Alpe Turinetto (TO)

veduta del Monte Soglio

29/08/2002

prima parte

Si giunge a Corio passando per la Riserva Naturale delle Vaude e si affronta la classica e impegnativa sterrata verso il Monte Soglio fino all'Alpe Turinetto (1820 metri), con un dislivello di oltre 1000 metri; il ritorno è più avventuroso con strani incontri e il guado del torrente Malone.

Costeggiamo San Benigno per prendere la direzione di Lombardore, dove si sale nel centro e lo si attraversa uscendo verso la cappella della Madonna delle Vaude: siamo infatti entrati nel pianoro delle Vaude caratterizzate da zone boscose o lande umide e steppiche (residuo della brughiera pedemontana) e da una argilla rossastra, il ferretto, inadatta alla coltivazione; infatti la parte collinare era una fitta boscaglia (il nome germanico era Sylva Walda) disabitata, usata all'occorrenza come rifugio, come accadde l' 8 e il 9 luglio 1705 quando la popolazione di Mathi vi trovò riparo dal passaggio delle truppe francesi. Dal 1990 è stato istituito un parco che però deve vivere non facilmente in simbiosi con l'esercito: difatti la strada rettilinea in lieve salita che percorriamo è costellata da cartelli indicanti zone militari con divieto assoluto di far qualsiasi cosa, nell'interesse militare dello stato, con pericolo di esplosioni per ordigni nascosti o volanti.


Superata questa zona proibitissima, deviamo verso Vauda Superiore  affrontando un dosso con discreta pendenza; troviamo quindi un campanile ben addobbato da lunghi festoni per la festa del paese. Si prosegue dritti, poi all'incrocio a sinistra e subito dopo a destra per Benne che raggiungiamo presto: il paese ebbe macabra origine dalle bené (capanne di frasche) usate come ricovero degli appestati. Pochi km e siamo alla salita che porta a Corio (625 m): qui sulla sinistra si trova la piccola cappella della Madonna dei Battuti (o disciplinanti della Confraternita di S.Croce, dalla tipica tonaca bianca con cappuccio) che conserva alcuni affreschi del XVI secolo. Si prosegue quindi verso la piazza(all'incrocio con semaforo a sinistra) della grande parrocchiale tardo barocca, che vanterebbe origini paleocristiane: il motivo del cuore nel timpano richiama invece la tesi romantica della derivazione del nome Corio dal latino "cor". Si prende la via tra la fontana e un dimenticato affresco sindonico (XVIII sec.) per arrivare alla rotonda, da cui si esce sulla strada opposta che scende fino al Ponte Molino dell'Avvocato (o delle Fucine o di S.Giacomo) sul Malone, risalente al '400, che sembra proprio adatto per la pausa pranzo.

 Dal ponte inizia la salita per Pian d' Audi (o Piano Audi) a quota 865 m, che si raggiunge dopo 3 facili km. Un' ultima sosta alla fontana ed un'occhiata alla piccola maschera di pietra, incastonata nel muro del cortile della parrocchiale (lato ovest): ricordando anche che da qui viene il Giano bifronte ora al museo Garda d'Ivrea, il collegamento al culto delle teste mozzate dei Celti sembra spontaneo (V. anche tour di Champorcher). Poco dopo inizia la sterrata con una cascata gonfiata dalle recenti piogge (ma che agosto piovoso!): si sale prima lentamente, poi al bivio per Case Ciochet inizia ad aumentare decisamente la pendenza. Ci aspettano ora 7 km di carrozzabile sassosa ma ben spianata, con pendenza media del 10% ma con punte anche del 15%, fino ad arrivare dopo molti tornanti alla baita ristrutturata dell'Alpe La Soglia (1721 m).

Dopo aver usufruito della preziosa fontana e dell'influsso positivo della pietra bianca sul tetto (V. anche tour della Malciussia) si affronta l'ultimo km con tratti piuttosto sconnessi e disseminati di escrementi caprini e bovini. Superata l'Alpe Soglia vecchia (con bivio per l'arrampicata alla cima del Monte Soglio in 30', 1970 m), il sentiero passa a fianco di una roccia "equilibrista" e arriva al bivio successivo (Pian Frigerole e Monte Soglio, 1811 m) avvolto da folate di nebbia, di fronte la cresta di  Cima dell'Uia (2142 m):  si sale ancora per 200 m e il tratturo erboso finisce qui, ai piedi dell'Alpe Turinetto (quota 1820 m):  dal ponte sono 13 km percorsi in 2 ore.

