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La frana di Joppolo (23 Aprile 1878)
 (Massimo Periotto)
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LA FRANA DEL 23 APRILE 1878
- di Caterina Pagano, archivista di stato. -
Dalla rivista "Calabria sconosciuta"


Joppolo è situato alle falde meridionali del Monte Poro, tra il Capo Vaticano e Nicotera, alla distanza del mare , in proiezione orizzontale, di 1000 metri ed al livello del medesimo di metri 200. Essendo quindi posto a mezza costa, il suo territorio è molto ripido, le sue pendici sono solcate da diversi torrenti e solo presso la spiaggia vi è un tratto pianeggiante.
Le montagne (1) sovrastanti la piccola borgata sono composte da rocce granitiche eterogenee: feldspato, mica, quarzo, dalla cui scomposizione ne derivano argilla, marna, ghiaia e sabbia.
I monti in questione, Cocuzza e Speronello (mt. 700), si presentavano con numerosi crepacci.
 
Nota (1):  - Nel 1700 erano coperte di un grandissimo e fitto querceto di proprietà dei Principi Ruffo. Gli alberi che si estendevano da Coccorino a Motta Filogaso furono distrutti nel 1821.
 
Gli squarciamenti se in alcune zone, contrada Bosco e Linasi (2), erano appena accennate, in altre erano potenti e si estendevano a righe tortuose fin sopra l'acrocoro del Monte, in particolar modo nelle contrade Calcaterra e Lenzi, poste immediatamente sopra I monti Speronello e Cocuzza.
 
Nota (2): - Nella contrada Linasi nel 1850, in seguito ad una scossa, franarono 100 tomolate di terreno con diversi alberi.
 
Le sensibili depressioni del terreno, presenti sin dal 1871, andarono aumentando sempre più, soprattutto negli ultimi due anni, a causa delle abbondanti piogge, preannunciando I futuri disastri della piccola borgata.
Le acque torrenziali della notte del 22 al 23 aprile, contribuirono alla trasformazione dei monti, sia per l'azione dissolvente, sia per l'azione meccanica del peso e della velocità.
Esse penetrando gli strati del suolo, filtrandosi attraverso le fenditure delle rocce e le porosità delle terre, saturando gli strati cretosi e sabbiosi, hanno disgregato e resa cedevole tutta quella mole.
Di conseguenza, le terre troppo sgretolate come quelle in contrada Lenzi e Calcaterra, assorbendo facilmente l'acqua, lasciandola passare e filtrare, e trovandosi sovrapposte a strati sabbiosi che per loro struttura sono poco compatti ed in letti inclinati, possono facilmente smottare.
Così gli strati sabbiosi a contatto della roccia granitica sulla quale erano impiantati, non resistendo al peso dell'enorme cumulo montano, produssero lo scoscendimento del monte Speronello e le frane sui fianchi dei monti Calafatoni e Scianco, favorite dal disboscamento dei terreni interessati, avvenuto anni prima.
Il monte Speronello (situato a Nord-Ovest da Joppolo), smottando per il proprio peso e distaccandosi dal resto della montagna, si sfasciava verso le ore 12,00 in una enorme frana (3), travolgendo case, alberi, animali e uomini, alla distanza del paese di appena 600 metri.
 
Nota (3) - La lunghezza della frana fu di circa 1.200 mt., la larghezza di 800 mt. La frana misurava dai 25 ai 30 milioni di metri cubi, tra terra e massi.
 
Quando il furente rumore cessò, gli abitanti allibiti, tremanti e quasi inconsci di essere ancora vivi, volgendo lo sguardo al monte, videro una immensa salita formatasi col terreno caduto.
Sulla spiaggia destra , quasi per incanto, si formò una collina di detriti di rocce sconquassate, sulle quali si alzava un nembo di polvere, che accresceva lo spettacolo e l'orrore di quella scena di morte.
La superficie del terreno franato si calcolò, approssimativamente, di 35 ettari, ma le terre danneggiate interessarono una estenzione maggiore.
L'ammontare dei danni materiali fu di L. 38.000 tra bestiame (200 animali bovine e ovine), 12 casette rurali (site lungo la zona franata) e coltivazioni.
Nel disastro perirono 23 persone (4) e 9 si salvarono come per miracolo (5).
 
Nota (4) - Persone decedute:
 
* Preiti Giovanni fu Antonio, anni 70
* Preiti Domenico fu Antonio, anni 19
* Macchione Rosa di Domenico, anni 30
* Preiti Michele fu Giovanni, anni 21
* Restuccia Domenico di Pasquale, anni 29
* Restuccia Caterina di Francesco, anni 38
* Preiti Romana fu Antonio, anni 10
* Restuccia Michele fu Antonio, anni 12
* Rocco Pasquale fu Antonio, anni 29
* Vecchio Giovandomenico di Antonio, anni 29
* Restuccia Carmelo di Pasquale, anni 20
* Restuccia Giuseppe di Antonio, anni 01
* Vecchio Rosa fu Michele, anni 69
* Preiti Domenico di Giovanni, anni 30
* Preiti Giovanni di Domenico, anni 12
* Preiti Domenico di Domenico, anni 07
* Preiti Antonio fu Domenico, anni 39
* Preiti Francesco di Antonio, anni 19
* Preiti Domenico di Antonio, anni 02
* Mamoli Giuseppe di Domenico, anni 49
* Restuccia Antonio di Francesco, anni 18
* Restuccia Domenico di Pasquale, anni 39
* Restuccia Francesco di Francesco, anni 23
Nota (5) - Persone rimaste illese:
 
