sentimus. Ita est: non accipimus brevem vitam, sed fecimus, nec inopes eius sed prodigi sumus.

De brevitate vitae, 1, 1

 

Di solito ci lamentiamo della malignità della natura e della brevità della vita che ci è concessa. Seneca sostiene che avremmo tutto il tempo che ci serve se non lo buttassimo via. "Non abbiamo poco tempo, il fatto è che lo abbiamo sprecato". La vita sarebbe sufficiente se la impegnassimo bene. Non abbiamo avuto in sorte una vita breve ma la rendiamo tale: "Di vita non siamo poveri, ma dissipatori".

Il corretto uso del tempo è ciò che distingue il saggio dall’uomo comune. Tutti noi ci lamentiamo di avere poco tempo, perché ci pensiamo solo quando sta per finire, senza accorgerci di averlo sempre sprecato. L’unico modo per allungare la vita è quindi fare buon uso del tempo assegnatoci. Per avere un buon futuro e non rimpiangere le occasioni sprecate nel passato bisogna vivere rettamente il presente. Non bisogna perdere tempo nelle attività del negotium, né lamentarsi del passato o tremare per il futuro.

Ma la morale stoica è adatta a pochi. Sono molte le persone che non si accorgono di stare accorciando la propria vita perdendo tempo, a cominciare da noi giovani. Genitori e professori ci ripetono sempre: "Non perdere tempo!". Forse noi abbiamo bisogno di perdere tempo: fantastichiamo su ciò che ci aspetta, oziamo in gruppo con gli amici, ci raccontiamo ciò che abbiamo fatto la sera prima. Diventando adulti diverremo anche più responsabili o giustificheremo con questo passaggio nuovi modi di perdere tempo?

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AGOSTINO Il tempo si misura nella mente

 

Dixi ergo paulo ante, quod praetereuntia tempora metimur; ut possimus dicere, duplum esse hoc temporis, ad illum simplum: aut tantum hoc, quantum illud, et si quid aliud de partibus temporum, possumus renuntiare metiendo. Quocirca, ut dicebam, praetereuntia metimur tempora. Et si quis mihi dicat, unde scis? Respondeam, scio, quia metimur; nec metire quae non sunt possumus: et non sunt praeterita vel futura. Praesens vero tempus quomodo metimur, quando non habet spatium? Metimur ergo dum praeterit; cum autem praeterierit, non metimur. Quid enim metiatur, non erit.

Sed unde, et qua, et quo praeterit, cum metimur? Unde, nisi ex futuro? Qua, nisiper praesens? Quo, nisi in praeteritum? Ex illo ergo quod nondum est: per illud quod spatio caret, in illud quod jam non est. Quid autem metimur, nisi tempus in aliquo spatio? Neque enim dicimus simpla, et dupla, et tripla; et qualia, et si quid hoc modo in tempore dicimus, nisi inter spatia temporum. In quo ergo spatio metimur tempus praeteriens? Utrum in futuro, unde praeterit? Sed quod nondum est, non metimur. An in praesenti, quo praeterit? Sed nullum spatium non metimur. An praeterito, quo praeterit? Sed quod jam non est, non metimur.

Confessiones, XI, 21

In te, anime meus, tempora metior. Noli mihi obstrepere quod est; noli tibi obstrepere turbis affectiorum tuarum. In te, inquam, tempora metior, affectionem quam res praetereuntes in te faciunt, et cum illae praeterierint, manet. Ipsam metior praesentem, non eas quae praeterierunt, ut fieret. Ipsam metior, cum tempora metior. Ergo aut ipsa sunt tempora, aut non tempora metior.

Confessiones, XI, 27

 

Noi misuriamo il trascorrere del tempo e null’altro. Non possiamo infatti misurarlo né nel passato, né nel presente, né nel futuro. Non nel futuro che ancora non è; nemmeno nel presente che non ha estensione, e neanche nel passato che non è più.

Sicuramente non è nel movimento degli astri: "Forse che, se si arrestassero gli astri del cielo e si muovesse la ruta del vasaio, non esisterebbe il tempo e non potremmo con esso misurare quei giri e dire ch’essi durano tutti egualmente: o se alcuna volta la ruota girasse più lenta, altra più in fretta, che alcuni giri durano un tempo maggiore, altri un tempo minore?" (XI, 23).

Non solo il movimento degli astri non è privilegiato, ma nessun movimento può essere identificato col tempo: piuttosto, "Cum enim movetur corpus, tempore metior, quam diu moveatur" (io misuro col tempo la durata del movimento, XI, 24). Non misuro gli eventi mentre accadono, ma il ricordo di essi: "aliquid in memoria mea metior, quod infixum manet" (misuro qualche cosa nella mia memoria, che rimane fisso, XI, 27). E questo trascorrere del tempo è impresso nella nostra coscienza. "In te [coscienza] misuro il tempo, ovvero l’impressione che le cose fanno in te nel passare e in te rimane quando sono passate. È questa ch’io misuro presente, non le cose che sono passate e che l’hanno generata" (XI, 27). Il tempo si misura nella nostra mente (Agostino usa il termine animus, ovvero mente pensante, coscienza; il termine anima, vita interiore, anima, è usato in altri contesti).

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