Come imparai a non preoccuparmi

e ad amare le primarie

 

Ottobre 2005

 

Alla fine queste benedette primarie si faranno. Domenica 16 ottobre ogni cittadino che abbia diritto al voto avrà la facoltà di poter scegliere, tra cinque o sei candidati, quello che secondo la sua impressione e la sua coscienza meglio di tutti gli altri potrà rappresentare il centro-sinistra alle elezioni politiche dell’anno venturo e, si spera, mandare finalmente a casa Berlusconi e tutta la sua accozzaglia di buffoni ed approfittatori.

Ma cosa sono queste primarie?

Ce le hanno presentate come “un grande esercizio di democrazia” (Prodi dixit): gli elettori del centro-sinistra potranno finalmente scegliere da soli il loro leader. Sarà davvero così? Mi permetto di dubitarne.

In effetti è la prima volta, se si eccettua il clamoroso caso di Vendola in Puglia, che questo tipo di strumento viene adoperato su così larga scala in tutta Italia e soprattutto per una questione tanto importante. Ma ci sono domande che sarebbe sbagliato non porsi e che sarebbe diabolico ignorare.

La più lampante è: come mai Prodi insiste nel dire che “chi vince piglia tutto” (ipse dixit), cioè decide il programma della coalizione, mentre Bertinotti sostiene che il programma sarà condiviso tra tutti gli alleati? Chi dei due sta mentendo? Perché i casi sono due: o si tratta della più grave incomprensione politica degli ultimi quarant’anni (ed in questo caso sarà meglio avvisarli prima che accada l’irreparabile) oppure qualcuno sta semplicemente dicendo una bugia.

E se si tratta veramente di una grande prova democratica, come mai Bertinotti ha deciso di parteciparvi (rischiando non poco sia sul piano personale, ma anche su quello politico) senza nemmeno uno straccio di decisione formale da parte del suo partito? Sarebbe democrazia questa?

Se a tutto questo aggiungiamo che l’esito della consultazione è scontato e, per ammissione dello stesso segretario comunista, serve solo per “pesare le forze in campo”, ecco che risulta difficile non pensare che si tratti piuttosto di una grande pagliacciata mediatica studiata ad hoc per “coprire”, ad esempio, il fatto che l’Unione non è ancora assolutamente in grado di esprimere un programma di governo che sia accettabile per tutte le forze che ne fanno parte.

 

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Non mi dilungherò eccessivamente sul fatto che le primarie come concetto provengono dagli Stati Uniti, come tutte le tragedie degli ultimi anni (come la bomba atomica, i talk ed i reality show, la pubblicità … tutte cose di cui l’umanità avrebbe volentieri fatto a meno). Accennerò soltanto il fatto che una personalizzazione del genere è non solo poco democratica, ma anche molto dannosa per la politica perché è la stessa strada che ha preso Berlusconi nel 1994 spiegando agli italiani (popolo bue) che non conta il programma di governo, che non hanno importanza la coerenza e la moralità, quello che conta è sorridere. Non sono questi i motivi per cui contesto le primarie, semmai sono solo delle aggravanti.

Il vero motivo del malumore che è stato espresso da molte/i compagne/i è che in politica contano i fatti e non i nomi, le idee e non le facce. Discutere per due anni del leader senza aver ancora nemmeno cominciato a parlare del programma non mi sembra una cosa seria.

Faccio parte della grossa schiera di coloro che si opponevano all’ingresso di Rifondazione Comunista nell’Unione, ma non tanto perché Prodi mi sia antipatico o perché non mi piace il tono da prete di Fassino e Rutelli. Non mi interessa minimamente chi farà il Presidente del Consiglio.