seconda parte

Le baite dell'Alpe Turinetto ospitano un gruppo di timide pecore che, involontariamente spaventate, iniziano a salire sul pendio. Rimasti soli ci si prepara alla discesa: con un po' di attenzione per via dei numerosi tornanti e della pendenza, si arriva di nuovo al bivio di Case Ciochet. Questa volta si prosegue a destra, quindi a sinistra per Case Borello, quando si evita per poco un frontale con un "maiale di montagna" sbucato fuori all'improvviso! Dopo qualche reciproco  grugnito di commiato, si passa un cortile mal tenuto e un piccolo ruscello: qui si scende per il sentiero tra le 2 baite di sinistra: scalini e un grosso ciocco costringono a far a piedi i 200 metri fino al Malone (930 m). Il passaggio è facilitato da una lastra di cemento, ma l'acqua, accresciuta dalle copiose piogge recenti, costringe ad uno scomodo guado scalzi del fiume.

 

Superato anche questo ostacolo, si risale la sterrata sbucando davanti ad un bel leone.. naif dipinto su una edicola: siamo arrivati a Case Piccat (965 m) e alla strada asfaltata che riporta a Corio dal versante ovest. Qui i nomi di alcune borgate ricordano lo scontro con le truppe napoleoniche: a case Briancot i francesi furono catturati, a Case Piccat impiccati, mentre a Ritornato lasciarono al ritorno un loro presidio. La facile discesa passa quindi per Ritornato: in una grotta nei pressi la tradizione locale voleva abitasse l' Om Servaj, l'uomo selvatico (uno yeti nostrano, anche se qui sembra fosse più saggio che selvaggio).

 

Si passa quindi per Sant'Antonio: nel portico della cappella di origine romanica si scorge di nuovo quel "maiale selvatico" a fianco di Sant'Antonio abate (che lo usava per curare la peste); accanto una Madonna contornata da 'mostruosi' angeli contemplativi (testa con ali, senza corpo). Si rientra in Corio, si supera nuovamente la rotonda, ma al semaforo si gira a sinistra scendendo al Ponte Picca, XV sec., per l'ultimo spuntino.

Ci si avvia quindi sulla strada del ritorno: si prosegue sino a San Giacomo, dove si gira a destra per arrivare in Rocca Canavese, accolti dai ruderi del castello: costruito dai Marchesi del Monferrato nell'XI sec., sarebbe stato collegato a quello di Corio da un cunicolo sotterraneo (lungo 5 km!). In via Umberto (a sinistra dopo la curva) c'è il tempo per fare un salto alla chiesa di Santa Croce (appartenuta ai Battuti già incontrati a Corio): l'aspetto laico dell'esterno nasconde interessanti affreschi del XV sec., purtroppo lasciati troppo a lungo all'incuria e bisognosi di restauro. A fianco un arco gotico tiene traccia del ricetto (e forse di un altro castello), mentre una pietra architrave con croce potenziata (da  altre croci sui bracci) ricorda il mistero delle incisioni rupestri (più volte incontrati nei tours, tra cui S.Elisabetta-Mares).

Alla scenografica piazza si gira a destra per la strada che passa da Barbania (paese di Bernardino Drovetti, artefice del Museo Egizio di Torino), Front, Rivarossa, e di nuovo Lombardore e da qui l'ultimo tratto per Chivasso.

 
La scheda

pietra con croce potenziata (Rocca Canavese)

Chivasso - S.Benigno - Lombardore -  Riserva Naturale delle Vaude - [Ceretti] - Vaudamaschera di pietra (Pian d'Audi) Canavese Superiore - Buretta - Benne - Corio, + Madonna dei Battuti, + parrocchiale, Ponte Molino dell'Avvocato - Gamba - Case Frorio - Pian d'Audi - Case Ciochet - Fraschei - Alpe La Soglia - Alpe Turinetto

Km 54.9 in 3h 54', media 14.1 km/h, max 61 km/h

 

Alpe Turinetto - Alpe La Soglia - Fraschei - Case Ciochet - Case Borello, guado Malone - Case Piccat - Ritornato - S.Antonio, + S.Antonio - Corio, Ponte Picca - Molinera - Ceresa - S.Giacomo - Rocca Canavese, ruderi castello, + S.Croce - Perrero - Barbania - Front - Grange - Rivarossa - Lombardore - S.Benigno - Chivasso  

 

Km 113.9 in 6h 33', media 17.4 Km/h, max 61 km/h.


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