LA GUERRA DEGLI AFFITTI

"Riusciranno i nostri eroi…"a firmare un armistizio?

 

 

 

Quanti di noi, a partire dall’anno scorso, hanno avuto il "terrore" di rispondere al citofono e di ritrovarsi davanti i tanto famigerati agenti della Guardia di Finanza ? Non pochi, credo, e io in prima persona! Tutto questo a causa della mancanza, per la maggior parte degli studenti in affitto a Cagliari, di un regolare contratto di locazione che li tolga dalla scomoda posizione di "fuorilegge" agli occhi dei suddetti "controllori dell’ordine". La legge 431 del 9. 12. 98, che riforma i contratti di locazione, sembra offrire l’opportunità di porre fine a questa situazione di caos e di precarietà sia per gli studenti che per i proprietari. Tale legge infatti prevede, all’articolo 5, la creazione di un particolare contratto di locazione per degli utenti altrettanto particolari come gli studenti. Un contratto che tenga conto, quindi, delle peculiarità di questi ultimi e soprattutto del carattere transitorio della locazione da loro richiesta, e che dovrebbe scaturire da un accordo raggiunto tra associazioni dei proprietari e degli inquilini, rappresentanti degli studenti e gli "enti per il diritto allo studio" (nel nostro caso l’ERSU). Sin dal maggio dell’anno scorso le associazioni studentesche (tra cui Sinistra Giovanile, Comitato Studenti Fuori Sede, Giovani Comunisti Italiani, Associazione Sergio Atzeni, Partecipazione Studentesca), hanno cercato di intraprendere un dibattito con le altre parti in causa, nella speranza di dare al più presto una soluzione al problema, anche perché Cagliari è una delle poche città d’Italia in cui non si è ancora stabilito un accordo. Tuttavia, il responsabile universitario della Sinistra Giovanile Mauro Frau, che ci ha informati al riguardo, ha sottolineato le non poche difficoltà di comunicazione incontrate dagli studenti soprattutto con i rappresentanti dei proprietari e degli inquilini, che non ritenevano necessaria la loro partecipazione al dibattito. A settembre le parti sono state convocate in Comune dall’assessore alle Finanze, Mattu, e da allora si sono incontrate quasi ogni settimana fino al mese di novembre, quando si è deciso di porre fine a queste riunioni poiché risultavano del tutto improduttive. Questo a causa soprattutto di una diversa impostazione del discorso e di una diversa interpretazione della legge. Basti pensare che i rappresentanti di proprietari e inquilini non accettavano che gli studenti entrassero in merito agli aspetti tecnici del contratto e pretendevano che firmassero la loro proposta (nella quale l’acqua corrente è considerata un optional!) senza possibilità di replica; proposta che somiglia molto al contratto base che regola i rapporti d’affitto tra proprietari e inquilini in genere e che, se applicata ad un qualsiasi attuale canone d’affitto "studentesco", non farebbe altro che confermarlo o addirittura aumentarlo. Ovviamente gli studenti hanno presentato una loro controproposta che ha portato ad un ulteriore inasprimento delle contrattazioni, soprattutto per quanto riguarda tre punti fondamentali: il criterio secondo cui considerare una casa arredata o meno; l’importanza del fatto che il contratto per studenti sia di breve durata; e ultimo, ma non meno importante il criterio attraverso il quale misurare la grandezza in mq della casa in questione. Per quanto riguarda il primo punto c’è da dire che, stabilire i criteri secondo cui considerare un appartamento arredato, parzialmente arredato o non arredato, è importante poiché in base a tale suddivisione i proprietari possono aumentare il canone d’affitto rispettivamente del 20, 15 e 10%. Gli studenti hanno perciò presentato una tabella nella quale vengono fissati tali criteri e che sembrava aver ricevuto il consenso delle altre parti in causa, ma che poi è stata, da queste, "misteriosamente" modificata. Il secondo "pomo della discordia" nasce dal fatto che le associazioni di proprietari e inquilini si rifiutano di accettare la decurtazione del canone d’affitto di un contratto a breve durata, nonostante sia prevista dalla legge nazionale. Infine (udite, udite!) i proprietari pretenderebbero di conteggiare nella misurazione della grandezza di un appartamento anche i mq delle pareti interne ed esterne! La conseguenza è logica: case più grandi , affitti più alti. Di contro gli studenti propongono che vengano considerati solo i mq calpestabili, sulla base di certificati catastali o di documenti rilasciati dall’ufficio comunale. A complicare ulteriormente la situazione è la discussione riguardo un altro parametro in base al quale stabilire il canone d’affitto, ovvero la zona in cui è situato l’appartamento. Una delibera del Comune divide la città in tre zone, quella periferica (Pirri, comuni limitrofi), storica (quartieri di Castello, Marina, Stampace) e quella centrale, nella quale sono comprese sia via Dante che via Is Mirrionis, nonostante quest’ultima non abbia esattamente le caratteristiche di una zona centrale e, soprattutto, nonostante si conoscano le diverse condizioni degli appartamenti nelle due zone. Gli studenti da parte loro, vorrebbero che la zona centrale definita dal Comune venisse ulteriormente suddivisa in due parti; proposta che incontra il favore del Comune, ma ancora una volta l’opposizione delle altre parti in causa. Adesso agli studenti non resta che decidere se depositare ugualmente la loro proposta che ha trovato il consenso solo di SUNIA (inquilini) e ASPPI (proprietari), col rischio però che le cose effettivamente non cambino. Tutta questa situazione sottolinea come, ancora una volta, i cagliaritani non abbiano preso coscienza del fatto che gli studenti rappresentano per loro e per la città in genere una risorsa economica non indifferente, e non una "presenza fastidiosa" come ritengono comunemente. Basti pensare che su 40000 iscritti, 15000 sono fuori sede e che il 30% delle locazioni in Sardegna è rappresentato dalle locazioni per studenti. In altre parole, Cagliari non sarebbe certamente la stessa senza l’apporto economico e culturale di una così rilevante presenza giovanile. (Carla Murru)