- Restuccia Antonio fu Pasquale, anni 40
- Saccomanno Carmelo fu giuseppe, anni 30
- Preiti Francesco di Pasquale, anni 30
- Restuccia Antonino di Pasquale, anni 20
- Panzitta Carmelo fu Giuseppe, anni 30
- Panzitta Agostino fu Giuseppe, anni 29
- Restuccia Pasquale di Antonio, anni 05
- Messina Gennaro di Paolo, anni 13
- De Grillo Mercurio di Giuseppe, anni 30
 
Sul luogo accorse molta gente e diverse autorità civili e militari di Nicotera e Provincia.
Lo scenario era terrificante, sia per il disastro avvenuto, sia perché se ne temeva un'altro più grave, cioè lo smottamento della montagna che sta a cavaliere di Joppolo e del villaggio di Coccorino.
Molti sussidi vennero erogati ai danneggiati: dal Re, dal Ministro dell'Interno e dalla Deputazione Provinciale; questi non bastarono a risarcire delle perdite i cittadini.
Si rendeva necessario fortificare le coste e le falde meridionali dei monti Cocuzza e Speronello con boschi permanenti, come: castagni, orni, querce, che in quei luoghi attecchiscono con vigoria; ciò nell'interesse di frenare gli sbocchi delle acque e ridurre le corsie per quelle pendici.
Sulle cause della frana non tutti furono concordi.
Il Sotto-Prefetto Pirani recatosi più volte sul luogo della sciagura, accompagnato anche dal Barone Fabiani, raccolse notizie su ciò che si andava sostenendo, secondo le quali lo smottamento del monte Speronello fu causato non da infiltrazioni di acque nel suo seno ma da fenomeni tellurici, sia pure circoscritti ad una ristretta zona.
Alcuni dati di fatto avallarono tale ipotesi:
- le scosse di terremoto prima e dopo la frana furono avvertite da più persone, compreso il tenente dei reali Carabinieri di Nicotera, Luigi Sponsilli;
- il mare si presentava "stranamente sconvolto" e vicino alla sua riva si trovava un gran masso di pietra, che in seguito sporgeva per qualche centimetro;
- due giorni prima, si era osservato il rapido sollevamento della collina posta a Nordi di Speronello (6), raggiungendo lo stesso livello della collina sovrastante;
- infine, durante la frana non si ebbero sgorgamenti di acque.
 
Nota (6): - Distante dallo stesso monte circa mt. 500.
 
A scemare l'ipotesi testé descritta fu il parere contrario espresso dall'ingegnere del Genio Civile, Giovanni De Gregorio, il quale il 30 aprile relazionava sull'evento calamitoso.
Dietro un attento e scrupoloso esame della composizione e natura di quelle falde e assumendo, anche, notizie dagli abitanti del luogo, ne convenne che la frana fu causata per "scorrimento e distacco di una grande massa di terreno, costituita di strati permeabili e di strati di sabbia, poggiati su banchi di argilla compatta" (7).
 
Nota (7) - Quest'ultima ipotesi fu quella più accreditata. Qualora ci fossero state delle scosse telluriche, esse non avrebbero avuto alcuna relazione con il disastro. C'è da sottolineare che non si registrarono danni alle case degli abitanti.
 
Secondo le testimonianze tramandate dagli abitanti, sulla cima del Monte Poro e propriamente sulla parte franata, le acque pluviali scomparivano rapidamente; mentre ai piedi del monte, nella stessa direzione, si notavano continue sorgenti d'acqua. La tesi "per scorrimento" prese valore anche, dal fatto che durante l'evento calamitoso due contadini che si trovavano al vertice della collina furono trasportati sulla rive del mare, quasi per magia, restando incolumi, al contrario di coloro I quali si trovarono nella parte bassa, dove il terreno veniva distaccato e travolto.
L'ingegnere fu del parere che sul paese non incombesse alcun pericolo (8) per il disastro verificatosi, ma che future frane, sia pure non immediate, avrebbero potuto causare altri eventi delittuosi, prodotte dai torrenti che fiancheggiavano l'abitato: l'omonimo posto a destra (guardando il mare) e Fontana a sinistra, distanti tra loro mt. 250 e raggiungendo verso il mare la distanza di 500 mt.
 
Nota (8): - Si parlò molto sulla necessità di spostare l'intero centro abitato e collocarlo in zona più sicura. Dai documenti non si evince se ciò sia avvenuto o meno; recatami sul posto e confrontando l'attuale posizione geografica con I dati archivistici del 1878, sono del parere che il paese si trova nella posizione originaria.
 
L'attenzione, quindi, doveva concentrarsi su quest'ultimi, soprattutto sul torrente Fontana, costruendo dell "briglie" in muratura, necessarie sie per garantire l'incolumità degli abitanti, sia per la stabilità del ponte che avrebbe dovuto costruirsi di lì a poco (9), eseguendo un progetto sussidiario a quello già esistente.
 
Nota (9) - In quel periodo era in progetto la costruzione della strada che dall'abitato di Joppolo sarebbe arrivata al confine del Comune di Nicotera, presso Preitoni. La strada lunga mt. 2.358 fu appaltata il 17 gennaio 1878 a Gregorio Miceli di Spilinga per la somma di L. 29.935,06. L'opera fu eseguita con I sussidi governativi e provinciali, ai sensi della Legge 30 agosto 1868.
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