Famiglia Gullo
(Omaggio di joppolo.vv a Giuseppe, Concetta, Augusto e Wikey)

A Giuseppe Gullo, un'altro grande italiano-calabrese emigrato in Argentina dal suo paese natale Vibo Valentia, il nipote Augusto César Gullo dedica questa pagina con le foto dei nonni e della sua famiglia.
 Le splendide immagini di Buenos Aires rievocano il punto di arrivo di tanti emigrati italiani e le abitazioni dove risiedevano che conservano ancora storie di vita vissuta tra innumerevoli difficoltà e con il ricordo nel cuore della propria terra d'origine. Un grande esempio per i loro discendenti che li ricordano con grande affetto e gratitudine, e per tutti noi, che con Augusto César,
rendiamo omaggio a tanta grandezza e dignità.
 


Testi e fotografie di Augusto César Gullo
 
Giuseppe Gullo Concetta Reillo

Giuseppe Gullo
Il mio nonno calabrese, nato a Monteleone, odierna Vibo Valentia

Concetta Reillo
La mia nonna calabrese,
nata a Pizzo Calabro (VV)


ERASI DI LA VITA DE UN CALABRESE .......
 

C'erano una volta un calabrese e una calabresa che chissà perché e per quali circostanze della loro vita o famiglia si convertirono in emigranti (come tante mille...).
Approdarono con dolenti ossa e triste animo, con il cuore pieno di nostalgia e di solitudine in una terra di incerto futuro che da qualche anno prima,
verso il 1890 si chiamava Repubblica Argentina.
Lui si chiamava Giuseppe, un nome molto comune in Calabria e lei da buona meridionale Concetta.
Quando emigrarono erano molto giovani, quasi adolescenti, si conobbero in Buenos Aires, si sposarono e formarono una famiglia .... lontano dalle loro famiglie, delle quali sentivano tanto la mancanza ..... e che non avrebbero mai più visto.
Loro, come altri migliaia di italiani, spagnoli e di tante altre razze costruirono l'Argentina prospera che si conosceva al finale del diciannovesimo secolo e al principio del ventesimo.
Lo fecero con coraggio, con forza e con la tenacia che gli immigranti hanno, perché sapevano che il loro futuro e quello dei loro figli dipendeva solo dalle loro mani.
Quasi non sapevano fare niente, ma facevano di tutto per guadagnarsi la vita, e la guadagnarono onestamente, con sacrifici e pertinacia, in mezzo di un ambiente di corruzione e di ingiustizia che stava intorno a loro.
Stabilirono i valori del lavoro e dell'onore e li tramandarono ai loro figli e nipoti, ed essi li hanno mantenuti grazie al loro esempio e la forza di carattere, che è molto dire nei tempi nei quali stiamo vivendo, per lo meno qui in Argentina.
Dicevano che mio nonno era molto rigido e severo. Forse poteva un immigrante permettersi di essere debole e perdere il poco che aveva conquistato?
Io non ho conosciuto mio nonno Giuseppe !! Lui e' morto nel 1940, 14 mesi dopo la mia nascita, ma io abitavo in un altra provincia molto lontana,
Misiones, al nord est dell'Argentina.
Pero mentre stavo cercando il famoso certificato di nascita per ottenere la doppia cittadinanza, cosa che mi è costata 10 anni, e mettendo insieme tutti i documenti e ottenendo qualche dato dall' unico zio vivo, quasi novantenne ho sentito come che cominciavo a conoscerlo, vedendo qualche fotografia, il certificato di sposalizio, quello di defunzione e ricordandomi cose che mi aveva raccontato mio padre.
Gia lo conoscevo attraverso i valori che mi aveva trasferito mio padre, ma solo adesso lo ho cominciato a immaginarlo nel suo lavoro, nei suoi timori, nel suo contengo, en nella sua felicità. La sua felicità, si, nella sua felicità perché sono sicuro che un uomo che aveva avuto il coraggio di lasciare la sua Patria per costruirne un'altra, e che si era sforzato come credo che lui ha fatto, vedendo tutto quello che era riuscito a fare e che era molto, deve essere stato un uomo felice.
E lo ho riconosciuto mettendomi nella sua pelle quando per ragioni della crisi di lavoro di questa benedetta terra, nonostante dei miei tre diplomi professionali....mi sono dovuto accontentare di lavorare come autista di tassi'. Per una incredibile coincidenza ho visto nella partita di defunzione che mio nonno conduceva una carrozza.
Anche questo l'avevo ereditato!
Io sono stato il primo Gullo universitario. Penso che anche se in parte lo debbo a mio nonno e a mio padre. Amo al mio nonno Giuseppe (ed anche agli altri nonni, tutti italiani), e ho imparato a rispettare la sua umiltà e le sue qualità ma sopra a tutto la sua grandezza, la grandezza di un umile immigrante, la grandezza di un gran uomo calabrese.
Sono orgoglioso dei miei avi e desidero imitarli. Voglio diventare italiano. Sarei contentissimo che con tutti i miei titoli arrivassi ad ottenere la meta della felicita e dell'esito che il mio nonno e' riuscito ad avere.
Mi inchino avanti di un gran immigrante calabrese ... 
e al solo pensarlo ..... mi sento felice anche io!
 
