S.Maria Mad.-Scalaro (TO-AO)
22/08/2001
prima parte
Si sale da Tavagnasco costeggiando il Vallone di Scalaro attraverso una recente strada consortile, molto ripida e sul finale sterrata, ma tutta ciclabile, se si sopravvive. Una piccola arrampicata sul Bec Renon farà scoprire un particolare tesoro archeologico. La discesa è un'altra alternativa alla strada classica di Quincinetto: si percorre il versante valdostano, dominando panoramicamente l'accesso alla Valle d'Aosta e a Gressoney, fino ad arrivare a Vert, nei pressi di Donnas.
[La salita Tavagnasco-Scalaro è la sorella maggiore della Quincinetto-Scalaro, maggiore perché più lunga, più ripida, più sterrata, più difficile]
Attraversata Ivrea, continuiamo fino a Settimo Vittone (già visitato nel tour della Serra), si prende la prima a sinistra per Tavagnasco (all'incrocio ha sede la Comunità Montana dell'Alta Dora Baltea a cui si può chiedere informazioni sulla zona), si passa sotto l'autostrada e si percorre tutta via Roma: siamo così nella piazza che ospita la vecchia chiesa e quella nuova barocca del '700, col campanile trecentesco: approfittiamo della fontana per uno spuntino prima della salita; da un lato una strada selciata porta alla rupe di Bardanzone, che ospita alcune tombe in pietra, forse barbare, facenti parte di una necropoli distrutta in parte da una cava per la ferrovia. Ritorniamo invece indietro, prendiamo la sinistra, via Ivrea, una strettoia, un'altra via che sale fino ad un incrocio, dove si prende la salita a sinistra: nel caso non ce ne fossimo accorti la scalata é già iniziata.
[Più semplicemente, torniamo al sottopasso, prendiamo a sinistra e saliamo sempre dritti; la rupe di Bardanzone è una mini-arrampicata, niente bici]
Dall'incrocio (quota 300 m) si sale già con una buona pendenza verso il bosco e dopo 1 km c'è la prima rampa che costeggia S.Bernardo(quota 410 m) che lotta contro i rovi; la strada dà un piccolo respiro per 500 m e poi riprende a inerpicarsi tra i tornanti; si arriva così alla cava (695 m) dopo quasi 3 km; qui una gradevole sorpresa: godiamo di una corta discesa, l'unica concessione prima della meta, ma che dovremo poi scontare con gli interessi!
La strada riprende infatti a salire ripida e iniziano ad esserci le prime baite ammodernate: siamo nei pressi del Grange Piaunetto (870 m di quota), dopo quasi 5 km di salita; da qui iniziano ad essere numerosi le abitazioni (con pannelli solari!) e gli scorci panoramici mozzafiato sulla vallata e sulla pianura canavesana. Passiamo a fianco di una baita dell'800, purtroppo abbandonata, con il tipico tetto di lose e gli archi ribassati canavesani, ma non ci si può distrarre perché la salita non molla mai: anzi aumenta la pendenza (forse anche intorno al 20%) e, se non bastasse, si alternano tratti sterrati a quelli asfaltati. Ormai siamo vicini al primo traguardo, si affronta l'ultimo fastidioso tratto ghiaioso, in cui si mettono i rapporti più agili, per arrivare alla cappella di S.Maria Maddalena, del '700 ma ricostruita nel 1850: dopo 9,5 km di salita, siamo arrivati a quota 1337 m, per un dislivello di circa 1040 m e una pendenza media dell'11%. Meritata pausa con pagnottine e la grazia di una fontana nascosta dietro alla chiesa: l'acqua non è pulitissima, ma quella di montagna è sempre buona soprattutto dopo quasi 1h e 20' di sofferenza.
Per continuare prendiamo la mulattiera di destra che passa tra le baita di Li piani per ricongiungersi alla sterrata di prima a circa 1400 m di altitudine; al bivio prendiamo la strada che scende, in cui inizia ad alternarsi l'asfalto; tra qualche saliscendi incontriamo un gruppo di placide mucche, si supera un ponte in cemento, ribassato per favorire il deflusso dell'acqua in caso di piena, per poi giungere alla strada che sale da Quincinetto. In lontananza s'intravede il borgo di Scalaro e la sua chiesetta del '700 dedicata a S.Quirico: ancora 2 km di facile salita e lo si raggiunge per una pausa alla fontana (quota 1413 m).
