Miyazaki Hayao |
CENNI BIOGRAFICI |
Definito di volta in volta il "maestro per eccellenza" dell'animazione giapponese, il "Kurosawa degli anime", il "Disney nipponico", il "Jules Verne dei cartoni animati", Miyazaki Hayao porta sulle spalle un lungo periodo di apprendistato prima della sua affermazione nel 1979 con il lungometraggio Il castello di Cagliostro (Cagliostro no shirô). Attivo fin dall'inizio degli anni Sessanta, Miyazaki è stato uno dei più perspicaci e infaticabili disegnatori alla corte dell'impero Toei. La sua matita ha contribuito in modo decisivo alla realizzazione di alcune storiche serie come Ken il ragazzo lupo (Okami shônen Ken, 1963) e Sally la maga (Mahotsukai Sally, 1966), prima limitandosi alle intercalazioni dei disegni e poi passano all'animazione chiave. Con Lupin III (Rupan sansei, 1971) Miyazaki passa alla regia dirigendo, insieme all'amico e maestro Takahata Isao, quindici episodi di questa serie cult destinata ad essere scoperta solo alla sua quinta replica, a distanza di sette anni dalle messa in onda originale. Con Conan il ragazzo del futuro (Mirai shônen Conan, 1978) nasce finalmente il Miyazaki autore che ha modo per la prima volta di prendere nelle sue mani la regia di un intero serial di 26 episodi. Conan è stata la prima serie commissionata da una televisione di stato la NHK, il primo tentativo, forse, di contrastare l'ormai folto impero dei "robottoni" che di lì a pochi anni avrebbero finito per saturare il panorama degli anime di fantascienza. La NHK consegna a Miyazaki una sceneggiatura già ultimata tratta dal romanzo The incredible Tide di Alexander Key, un autore misconosciuto che già aveva fornito lo spunto per due film prodotti dalla Disney negli anni Settanta. Miyazaki, che allora portava lo pseudonimo di "Shun" (in seguito avrebbe assunto anche quello di "Telecom" !), apportò però numerose modifiche alla sceneggiatura abbassando l'età del protagonista e ambientando la storia vent'anni più tardi rispetto all'originale, in un mondo devastato dalla catastrofe nucleare. Conan rientra in quel gruppo di serie animate che, per un motivo o per l'altro, non sono notate alla prima messa in onda e vengono riscoperte solo grazie alle repliche. Nonostante l'alto budget stanziato dalla NHK e il livello più che soddisfacente delle animazioni la serie d'esordio del regista viene rivalutata solo un anno più tardi ossia dopo l'uscita nelle sale de Il castello di Cagliostro, secondo lungometraggio dedicato al personaggio di Lupin III. Il successo della pellicola è enorme e ancora oggi Cagliostro detiene la palma di miglior lungometraggio della serie, sebbene negli anni siano usciti sempre nuovi titoli dedicati alle avventure del ladro gentiluomo alcuni dei quali, Lupin e il mago dei computer ad esempio, recanti la firma di un insolitamente poco convinto Dezaki Osamu.
Nel 1988 lo Studio Ghibli presenta contemporaneamente due lungometraggi d'animazione: Totoro (Tonari no Totoro) di Hayao Miyazaki e La tomba delle lucciole (Hotaru no haka) di Takahata Isao, che il pubblico giapponese ha modo di gustarsi in una sola tornata grazie alla formula del double-bill da ormai molti anni diffusa in questo paese. Si tratta di film di generi decisamente diversi, accumunati solamente dalla presenza del compianto Kondô Yoshifumi al character design. Mentre Hotaru è uno struggente dramma a sfondo bellico, tratto da un romanzo semi-autobiografico di Naosa Ayuki , Totoro è una semplicissima e proprio per questo gustosa favola moderna ambientata nel Giappone rurale degli anni '50. Totoro, il buffo spirito-animale immaginato da Miya-san, a metà tra un gatto ed un orso, incarna ancora una volta lo "Spirito della natura", presenza metafisica fortemente voluta dal regista, che ha un posto di rilievo in quasi tutte le sue opere.
Kiki - Consegne a domicilio (Majô no takkuybin, 1991), il film successivo, è invece di ambientazione europea ma ancora una volta, come per Laputa, si tratta di un'Europa alternativa, quasi anacronistica, dove l'orrore delle due guerre mondiali sembra non aver mai intaccato la memoria delle persone. Anche qui non manca l'elemento fantasy rappresentato dalla stessa protagonista, una giovane strega alla scoperta della vita e dell'amicizia, e anche qui non manca qualche riferimento, nostalgico e carico di speranza, alla natura incontaminata. L'amore che Miyazaki prova per le atmosfere e le scenografie europee è ormai nota a tutti e l'anno successivo con Porco Rosso (Kurenai no buta, 1992) il pubblico ne ha un'ulteriore conferma. Mirando ad un target più maturo (ma non troppo) rispetto agli ultimi due film, Miyazaki ci trasporta nell'Italia degli anni Venti riscoprendo un mondo fatto di amori passionali e duelli a cielo aperto. Il protagonista Marco Pagott (in onore del suo collega e amico italiano, che proprio per questo film gli procurò la documentazione fotografica) è un asso dell'avviazione, generoso e temerario, in perfetto stile Humpry Bogarth, se non fosse per un particolare .ha la faccia di un maiale. Il 1993 è la volta di un film per la Tv Ocean Weaes (Umi ga kikoeru) di commedia sentimentale tratta da un romanzo di Saeko Himuro: forse l'opera meno riuscita dello Studio Ghibli a cui Miyazaki partecipa solo in veste di supervisore lasciando la regia a Mochizuki tomomi. Nella prima metà degli anni novanta, il maestro preferisce dedicarsi alla produzione con i due film dell'amico Takahata ossia Ponpoko (Heisei tanuki gassen Ponpoko, 1994), storia di una comunità di tanuki (tassi) decisi a combattere l'urbanizzazione e Only yesterday (Omohide Poroporo, 1991) malinconico viaggio nel passato di una donna, nonché Whisper of the heart (Mimi wo sumaseba, 1996) esordio alla regia e al tempo stesso film testamento di Kondô Yoshifumi.
