compagno Jack

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La luna nel cervello
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Zibaldone dei pensieri

[ovverossia tutto ciò che passa per la testa di un ubriaco]

Non è affatto facile essere al contempo un genio ed un perfetto idiota...

 

DE POLITICA...

Febbraio 2006

Siamo ormai agli sgoccioli del Governo Berlusconi. In questi giorni convulsi di una campagna elettorale infuocata e senza esclusione di colpi, iniziata con largo anticipo rispetto ai tempi dettati dalla Costituzione, questo vergognoso parlamento sta per essere sciolto. In calce a questo pietoso teatrino della politica con la “p” minuscola sta per essere finalmente scritta la parola “fine”.

Questa però, in fondo, è una questione di forma più che di sostanza. La vera domanda infatti non è “da dove veniamo” quanto piuttosto “dove andiamo”.

E dove andiamo ce lo siamo chiesti negli ultimi mesi un po’ tutti quanti, e sicuramente continueremo a chiedercelo nei mesi a venire.

Perché se è vero che, in ogni caso, un futuro possibile Governo Prodi non potrà mai e poi mai ridursi al livello di commedia delle beffe e degli equivoci cui questa maggioranza ci aveva abituato, è altrettanto vero, e non va assolutamente dimenticato, che è necessario mantenere alta la guardia ed essere vigili precisi e costanti del nostro stesso lavoro, affinché questo fondamentale passaggio storico e politico non venga cristallizzato in una situazione di auto-referenzialità ed auto-celebrazione, ma rimanga quello che è nato per essere: un potenziale gigantesco movimento di massa per cacciare le destre dal governo del paese.

Ma il punto veramente sostanziale è che, dato soprattutto il drammatico stato di crisi in cui si trova questa nostra vecchia malata società, non può essere concepibile il pensiero di quanti da sinistra pretendono di sostituirsi a Berlusconi nel ruolo di padre-padrone dell’azienda Italia. La classe politica di un paese è degna di rispetto quando non tende ad auto-preservarsi ma, al contrario, quando le sue azioni rispondono ad un oggettivo criterio morale.

Il compito fondamentale che sentiamo anche sulle nostre spalle per quanto riguarda il futuro prossimo e tangibile non è soltanto quello di cancellare le leggi vergogna che tutti conosciamo, ma quello di innescare nelle singole persone un processo di evoluzione, di cambiamento, di progresso anche e soprattutto in termini educativi, culturali e sociologici. È una vera e propria sorta di Rivoluzione Culturale quello di cui il paese (come del resto l’occidente intero) in questo momento ha urgente necessità.

In questo contesto anche un’analisi critica sul concetto di democrazia è essenziale. Una riflessione approfondita sul perché oggi la democrazia non rappresenta più il popolo nell’atto del governo ma, appunto, una classe politica che si auto-conserva e che svilisce non solo le istituzioni della politica ma la società intera. Per cui si verifica che non è più il popolo a decidere cosa deve fare il governo, ma il governo a decidere cosa deve pensare il popolo. È l’intero sistema della democrazia rappresentativa per delega che va ripensato.

Tutto questo è strettamente correlato al regresso culturale che si sta verificando nel sistema e di cui il berlusconismo non è altro che la parte più evidente. Un esempio lampante (come se ne potrebbero fare milioni): com’è possibile che ad un lavoratore dipendente, a fronte di un reddito di 20.000 euro annui, le tasse siano detratte direttamente dalla busta paga mentre nel caso di un imprenditore, con movimenti in entrata ed uscita di centinaia di milioni di euro, il fatto che paghi le tasse sia completamente lasciato alla sua buona fede nell’atto della dichiarazione dei redditi? Questo cosa può voler dire se non che la società non vuole essere equa? Non solo non vuole esserlo, ma anzi tende a divaricare sempre di più le ingiustizie sociali. Ed a causa di questo quanto mai bieco meccanismo si producono dei danni gravissimi non solo a livello generale ma anche nel singolo individuo in quanto cittadino. Far venire meno la fiducia dei cittadini nei confronti della società e soprattutto nella possibilità di un’evoluzione positiva della società stessa è una colpa che grava come un macigno sulle spalle dei nostri governanti presenti e passati.

È chiaro che tutto questo non può non passare dall’abolire la Legge sul mercato del lavoro, la Riforma Moratti, la Legge Far-West, ecc… ma non basta.

Bisogna gettare le basi affinché la collettività cresca, mettere i cittadini nella condizione di poter scegliere per davvero, e non solo fittiziamente, di poter migliorare la loro esistenza senza distruggere l’esistenza di altri. Va sradicato questo individualismo abbastanza ipocrita che porta al disgregamento della morale comune.

In ultima analisi il nostro compito storico in questo particolare momento politico è, se vogliamo, sempre lo stesso: la rivoluzione. Ma bisogna seriamente capire qual è la rivoluzione che oggi possiamo e dobbiamo compiere. Dunque “Che fare”?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA RISPOSTA

La risposta non c’è

e se c’è è nascosta.

La risposta può cambiarti la vita.

La risposta è rivoluzionaria.

La risposta non la so,

o forse la sapevo

La risposta va cercata,

forse anche costruita,

certamente inseguita,

ma mai interpretata.

La risposta è rossa.

La risposta ci deve essere,

la dobbiamo trovare.

La risposta va gridata.

La risposta non è silenziosa.

La risposta è alternativa.

La risposta è la lotta,

la risposta è con la lotta.

La risposta non può aspettare,

non ha tempo da perdere.

La risposta non può morire.

La risposta non era ieri

e non sarà più domani.

La risposta è qui adesso.

La risposta non va condivisa.

La risposta va accettata.

La risposta non può mai cambiare.

Può darsi che ti sfugga, la risposta,

ma se non la vedi

è solo per colpa tua

perché la risposta c’è.

La risposta è giusta

ma non è affatto corretta.

La risposta non tarderà a venire.

La risposta è di classe.

La risposta non è dio,

la risposta è il popolo.

La risposta è del popolo.

La risposta è con il popolo.

La risposta la decidiamo noi

perché la risposta siamo noi.

L'ATTESA

L’attesa è come la vita

uno, due, dieci , cento, mille…

il ripetersi costante e perpetuo

sempre nell’attesa.

In silenzio ascoltare…

contare e ricontare,

tutto può succedere

basta avere pazienza

ed aspettare la fine dell’attesa

Nulla è più vuoto e vago

del non sapere

per quanto, per chi e perché

questa lunga attesa.

Riempire una bottiglia bucata

e vederla lenta svuotarsi,

poi riempirla di nuovo

poi è di nuovo vuota

sempre nell’attesa.

Forse non è saggio

attendere sempre

e fa anche male a ben guardare

ma si può fermare?

L’attesa è dentro l’attesa

è inesorabile;

ne finisce una e ne comincia un’altra:

è miserabile.

Attendi un istante

e quando arriva

ne devi attendere un altro

solo per attenderne un altro ancora…

Solo la morte è la fine dell’attesa…

meglio attendere allora.

Qual è il fine?

Non chiedetelo a me,

potrei dirvi solo di attendere…

     

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Ultimo aggiornamento: 25-03-06

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