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Carmen Mancuso
 Dottoressa  e scrittrice calabrese, originaria di Caroniti (Joppolo - VV) emigrata in Argentina;
autrice del libro
"Calabria Mia - Historia de una niña inmigrante"
  


Articolo estratto da una pagina del "Quotidiano della Calabria" del 4 dicembre 2004
inviato dalla Sig.ra Assunta Orlando.

 
di CRISTINA VERCILLO

BUENOS AIRES -       Carmen era una bam- bina allegra che ama- va il canto. Viveva in campagna e aveva un asinello. La nonna e la madre lo caricavano di grano e patate e anda- vano a venderli al  mercato. C'era la guerra in quegli anni, ma a Caroniti ("signi- fica cari e uniti") allo- ra provincia di Catan- zaro, oggi provincia di Vibo " non si avvertiva  va, i soldati non arri- vavano".

La Dott.ssa Carmen Mancuso

 A otto anni Carmen parte per Buenos Aires, "venti giorni di viaggio da Genova", con la madre e l'ansia di conoscere il padre, andato via dalla Calabria nel 1947.
 L'arrivo in una notte di ottobre. L'incontro  con quest'uomo "alto, biondo e con un cap- pello. Quella sera fu festa. C'erano i nonni  paterni e materni, i cugini".
Il giorno dopo comincia il dramma. "Volevo parlare con loro, mi chiamavano Carmen e non Carmela, allora diventai triste, con la voglia di nascondermi".
 Carmen Mancuso, oggi affermata dermato- loga in Patagonia, dove vive da trent'anni, ripercorre le tappe della sua vita prima della presentazione del suo libro "Calabria mia, historia di una niña immigrante", in una delle sale della sede dell'Associazione calabrese, nel corso della quarantanovesima edizione della settimana di Calabria. Una sette giorni a Buenos Aires dedicata a ricordi, tradizioni e testimonianze.
 "Cominciai la scuola e un giorno la maestra, indicandomi agli altri bimbi, disse: "E' cala- brese e i calabresi sono della mafia, sono gente male. In quel momento la odiai".
 Carmen chiede al padre "che vuol dire ma- fia?".  "Mi rispondeva  che no,  noi  eravamo

La copertina del libro "Calabria Mia"

onesti lavoratori. Pregai di tornare dalla nonna in Calabria. Impossibile".
 La situazione peggiora con la nascita di due fratelli e l'esplodere della cultura ma- schilista del padre. "Per i calabresi il figlio maschio è più importante".
Carmen si sente sempre più isolata e si ammala di tubercolosi. La sua salvezza è un dottore che le spiega perché non può tornare nella sua terra e l'aiuta a guarire, anche psicologicamente. "Ho ripreso a vivere e ho deciso di diventare medico pediatra".
 Due anni di cura, la rassegnazione e l'ini- zio della rinascita. "Volevo recuperare le cose perdute, non volevo essere sotto- messa come mia madre. Dissi a me stes- sa che non avrei mai sposato un italiano e tanto meno un calabrese, che avrei stu- diato".
 Tutto questo contro il volere del padre. Non ammetteva che lei cantasse, che  avesse un titolo di studio. "Chista è pac- cia", diceva.
 Ma Carmen trova la forza di reagire, di- venta medico e appena possibile, con la scusa del lavoro, va via di casa, "a fare pratica prima nell'ospedale di Buenos Aires, poi in Patagonia".
 Va via dopo un duro scontro con il padre, "non si può imparare a conoscere una fi- glia quando ha già otto anni".
 Va avanti ma il dolore è soffocante. Un giorno, incontrando un grande pediatra "che fra i primi in Argentina pose alla ba- se del lavoro del medico la psicologia", si accorge di non poter curare i bambini. "Ero troppo triste, per stare a contatto  con i più piccoli bisogna portare allegria". Così da pediatra diventa dermatologa.

 Il primo matrimonio con uno spagnolo la fa riavvicinare all'Italia. "Mi invitava a canta- re".
Dopo 10 anni di matrimonio lui muore. Per Carmen altri dieci anni di solitudine e di  viaggio in tutto il mondo, "ma mai oltre Na- poli".
 Poi conosce l'attuale marito, "figlio di russi di Mosca".
 "Lui mi ha fatto tornare e perdonare".
 Il primo viaggio a Caroniti risale al 1997 - 1998. "Lì ci sono parenti lontani, cugini della mamma che si chiamano Giacco. Ho incon- trato anche un amico di papà, Carmelo Ga- lasso, e un compagno di scuola, Pasquale Campesi".
 Dal 1988 Carmen torna altre tre volte in Calabria, l'ultima nel 2002.
 "Scrivendo il libro ho chiuso la ferita. E' un libro che si può leggere in tanti modi. Come la storia di una bimba emigrante, scritta in modo semplice e sincero; come la storia di un'eroina che ha combattuto contro i pregiu- dizi o anche come un ritratto di una Calabria lasciata e messa a confronto con quella di oggi".
 Come vede Carmen oggi la Calabria? "Bella, diversa. La gente è più aperta. Ma non potrei più tornare a viverci. Quando va- do mi chiamano l'americana e questo mi fa sentire male".
 La ferita, lo dice convinta, si è rimarginata, è una donna realizzata, ma il suo sguardo tradisce ancora una grande sofferenza. La scorgi spesso assente, persa, forse, in quei ricordi dolorosi che continueranno a segnare la sua esistenza.
 Il libro ("per me ha rappresentato una ca- tarsi"), è stato presentato anche all'universi- tà National del Comahue di Diritto, Scienze e Lingue, nella provincia del Rio Negro ed è stato giudicato di interesse nazionale.


  
Il precedente servizio
è stato pubblicato
giovedì 2 dicembre


  
Note della Sig.ra Assunta Orlando delegata delle "Donne Calabresi nel Mondo
nucciacal@libero.it

Mi permetto di inviare una pagina del Quotidiano, dove sono riportate notizie sulla dott.ssa Carmen Mancuso,
residente in Patagonia e originaria di Caroniti.
Ho avuto il piacere di presentare il suo libro "Calabria Mia" a Buenos Aires,
durante la 49.ma "Settimana della Calabria" e ho incoraggiato l'autrice a farlo tradurre in italiano
per poi presentarlo anche in Calabria.
Il libro, che racconta una sofferta storia d'emigrazione, comune a tanti, ha avuto molto successo in Argentina
e spero altrettanto ne possa avere in Calabria.
Informerò il Sindaco di Joppolo e spero di poter contare per promuoverla anche sul Vostro sito.
Per maggiori informazioni:
pagina web: http://it.geocities.com/donnacalabria/ che è inserita nel sito delle Donne Calabresi in Argentina
sito web: http://legadelledonne.tripod.com.ar
 


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