È invece a mio avviso di primaria importanza decidere adesso che cosa dovrà fare costui una volta che sarà al governo. Con tutti i problemi che ha questo paese da anni ed aggiungendoci i danni incalcolabili che la Casa della Libertà ha prodotto in un solo quinquennio di governo (solo per citarne alcuni: Bossi-Fini, rogatorie, Leggi Moratti, Schifani, Cirami, devolution, ecc…) non sarebbe meglio concentrare l’attenzione sui veri temi importanti? Senza contare le varie vicende bancarie estive che di certo non mi portano a riporre la mia fiducia nelle mani di Ds e Margherita.

Invece, in tutto questo turbinio di situazioni disastrose, ci vengono a dire che quello che salverà l’Italia saranno le primarie.

 

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Come se non bastasse, non va dimenticato che non è questa la prima volta che ci troviamo a dover sostenere un governo di Prodi insieme al centro-sisnistra.

L’altra volta però Rifondazione Comunista non faceva parte della maggioranza di governo, non aveva ministri. C’era solo un “patto di desistenza” che almeno ci consentiva di avere le mani e la lingua libere nel caso il governo Prodi (come poi è successo con la guerra in Kosovo) tradisse lo spirito caratterizzante di sinistra dell’esecutivo.

Ora, a ben guardare, la situazione è peggiorata. Infatti questa volta Prodi si è fatto furbo: qualche mese fa ha impegnato i segretari di tutti i partiti dell’Unione (da Mastella a Bertinotti) a non votare mai contro ad un provvedimento del governo in Parlamento e ha pure fatto in modo che tutti i cittadini che si recheranno per votare le primarie, firmino un foglio in cui si dichiarano favorevoli al programma dell’Unione (il fatto che il programma non sia ancora stato scritto per lui evidentemente non rappresenta un problema).

Se tanto mi dà tanto, nel ’98 siamo stati fregati da Prodi avendogli concesso una mezza fiducia ed ora che gliela concediamo pressoché totale dio solo sa cosa potrebbe venirne fuori!

 

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Concludo spiegando che non ho firmato la candidatura di Bertinotti perché non ho intenzione di partecipare all’organizzazione di questa mastodontica pagliacciata quale credo che siano le primarie.

E siccome sono convinto che non siano affatto una cosa importante né per la politica né per i cittadini, non costituisce per me una differenza di rilievo il fatto di votare o meno.

La vera cosa importante è che, visto che hanno deciso di farle, se le facciano in fretta senza perdere ulteriore tempo prezioso in queste sciocchezze. Si cominci a confrontarsi sul programma, a prendere delle decisioni importanti; si dica che bisogna abrogare la contro-riforma della scuola, il pacchetto Treu, le leggi ad personam, la Bossi-Fini (ma anche la Turco-Napolitano); si dica che si vuole difendere strenuamente l’art. 11 della Costituzione; si dica che si prenderanno misure contro la recessione e per i lavoratori. Oppure si dica chiaramente che tutte queste cose non si vogliono fare.

Solo allora potrò decidere, e tutti i cittadini come me, se sia giusto o meno votare per Prodi. Ma non certo alle primarie di ottobre, quanto piuttosto alle ben più cruciali elezioni politiche dell’anno prossimo.

 

 

 

Droga ed ipocrisia nella società

 

Gennaio 2006

 