Dr. Augusto Cesar Gullo
Buenos Aires Argentina
augustogullo@yahoo.com.ar



N.B. chi ha trovato la partita di nascita e' stato un altro calabrese per adozione
che vive in Joppolo ed il suo mail è joppolo.vv@tiscali.it .....
ed è un gran amico che se chiama Massimo Periotto.
Il mio riconoscimento e la mia gratitudine anche a la Dottoressa Graciela Papaiani, anche lei calabrese e che vive en Rawson, nella provincia argentina del Chubut (Patagonia),
che mi ha mandato i dati per potermi comunicare con Massimo, e per la sua aiuta in questa traduzione ..... anche lei una gran amica.

Érase de la vida de un calabrés (y una calabresa) que, vaya a saber por qué dolores de la vida y de las familias, se convirtió en emigrante (como tantos miles).
Fue a recalar con sus doloridos huesos y solitaria alma, con el corazón lleno de nostalgias y soledades, a una tierra de futuro incierto que hacía no muchos años comenzó a llamarse definitivamente República Argentina, hacia 1890.
Él se llamaba GIUSEPPE, nombre común en la Calabria, si los hay, y ella CONCETTA. Ambos emigraron en edad adolescente (no tenemos más datos) y se conocieron en Buenos Aires, se casaron y formaron familia.....lejos de las familias que añoraban...y que nunca más vieron.....
Ellos, como otros miles de italianos, españoles y otras nacionalidades, construyeron la Argentina próspera que se conoció a finales del siglo 19 y principios del 20.
Lo hicieron con pasión, con coraje, con fuerza y con la porfía que todo inmigrante tiene, pues su futuro y el de sus hijos dependía sólo de sus manos. Nada sabían hacer y por lo tanto todo lo sabían hacer. Y todo hicieron para ganarse la vida. Y se la ganaron honradamente, con sacrificio y con pertinacia, en medio de un ambiente de corrupción y anomia que los rodeaba.
Establecieron los valores del TRABAJO y de la HONRADEZ, y se los trasmitieron a sus hijos y nietos, los cuales los mantuvieron gracias a su ejemplo y firmeza de carácter, lo que ya es mucho decir en los tiempos que vivimos, al menos en Argentina.
Decían que mi abuelo era muy rígido, muy severo. Es que acaso un inmigrante podía darse el lujo de ser blando, de arriesgar lo poco que iba logrando?
Yo no conocí a mi abuelo GIUSEPPE !! Él murió en 1940, 14 meses después que yo naciera, pero yo vivía en otra provincia, lejana, la de Misiones, al nordeste de Argentina.
Sin embargo, a medida que fui buscando la famosa partida de nacimiento para obtener la doble ciudadanía, lo que me llevó 10 años y juntando toda la documentación y obteniendo unos pocos datos del único tío vivo que me queda (89 años), fue como si comenzara a conocerlo, a través de fotos, de la partida de casamiento y la de defunción y algunas referencias que me pasó mi padre.