Nel 1997, in piena "contestazione otakuesca" dovuta al "fenomeno Evangelion", il cinema giapponese registra il suo più alto box-office al botteghino. L'artefice di questo è proprio Miyazaki che con il suo ultimo lavoro Princess Mononoke (Mononoke Hime, 1997) supera il record di incassi detenuto fino ad allora da E.T. (id., 1982) di Steven Spielberg. 133 minuti di animazione full-motion, elaboratissimi fondali e un pizzico di computer graphic per un autentico kolossal dell'animazione a cui si deve, tra le altre cose, un nuovo barlume di speranza per una possibile distribuzione degli anime nei cinema occidentali. Miyazaki, che si era ripromesso di appendere la matita al chiodo dopo la fatica di Mononoke (8000 tavole corrette personalmente), riesce invece a superare sé stesso e nel 2001 segna un nuovo box-office con Spirited Away (Sen to Chihiro no kamikakushi), a metà tra la favola e il viaggio onirico, con una bambina, Sen, impegnata a ritrovare i suoi genitori in una sorta di aldilà dalle atmosfere a tratti buffe e a tratti inquietanti. L'ultimo film dei Ghibli è Cat's return (Neko onegashi, 2002) di Morita Hiroyuki, uno pseudo-sequel di Whispers che, nonostante l'elevato incasso in tutte le sale dell'Arcipelago, mostra piuttosto apertamente la mancanza del tocco di Miyazaki alla regia e, ancor più, della matita di Kondô Yoshifumi al character design, con un disegno difatti molto più "lucido" e "televisivo" rispetto agli standard della precedente produzione. L'Orso d'Oro a Berlino e il Premio Oscar assegnati recentemente a Spirited Away rappresentano il meritato riconoscimento alla carriera di un grande autore giapponese: un artigiano che gode della stima di molti professionisti del cinema d'animazione contemporaneo (e non solo), e che più volte è stato omaggiato (seppur "di nascosto") dalla critica cinematografica internazionale, da sempre ostile al mondo degli anime. La fortuna di Miyazaki e dello Studio Ghibli sta, in un certo senso, nell'essere un caso atipico e quasi isolato in un'industria che da sempre predilige storie giovanilistiche e iper-moderne. Miyazaki parla spesso di tecnologia e di futuro e molte delle sue opere sono a tutti gli effetti etichettabili sotto la voce "fantascienza" tuttavia il suo personale tratto grafico e la delicatezza con la quale ha raccontato queste storie ne hanno fatto un autore più "moderato" e tradizionale di molti altri, poco incline all'effetto speciale e alla violenza gratuita. Più che giustificata è la fama di grande
narratore, dal momento che Conan, Nausicaa e Laputa
sono stati tra gli anime più influenti degli anni Ottanta; allo
stesso modo non si può negare la grande artigianalità
del suo stile grafico che solo nel 1997 ha accettato, e in minima parte,
di venire a patti con il computer. I personaggi dei suoi film rimandano
più facilemente agli intrepidi esploratori dei romanzi d'avventura
di fine Ottocento (e infatti Swifth e Stevenson sono da lui spesso citati)
piuttosto che ai coloratissimi e brillantissimi supereroi in stile Marvel.
L'elemento epico-favolistico è sempre presente in ciascuna delle
sue opere, sia che si tratti di una storia ambientata nel futuro (Nausicaa),
nel Giappone feudale (Mononoke) o in un passato alternativo (Laputa,
Kiki): su questo devono avere influito certamente molto gli anime
del suo primo periodo e in particolari quelli dell'European Masterpiece
Theater, ispirati ai classici della letteratura europea. Al modello
del "bello per contratto" che domina buona parte del settore
manga, soprattutto di stampo shojo, Miyazaki oppone ragazzini dai tratti
persino un pò sgraziati, così come agli accesi e contrastanti
colori anni Novanta egli predilige tinte più vicine al pastello,
di quelle che si usavano negli anni della sua formazione artistica,
e che si dimostrano più consone anche alle tematiche ecologiche
da lui frequentemente toccate. |
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Scheda di Spirited Away |