Nelle ultime settimane, dopo i “clamorosi” casi di Kate Moss, Paolo Calissano e Lapo Elkann, si fa un gran parlare della situazione delle droghe in Italia.
Sembra addirittura che, senza che ce ne rendessimo conto, perfino i bambini delle elementari abbiamo cominciato a fare uso di cannabis e soprattutto di cocaina nei bagni delle scuole!
In realtà tutta questa faccenda (ed il relativo trambusto che ne è nato sui giornali e nella società) nasconde solamente la mastodontica ipocrisia di questa nostro sistema “a capitalismo avanzato”.
Tutta la comprensione ed addirittura la pena che traspariva dagli articoli di cronaca riguardanti la triste vicenda del rampollo di casa Agnelli (salvatosi per miracolo dopo un’orgia a base di cocaina ed alcolici con alcuni travestiti), stridono pesantemente con la reale situazione del nostro paese.
Ci si dimentica infatti che le nostre carceri sono piene di tossicodipendenti bisognosi di cure. Per loro, invisibili reietti dimenticati dalla società, non ci saranno costose cliniche di disintossicazione né tantomeno percorsi di riabilitazione o di reinserimento. Solamente celle sovraffollate.
Non mi risulta, inoltre, che nessun media si sia scandalizzato per i gusti sessuali notturni del ragazzo, mentre sono all’ordine del giorno autentiche crociate a mezzo stampa contro i PACS, contro i diritti civili degli omosessuali, per impedire lo svolgimento dei GAY PRIDE.
Sempre restando in tema di ipocrisie, ricordo di aver letto alcuni mesi fa (http://italy.indymedia.org/news/2005/07/834871.php) che alcuni reporter di un magazine tedesco, avevano condotto un’inchiesta sull’uso di cocaina nelle toilette dell’europarlamento. Dall’inchiesta risultava che 41 dei 46 campioni raccolti negli euro-bagni (il 90%!!) contenevano cocaina. Un’inchiesta simile aveva dimostrato che nelle toilette del parlamento tedesco “solo” l’80% (22 su 28) dei campioni prelevati contenevano cocaina. Dopo l’inchiesta naturalmente tutto è stato messo a tacere con la scusa che “il Parlamento è un luogo pubblico dove tutti possono entrare”.
Ora, lo spacciatore di cocaina che decida di svolgere la sua attività dentro i bagni del parlamento o è un vero e proprio Genio del Crimine (che la fa in barba alle stupide leggi proibizioniste dei politici proprio sotto il loro naso) oppure quella cocaina la vende proprio ai parlamentari. Senza contare che una percentuale di cocaina così alta implica necessariamente che quello sia un luogo di consumo abituale.
 
 
Se poi vogliamo entrare nel merito della questione, parlando cioè del modo migliore di affrontare il problema per trovarvi una soluzione, scopriamo che anche in questo campo (dopo la scuola, l’università, il lavoro, l’immigrazione, la giustizia sociale) il Governo Italiano (nella persona del Generalissimo Fini, che della questione ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia mass-mediologici) è riuscito nella pur molto ardua impresa di compiere dei giganteschi passi indietro equiparando chi si inietta eroina a chi si fuma uno spinello.
La politica della “riduzione del danno”, dell’informazione e sensibilizzazione dei giovani (da qualche anno già adottata in alcuni paesi scandinavi) è sostanzialmente non la più “libertina” (come qualcuno vuol far credere), ma la più intelligente.
Perché consente allo Stato di controllare (se non in maniera totale, sicuramente più di ora) il proliferare delle sostanze stupefacenti sul territorio nazionale; perché consente, appunto, di informare realmente e con cognizione di causa quali sono le sostanze innocue e quelle fortemente pericolose, quali sono le dosi da non superare ed anche quali sono i possibili benefici che si possono trarre da alcune sostanze (studi recenti dimostrano che in questo campo si stanno facendo grossi passi avanti); perché consentirebbe, se non di smantellare, almeno di ridimensionare il traffico internazionale di droga (gestito in maniera egemonica dalla mafia sulle spalle dei poveracci).
 
 
Infine alcune piccole amare constatazioni. La prima è che gli operai della FIAT il lunedì mattina alle 9 non si stanno riprendendo a fatica da un droga party, ma sono in catena di montaggio.
La seconda è che non si sconfigge il commercio di droga distruggendo i campi di oppio e cocaina degli agricoltori, perché quasi sempre questi campi sono la loro unica fonte di sostentamento. Ed in paesi come l’Afghanistan o il Marocco, la cui economia è basata quasi esclusivamente sulla coltivazione di piante da cui si possono ottenere sostanze stupefacenti, i contadini e gli agricoltori sono le vittime sfruttate, certamente non gli aguzzini.