Lo conocí a mi abuelo y mucho, a través de los valores que me transfirió mi padre. Comencé a imaginarlo al abuelo, en sus actividades, en sus valores, en sus ansiedades miedos y felicidades. Felicidades, sí, porque no tengo dudas de que un hombre que largó su patria para construir esta y se esforzó todo lo que pienso que él lo hizo, reconociendo todos sus logros, que fueron muchos y llegan hasta la actualidad, TIENE QUE HABER SIDO UN HOMBRE FELIZ.
Y mucho lo conocí poniéndome en su piel cuando por razones de crisis laboral de esta bendita tierra, a pesar de mis 3 diplomas profesionales.....me tocó ser chofer de taxi. Por increíble coincidencia, leyendo su partida de defunción, decía que él era......cochero. Hasta en eso lo heredé !!
Fui el primer GULLO universitario. No es eso, en parte, también un logro de mi abuelo y de mi padre?
Amo a mi abuelo GIUSEPPE y a los otros también (los 4 italianos), aprendí a conocerlo en la ausencia, aprendí a respetarlo en su humildad y en sus logros, aprendí a reconocerlo en su grandeza, la grandeza de un humilde inmigrante, la grandeza de UN GRANDE HOMBRE.
Estoy ORGULLOSO de mis ancestros y quiero imitarlos. Quiero ser Italiano. Ojalá consiguiera yo con todos mis títulos la mitad de la felicidad y de los logros que mi abuelo consiguió. Me inclino ante un grande, inmigrante calabrés....... y de sólo pensarlo....yo también soy feliz !!!

Dr. AUGUSTO CÉSAR GULLO
Buenos Aires - Argentina
e-mail: augustogullo@yahoo.com.ar


Notas: quien encontró la partida de nacimiento fue otro calabrés (por adopción) Massimo Periotto quien vive en Joppolo y su mail es: joppolo.vv@tiscali.it.,
y es mi amigo.........
Mi reconocimiento y gratitud también a la Dra. Graciela Papaiani, también calabresa y que vive en nuestra provincia patagónica del Chubut, por haberme enviado los datos para contactar a Massimo y también es mi amiga..........


Famiglia Gullo
Io, AUGUSTO GULLO, la mia moglie WIKEY e due nepoti, CAMILA e MARTÍN

Panoramica di Buenos Aires
 
Vecchio Porto di Buenos Aires Obelisco di Buenos Aires

Vecchio Porto di Buenos Aires,
dove arrivavano le navi di passeggeri
emigranti, nel quartiere “La Boca”

Obelisco di Buenos Aires.
Si dice che qui fu fondata la città.
Qui fu alzata per la prima volta in Buenos Aires la Bandiera Nazionale creata por Belgrano in 1812, a Rosario

Consiglio Comunale

Consiglio Comunale
(antica autorità coloniale)
e dietro, l'edificio con torre, domicilio della ex
“Fondazione Eva Perón”

Stadio del Club Boca Juniors

Stadio del Club “Boca Juniors”, campione mondiale di calcio, vicino al Vecchio Porto.
In molti Club Italiani viene anche chiamato “xeneises” (genovesi) perché da Genova partivano le navi degli emigranti.

Via Caminito

Via “Caminito”, quartiere “La Boca”, vicino al Vecchio Porto, dove dipingeva Quinquela Martino e si balla il “tango”

- Conventillo - Casa di immigrati

Típica casa de immigranti, chiamata “conventillo”, fatta di lamiera di ferro ondulata, dove abitavano insieme tante famiglie, nel quartiere “La Boca”


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