Raccoglitore di sogni
Cosechero de sueños...
 
Traduzione italiana: Dott.ssa Graziella Noemi Papaianni (Argentina)
Traduzione italiana Versione originale (Argentina)


Siamo figli, nipoti, pronipoti dei sogni, della speranza.

Siamo discendenza diretta di quelle che cercavano
un mondo migliore.
Un mondo senza fame, senza guerra e senza dolore.

Siamo anche la seme stessa della nostalgia,
dello sradicamento e del dolore di un pezzo di cuore,
lasciato dietro insieme alla famiglia, ai genitori,
ai figli, alla moglie.
Là lontano al di là del mare.
Li rimasero i sogni troncati dei nostri nonni,
li rimase la loro lontana terra dei gladiatori,
dei poderosi conquistatori e dei forti contadini.

Da la lontano portarono i loro sogni
e anche le loro nostalgie.

Da li viene la mia origine e la tua
con sogni di un mondo migliore e il dolore
dal di là del mare.

Da li, con sapore a mare e montagna,
con aroma della vite,
dei mandorli e degli aranci in fiore,
con la conca torbida e irrequieta
di qualche fiume di lacrime che viaggia
nelle gole dei sogni.

Da li veniamo e forse il sangue o le nostalgie
dei nostri genitori, nonni,
ci ha detto che dobbiamo essere insieme
questa sera e altre sere e altri giorni.

Per cancellare le nostalgie e ubriacarsi
dei loro sogni, dei loro sforzi.

Del sangue e del sudore dei nonni.

Loro seppero sentire e soffrire il vento della Patagonia,
loro perfino lo domarono.

Loro diedero splendore a questa terra vergine e sterile.
La fecero fertile con le loro mani contadine,
la fecero partorire con la sua rozzezza.

In ogni ciliegio che nasce in primavera c’è il cuore assetato di speranza,
il chermisi doloroso del battito.

In ogni fiore di quel fico, io ti vedo rinascere caro nonno.

A volte solo nel dolore, nel suo battito,
sento il mulinello di questo sangue Calabrese.

Sono ostinato, triste e sognatore nella mia ottusità.

SONO IL TUO ALITO DAI PIEDI ALLA TESTA.
 


Somos hijos, nietos, bisnietos de los sueños, de las esperanzas.

Somos descendencia directa de aquellos que buscaban un mundo mejor.
Un mundo sin hambre, sin guerra y sin dolor.

Somos también la simiente misma de la nostalgia, del desarraigo y del dolor de un pedazo de corazón, dejado atrás junto con familia, padres, hijos, esposa.
Allá lejos del otro lado del mar.
Allí quedaron sueños truncos de nuestros abuelos,
allí quedó su lejana tierra de gladiadores,
de poderosos conquistadores y fuertes labradores.

Desde allá lejos trajeron sus sueños
y también sus nostalgias.

Desde allí viene mi origen y el tuyo.
Con sueños de un mundo mejor y el dolor
del otro lado del mar.

Desde allí, con sabor a mar y montañas,
con aroma a vides,
almendros y naranjos en flor,
con la cuenca turbia y traviesa
de algún río de lágrimas que viaja
el cañadón de los ensueños.

Desde allí venimos, y tal vez la sangre o las nostalgias de nuestros padres, abuelos,
nos ha dicho que debemos estar juntos
esta noche y otras noches y otros días.

Para borrar las nostalgias y embriagarnos de sus sueños, de sus esfuerzos.

De la sangre y del sudor de los abuelos.

Ellos supieron sentir y sufrir el viento de la Patagonia, ellos hasta lo domaron.

Ellos le dieron lustre a esta tierra virgen y estéril.
La hicieron fértil con sus manos labradoras,
la hicieron parir con su rudeza.

En cada cerezo que nace en primavera está el corazón sediento de esperanza,
el carmesí doloroso del latido.

En cada flor de aquella higuera, yo te veo renacer querido abuelo.

A veces solo en el dolor, en su latido,
siento el torbellino de esta sangre calabresa.

Soy obstinado, triste y soñador en mi torpeza.

"SOY TU ALIENTO DE LOS PIES A LA CABEZA".

 
Julio César Dimol
 

  
Questa poesia è stata scritta per il 110° Anniversario di la Società Italiana di Mutuo Soccorso di Rawson, 13 dicembre 2003.
 


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