Pian della Pessa (TO)

Pian della Pessa

31/08/2002

prima parte

Secondo itinerario del trittico nelle placide vallate del Canavese Occidentale: questa volta si esplora la stretta conca tra il Monte Soglio e Cima Mares, la Val Gallenca: prima però si passa nella terra delle streghe, luogo che ammagliò anche Giacomo Casanova; al ritorno ci si deve quindi purificare nel Santuario di Belmonte. Da qui un breve ma significativo itinerario medioevale degli affreschi.

Si costeggia San Benigno per prendere la direzione di Lombardore, da qui si prosegue per Rivarossa, Grange e Front; Infine si arriva a Rocca paese già visitato precedentemente(V. tour Alpe Turinetto). Nella piazza con la scenografica parrocchiale si prende la strada per Levone ma la si lascia subito per il cimitero dove, dell'originale chiesa di Sant'Alessio, rimane solo il campanile romanico; si prosegue quindi fino alla borgata di Trucco. Da qui si prende la sterrata infangata dalla pioggia della nottata, si tiene la destra, si passa Gabaccia e per ritornare sull'asfaltata per Levone in cui si entra poco dopo.

Il paese è famoso per le 4 streghe processate l'11 agosto 1474: accusate di ammascamento, rapporti satanici e vari delitti, 2 di esse (Antonia De Alberto e Francesca Viglone) furono messe al rogo, un'altra (Margarota Braja) riuscì a fuggire dalle carceri del castello di Rivara, mentre  la sorte dell'ultima (Bonaveria Viglone) ci è sconosciuta. Di quei tempi rimane ora parte del ricetto piuttosto malandato, dietro una rimaneggiata torre-porta nella piazza della parrocchiale.

Continuiamo seguendo le indicazioni dell'itinerario segnalato del Rio Mollo: usciti dalla piazza, giriamo a sinistra e, appena fuori dal paese, deviamo su un ponte da dove inizia una breve sterrata che porta alla borgata di Crosaroglio, in cui risale l'ultimo "avvistamento" di una strega, la marchesa, nel 1839. Si supera quindi lo strappo di Montiglio per scendere in Rivara, puntando dritti al castello, in cui si entra seguendo una sterrata che sale intorno alle mura. Il primo edificio che si vede dal giardino è il Castello Nuovo (o Inferiore), risalente al XIV secolo rimodellato con facciata neobarocca e retro medioevale, con l'originaria torre circolare; dietro è il secondo corpo, il Castelvecchio (o Superiore) dell'XI sec., dominato dalla  torre merlata ghibellina, sobriamente ricomposto da inserti gotici e rinascimentali. Qui fu lo studio della "Scuola di Rivara", gruppo di pittori scapigliati capeggiati da d'Andrade e Pittara; qui fu la sede dei processi dell’Inquisizione alle streghe di Levone e Forno, rinchiuse, si dice, in segrete così profonde da non far sentire le campane del vicino campanile.

Puntiamo quindi a Forno (580 m), da dove appunto venivano le 3 giovani sorelle che nel 1472 furono messe al rogo con l'accusa di stregoneria; mentre si sale, sullo sfondo verso Ovest, si nota la sagoma del Mulino Val: autentico mulino olandese che commemora la prematura morte di un giovane. La salita termina alla parrocchiale che è affiancata da un elegante campanile romanico. Scendiamo da dietro e all'incrocio giriamo a sinistra per Pratiglione (615 m): accanto alla cappella di S.Rocco e all'unica fontana trovata, pausa pagnotta con qualche goccia di pioggia. Giriamo quindi per la stretta strada che sale di fronte al piazzale, verso la Carella, passando sotto la parrocchiale col modesto campanile romanico: inizia così la scalata alla montagna.

Superata le borgate di Carella (840 m), al quadrivio, saliamo a sinistra per Carella Alta, famosa per i tomini (tumin d'la Carela); si devia però prima, prendendo ad una curva la carrozzabile verso destra, segnata come "sentiero del Gallo" (curato dalla  Comunità dell'Alto Canavese). La sterrata è ben tenuta ma piuttosto impantanata dalle recenti piogge; la prima parte è caratterizzata da diversi dossi, poi si inizia a salire con pendenza costante, alternata a qualche tratto piano; in uno di questi per poco non siamo travolti da una mandria in corsa: ci si salva solo rimanendo immobili ancorati alla bici. Ancora un km impegnativo per arrivare alla baite dell'Alpe Bellono (1190 m), dove la carrozzabile termina. Pausa di riflessione con fontana, pagnottina e una buona sangria (ci sono i preparativi per la "sagra del Tumin").