seconda parte
Ora continuiamo a salire: siamo subito alle moderne baite di Bioley (1460 m di quota); quindi prendiamo il nuovo GTA segnato di rosso e bianco che sale dietro alla baita del Larice: il sentiero si inerpica quasi subito e ci costringe a spingere la bici fino alla baita La Pisa; inizia poi un tratto erboso obliquo da fare ancora a piedi per superare un colletto: da qui puntiamo alle baite seguendo la costa, in parte in bici tra le zolle, e arriviamo così al Torrione, a 1620 metri (25 minuti circa da Bioley). Ci si può riposare esaminando le particolari incisioni rupestri della zona: abbiamo un primo masso a forma di altare con vaschetta e piccola coppella, massi affioranti con una vaschetta più grande e 5 profonde coppelle, ben 2 grissie (incisioni a forma di reticolo) e molte altre coppelle con canaline (alcune un po' sconce) anche verso le baite. Dunque in epoca preistorica questa era forse una zona sacra per le genti indigene, i Liguri, adibita a sacrifici e intrattenimenti ludici (le grissie erano antichi filetti?), certo collegata con le particolari ed emblematiche incisioni sotto l'antecima del Bec Renon, raggiungibili con un'ora di scarpinata, seguendo il GTA che sale dietro le baite del Torrione.
[Il tratto Bioley-Torrione è di poco meno di 1 km: la soluzione migliore sarebbe lasciare giù la bici, ma non è più bello averla sempre con sé! La salita all'antecima del Renon richiede almeno 1 ora di arrampicata a piedi]
Un'occhiata alla cima opposta, dove una carrareccia zigzaga verso destra: è la "carera dii mori" attraverso cui venivano portate a Traversella le salme dei defunti durante l'inverno e temporaneamente sepolte a Scalaro (che allora era abitata tutto l'anno!): difatti Scalaro apparteneva al feudo di Traversella e non a quello di Ivrea come il fondovalle. Tra l'altro sotto la 'carera' siamo passati prima scendendo da S.Maria Maddalena.
Prepariamo la discesa più ciclabile della salita (attenzione all'erba) cercando di non farci distrarre dal panorama un po' offuscato dalla foschia: sono visibili il lago di Viverone e anche le 2 torri della centrale di Trino! Subito prima di Bioley, prendiamo la sterrata di destra che ci porta sull'asfalto, scendiamo alla fontana di Scalaro, notando prima un'altra stradina sulla sinistra. Si prende quindi quella sterrata, che poi diventa asfaltata e tocca le borgate di Mirolo; al 3° km circa, ad un tornante si prende a sinistra una nuova sterrata ghiaiosa, che sfiora Chanton e scende verso il Bric di Vert.
[Se si proseguisse sull'asfalto si arriverebbe a s.Maria, sulla strada di Quincinetto]
Lasciamo così il tranquillo e piacevole Vallone di Scalaro per scendere sul versante valdostano: controlliamo gli accessi alla Valle di Gressoney e alla Valle d'Aosta, superando alcune borgate in cui ci si imbatte un gruppo di capre montane molto unite e cornute. Il percorso è ormai asfaltato e si succedono molti ripidi tornanti: è la strada collinare di Vert che raggiungiamo nel piccolo borgo di Montey con la sua graziosa chiesetta; e da qui volgiamo verso Donnas.
Costeggiamo senza entrarvi Pont-Saint-Martin dominato dai ruderi del castello (V. tour di Gressoney), passiamo per Carema (V. tour del Maletto) per arrivare all'incrocio di Settimo Vittone: il ciclo è dunque chiuso e si può tornare a casa.
Chivasso - Aré - (Caluso) - Candia - Mercenasco - Strambino - Cerone - Ivrea - Montalto Dora - Borgofranco d'Ivrea - San Germano - Montestrutto - Settimo Vittone - Tavagnasco - + San Bernardo - str. consortile - cava - Grange Piaunetto - + Santa Maria Maddalena - Li Piani - Scalaro - Bioley - GTA Torrione - Bioley - Scalaro - Mirolo Inferiore - Chanton - Prepoca - Montey di Vert - Donnas - (Pont Saint Martin) - Carema - Torredaniele - Settimo Vittone - Montestrutto - San Germano - Borgofranco d'Ivrea - Montalto Dora - Ivrea - Cerone - Strambino - Mercenasco - Candia - Caluso - Mazzé - Tonengo - Betlemme - Chivasso
Testo e immagini insieme