L'Associazione J.L.Moreno parte dagli assunti teorici e

propositivi della Psicologia Umanistica che riconosce una   sua discendenza dall'umanesimo. Naturalmente si tratta di   una discendenza solo ideale, perché sarebbe impossibile    trovare una rispondenza puntuale tra l'estrema libertà di    ideazione, elaborazione e discussione che ha caratterizzato la nascita e lo sviluppo della psicologia umanistica, e la severità filologica con cui i primi umanisti, da Petrarca a Erasmo a Thomas More,  perseguirono la riscoperta dei classici e      cercarono di  allargare le maglie strettissime del dogmatismo ecclesiastico senza mai proporsi, peraltro, di contestarlo.       E tuttavia lo spirito dei due movimenti ha una sua               fondamentale affinità, perché scaturisce da un analogo       bisogno di rivalutare la persona umana di fronte all'invadenza di concezioni totalizzanti e obsolete. L'altra, più diretta e       articolata radice filosofica della Psicologia umanistica, è l'esistenzialismo. quella corrente del pensiero europeo che,  dinanzi ai facili ottimismi e ai rigidi determinismi del           razionalismo, dello storicismo e del  positivismo, nel XIX e nel

XX secolo evidenziò la condizione drammatica dell'uomo assediato dalla solitudine e dall'impotenza del suo "essere     gettato nel mondo" eppure capace anche di reagire con la sua creatività e le sue scelte alle tentazioni della passività e della                 rassegnazione. Altre basilari posizioni dell'esistenzialismo hanno avuto profonde     risonanze nella  psicologia umanistica: la  rilevanza prioritaria data al rapporto tra l'uomo e la  realtà, cioè al modo personale ed unico di vivere la realtà che               caratterizza ogni    persona; il valore altissimo dato all'impegno nella ricerca della  verità; e, soprattutto, l'esaltazione della scelta e della decisione nel superamento dei confitti esistenziali. In campo psicoterapico grazie ad Abram Maslow, Rollo May e Carl Rogers si precisa  una nuova impostazione, quella umanistica, del rapporto    terapista-cliente. in  quest'impostazione, lo psicoterapeuta abbandona le vecchie    illusorie maschere   d'onniscienza e d'onnipotenza e riconosce nel cliente non solo un essere umano al quale rapportarsi con rispetto, empatia e trasparenza (senza    modelli prefabbricati di "salute" o di comportamento) ma anche una persona che più essere per se stessa, lo strumento migliore di esperienza e di  crescita nella    direzione da lui desiderata. Alle scuole umanistiche si deve in larga misura la       diffusione della dimensione  collettiva nell'attività psicoterapeutica. Attraverso la   terapia di gruppo, il gruppo esperienziale e il gruppo d'incontro, la psicoterapia ha cessato d'essere       un'attività ristretta a due sole persone, ha potuto estendersi a fasce di popolazione sempre più ampie e si é  arricchita dell'apporto creativo e      terapeutico delle energie e delle dinamiche dei partecipanti al gruppo stesso.

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