Joppolo /
Rifondazione Comunista denuncia i numerosi errori nei
tributi su acqua, rifiuti urbani e Ici Il
paese delle bollette impazzite C'è
chi paga per contatori inesistenti e chi per case non
sue
Marialucia Conistabile
VIBO VALENTIA – Benvenuti a Joppolo; non
solo paese di «santi, poeti e navigatori», ma di
ultraottantenni “nababbi” e bollette dei tributi
impazzite. Welcome a Joppolo, dove a chi è in possesso
di un solo contatore dell'acqua potabile sono state
recapitate bollette relative ad altri 3 contatori, due
dei quali inesistenti; dove la stessa tassa sui rifiuti
solidi urbani si continua a pagare, nonostante lo si sia
fatto da anni in un'unica soluzione. Willkommen a
Joppolo, dove l'ottantasettenne Maria Francesca
Barbalace risulta proprietaria di cinque abitazioni
quando ne ha una sola, però di tutte le si chiede di
pagare l'Ici e dove vive Francesco Barbalace, che di
abitazioni ne avrebbe undici e per tutte, puntuale, è
arrivato il pagamento dell'Ici, anche se solo due sono
sue e le altre di una società di Lamezia Terme.
Bienvenido a Joppolo – dove il “balletto di bollette” va
avanti dal 1996 e dove, in questi giorni, si è riversata
una nuova ondata di raccomandate (ne sono arrivate
mille) con le quali si richiede il pagamento della tassa
sui rifiuti solidi urbani relativa al 1999. In ordine di
tempo è la terza richiesta sul tema, nonostante molti
joppolesi abbiano provveduto al pagamento del dovuto già
al primo avviso, mentre altri distrattamente, forse
credendo di pagare altre annualità già maturate, hanno
messo mano al portafogli per la seconda o terza volta.
Una vicenda paradossale, che avrebbe dell'incredibile se
il gruppo di Rifondazione comunista non si fosse preso
la briga di documentare il tutto. La nuova ondata di
avvisi ha scatenato l'ennesima reazione dei dirigenti
regionali, provinciali e locali di Rifondazione che,
ieri mattina, hanno denunciato la situazione nel corso
di una conferenza stampa, svoltasi a Vibo Valentia nella
sede della Spi-Cgil. Presenti il consigliere regionale
Damiano Guagliardi, il segretario provinciale Matteo
Malerba, il segretario di Joppolo Sisto Vecchio, Paolo
Restuccia (Ds), Pino Martino e Fortunato Marasco
(Spi-Cgil). Per Guagliardi la vicenda non è isolata a
Joppolo ma riguarderebbe molti altri centri sia del
Vibonese che dell'intera regione. «Non si riesce a
venire a capo del problema e scoprire dove c'è l'errore
che causa la raffica di cartelle», ha evidenziato.
«Avevamo chiesto i tabulati alla direzione regionale
delle Poste per verificare i pagamenti avvenuti – ha
aggiunto – ma non ci sono stati dati per non violare la
privacy. A livello istituzionale Rifondazione ha
percorso tutte le vie, ma siamo al punto di partenza e
molti utenti, per aver garantito un diritto, sono stati
costretti a ricorrere alla magistratura. Prc sta dentro
al problema ma abbiamo bisogno di un sistema di
alleanze, per questo chiediamo a sindacati, partiti e
associazioni di consumatori di darci una mano. In ballo
c'è la credibilità delle istituzioni». Prima di
Guagliardi a suonare la carica era stato Sisto Vecchio,
ex sindaco, ex consigliere comunale e attuale “mastino”
della situazione. Dal '96 tiene stretta la morsa sulla
vicenda delle bollette impazzite e non intende mollare.
Ieri, dopo aver tracciato la cronistoria del valzer di
cartelle esattoriali «nella Repubblica autonoma di
Joppolo» e ricordato le denunce e le interrogazioni
presentate ha ribadito: «Non sappiamo più a chi
rivolgerci, la vicenda viene sottovalutata ed
erroneamente ricondotta a 23 cittadini, quando invece
riguarda un numero molto più alto. Ne sanno qualcosa gli
avv. Martino Porcelli, Francesco Martingano e Ettore
Troielli che stanno assistendo molti joppolesi.
Comunque, finora nessuno si è preso la briga di venire a
capo di questa storia e, intanto, gli ultrasettantenni o
pagano per la terza volta o sono costretti a rivolgersi
a un avvocato. A quest'ultime raccomandate, infatti, si
deve rispondere con un ricorso alla Commissione
tributaria». Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario
provinciale Matteo Malerba per il quale ci si trova
«davanti ad atti formali che raccontano una lunga storia
di illegittimità». Al contempo ha ribadito la necessità
che siano gli enti pubblici a gestire la delicata
materia dei tributi. Non meno deciso è stato
l'intervento di Paolo Restuccia (Ds): «Il problema è
ormai uno solo: ci troviamo di fronte a una crisi della
democrazia. L'improvvisazione di chi è preposto a questi
settori è grande. Mancano controlli incrociati e siamo
arrivati alla Repubblica di Bengodi. Peggio di così».
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