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Rassegna stampa.
La Stampa del 27 gennaio

Stato giuridico dei docenti: riforma da riformare

E’ iniziato in commissione, alla camera, il confronto sul disegno di legge collegato alla finanziaria 2000 che riguarda lo stato giuridico dei professori universitari. E’ un provvedimento di iniziativa governativa, che è stato bersaglio di critiche da parte del mondo accademico. Le critiche sono focalizzate sui punti che riguardano il ruolo della ricerca scientifica, l’autonomia degli atenei, la carriera dei docenti, e l’ingresso di giovani docenti - ricercatori nell’università. L’abolizione della distinzione tra docenti a tempo pieno e docenti a tempo definito, ridimensiona fortemente il ruolo della ricerca, che è il fulcro dell’autorità universitaria. Senza ricerca non si aggiorna l’insegnamento. Il D.d.l. stabilisce il riordino del ruolo dei professori in due fasce, professori e professori ordinari e limita il numero di questi ultimi ad un quinto del totale dei docenti. Questo limite contrasta con l’autonomia di ogni singolo ateneo, che deve poter programmare il suo organico secondo le proprie esigenze. Secondo il D.d.l. si accederà, in futuro, agli organici dell’università direttamente come professori e la fase di avvio a ricerca e didattica sarà affidata a contratti quadriennali di tirocinio. Ma alla fine di quattro anni i tirocinanti avranno minime probabilità di competere, per l’ingresso nell’università come professori, con gli attuali ricercatori che hanno già accumulato esperienza e titoli. L’abolizione del ruolo dei ricercatori come fase di ingresso all’università viene così a bloccare il fisiologico ricambio del corpo docenti.

Il Sole 24 ore del 29 gennaio.

Università: pochi tecnici troppi letterati.

In un paese ove la disoccupazione dei giovani, anche laureati, rappresenta una emergenza nazionale, i settori ad alta tecnologia lamentano la mancanza sempre più consistente di competenze di alto livello in quelle aree. L’informatica è stata la prima a lanciare l’allarme. Non è facile far decollare l’innovazione di un paese in cui le competenze umane necessarie sono insufficienti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l’innovazione tecnologica, Stefano Passigli, afferma: "questo squilibrio è una spia del ritardo dell’università italiana….. i disoccupati sono sostanzialmente i laureati nelle materie umanistiche, in scienze politiche, in giurisprudenza. Non c’è disoccupazione tra gli ingegneri, mancano gli informatici, i chimici trovano lavoro." Una strada immediatamente percorribile per affrontare il problema sarebbe una campagna di sensibilizzazione negli istituti superiori per orientare i giovani verso facoltà che più facilmente offriranno sbocchi lavorativi. Secondo Passigli però tutto il sistema dell’istruzione deve ricevere più risorse e più attenzione.

 

L’Espresso del 24 gennaio:

Le relazioni pericolose tra medici e industria

Regali, cene, viaggi, simposi e corsi di aggiornamento sponsorizzati: così le case farmaceutiche promuovono i loro prodotti presso i medici. A tutto vantaggio delle prescrizioni. Perciò il Jama , una delle più autorevoli riviste mediche del mondo, sul numero del 19 Gennaio ha pubblicato un articolo così intitolato "i medici e le case farmaceutiche: un regalo è sempre solo un regalo?" Per stabilire quanto queste regalie influenzino le prescrizioni, Ashley Wazana, il medico che firma l’articolo, ha svolto una indagine su Medline e su Internet. Ha scoperto che le interazioni tra medici e rappresentanti delle case farmaceutiche cominciano sin dall’università e continuano attraverso corsi di aggiornamento, inviti a congressi e via dicendo. Il tutto non si traduce in un "j’accuse" verso le aziende, le quali fanno il loro mestiere nel promuovere un prodotto nel più efficace dei modi, ci si aspetta, invece, una maggiore professionalità da parte del medico, affinché quando egli consiglia un farmaco, lo faccia solo a ragion veduta e non per la pressione promozionale dell’industria.

Dal Sole 24 ore del 27 gennaio

Internet e la rivoluzione di carta.

Uno dei falsi miti dell’era digitale è la fine della carta. Le previsioni a dieci anni parlano di un aumento dei consumi nell’ordine d’un tre per cento all’anno. L’industria editoriale, però, si prepara alla rivoluzione che (dopo aver rimpiazzato i dischi di vinile con i compact disc e le video cassette con i Dvd), un giorno arriverà a travolgere anche il settore librario. Ai caratteri mobili si sostituiranno sempre di più i bit, capaci di viaggiare più velocemente sulle autostrade telematiche. Tuttavia, come la radio ha saputo sopravvivere all’avvento della televisione, il libro di atomi convivrà con quello in bit. Più o meno, le grandi case editrici hanno già cominciato a trasformare in bit i rispettivi patrimoni di testo e si tengono pronte: secondo molti analisti, l’esplosione arriverà quando i più giovani, meno legati sentimentalmente alla carta, diventeranno consumatori attivi di letteratura. (Gaudia Carta)