È NATA UNA ROCK-BAND: ANTENNAH

Il consorzio sardo

di Paola Pitzalis

Antennah, lessema fonologicamente semitico sembra appellarsi ad un arcano significato. Invece e una band rock calibrata.

L’uscita del loro primo CD, edito C.P.I.-Polygram, "Il nostro labile equilibrio" si rivela al pubblico con umiltà d’intenti di fattura artisticamente valida senza la presunzione di chiudere nella ricercatezza dei suoni e dello stile.

Il rock sardo è maturo. Maturo per giocare le proprie carte. Cavalca il serpente "direbbe il poeta James Douglas Morrison ,alias Jim Morrison,e gli Antennah sembrano esprimere la cavalcata di un purosangue Anglo-Arabo-Sardo.

Il gruppo propone non solo un viaggio intimista, accompagnato da ritmi tenaci e leali nei tempi, melodie e passaggi virtuosi, ma anche testi che mostrano una matrice visionaria Felliniana.

Al primo impatto d’ascolto le parole delle canzoni proiettano nella mente quadri di scene quotidiane decadenti sorrette da musiche grintose fedeli al rock che invita alla danza.

Il primo brano, "Il santo bevitore", presenta una ouverture alcolico-dionisiaca. È il ballo del genetico che si manifesta nell’istinto. È l’ereditarietà enologica che si trasmette di padre in figlio; è la trasmissione baccanale-edipica delle relazioni patriarcali sarde. Ma qui il vino non è quello rituale e sacrale che crea fertilità. È autodistruzione. Lenta. Non c’è fretta per morire: "Bevi la noia... ritorna con lui". È il mito dell’eterno ritorno di Nietzsche. Come ogni preambolo che si rispetti Tullio Cipriano è convincente ed intrigante con la sua performance in "Ape Giglio". Con lodevole critica è esaltante la positività teatrale e mimica nel rappresentare l’assonanza simbolica del richiamo ad un erotismo gestuale nascosto che visualizza nella memoria degli auditori flashback e pensieri di un ultimo tango nella capitale francese. Un bell’animale da palcoscenico con una splendida voce sensuale.

"Sibonio "invece gioca con i versi e con il sentire. Nelle acide parole iniziali: "viola livido segna l’inizio del mio inverno..." e " Foglie morte nei vortici d’aria..." si constata che il rock è poesia. Conclude magicamente "Meigama "celando un richiamo al liquido amniotico sardo: il Mediterraneo. È "Sabbia profonda nomade nel tempo", é l’amore viscerale di Valentino Murru per la propria isola che esprime nel suo rift dolce e melanconico del meriggiare. È la sensazione del nuragico tempo marino e delle aride tarde ore estive. È il maestrale che terso rende il cielo; è lo scontro libico del libeccio che saluta lo scirocco siriano. L’estro creativo melodico armonioso della chitarra di Marco Mancini è convincente e si fonde in completa sintonia con le espressioni musicali del basso di Riccardo Sarti, percepibili non solo all’udito dei più raffinati ascoltatori, ma anche dai più profani. L’incontro dei 4 musicisti ha permesso di mettere su una band che non è passata inosservata all’attenzione di Gianni Maroccolo, ex Litfiba ed attuale C.S.I., e di Bruce Morrison, i quali il 21-11-97 faxando gli Antennah hanno proclamato 1’entrata della band sarda in questo folle entourage musicale italiano che è il Consorzio, decretando così più volte l’apertura dei concerti dei C.S.I. e Marlene Kuntz .E per non ricadere nella retorica comune riportiamo l’augurio di Gianni Maroccolo agli Antennah: "Buon viaggio quindi e... lunga vita agli Antennah!".