Continuiamo a salire per il tratturo oltre le baite, ma dopo la prima curva si deve tagliare: si spinge la bici per 200 metri di prato, puntando verticalmente alla baita sovrastante, l'Alpe Eredi Curti (1315 m). Da qui si riprende la sterrata ora piuttosto sconnessa, intervallata da alcuni tratti sassosi da percorrere anche questi a piedi. Le ultime 2 curve con l'incontro di un gruppo di capre emancipate e piuttosto curiose e siamo arrivati alle prime baite diroccate del Pian della Pessa (1480 m). Il ruscello è esondato nella zona attorno, sale la foschia e inizia anche a piovere: si fa solo un breve sopralluogo, individuando sulla destra Cima Mares e alla sinistra il Monte Soglio, e si torna indietro.

seconda parte

Questa volta si mantiene il tracciato che in buona parte è diventato il letto di un ruscello, ma almeno a smesso di piovere. Si passano alcuni tratti molto sconnessi e sassosi, poi sotto l'Alpe Eredi Longo(1285 m, non quella dell'andata), quindi si arriva alla carrozzabile di prima. Velocemente si ridiscende tra il paciugo, si torna all'asfaltata e si prosegue sempre diritti superando di nuovo il quadrivio, facendo un altro tratto di sterrata infangata, che attraversa il bosco del Truc Testa. Si ritorna sull'asfalto presso Cerialdo, si scende verso sinistra e si arriva al cimitero di Prascorsano, dove si trova la romanica cappella della Madonna del Carmine dagli affreschi del XV-XVI secolo (derubata però di alcuni santi!), col massiccio campanile romanico. Continuando la discesa si entra in Prascorsano (590 m), dove la parrocchiale conserva una particolare acquasantiera alto-medioevale, il cui stelo di reimpiego reca scolpite 2 facce pagane (forse retaggio del culto celtico delle teste mozzate).

Ora si prosegue per Pemonte da dove inizia la salita di 2 km al 14% che passando accanto alle caratteristiche sabbionere, porta al Santuario di Belmonte (720 m). DI antica origine (la tradizione tramanda fosse stato voluto da Arduino in punto di morte nel 1015), è inoltre anche area archeologica per i ritrovamenti di insediamenti romani e longobardi e Riserva Naturale. Proprio di fronte al santuario si scende per lo scomodo selciato a gradini detto Percorso del Pellegrino (o Antica Via dei Tabernacoli), ricostituito a fine '800 con 15 piloni dei misteri del rosario, si sfiora poi la cappella di S.Apollonia: nei pressi fu trovata una necropoli dell'età del Ferro; tornati sull'asfalto, proseguiamo dritti fino ad arrivare alla torre-porta del castello di Valperga (leggendariamente attribuito al padre di Arduino, Dadone), purtroppo in gran parte compromesso. Da qui ci si infila nella via che porta alla chiesa di San Giorgio, con grazioso campanile e i cicli di affreschi del XV sec. tra i più importanti del Canavese, in cui spiccano Le storie dell'Arcangelo Michele e una stupenda Maddalena.

Costeggiando il fianco destro della chiesa con pregevoli decorazioni in cotto, accanto all'antico cimitero, continuiamo la discesa per la ripida stradina erbosa (attenzione agli scalini nascosti dall'erba!), attraverso cui si trasportavano le salme dei morti, ma dal lato della salita e perciò si diceva che "i morti ammazzavano i vivi". Si tiene poi la sinistra per sbucare sotto un arco di fronte alla nuova parrocchiale di Valperga, munito del campanile più elevato dell'Alto Canavese (62 metri): anche qui dritti per Salassa guidati dall'elegante torre-porta circolare (V tour Sant'Elisabetta-Mares). Proseguiamo quindi per Oglianico dove appena entrati giriamo a sinistra e poi in via Roma: si osservano numerosi affreschi votivi del '600 e la spettacolare torre-porta che proteggeva l'ingresso al ricetto ancora ben-conservato.

Si continua la strada per Favria in cui si devia a sinistra per il cimitero, per passare di fianco alla chiesa di San Pietro Vecchio con una serie di affreschi attribuiti a Domenico della Marca di Ancona e a Giacomino d'Ivrea, si gira a destra per prendere la strada che porta in Rivarolo, accolti qui dalla chiesa di San Francesco che conserva il perimetro del chiostro e un pregevole affresco del '500, "Adorazione", di Defendente Ferrari.

Dopo questa full immersion medioevale, solo più uno sguardo andando verso Ozegna al castello Malgrà (XIV-XIX secc.) e alla torre del rimaneggiatissimo Castellazzo ("Castrum Riparolii", XII-XIX secc.) sulla circonvallazione di Rivarolo; attraversiamo Ozegna, l'antica Eugenia, caratterizzata dal castello (XV-XVIII secc.) al centro di un coraggioso intervento di restauro; ancora l'ultimo tratto per Foglizzo (il cui campanile con i suoi 68 metri contende il primato in altezza a quello di Valperga) e Montanaro e un tour piuttosto infangato e "affrescato", tra streghe e santi, volge al termine.
La scheda

l'acquasantiera paleocristiana di PrascorsanoChivasso - San Benigno - Lombardore Rivarossa - Grange - Front - Barbania - Perrero - Rocca, + campanile San Alessio - Trucco - sterrata, Gabaccia - Levone - percorso Rio Mollo, Crosaroglio - Montiglio - Rivara, Castello Nuovo, Castelvecchio - Crosi - Forno - Pratiglione - Carella - Sentiero del Gallo, Alpe Bellono - Alpe Eredi Curti - Pian della Pessa

Km 58.0 in 3h 45', media 15.5 km/h, max 59 km/h

 

Pian della Pessa - Alpe Eredi Curti - Alpe Eredi Longo - Sentiero del Gallo - Cerialdo - + Madonna del Carmine - Prascorsano - Pemonte - Santuario di Belmonte - + San Giorgio - Valperga - Salassa - Favria - Rivarolo - Ozegna - (San Giorgio) - Foglizzo - Montanaro -  Chivasso  

 

Km 112.5 in 6h 21', media 17.7 Km/h, max 57 km/h.


index

Testo e immagini insieme