Docenti: bravi, bravissimi...forse no!

Dopo la pubblicazione delle valutazioni sulla didattica emergono paradossali giudizi positivi, eppure siamo in coda nelle classifiche italiane!

Che l’Università italiana abbia da sempre rappresentato una "élite" di baroni pressoché immuni da altrui giudizio è cosa certa. Con le recenti riforme possiamo sperare in una "elitocrazia" meno marcata; se da anni in Europa la valutazione dell’attività didattica dei docenti da parte degli studenti è prassi collaudata da tempo, in Italia prende il via solo ora, con la recentissima legge n° 370 del 1999 che rende tale analisi obbligatoria.

Abbiamo letto o sentito nelle ultime settimane i risultati dei test proposti agli studenti nei mesi passati. Probabilmente molti di noi sono apparsi quantomeno sorpresi dal brillante quadretto che n’è scaturito. In media, nell’ateneo, il voto attribuito ai docenti e di circa 4 con valutazione da 1 a 5. Ciò significa che in scala da 1 a 10 abbiamo dato un bell’otto a tutti! Quasi il massimo. Se non fosse per quei sovversivi di Medicina e Ingegneria (meno generosi) la media sarebbe ancora più alta. Il fatto divertente è che non solo gli studenti sono rimasti sorpresi, ma soprattutto gran parte del corpo docente. Qualcuno di loro ha anche affermato: "Gli studenti ci hanno premiato perché non sanno tutto quello che si dovrebbe sapere..." Perché non ci basta quello che vediamo e tocchiamo tutti i giorni? C’è anche dell’altro? Evidentemente si. E proprio dalle nostre esperienze quotidiane, dai dialoghi, dai contatti con altri studenti, anche dalle "leggende" tramandate negli anni, l’immagine di alcune facoltà e tutt’altro rispetto a ciò che i bravi test hanno sentenziato: ma come, non sono i futuri avvocati che più si lagnano per corsi superaffollati, docenti assenteisti, esami insuperabili, assistenti non proprio alla mano? E allora perché le loro valutazioni sono così idilliache da far sembrare il corpo docente una schiera di cherubini che, per mano, li guidano verso i più rosei orizzonti? Le loro valutazioni sono le più alte dell’ateneo, la valutazione complessiva dei corsi e di 4,24. L’eccellenza. Simile parodia si può allargare anche ad altre facoltà notoriamente "non perfette" ma apparse generosamente efficienti nei tabulati. Come spiegare quest’exploit, a mio parere immeritato? Sicuramente possiamo affermare che il campione non era del tutto attendibile, se consideriamo che gli studenti intervistati (circa 22.000, la metà degli iscritti totali) erano quelli presenti in quel giorno di lezione, e per questo i giudizi di molti fuori sede o pendolari che non frequentano assiduamente non compaiono. Questo ovviamente attenua il disagio realmente esistente e fa apparire troppo felice una situazione che realmente non lo è. Con la loro voce massiva penso che oggi non osserveremo gli stessi risultati.

Inoltre aggiungiamo un timore nel valutare il docente che, anche se ingiustificato perché i test erano anonimi, penso esista come componente intrinseca dello studente, quasi a definire il prof. come giudice dantesco dotato di chissà quali poteri di veggenza.

Per concludere queste considerazioni, penso che gli studenti abbiano sopravvalutato le effettive qualità dell’ateneo, fondamentalmente perché non si hanno soggetti di comparazione che permettano un’analisi oggettiva su scala nazionale. Forse quello che possediamo ci sembra abbastanza o addirittura di più perché abbiamo visto solo questo. Molti docenti, che invece sanno che gli 8 o i 9 sono per altri atenei (pochi) osservando i supermeriti attribuitigli e attribuiti all’Università, sorridono ironicamente e ci commiserano, consapevoli che anche con le più rosee aspettative un arguto osservatore non gli avrebbe concesso più di un misero 6. E allora non facciamoli adagiare sui già ben folti allori; la prossima volta quando occorre, usiamo la sciabola e non il fioretto.(francesco floris)